- Capitolo 1° -
ho deciso che mi serve una one shot.
non chiedetemi per cosa, non chiedetemi perchè.
non lo so.
è così, e tanto mi basta.
buona lettura!
cosa fareste, se in un attimo tutta la vostra vita fosse ridotta in frantumi ai vostri piedi?
se me lo aveste chiesto poche ore fa, avrei risposto che mi alzerei, combatterei, vivrei di nuovo.
tutto questo prima, molto prima.
perchè a volte, anche solo un minuto può essere più lungo di un'eternità, non credete anche voi?
ora, non risponderei, sono troppo stanco per trovare una buona risposta, una di quelle poetiche e piene di speranza.
tutto quello che riesco a fare è camminare sotto la pioggia.
cosa fareste, se tutto quello in cui avete creduto improvvisamente si mostrasse per quello che è, cioè una lunga, lunghissima menzogna, durata tutta la vita?
io non sto facendo niente in effetti, e questo mi sconvolgerebbe, se non fosse per me, in questo momento, la cosa più naturale da fare.
i miei passi fanno uno strano rumore, nelle pozzanghere della città, si confondono con il ticchettio della pioggia.
cosa fareste, se vi trovaste in pochi secondi senza casa, senza affetti, senza speranza?
io rimmarrò senza casa, senza affetti, senza speranza?
non lo so, ma ora non ho voglia di pensare.
è incredibile quanto sia stupida la definizione di "ticchettio" per la pioggia, secondo me è un rumore tanto forte, tanto opprimente, che ti entra nel cervello, sovrasta tutto.
cosa fareste?
deve essere molto tardi, nessuno gira più per la città, le strade deserte e silenziose, l'asfalto rumoroso per il temporale che si abbatte sulla fine dell'autunno, tutto questo so, ma non mi interessa.
è uno di quei pensieri che prende solo un piccolo angolo della mente, che si fa in automatico, senza nemmeno rendersene conto, come a voler avere una risposta pronta nel caso di quelle conversazioni stupide tra conoscenti che in realtà non sanno nulla l'uno dell'altro.
cosa fareste, in una notte buia e senza stelle, sotto una pioggia continua, con il vento gelido che vi sferza la pelle, solitari, dimenticati, perduti?
nemmeno una luce, nemmeno un insonne che si beve l'ennesima camomilla e si affaccia da una finestra illuminata dalla lampada, le occhiaie scure e gli occhi spenti.
cosa fareste, se vi trovaste ad essere voi quell'insonne, le occhiaie e gli occhi senza sentimenti, privati anche della piccola luce sicura e della bevanda calda?
io mi trovo a vagare, la mia identità non è più, il mio passato non è più, le mie speranze non sono più.
cosa fareste?
tutto quello che so di me sono i jeans neri aderenti, la maglia nera, gli anfibi, il giubbotto lungo di pelle nero.
non conosco la mia immagine riflessa, ho quasi paura ad osservarmi in una vetrina.
eppure, si sa, quello che più terrorizza è quello che più attira.
deve avermelo detto qualcuno, non ricordo.
avreste il coraggio di guardare?
attraverso le inferriate e i vestiti costosi nascosti dentro il negozio, offuscato dal buio e dalla pioggia che mi circondano, mi vedo.
sono piuttosto bello, con lunghi capelli scuri e viso ambiguo.
ma che importanza ha?
cosa mi dice di chi sono?
si sa, quello che fa più paura, una volta affrontato non porta che all'assoluta indifferenza.
questo credo non me l'abbia mai rivelato nessuno, ma ora è l'unica cosa certa della mia vita.
vorrei avere paura, almeno saprei cosa affrontare.
cosa fareste, se dei vostri sentimenti non fosse rimasta che un'ombra vaga, cancellata da qualcosa di ombroso, di effimero, o di drammatico e terribile, e nemmeno sapreste dire che cos'è?
continuo a camminare, cercando di ricordare sentimenti più potenti della piccola paura di prima, ma proprio non riesco.
cosa fareste, se l'unica vostra compagnia fosse il dolore ai piedi per il troppo vagare, ma l'unica cosa che davvero conoscete è questo vagabondare, iniziato poche ore prima?
io continuo a camminare, non voglio perdere l'unica compagna della mia vita perduta.
ha smesso di piovere, ma me ne accorgo a malapena.
il cielo inizia a schiarire, preannunciando un'alba fredda e umida, ma non mi interessa.
cosa fareste?
un grande ponte di fronte a me, e chissà come, una parte di me ricorda il significato della speranza.
i miei passi si fanno più veloci, smaniosi, nonostante la stanchezza.
cosa fareste, se la vostra unica possibile scelta fosse se tornare indietro o proseguire?
un ragazzo, dall'altra parte, mi sta venendo incontro.
mi guarda, lo guardo.
è bello.
i suoi occhi un turbinio di emozioni, i miei probabilmente sempre spenti.
si ferma di fronte a me, mi fermo di fronte a lui.
mi parla, lo ascolto.
mi sorride, gli sorrido.
mi prende la mano, lo seguo.
cosa fareste?
ma non verso la parte del ponte da cui arrivo.
andiamo nella direzione in cui stavo andando.
la sua mano è calda, e qualcosa nel mio viso è forse ancora più calda.
mi tocco la guancia.
lacrime.
cosa fareste?
sono lacrime di gioia?
di stanchezza?
di dolore?
e soprattutto, è importante?
cosa fareste, se provaste di nuovo, improvvisamente, dei sentimenti, e questi fossero tanto inaspettati e tanto forti da non riuscire a dargli un nome?
posso essere un miliardario.
posso essere un barbone.
posso essere un modello.
posso essere un ragazzino.
posso essere un vecchio.
posso essere una ragazza.
posso essere anoressico.
posso essere obeso.
posso essere tutto.
posso essere voi.
per questo, anche se vi troverete, come me, a vagare, soli, inermi, dimentichi di tutto, in mezzo alla pioggia, e vi troverete di fronte ad un ponte, non fuggite.
perchè per tutti c'è qualcuno che prende la mano, sorride e cammina al loro fianco.
chissà...
potrei essere io.
non so come commentarla, mi sono lasciata senza parole da sola...
anche se non so se è un bene o un male...
beh, è uscita così!
spero vi piaccia e di leggere un commentino o due...
a presto!!!
^.^
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