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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA VALLE DI SANGUE
Genere: Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: CrossOver
Autore: larisa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/12/2006 03:49:10 (ultimo inserimento: 13/08/08)


 
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HALLOWEEN
- Capitolo 1° -

eccomi qui!
sto scrivendo una fiction e sto aggiornando le altre, ma le ho lasciate a venezia...
quindi, peggio per voi!!!
nuova ficcy!!!
domanda... che cavolo sono tutte queste novità da pigiare per scrivere una ficcy?? io neanche so cos'è il cross over...
va beh!
buona lettura!!!


il giovane seduto alla finestra aveva un che di strano.
non erano i capelli neri, lunghi, lisci, trasportati dal vento tanto che sembrava volerseli portare via, non erano gli occhi tanto chiari da avere quasi lo stesso colore trasparente del ghiaccio, nè la pelle tanto candida da sembrare di marmo, le labbra rosse, carnose e femminili...
in realtà, tutto l'insieme aveva qualcosa di sinistro.
il corpo magro e flessuoso era quasi attorcigliato su sè stesso, per quanto strettamente si stesse tenendo le ginocchia con le braccia.
ad accarezzarlo come una seconda pelle, un paio di pantaloni neri lucidi, aderenti, sovrastati da una canotta altrettanto nera.
ai piedi, anfibi con zeppe di quasi dieci centimetri, come se la sua altezza - che si potrebbe stimare intorno al metro e ottantacinque - non fosse già abbastanza.
vicino all'ascella sinistra, un cerchio d'argento gli stringeva il braccio, mentre sempre da quel lato, svariati anelli, orecchini e braccialetti ornavano i suoi lineamenti femminei.
un tocco che su di lui non faceva che accentuare un'eleganza innata e completamente ignorata, un piercing al sopracciglio e uno al labbro inferiore, sempre sulla parte sinistra.
cosa avrebbe potuto renderlo così... indecifrabile... in realtà?
il suo sguardo fisso verso la luna piena?
la sua assoluta noncuranza per l'altezza a cui si trovava?
molti risponderebbero affermando che la cosa di lui che stimola un leggero velo di terrore sia l'indecifrabilità, l'ambiguità.
qualcuno tenterebbe di incolpare una magrezza quasi eccessiva, che però non sembrava danneggiare il suo viso nè il suo corpo, ma donargli maggiore grazia e inconsistenza.
io, che so la verità, mi sono sempre astenuto dal contraddirli.

questo giovane, in realtà, non stava fissando la luce dell'astro nella sua pienezza, ma sè stesso.
sarebbe giunta presto l'ora in cui sarebbe dovuto uscire, e se da una parte questo lo attirava, dall'altra lo rendeva titubante.
era così immerso nei suoi pensieri, che si accorse solo dopo qualche minuto di un suono fastidioso che proveniva dalla sua camera.
si voltà verso il letto, dando le spalle allo strapiombo di dieci piani, osservando quasi con odio la fonte del disturbo.
il cellulare.

"Mathias, sbrigati! stiamo arrivando!!! Julie."

ebbene, era ora.
la festa di halloween sarebbe iniziata tra poco meno di un'ora.
e lui nemmeno si era travestito.
in fondo, un dark come si dovrebbe vestire, per una festa stupida come questa?!?

scese all'ingresso, uscendo proprio mentre la macchina parcheggiava in maniera molto poco ortodossa di fronte al portone.
al suo interno, tre ragazzi sui vent'anni, suoi coetanei, iniziarono a fare gesti frettolosi verso di lui che, come al solito, li raggiunse con una flemma e un'indifferenza per cui era diventato piuttosto famoso.
Julie, che si autodefiniva la sua migliore amica, era uno strano incrocio tra una rockettara, una punk e qualche influsso dark, con capelli e occhi castani.
il suo vestito da strega, corredato con cappellone a punta, la rendeva qualcosa di assolutamente indescrivibile.
un bel corpo, ma niente di inimitabile.
un tipo, e solo per il suo carattere.
Mark era quanto di più punk l'università avesse mai visto, tanto che probabilmente era stato uno sforzo per lui smettere i soliti abiti e mettersi un mantello nero e trucco bianco in viso.
i capelli rossicci, qualche lentiggine, occhi verdi.
un gran bel ragazzo, ma chissà perchè non aveva mai avuto uno straccio di ragazza.
Yume, di cui preferisco non rivelare il nome ma solo il soprannome - che in giapponese significa sogno - era l'unico giapponese al momento all'università, ma la sua sola presenza bastava a sradicare le convinzioni degli adulti sull'assoluta normalità di quel popolo, e l'idea che fossero indistinguibili tra di loro.
teneva i capelli lunghi, rasati ai lati da poco sopra alle orecchie fino quasi alla nuca, legati in una coda alta.
per questa sera, aveva tinto i capelli corti di un rosso sangue e aveva indossato un vestito da dama oscura.
una gran bella donna, se non fosse stato un uomo.
ma anche questo era un suo punto di forza.
era alto, magro, di carnagione più chiara di quella che di solito si attribuisce ad un giapponese.
anche per lui, non doveva essere stato difficile vestirsi in quel modo, a Tokyo, sua città d'origine, i dark e i gothic lolita non erano la norma ma nemmeno la mosca bianca, e lui adorava entrambi gli stili, anche per tutti i giorni.
insomma, con il gruppo al completo, la notte prometteva davvero bene, ma... qualcosa non funzionava...

il grande pub fumoso, semibuio, con ogni tipo di addobbo grottesco - o meglio che ogni persona dentro gli schemi avrebbe giudicato così - era pieno di gente che ballava, di musica dark-metal, di facce irriconoscibili.
gli girava un pò la testa, forse per colpa delle sostanza che mettevano nei fumogeni, forse per la musica dopo ore di silenzio, fose per una specie di presentimento, piccola vocina che gli urlava di tornare a casa, di fuggire.
ma in vita sua, mai aveva rifiutato una sfida, reale o immaginaria, esterna o personale, e di certo non avrebbe cominciato adesso.

la serata proseguiva tranquilla, tra alcolici e risa, battute e abbordaggi, musica e sigarette, tanto da fargli pensare che il suo brutto presentimento fosse dettato solo da un pò di stanchezza.
finchè la vide.
il vestito bianco che strisciava a terra, i capelli argentei, la pelle quasi inesistente, gli occhi invisibili, da quella distanza.
chissà per quale motivo, la seguì.

"Salve, Mathias. ti stavo aspettando." una voce bassa eppure alta, un sussurro e un grido, un invito e una minaccia.
"Chi sei? che vuoi da me?"
"Io non ho nome da molto tempo, ma se vuoi, puoi chiamarmi Angeline. so il tuo nome perchè da tanto, aspetto la tua venuta, da molti anni ti osservo, e in fondo al mio cuore, temo di non vederti arrivare. io sono il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro..."
"No, tu sei matta..."
fece per voltarsi, ma si rese conto che era del tutto impossibile.
"Tu dici?" continuò come se nulla fosse "E' probabile, ma fossi in te non mi preoccuperei molto di questo. sei cresciuto proprio bene... eppure, dovresti esserti accorto da qualche tempo che qualcosa in te non è normale..."
distolse lo sguardo, cercando un modo almeno mentale di sfuggirle.
"Tu sei colui che porterà al nostro ritorno, sei il prescelto, sei il mezzo sangue."
"No!"
riportò lo sguardo su di lei, per vederla tirare fuori un pugnale sottilissimo, tagliarsi il palmo della mano sinistra e avvicinarlo a lui.
cercò di scostarsi, ma senza molta convinzione.
che stava succedendo?
era finito in un film e non se n'era reso conto? era diventato un attore?
no, questo non aveva niente di un normale copione, i battiti del suo cuore non erano scritti, erano reali, il suo respiro, il suo cercare di respingere lei - ... o sè stesso?... - molto più che palpabili.
ma non ce la fece.

il sangue della ragazza era dolce all'inverosimile, caldo, promettente.
non succhiò, questo riuscì ad impedirselo, ma non potè non bere quello che gli veniva offerto.
i battiti del suo cuore accelerarono, il suo respiro divenne quasi spasmodico, il collo si protese verso quella fonte di calore.
ma quando lei si allontanò, non la cercò, limitandosi a guardarla in silenzio, in attesa.
lei però non disse altro, limitandosi a voltarsi e ad andarsene, lasciandolo lì, confuso, spaventato.

***
"Giovane donna ritrovata sugli argini del fiume. si suppone sia stata violentata e uccisa. non si sa niente della sua identità. la comunità è sconvolta."
si, pensò con amarezza, tanto sconvolta da riservarle solo quindici secondi del telegiornale.
era la vigilia di halloween, ascoltava il telegiornale con distrazione.
e, per uno strano evento, non una volta si voltò ad osservare le immagini.
***

improvisamente, tutto tornò come prima, i suoni, il fumo, l'ambiente.
si guardò intorno, quasi imbambolato.
era in bagno, anch'esso arredato nello stile del locale, appoggiato al muro.
uscì barcollando, stravolto, per ritrovarsi di fronte gli amici sorridenti.
"Hey, bel trucco!" lo apostrofò Yume, prendendogli il mento e voltandolo da ogni parte "Sembra quasi sangue vero!"
"Oh... grazie..." rispose, senza capire cosa intendesse dire il giapponese.

finalmente a casa...
ancora gli rimbombava la musica nella testa... strano, era abituato a quello stile, conosceva buona parte delle canzoni, eppure, qualcosa nel volume, che gli altri avevano giudicato normale, lo aveva infastidito.
andò in bagno, più per una formalità che per un'urgenza: "Mai andare a letto senza passare a fare pipì!" gli aveva sempre ripetuto sua madre, e gli era tanto entrato in testa, che probabilmente non ricordava neanche più da dove provenisse quel modo di dire.
niente di strano, visto che sua madre era morta quindici anni prima, ma adesso gli sembrava quasi di risentire l'odore di lei, il calore del suo abbraccio, quando gli diceva che doveva imparare a cavarsela, e che sarebbe andato da solo in camera.
com'era il volto di sua madre?
suo padre non aveva permesso che tenesse neanche una foto di lei, dopo l'incidente in macchina che l'aveva uccisa, non lo aveva portato al funerale, gli aveva solo detto che era morta, con una freddezza quasi inumana.
e poi, aveva iniziato ad ignorarlo, fino ad andarsene, cinque anni prima.

"Cosa?!?" voleva essere un grido, ma non uscì niente di più forte di uno squittio dalla sua gola, quando si fermò di fronte allo specchio.
all'angolo sinistro della bocca, un rivolo vermiglio, ora tendente ad essere più scuro, gli colorava il viso fin quasi al mento.
si guardò, immobile.
ricordò quello che dopo poco aveva pensato essere stato un sogno creato dall'alcol, e si sentì male, rendendosi conto che uno strano sapore dolciastro non aveva più lasciato la sua bocca, da quel momento.
svenne, senza nemmeno accorgersene.

"Hey, Mathias! che fai???" era Yume, gli aveva telefonato, e lui aveva risposto solo perchè rifiutare la chiamata era servito solo a farsi chiamare più spesso, ma magari, dopo aver risposto, avrebbe potuto tornare a dormire.
"Non rompere..."
"Guarda che sono le quattro del pomeriggio, non è ora di alzarsi?"
"Si, si..."
"Almeno aprimi la porta!"
si alzò, strisciando i piedi arrivò alla porta, la aprì e senza neanche voltarsi tornò a letto.
"Oh, così va meglio!"
non lo seguì in camera però, e Mathias ben presto si riaddormentò, dimenticandosi completamente dell'ospite.

che buon odore... con questo pensiero si svegliò lentamente, aprendo gli occhi verso una luce che non era la benvenuta in quel momento.
ma la colazione a letto non si rifiuta mai, soprattutto se a cucinarla è un ragazzo abile come il giapponese.
gli aveva preparato omelette alla marmellata, latte freddo con lo zucchero come piaceva a lui e un tè caldo.
"Mathias... dovrei parlarti di una cosa importante..."
"Dimmi." rispose quest'ultimo tra un boccone e l'altro.
"Ieri notte ho fatto un sogno strano, appena arrivato a casa..."
"Mmmh..."
"Ho sognato una ragazza albina che cercava di portarti via, tutta vestita di bianco, e un'altra, con un vestito nero, che mi diceva che solo io potevo evitare di farti andare via..."
a questa frase, Mathias smise di mangiare, fissando più attentamente l'amico.
"Sai, credo di aver visto anch'io la prima ragazza. e credo che mi abbia già portato via..."
"Eh?!?"
"Sto male. vedo tutto strano, sento tutto distorto. e ho tanta fame..."
il suo sguardo si soffermò sul collo del ragazzo di fronte a lui, e istintivamente si leccò via dal labbro un pò di marmellata.




ecco fatto!!!
non so che cavolo ho scritto, ma va bene così!!!
per chi di voi mi conosce, non c'è niente di nuovo in questo, no???
solo, rileggendo le ultime righe, mi chiedo come diavolo lo farò continuare, ma ci penserò.
sapete, alle quattro di mattina non ci sono molte idee nella mia testa, considerato che nelle ultime quarantott'ore, ne ho avute due di sonno...
buonanotte!!!
spero questo primo chappy vi sia piaciuto!!!
non preoccupatevi, credo sarà una storia molto breve!!!
^.^
 
Continua nel capitolo:


 
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