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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: SOLO UN SOGNO
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: artemisia89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/12/2006 21:58:39

Gli anni passano e la lontananza aumenta. Ma nei sogni, nelle visioni, tutto è possibile. Anche incontrarsi ancora. [Neely/Damon]
 
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SOLO UN SOGNO
- Capitolo 1° -

Con le mie più sentite scuse per non averla messa subito in rete, ma purtroppo il sito mi aveva bloccato la fic di Kysa sul capitolo 17, mentre la venerabile Axia mi ha appena fatto sapere che siamo al 21! (evvai, 40 pagine da recuperare!)
Ecco, non sarà il massimo, ma è tutta qui.

A Kysa, alla notizia più dolce, al nuovo battito.
Tesoro, ancora di più la prossima shot sarà tua, totalmente.
E a tutti voi.

Con affetto immenso.
Artemisia



Solo un sogno




Apro gli occhi e già capisco di sognare.
È un sogno che sa di nostalgia, è un luogo imprecisato, mi tremano appena le mani, sorrido senza aver paura di nulla.


Un vento impercettibile si alza appena, è una brezza leggera che va ad accarezzare il vestito chiaro che indosso, i miei capelli dorati ondeggiano in questo vento che porta con se petali di orgogliosi girasoli. Lascio spaziare il mio sguardo nel campo che mi circonda.
È immenso, non ha limiti, non ha fine, uno spazio infinito di luce inondato da un sole di inizio estate. Le mie labbra si piegano in un sorriso che il mio volto ha dimenticato, improvviso qualche giro di felice ed incontrollata danza mentre una sonora risata si leva nel cielo più azzurro che io abbia mai visto.
Non una nuvola, nemmeno uno sbuffo accennato, è solo un ceruleo oceano, tanto intenso da far male.
I miei piedi nudi sentono la magia della terra, c’è un canto silenzioso che si espande nell’aria, ci ballo sopra con una grazia che non possiedo, divento una felice protagonista di un mondo a cui non appartengo.

Mi appoggio un po’ ansante ad un grande albero, e la sua ombra lenisce un po’ la calda eccitazione che ha pervaso il mio corpo. Aguzzo la vista e lascio spaziare il mio sguardo, lo lascio volare su queste terre di sogno, queste terre benedette, finché non incontra un altro albero dalla grande e maestosa statura.

Non avevo nemmeno lontanamente pensato di raggiungerlo eppure le mie gambe si muovono veloci, tra i girasoli che seguono l’astro di fuoco, i miei piedi conoscono già la strada da seguire, a volte la vista si annebbia per la troppa luce, ma non la volontà che in questo sogno muove il mio corpo.
Mi ritrovo ai piedi dell’albero in men che non si dica.
Mi guardo spaesata per un attimo: la distanza che ho coperto è immensa, il paesaggio sembra trasformarsi lentamente davanti ai miei occhi.
Mi lascio alla spalle tutto quanto.

Tutti i ricordi una vita che bruciano nella luce, che ardono nell’aria.

Il mio corpo si muove ancora, raggiungo una rudimentale altalena attaccata ad un robusto ed alto ramo, i miei piedi oscillano nel vuoto per qualche attimo.
Ad un tratto una mano si posa leggera sulla mia spalla, sale piano sul mio collo, lo accarezza con la gentilezza di una farfalla, lo sfiora appena con le lunghe dita pallide.
So chi è senza nemmeno voltarmi, il suo tocco è impresso a fuoco nella mia memoria.

- Ciao – lo sento dire.
- Ciao. È un sogno, vero?
- Già…ti piace qui?
- È un posto meraviglioso. Lo hai creato tu?
- No, è dentro di te. Sono i tuoi ricordi a cui la magia ha dato una forma onirica.
Scuoto la testa, guardando tutto quanto tristemente.
La felicità è scivolata via in troppo velocemente per poterla chiamare ancora così.
- Improbabile.
La sua esile mano torna sulla mia spalla, scivola sui miei fianchi, sento il suo forte mento che si appoggia nell’incavo del mio collo. Ricordo che adorava riposare lì.
Solleticava il mio desiderio con il suo respiro.
- Stai sorridendo?
- Che domanda inutile piccolo lord…
- Ti posso spingere un po’?
- Fa come ti pare…

Le sue mani raggiungono la vecchia tavola di legno sui cui sono seduta, mi sfiorano i fianchi e poi la afferrano, con fermezza, mentre le mie si tengono salde alle corde un po’ logore.
Comincio a dondolare, dondolo in questo mondo che Damon dice essere mio.
Un mondo libero, sconfinato, pieno di luce, così diverso dal suo mondo notturno che adesso mi è sconosciuto, che cerco ogni notte di dimenticare. Più salgo e più noto che non ci sono confini, quando scendo i profumi di fiori mi inebriano.
Ho così tante domande da fargli, ma così poca voglia.
Salgo, salgo ancora, fino a sfiorare il cielo, e poi scendo giù, per un attimo ancora, da lui.
- Perché sei qui?
- Vuoi che vada via?
- No.
Salgo ancora, ci sono dei merli che cantano sommessamente, prendo una piccola foglia verde fra le dita, per perderla poi nella caduta.
- Non vuoi proprio dirmi perché sei qui?
- Non lo so neanche io Occhi di fuoco, ma a giudicare dai colori così forti di questo paesaggio, è perché i nostri ricordi stavano diventando troppo sfocati.

Impunto i piedi per terra, fermando l’altalena, lui non parla, è diventato paziente nel tempo, col tempo.
Ho voglia di rivedere i suoi occhi blu, lo stesso blu del cielo che mi sovrasta.

Mi volto e lo guardo, guardo il suo ricordo, lui veste le mie memorie.
Scuro crine, occhi chiari, bocca che il mio corpo non ha dimenticato, che desidera ancora prepotentemente, insistentemente, fastidiosamente, senza modo di tacere.
Fermo l’altalena, le sue mani sono nelle sue, tra me e lui l’asse di legno.
Sorride.
Che sguardo ho?
Perso, delirante, impaurito?
Perché lui lo prende nelle sue mani, mi sussurra di non avere paura.
C’è così tanto tempo.

- Neely…sei di nuovo tra le mie braccia…
- Vuoi…vuoi sederti? Ti va?

Siamo seduti sull’altalena. È sempre più alto di me, i suoi piedi che sfiorano terra fanno dondolare entrambi, mi cinge la vita con un braccio, con le labbra sfiora le mia guancia.

- Credevo che non ci saremmo lasciati mai, sai? E invece eccoci qui…siamo arrivati al punto di incontrarci nei sogni.
- Le strade di ognuno si dividono con il tempo.
- Lo avevi previsto?
- Tu non hai rischiato di morire.
- Io sono morta il giorno in cui ci siamo detti addio, Damon.

Tace, forse le mie parole lo hanno ferito, mi dispiace.
Mi stacco da lui, mi raccolgo in me stessa.
Sento il suo amorevole disappunto, lo guardo un po’ impaurita per la rabbia che provo.
Lo osservo scendere e mettersi davanti a me, la sua mano mi solleva dolcemente il mento.
Perché cerchi gli occhi di fuoco?
Questi occhi che sarebbero stati per sempre tuoi e a cui tu hai rinunciato?
Occhi che potrebbero avvilupparti nelle fiamme, ucciderti, darti la morte, perché questo è il mio unico diritto.
Perché reclami ciò che hai abbandonato? Perché ti ho cercato e perché sei venuto?



“ A volte il futuro è proprio imperscrutabile. Anche per me. Posso divinare bene il futuro di chi amo, di chi non conosco, ma mi è impossibile capire a fondo il mio. Il giorno in cui ci siamo lasciati…non l’ho dimenticato. Ne ho dimenticato te, che per prima mi ha dato pace, sicurezza, in un mondo di buio che mi faceva solo paura. Vedi questi campi inondati dal sole? È il riflesso dei tuoi occhi di fuoco che hanno saputo riscaldare il mio animo freddo. Per quanto le nostre strade si possano dividere, per quanto tempo trascorreremo soli, io non dimenticherò la pace che mi hai donato.
Non dimenticherò, non dimenticherò…arrivederci Neely, arrivederci Occhi di fuoco”



Lo sento, mentre mi impedisce di cadere nel vuoto, mentre mi bacia sulle labbra, mi tortura il collo, e mi uccide, mi uccide lentamente ed io invoco che dia fine a questa vita che non è vita, che è solo una parvenza di vita, perché ho smesso di respirare da quando non c’è più, e anche se so che è solo un sogno, solo un sogno, non posso impedirmi di lasciarmi pervadere da questa effimera felicità, non posso respingerlo, anche se ricordare fa male, anche se ricordare è solo sognare.
Campi di girasoli, altalene, alberi, mani e occhi.














Apro gli occhi e mi alzo a sedere sul letto, di scatto.
C’è un uomo accanto a me: hai capelli brizzolati, un corpo grande che ogni volta mi fa sentire così piccola e protetta e prigioniera e sola.
Mormora appena un “Cosa c’è?” nel delirio del sonno.
È appena l’alba.
“Un sogno” mormoro, nella pozza argentea in cui è immersa la nostra camera.
C’è una lacrima che scivola in silenzio sulla mia guancia, dai miei occhi spenti.
“Solo un sogno”


Fine


 
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