CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -
Un mucchio di ciliegie.
Saremo più di un centinaio, complessivamente.
E poi, un paio di mani sono su di noi, ci giudicano, selezionano.
Una marcia, una marcia. Via, in quel mucchio marcio.
Una buona, bella, rossa, nel secchio.
Un’altra marcia, via, da buttare. Due buone, secchio.
E così continuano, le mani piccole e posate a selezionarci, a giudicarci: tu sei buona, tu vai bene, tu no.
E via.
Il mucchio marcio aumenta sempre di più, esseri definiti ‘non giusti’, ‘deformi’, ‘mostri’. Tutte non guardano in alto, non ne hanno il coraggio, non ne hanno il diritto. Sono sbagliate.
Le altre, dall’alto del loro secchio iridescente, si sentono belle, perfette. Quasi miracolate. Vanno bene, loro. Non sono mica come le altre, come quelle. Loro sono state scelte, loro sono nel secchio. Sono giuste.
La selezione continua in modo spietato, i due gruppi si equivalgono, aumentano in contemporanea sempre di più. Poi, finisce.
Il giudizio finale ha conclusione.
Dal loro secchio iridescente, le scelte quasi ridono di gioia, di superiorità.
Le marce tengono il volto basso, è la fine: il bidone le aspetta, non c’è salvezza.
Ma poi, accade!
Una delle due manine candide prende una delle ciliegie perfette, compiaciuta lei di essere stata scelta ancora. La manina sale ulteriormente, arriva davanti ad un volto e poi…! Sparisce tra due labbra, in un sol istante, sotto lo sguardo sconvolto di tutti. L’ aria di gela in quell’attimo.
Le perfette tremano sconvolte. Perché? Perché questo? Anche loro dovranno fare quella fine? Anche loro che sono perfette, intoccabili, le scelte?
Le marce ghignando, malignamente. Finalmente capiscono, percepiscono tutto: loro sono marce, è vero, tuttavia resteranno quelle che sono fino alla fine, quasi fiere di esserlo. Non saranno considerate da nessuno, è vero anche questo, ma ciò non le spaventa più perché ciò le rende più libere che mai.
Meglio essere marce, a quel punto, e sopportare l’idea di essere delle specie di reiette, piuttosto che essere belle, buone, rosse e finire divorata dalle stesse labbra che vi hanno giudicate tali. Perché saper accettare se stessi, vale di più di tutte le lodi che chi che sia ti possa fare. Sii marcia, ma siilo con onore.
Tanto alla fine, che tu sia ‘giusta’ o ‘non giusta’, non ti salverà dalla morte.
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