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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: DUNDEE'S SCHOOL
Genere: Sentimentale, Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: eyesice galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/12/2006 19:29:59 (ultimo inserimento: 05/01/07)

Una scuola cittadina, speciali elementi, eventi catastrofici, ritorni inaspettati. Questo ed altro in Dundee's School.
 
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1° CAPITOLO
- Capitolo 1° -



Il cinque settembre accolse tutta la città di Dundee con un clima molto rigido.
L’aria che tirava fra le strade e sulle alture non era molto forte, ma se si veniva investiti essa entrava nelle ossa e restava a gelarle lentamente. Nella notte si erano toccati i tre gradi e quella mattina le temperature non si sarebbero alzate nonostante il sole che iniziava a illuminare la città.
La Dundee’s School apriva i battenti proprio quel giorno. Un nuovo anno avrebbe atteso gli studenti, nuovi e non. Un anno pieno di sorprese, di scoperte attendeva determinati elementi.
Nel cortile dell’entrata del grande istituto iniziava ad esserci un brusio sommesso. Erano le sette e mezza, e gli alunni iniziavano ad arrivare. I nuovi iscritti si erano quasi inchiodati all’entrata, leggermente angosciati dall’enorme struttura quale era la scuola.
Ogni millimetro era tinteggiato da un blu quasi nero. Da ogni sporgenza svettava un diverso gargoyle che andava dal più innocuo, un neonato trafitto dalla propria madre, al più terrificante, un angelo strangolato da un altro angelo sogghignante.
La vecchia campana dell’edificio si mise a dondolare, provocando un suono molto diverso da quelli normali. Era un suono melodico ma anche nostalgico, scelto appunto per le orecchie fini di chi sarebbe entrato in seguito.
Il grande portone principale si aprì con un colpo secco e gli insegnanti della scuola fecero la loro apparizione.
< Buon giorno a tutti, cari ragazzi.> esordì il più anziano di tutti loro. Dimostrava più di sessant’anni, con il viso scavato dal tempo e l’assenza di altezza. Arrivava al metro e sessanta, con lunghi capelli bianchi raccolti dietro in una coda. La barba bianca gli arrivava poco sotto il mento. I tondi e grossi occhiali mostravano due iridi lucide e leggermente arrossate, dal colore della giada incupita dal tempo. < Appena varcherete questa soglia sarete immediatamente registrati tra gli elenchi di questa scuola. Venite avanti giovani studenti.>
Sbattuto per due volte il bastone dall’anziano barbuto, il gruppo d’insegnanti sparì oltre la soglia lasciando che i ragazzi potessero entrare liberamente.
Tra i nuovi arrivati qualcuno si era già fatto avanti. Un ragazzino dai corti capelli castani e gli occhi neri camminò deciso verso l’entrata dell’edificio. Il suo sguardo era eccitato e si poteva intendere quanto avesse aspettato quel momento.
Dylan Adonis Taalivien, undici anni compiuti, mise piede nella Dundee’s School per la prima volta in vita sua. Seguendo la folla si guardò attorno, camminando fra vari corridoi. Memorizzò ogni cosa, ogni minimo oggetto, ogni minima colonna del tragitto. Se l’era sempre sognato quel posto, reduce dai racconti della sorella maggiore, e ora faticava a credere di esservi entrato pure lui.
La sala dove si riunirono era enormemente ampia. Era provvista di lunghe tavolate, coperte da alcune tovaglie che si dividevano a gruppi, differenziate dal loro stile. Si andava dai colori singoli ai colori misti con figure e disegni strani.
< Sono lieto di trovarvi in perfetta forma, cari studenti. Sono sicuro che non vediate l’ora di poter girare liberamente per la scuola, voi nuovi iscritti. Non vi tratterrò quindi molto, devo solo elencare alcune regole. Poche ma rigidissime. Dunque, per le sistemazioni delle classi avrete modo di organizzarvi con i tabelloni affissi alla vostra destra quindi avrete tutto il tempo per regolarvi.> iniziò, mentre le giovani teste si voltavano alla propria destra. Alla parete vennero individuati grossi cartelloni e, soprattutto i nuovi, iniziarono ad agitarsi. < Per quanto riguarda il coprifuoco, è sempre stato presente per l’incolumità dei ragazzi quindi cercate di non dare problemi al riguardo: è vietato aggirarsi dopo le nove di sera per la scuola o per i giardini vari. Nei vostri dormitori sarete liberi di andare a dormire a ogni ora, ma non uscite da essi intesi? È per il vostro bene, ricordatelo. E per dare sostegno a ciò ci saranno degli ispettori, se vogliamo chiamarli così, scelti per la sorveglianza dei dormitori. A questo proposito vi presento la signorina Artemis Camilla Taalivien e Urien Phobos Kendrar, ex-studenti di questo istituto e da tre anni si prestano a questo compito.> indicò due ragazzi che stavano schiena al muro sopra il palchetto degli insegnanti.
La ragazza ispirava gentilezza con un sorriso accennato e i lineamenti del viso rilassati. Raggiungendo il metro e settanta, si presentava con un caschetto castano chiaro e occhi dello stesso colore ma scuri, con strane pagliuzze viola all’interno, che osservavano attenti l'andamento della presentazione. La carnagione chiara veniva risaltata dal rosato delle guance, e il rossore delle labbra carnose.
< Quest’anno sento che ci sarà da divertirsi.> esclamò voltandosi a guardare il vicino.
< Un Taalivien in più fa solo male.> sbottò lui, prendendosi un tacco dietro.
Il ragazzo superava l’altra in altezza di almeno venti centimetri. I capelli scuri gli arrivavano fin sotto le spalle, mossi e sottili. Le iridi ambrate, che avevano le stesse pagliuzze di quelli della ragazza, si guardavano attorno con indifferenza. Spalle al muro, stava rigido con le braccia conserte annoiato da tutto quel parlare.
< Infine, verso sera arriveranno degli studenti che alloggeranno nel dormitorio accanto al vostro. Siete pregati di non arrecare disturbo. Bene, non c’è altro da aggiungere. La scuola è tutta vostra ora.> concluse il vecchio barbuto.
La folla corse direttamente ai tabelloni, per conoscere la propria destinazione nelle classi. Un piccolo gruppetto di ragazzini, però, rimase in disparte.
< Dylan, per caso sai qualcosa su questi studenti che arrivano tardi?> ammiccò una biondina.
Eris Grid Veniquirerd era sempre stata poco paziente, e forse la pazienza neppure la conosceva. La carnagione abbronzata descriveva perfettamente il suo carisma, focoso e pronto a dar battaglia. Occhi svegli, verde chiari e labbra a cuore.
< E come potrei?> ironizzò l’interessato, che si guardava in giro ammirando la struttura.
< Voi due! Cercate di non dare fastidio già da ora! Pensare che dovrò sopportarvi per tutti questi anni..> esordì con tono sospirante una moretta, a cui sembrava fosse dato il compito di sedare le liti tra i due.
Valkyrie Evadne Gasilander non era molto alta, ma aveva un fisico molto invidiato dalle coetanee, Eris esclusa. Magra, gambe dritte, forme in via di sviluppo, atteggiamento serio e divertito al tempo stesso. Capelli raccolti in due codini bassi ai lati del capo, mentre gli occhi erano di un bell’azzurro chiaro. < Fortuna che non sono sola, vero Pamos?>
Priam Volos Ediratware sorrise all’amica. Era il classico ragazzo dolce e tranquillo, che accontentava tutti e trovava il lato positivo in ogni situazione. Biondo, occhi blu e sorriso perenne sul viso.
< Inutile che fai Santa Valkyrie, pure tu hai il tuo bel daffare con il tuo amichetto laggiù!>
< Quale amichetto?> chiese non capendo l’allusione della bionda.
< Dablius ti dice niente?> ghignò sadica, mentre l’altra assottigliava gli occhi.
< Quello non è mio amico, e non ci ho mai parlato. Stai zitta che è meglio!>
< Ragazze, perché non andiamo a fare un giro per la scuola? Non siete curiose di vedere il dormitorio?> le interruppe Priam sentendo l’aria congelarsi non solo per il freddo. Le due annuirono ringhiando, mentre si scoccavano occhiate di fuoco.
< Le ragazze dovrebbero essere meno manesche.>
< Parli per esperienza, Taalivien?> frecciò Eris, osservando i disegni che mostrava il soffitto a ogni arcata.
Rappresentavano scene come quelle dei gargoyles, tipo diavoli e angeli che si abbracciavano o persone colpite alle spalle. Finalmente giunsero al dormitorio e alzando il proprio naso, ognuno constatò che sicuramente quella scuola era la più fiera del mondo.
Le nuvole sembravano sfiorare il tetto dell’edificio, per quanto fosse stato alto. Contava molti piani, e qualcuno ebbe una leggera tremarella pensando in caso d’incendio cosa si sarebbe dovuto fare. O si volava o si arrostiva. E le due opzioni non allettavano nessuno.
Si decisero ad entrare e varcando la soglia s’immersero in un’atmosfera così accogliente, che se fuori sembrava di far concorrenza agli eschimesi, dentro si battevano gli hawaiani. Il gruppetto venne investito da un clima caldo tanto che rimasero in pochi secondi in canottiera, proprio perché non avevano dietro il costume.
Passando per la portineria chiesero la collocazione delle proprie stanze e, collassando, seppero di essere al settimo piano riservato ai primini, e ringraziando mentalmente l’inventore dell’ascensore arrivarono alle loro camere in cinque minuti. Tutta una fila era riservata alle ragazze, mentre davanti vi erano le stanze maschili. I ragazzi si trovarono poco distanti tra le camere ma non ebbero problemi, mentre le ragazze scoprirono di essere vicine sbiancando letteralmente.
< No eh! Io non voglio vedere il tuo brutto muso già di primo mattino!> esclamò irritata la focosa del gruppo.
< Tranquilla, il sentimento è reciproco.> le ghignò dietro la moretta che poi entrò nella sua stanza per vedere come fosse. Le camere erano tutte uguali, anche se cambiavano di colore per piano.
A loro era stato assegnato il viola, così i ragazzi si trovarono con le pareti imbrattate da una specie di viola dalle tendenze al lilla. Le stanze erano abbastanza grandi da starci in quattro però il numero di compagni in stanza era tre, proprio per lasciare un letto in caso di necessità, e il bagno era compreso di vasca e doccia, molto ampio a detta degli alunni.
< Senti, ma tua sorella non hai intenzione di andarla a salutare? Non ti starà aspettando al freddo, spero.> sene uscì d’un tratto Priam, preoccupato come sempre verso il prossimo.
< Veramente non ricordo.. ma potrebbe essere.. mi hai fatto venire il dubbio…> aggrottò le sopracciglia il brunetto, cercando di ricordare qualcosa al riguardo.
< Sarà meglio fare un giro o non sarà contenta quando poi vi vedrete domattina.> affermò l’amico, che non vedeva l’ora di incontrare la Taalivien maggiore.
< E intendi giocare a nascondino? Come pensi di trovarla?>
< Andiamo a intuito. È un ispettrice notturna, e trattandosi di tua sorella dove potrà mai essere?>
< Meglio che sto zitto. Andiamo a cercarla va!> esordì uscendo dalla propria stanza e chiudendola a chiave. Invitarono alla scampagnata pure le ragazze, che accettarono non senza lanciarsi occhiate fulminanti.
< Ancora per la lite di prima?> ipotizzò Priam, mentre le porte dell’ascensore si aprivano.
< No, è molto più grave! Abbiamo le stanze vicine e a me non va di vedermela appena esco dalla camera!>
< Signorina Veniquirerd, non si dia troppe arie. L’hanno solo votata per principessa sul pisello! Credi che io invece voglia vedere la tua faccia come buongiorno? Vederti troppe volte al giorno fa male alla salute.> rispose Valkyrie, mentre il gruppo entrava nel giardino principale. Ringraziando gli dei, videro da lontano la familiare figura di Artemis Camilla Taalivien e si affrettarono a raggiungerla.
< Come mai qui?> chiese quando si ritrovò accerchiata dai quattro delinquenti con a capo la peste del suo fratellino adorato.
< Non ricordavo se dovevamo vederci così lui ha insistito per cercarti.> riassunse lui, indicando l’amico che rispondeva al saluto della ragazza.
< Perché avremmo dovuto? In fondo non ti vedo da mezzora, starti lontana potrebbe farmi solo bene. Per fortuna che non giri da solo, sennò chissà che cosa combineresti!>
< Si vede che siete fratelli.> affermò beatamente Eris, sorridendo alle facce stranite degli amici e a quella divertita dell’ispettrice notturna.
< Che cosa stai insinuando? Guarda che io sono un angioletto, sei tu la pazzoide della famiglia!>
< S’è visto quanto sei angelico mentre due mesi fa ti prendevi con Laxell.>
< Parli tu che sei venuta alle mani con Dablius?> s’intromise Eris, facendo contrarre le iridi dell’altra.
< Mi spiegate una buona volta questa storia? Valkyrie, con chi ti sei presa? E per cosa poi?> chiese stralunata Artemis, perchè anche perdendo le staffe con la biondina, dimostrava un’indole tranquilla e pacifica.
< In pratica un anno fa la ragazza di Dablius e lei si odiavano. Lui difendendo il suo territorio ha risposto per le rime e son finiti alle mani. In verità si muoiono entrambi dietro, ma il bello è che non lo sanno.> spiegò la bionda divertita, mentre l’altra cercava di strangolarla difficilmente trattenuta dai ragazzi.
< Dietro a quello ci andrai tu, idiota! Chi lo vuole così brutto? Tienitelo oca!>
< Questi mocciosi sono molto vivaci, eh Artemis?> li interruppe qualcuno alle loro spalle. L’interpellata alzò gli occhi e sorrise all’amico.
< Urien ti presento gli amici della piattola: Eris Grid Veniquirerd, Valkyrie Evadne Gasilander e Priam Volos Ediratware.>
< A chi hai detto piattola, vecchiaccia?>
< Vecchiaccia? Che gentile appellativo. Vedrò di ricordarmene in futuro.> mormorò l’ultimo arrivato ghignando divertito.
< Senti, tu torna al dormitorio e vai a rompere a qualcun altro che qui devo lavorare. E tu vedi di non iniziare!> ordinò irritata ai due. Il giovane gruppetto li salutò e tornò al dormitorio rumorosamente, lasciandosi alle spalle un giardino desolato e silenzioso.
< Sei pronto per tornare al lavoro?> sorrise dolcemente la ragazza, spostando lo sguardo verso il cielo dove troneggiava un sole luminoso ma non abbastanza caldo da rialzare la temperatura.
< Certo. Però vorrei sapere dove sei stata nell’ultimo mese, ti ho visto poco e niente.>
< Ho avuto commissioni da sbrigare in famiglia, e dovevo aiutare Dylan per i preparativi. Cos’è ti sono mancata?>
< Non sai quanto. Morivo dalla voglia di vederti!> risero alla battuta, mentre il tempo passava e l’aria si faceva più fredda.
< Chissà come sta..> il ragazzo le stava per chiedere di chi stesse parlando, ma lo sguardo vacuo di lei glielo fece intendere. S’irrigidì, ghignando gelido.
< Spero peggio di tutti quelli coinvolti per colpa loro! Non azzardarti a riprendere questo argomento in mia presenza, intesi?>
< Credi di essere l’unico ad aver sofferto? Io sono ancora sicura che esista una ragione!>
< Non voglio sentire altre stronzate, ti aspetto dentro.> sibilò iracondo Urien rientrando a scuola quasi correndo. Artemis sospirò chiudendo gli occhi stancamente.

La giornata passò lenta in modo snervante, ed arrivo l’ora del coprifuoco.
In altre parole l’arrivo degli altri studenti. Le nove di sera li accolsero con un freddo veramente polare. Una fiumana di gente varcò il grande e imponente portone della scuola, e seguendo un insegnante raggiunse la Sala principale.
< Bentornati, cari ragazzi. Spero stiate bene e abbiate passato buone vacanze.> iniziò il barbuto preside, mentre qualche alunno sorrideva divertito. < Non vi tratterrò oltre, ma ricordate di avere il coprifuoco alle quattro. Buona serata ragazzi.> li salutò, mentre uscivano diretti al dormitorio.
< Così un altro anno è iniziato.> esordì una di essi. Aveva dei lunghi capelli dorati, che le arrivavano sino alla vita. Le iridi sorridenti del colore dell’ametista, screziate di azzurro.
< Jaqueline, sei l’unica ad esserne lieta. Hai notato?> rise la sua vicina, Dolores Zara Solierdantrie leggermente più bassa di lei. I capelli castano chiari le arrivavano alle spalle, scalati e lisci. Occhi argentati con pagliuzze dorate e labbra carnose.
< Lo sapevate che quest’anno ci sarà il fratello dell’ispettrice Taalivien?> annunciò divertito Magnus Shane Kranevord dagli scuri capelli mossi e le iridi verdi con screziate di blu.
< Dylan Adonis Taalivien intendi? Credo sia un elemento interessante come la sorella.> dedusse un altro ragazzo lì affianco. Dal portamento serio e composto, Lambert Nathan Gheminevur aveva dei biondi capelli lisci, e dagli occhi con pagliuzze rosate.
< Chissà cosa ci riserva questo nuovo anno.>
< Jane, abbiamo capito che preferisci stare a scuola sai?>
< Perché sei così acida, Dolores? Dalle respiro!> a quella battuta nessuno potè resistere. Scoppiarono tutti a ridere, con contegno, ma con sincero divertimento.
La signorina Damerrien aveva posto una domanda molto importante, che avrebbe avuto risposta in seguito. Quell’anno che iniziava avrebbe dato a tutti possibilità e occasioni uniche e rare. Avrebbe sconvolto vite, ne avrebbe riordinate altre.
Quell’anno aspettava solo di entrare nel vivo.


 
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