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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: L'AMANTE
Genere: Sentimentale, Giallo, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Autore: sensazione galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/12/2006 16:56:23

Jijì e Vincent..2 vite separate..un incontro casuale..dettato da un destino che unisce e divide...e che porta ad azioni talvolta efferate...
 
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PRIMO GIORNO...
- Capitolo 1° -

CHAPTER ONE




Claudia torreggiava su quel corpo esangue e i suoi occhi spenti rimbalzavano da quella figura riversa a terra al coltello insanguinato stretto nella sua mano destra.
Stava ansimando e i suoi occhi spalancati si erano così inariditi che neanche le lacrime venivano giù ormai.
La cosa su cui si era fissata la sua attenzione era la sciarpa griffata al collo della sua vittima.
Quella sciarpa sconosciuta che diceva di aver ricevuto dai colleghi.
Immersa in quella scena da sogno irreale, Claudia venne destata dal rumore della porta d’ingresso, che si stava aprendo dietro di lei e mentre ancora non riusciva a voltarsi verso l’uscio una voce femminile la sorprese alle spalle « Ma che diavolo hai fatto?»

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Non sarà una lunga storia.
Parlerà di persone.
Persone… donne, uomini: esseri così complessi nella loro semplicità di ossa, carne e sangue, incatenati alla terra da un vizioso materialismo.
Il fisico si unisce allo spirito nel peccato.
Questa è una storia orribile, che parla di fatti orribili e in special modo di una mente orribile.
Ma vedrete anche come il caso possa travolgere la vita di molte persone e come la realtà delle cose a volte non sia quella che appare agli occhi.






Lei se ne stava lì, in ammirazione del via vai frenetico che si svolgeva all’esterno.
Da fuori, quella giovane seduta al tavolo di un caffè neanche troppo prestigioso sembrava un’armonica bambola di porcellana, le gambe accavallate, un palmo a sorreggere il mento bianco e una leggero vestito color cenere che fasciava il fisico esile.
Una cascata di capelli scuri si arricciava sulle spalle, fino a lambire coi mille boccoli il petto chiaro, perfettamente evidenziato dalla scollatura discreta dell’abito.
Guardava fuori in attesa, aspettando pazientemente qualcuno.
« Claudia?»
La giovane si voltò, levandosi i grandi occhiali da sole neri ed ammiccando leggermente verso la donna che stava in piedi davanti a lei.
« Oh Susan! Come va?»
« Oh bene! Aspetti qualcuno?»
Claudia lanciò un veloce sguardo all’orologio da polso con le grandi lancette che ormai segnavano un ritardo di quaranta minuti « No» alzò lo sguardo sorridente « No, siediti pure con me.»

Proprio attraversata la strada, nella via di fronte c’era un piccolo bar con un’insegna verde, tutto pieno di gente.
Un ragazzo stava correndo verso l’attraversamento pedonale, imbracciando un grosso pacco di natale rosso, con una coccarda argentata sullo spigolo destro.
Si fermò di fronte al piccolo bar, gli diede un’occhiata e poi guardò al di là della strada il caffè illuminato dai raggi mattutini, che battevano sulle vetrine del locale, facendolo apparire come una grande gabbia di cristallo dorata.
Il giovane gli lanciò ancora uno sguardo perplesso poi, parlando fra sé e sé, si addentrò nel piccolo bar alle sue spalle « Dev’essere qui, non c’è dubbio!»

Dentro il bar Mohican c’era il pienone, benché fossero le undici del mattino.
Nell’ultimo tavolo infondo, sedeva una giovane completamente sola, eccetto il grande pacchetto rivestito di carta rossa che le sedeva accanto sul divanetto.
Guardava assorta la tazza vuota di caffè che aveva di fronte, continuando a sospirare, con quella sua solita aria d’attesa. La sua intera vita sembrava un’attesa, un’attesa di qualcosa che neppure lei sapeva, ma che comunque, continuava ad aspettare, senza far niente per dare un tono alla sua esistenza.
Alzò lo sguardo dalla tazzina candida e vide al bancone un giovane che scambiava alcune parole col barista, il quale voltandosi verso il fondo della sala gli faceva cenno di dirigersi verso quella parte.
Qualcosa dentro Jijì si scosse, come un lento ingranaggio che prende velocità.

Vincent entrato nel bar si era subito diretto al banco « Mi scusi sto cercando una persona. E’ una signorina dovrebbe essere qui da sola, capelli…»
« Il tavolo laggiù in fondo!» lo interruppe il ragazzo indicando una figura nascosta dietro una coppia peruviana « Sembrava molto giù di morale prima. Dev’essere tanto che aspetta» strizzò l’occhio facendogli cenno di avviarsi con la mano libera, mentre con l’altra teneva in equilibrio un cappuccino traboccante.
« Ma…» biascicò domandandosi perché la gente divenisse ogni giorno più indiscreta.
Vincent, imbracciato meglio il pacco regalo si fece largo tra le sedie che affollavano la sala per raggiungere la sua fidanzata, che ormai era in attesa da quaranta minuti secondo i suoi calcoli.

Jijì guardò il giovane avanzare verso di lei. Lo vide indaffarato accaparrarsi una sedia e appoggiare i gomiti sul tavolo.
Poi si guardarono in faccia. Un’aria sorpresa si dipinse su quel volto e un riso improvviso empì quelle labbra sottili. Una risata cristallina che si schiantò con urto sordo contro le difese sbaragliate di Jijì.
« Mi scusi signorina, l’ho scambiata per un’altra persona e beh…ero così preso dal dribblare clienti che mi sono seduto senza neanche pensare…»

Vincent proprio in quel momento posò gli occhi su quel viso divertito. C’era qualcosa di accattivante in quegli occhi nocciola incastonati nelle sopracciglia nere. La bocca rosa era piegata in un lieve sorriso che coinvolgeva tutta quella faccia dal tono olivastro.
« Oh non si preoccupi! Suonerà strano ma, fa piacere un po’ di compagnia in questo locale…»
La ragazza si toccò una ciocca dei corti capelli scuri e distolse lo sguardo.
Subito il giovane notò il vizio che aveva di giocherellare coi capelli.
« Beh probabilmente la persona che mi aspettava si è stufata! Quindi se non ti spiace…magari mi siedo con te.»
Jijì sorrise imbarazzata.

Sentiva un forte calore salirle sin dal fondo del ventre scaldarle le guance. Scostò la banda di capelli che le copriva la fronte, mentre osservava quel giovane ragazzo e sentiva crescere dentro una strana sensazione.
Improvvisamente lui le tese la mano « scusa ho occupato il tuo tavolo e neanche mi sono presentato…Vincent! E tu…?»
« Jijì! »
« Jijì?»
« Si lo so…è un po’ strano…» disse sorridendo.
« No…è bello…» la guardò con occhi così profondi che si sentì completamente nuda sotto quello sguardo e istintivamente si portò una mano al petto abbassando lo sguardo.
Iniziarono a parlare e il tono di quel giovane era così eloquente che Jijì ne venne completamente travolta. Sentiva ogni fibra del suo corpo reagire al suono di quella voce che vibrava fino in fondo a lei.
Cullata da quella voce non aveva nemmeno più badato all’orologio. Il tempo pareva aver messo le ali quella mattina. Jijì lanciò un’occhiata alle lancette e sorpresa scattò in piedi.
« Santo cielo! E’ tardissimo! Scusami!» si alzò di corsa, senza più ragionare e si avviò verso l’uscita.

Vincent la vide scattare in piedi e fuggire.
Ma non poteva lasciarla andare così, quegli occhi avevano come risvegliato sentimenti ed istinti, ormai difficili da spegnere.
Le corse dietro, regalo alla mano, e l’afferrò per un polso. Jijì si girò di scatto e per la violenza con cui l’aveva tratta a sé rimbalzò sul suo petto.
I pacchetti rossi erano caduti a terra mentre i due si guardavano negli occhi, intensamente.
« Jijì…» guardò i regali a terra « scusa ma…»
« Scusami Vincent…devo scappare!» si chinò in fretta a raccogliere il suo pacchetto e dopo averlo salutato con un cenno della testa corse fuori dal bar.

Jijì si chiedeva perché fosse fuggita in quel modo, senza neanche sentire cosa aveva da dirle.
Correndo il suo respiro si faceva sempre più corto, anche perché nella sua mente era ancora acceso il ricordo di quegli occhi verdi, che sembravano spogliarla ad ogni battito delle palpebre. La cosa le toglieva il fiato.
Lo desiderava già, senza neppure conoscerlo.

Vincent ancora nel locale recuperò da terra il pacchetto regalo, accarezzando la carta rossa e continuando a fissare il punto verso il quale Jijì era fuggita.
« Te la sei fatta scappare così??» chiese il barista distogliendolo dal suo stato di stasi.
Vincent lo guardò storto e uscì anche lui dal bar.
Prese il telefonino e digitò il numero che era il primo nelle chiamate rapide.
« Ciao! ………Sì lo so, scusa, ma il capo ha voluto che facessi dello straordinario stamani!..... Non fare così..amore ti ho portato un bellissimo regalo di natale per farmi perdonare………» pausa dall’altra parte dell’apparecchio « Allora dove sei?»


« Allo Chateu D’Or!» rispose Claudia mentre la sua amica si infilava il giubbotto ornato da un collo di pelliccia bianca e la salutava con un cenno della mano per non disturbare.
Claudia ricambiò il saluto e disse con tono addolcito « Oh ma ti vedo, sono nel caffè di fronte a te amore! Vieni qui!»

Jijì era quasi arrivata, non poteva tardare quella mattina o avrebbe rovinato tutto.

« Eccoti finalmente! Certo che potevi anche avvisarmi del ritardo!»
« Sai com’è Penkinson! Se mi vede smanecchiare col telefonino mi licenzia quello!» le diede un bacio sulle labbra. « Questo è un piccolo pensiero per farmi perdonare amore e per augurarti un buon natale!»
Claudia accarezzò compiaciuta la carta rossa, iniziando a staccare la coccarda dorata.

Jijì suonò al campanello.
Un uomo con la schiena ammantata da una vestaglia infeltrita venne ad aprirle.
« Papà!» i suoi occhi si riempirono di lacrime « Buon Natale!»
L’uomo rimase impassibile e la fece entrare.
Jijì pensava che doveva andare tutto liscio, almeno quel giorno.
In fin dei conti era Natale.

« Ma Vincent! E’ uno scherzo?» sbraitò Claudia quand’ebbe la scatola fra le mani.
In effetti fu la stessa identica cosa che pensò Vincent dentro di se mentre il rasoio da barba Revolution Generation ultimo modello veniva alla luce tra il fragore della carta rossa che veniva strappata.
Claudia ringhiò mentre dietro le lenti scure i suoi occhi fiammeggiavano.

Jijì si sedette al tavolo.
Sulla tovaglia rossa sbiadita, due piatti di porcellana bianca e due bicchieri di vetro azzurro. Le posate sbilenche adagiate su tovaglioli di carta sembravano le superstiti di una battaglia di ferraglie.
Jijì andò in cucina, dove le lasagne che lei stessa aveva preparato fumavano e diffondevano un buon odore nella misera cucina.
« Ecco qua» disse mettendo la teglia in tavola e servendo il padre.
Si guardarono intensamente negli occhi, lei con pena e rassegnazione, lui con ostinato orgoglio.
Jijì posò la forchetta « Papà…dovresti venire a vivere da me!»
La faccia dell’uomo sembrò prendere fuoco dalla rabbia che stava per sfociare da quella bocca.
Jijì prevedeva una nuova lite, forse più violenta e nociva del solito, così balzò in piedi, sorridendo improvvisamente, lasciando che la rabbia del padre si tramutasse in immediato stupore.
La ragazza trotterellò nel salotto prendendo il pacco sulla poltroncina verdognola.
« Guarda ho un regalo per te papà!»
« Ma non…» gli occhi del padre divennero umidi.
« dai scartalo!»
Le mani vecchie e ossute si posarono con delicata lentezza sull’involucro brillante e mentre l’anziano staccava la coccarda Jijì non potè che rimanere incerta.
“ eppure…l’avevo fatta mettere color oro….!” Pensò fra sé e sé.
« Ma Jijì…?» bofonchiò l’uomo mentre un sorriso divertito gli riempiva le labbra rugose.
« Beh ma…e questa?» mormorò Jijì prendendo fra le mani la scatola che conteneva una bellissima borsa griffata.
« Vincent!»


« Spero tu abbia una buona scusa stavolta Vinc!»
“ Jijì” pensò Vincent lanciando uno sguardo al bar al di la della strada.


Continua…..

 
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