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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: CHI È STEFANO? BEH... STEFANO È STEFANO!
Genere: Sentimentale, Romantico, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yoshy91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/12/2006 21:00:26 (ultimo inserimento: 22/06/07)

Chi vuoi che sia? Mica il papa o il presidente della repubblica...Sì, Stefano non è una persona importante...Però Lui è speciale...
 
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IL TRASLOCO
- Capitolo 1° -

-Stefano tesoro mio, siamo quasi arrivati- lo informò la madre entusiasta.
La donna, piuttosto incuriosita, fissava tutto ciò che si trovava oltre il finestrino del taxi con immenso stupore, quasi fosse la prima volta che vedeva la campagna aperta.
-Questo posto è al dir poco fantastico!- esclamò infine.
-Certo signora, qua l’aria è migliore che in città e può star ben certa che la quiete domina su tutto- assicurò il tassista fissando sicuro la strada che scorreva veloce sotto le ruote del suo fiammante mezzo.
-Non lo metto in dubbio. Poi la vista è da mozzare il fiato. E che colori!- la donna continuava a posare lo sguardi su quegli immensi appezzamenti che correvano affianco all’auto in movimento.
-Tesoro hai visto che bello questo posto?- chiese d’un tratto la madre girandosi verso il figlio che annoiato ascoltava il suo lettore mp3 semi-sdraiato sui sedili posteriori dell’auto.
-Sì mamma…- rispose leggermente scocciato Stefano.

Stefano e sua madre, due persone così simili ma allo stesso tempo così diverse.
Stefano era un ragazzone, fisicamente sembrava un giocatore di Rugby, i muscoli dei pettorali erano ben sviluppati e proporzionati al resto del corpo e quelli delle gambe erano davvero notevoli. Era piuttosto alto, le mani e i piedi erano leggermente sproporzionati, più grandi della norma. Insomma assomigliava a uno di quei buttafuori che si trovano nelle discoteche. Amava tenersi in forma, andava in palestra regolarmente e il fine settimana lo passava in piscina.
La madre, invece, era una donnina gracile, dai lunghi capelli ramati e dagl’occhi color smeraldo. Era una donna che non smetteva mai di sognare, chiudere gli occhi e immergersi tra le onde di un mondo fantastico, tutto nuovo, che solo lei conosceva, che solo lei poteva apprezzare.
Benché fisicamente potevano apparire due estranei, all’interno, invece, erano come due gocce d’acqua; nessuno dei due si era mai abbattuto se qualcosa non veniva come loro volevano, avevano una gran forza di volontà e soprattutto non avevano mai perso la speranza. Ogni cosa che facevano era colma d’amore, l’aspetto fisico e la loro esteriorità contavano poco niente, tutto ciò che volevano era essere felici e vivere serenamente.

Spend all your time waiting
For that second chance
For a break that would make it okay
There’s always one reason
To feel not good enough
And it’s hard at the end of the day
I need some distraction
Oh beautiful release
Memory seeps from my veins
Let me be empty
And weightless and maybe
I’ll find some peace tonight

In the arms of an angel
Fly away from here
From this dark cold hotel room
And the endlessness that you fear
You are pulled from the wreckage
Of your silent reverie
You’re in the arms of the angel
May you find some comfort there

So tired of the straight line
And everywhere you turn
There’s vultures and thieves at your back
And the storm keeps on twisting
You keep on building the lie
That you make up for all that you lack
It don’t make no difference
Escaping one last time
It’s easier to believe in this sweet madness oh
This glorious sadness that brings me to my knees

In the arms of an angel
Fly away from here
From this dark cold hotel room
And the endlessness that you fear
You are pulled from the wreckage
Of your silent reverie
You’re in the arms of the angel
May you find some comfort there
You’re in the arms of the angel
May you find some comfort here

*(Sarah Mclachlan – Angel)

-Tesoro mi devi ancora spiegare come mai due settimane fa non la smettevi di persuadermi dal non trasferirsi e ora, tutto d’un tratto, hai cambiato idea. Insomma sono piuttosto confusa dal tuo comportamento Stefano- disse quasi desolata la madre.
-Non ti preoccupare mamma, va tutto bene. Avevo solo voglia di cambiare un po’ aria, di frequentare nuova gente e di cambiare vita- rispose vago il ragazzo spegnendo il lettore mp3, pronto ad iniziare una conversazione con la madre.
-Certo ti capisco tesoro, però tutto d’un tratto, così quasi fosse successo qualcosa- continuò la madre insistente.
-Macchè mamma, figurati, io sto bene… te l’ho detto avevo solo bisogno di cambiare quell’aria viziata che c’era in città. Piuttosto hai già parlato con il preside della mia nuova scuola?- divagò lui.
-Sì certo. Era particolarmente entusiasta quando le ho detto che avresti fatto parte della squadra di pallanuoto. Perché era questo quello che volevi, vero tesoro?- chiese perplessa la donna, girandosi velocemente verso il figlio per poter osservare la sua reazione.
-Hai fatto benissimo mamma. Inoltre quest’anno se è possibile mi piacerebbe frequentare uno di quei corsi serali per disegno. È la mia più grande passione e non voglio certo metterla da parte anche se i miei progetti per il futuro non prevedono l’arte- affermò convinto il ragazzo fissando dolcemente la madre negli occhi.
-Questa volta ti ho anticipato Stefano- rispose vivace la madre regalandogli un bellissimo sorriso –ti ho iscritto ad una specie di scuola che fa corsi serali, dalle 8.30 alle 10.30 di sera mi pare. Ti può interessare?- chiese la madre frugando isterica nella sua borsa e porgendo al figlio un depliant.
Il ragazzo incuriosito iniziò a sfogliare l’opuscolo e a leggerlo attentamente.
La scuola era frequentata da pochi ragazzi, ma grazie al sostegno del comune che pagava i materiali necessari e i professori, era ancora aperta. Ma c’era una cosa che non quadrava. La scuola si trovava all’aria aperta? Ma che significa? Stefano era sicuro di aver letto correttamente eppure questa cosa gli suonava strana, però aveva un non so che di interessante.
Il ragazzo quando arrivò all’ultima pagina del volantino spalancò la bocca estasiato. Sì, la scuola si trovava proprio all’aperto, oltretutto in un luogo che si poteva ben definire magico.
L’immagine mostrava un rigoglioso prato annidato da varie querce e un ruscello che divideva il tutto con un tratto quasi sempre rettilineo. Non vi era nient’altro; abitazioni, infrastrutture, neanche una sedia o una panca di legno, niente di niente.
-Mamma ma dove hai trovato questo posto? Sembra uscito da un film… ma è vero?- chiese stupito Stefano ammirando e riammirando quell’immagine.
La donna si lasciò sfuggire dalle labbra una delicata risatina –Lo ammetto sono stata su Marte a prendere questo opuscolo. Sinceramente non ti volevo più tra i piedi allora ho pensato fosse giusto farti fare una bella vacanza e mandarti in un posto molto lontano da qui- rispose lei sarcastica.
-Grazie mille mamma… ma come ci vado io su Marte?- domandò Stefano stando allo scherzo.
-E io che ne so, ti ho pagato tutto, ti ho detto dove si trova, ti ho fatto vedere pure una foto, non credi sia il caso che al viaggio ci pensi tu?- rispose la donna sghignazzando.
-Certo mamma, ordino subito un Jet privato su Ebay oppure posso chiedere al presidente degli stati uniti se mi mette a disposizione uno shuttle- rispose sorridendo il ragazzo e ridando il depliant alla madre.
-Che bella famiglia che siete. Mio figlio invece mi tratta sempre con distacco. Evidentemente si vergogna di me- rispose triste l’uomo al volante.
-Vergognarsi di lei? È così un bell’uomo…- azzardò la donna.
Effettivamente il tassista non si presentava male; corporatura nella norma, capelli folti e neri tenuti a bada da una mano di gel, occhi vispi color pece e un piccolo accenno di pizzetto.
Indossava un paio di jeans da viaggio e un giubbotto in pelle nero, un paio di occhiali da sole e un sorriso smagliante.
-Non mi riferivo a quello signora- rispose l’uomo sorridente –probabilmente mio figlio si vergogna del lavoro che faccio- concluse infine.
-E perché? È un lavoro come un altro- rispose Beatrice, la madre di Stefano –non ci trovo nulla di deludente nel fare il tassista-.
-Valli a capire i ragazzi d’oggi- disse l’uomo passandosi una mano tra i capelli –comunque siamo arrivati. Girato l’angolo dovrebbe comparire la vostra nuova casa-.
-Hai sentito Stefano… su preparati- disse la donna mettendogli fretta.
-Sì mamma, guarda che sono già pronto- rispose Stefano lievemente scocciato.
-Stefano non osare rispondere così a tua madre, hai capito?- ribatté irritata la donna.
-Scusa…- sibilò il ragazzo dispiaciuto.

-Mamma credo che avremo parecchio lavoro da fare qua- disse Stefano alla madre mentre valutava le condizioni della casa.
-Perché tesoro? C’è qualcosa che non va?- chiese titubante la donna mentre appoggiava a terra una valigia che pareva essere molto pesante.
-Beh, il colore non mi fa impazzire e poi ci sarà almeno un dito di polvere su tutti i mobili- disse il ragazzo facendo scorrere lo sguardo su ogni particolare della villetta.
-Io la trovo graziosa… Naturalmente ci sarebbero alcuni lavoretti che mi piacerebbe fare- affermò la donna volando con la fantasia.
-Vorrei cimentarmi un po’ nel giardinaggio e potermi così vantare del mio giardino con le mie amiche, inoltre vorrei anche una taverna da basso. Che ne pensi Stafano?- domandò allegra la donna al figlio che le sorrise dolcemente.
-L’idea della taverna la trovo ottima, per non parlare del giardinaggio. Potrebbe essere una buona fonte di svago per te- rispose in tono dolce il ragazzo.
-Grazie tesoro… allora, i mobili che ci sono mi sembrano in buono stato, che dici? Il soffitto e i muri sembrano tenere. Per quanto riguarda l’arredamento è davvero osceno. Credo che qui ci sia un sacco da fare- constatò la donna girandosi intorno.
-C’è da dare anche una mano di vernice, il colore come ho detto prima non mi piace molto. Poi ci sono varie riparazioni da fare. La caldaia non mi pare in ottimo stato e la lavatrice perde acqua… Insomma, abbiamo tanto lavoro da fare- disse lui lasciandosi andare sul divano.
-Sono felice di essermi trasferita… Mi piace questo posto e a te?- domandò Beatrice imitando il figlio e raggiungendolo sul divano.
-Te lo dirò quando avremo dato una bella rinfrescata a questa casa- affermò lui sorridendo.
-Credo però che mi piacerà!- dichiarò infine Stefano, rendendo felice la donna.


FINE PRIMO CAPITOLO
Spero che questo mio primo capitolo sia di vostro gradimento.
Stefano e Beatrice sono entrambi due personaggi di mia invenzione, la storia in generale è di mia invenzione, quindi spero vi piaccia.
Sinceramente non so né come continuerà, né come finirà questa storia, ma mi raccomando recensite!

Un bacio a tutti,
Yoshy91


*TRADUZIONE:
Passi tutto il tuo tempo nell’attesa
della seconda possibilità
per un’apertura che lo risolverebbe
c’è sempre un motivo
di non sentirsi bene
ed è dura alla conclusione del giorno
Ho bisogno di qualche distrazione
Oh dolce liberazione
filtra la mia memoria nelle vene
permettimi di essere vuota
e senza peso e forse
stasera io troverò la pace.

Nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa fredda scura stanza di hotel
e dall’infinità che tu temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
puoi trovarci il conforto.

Così stanco della linea retta
e ovunque ti volti
ci sono avvoltoi e ladri alle tue spalle
e il temporale continua a torcersi
continui a costruire la bugia
che usi su tutto ciò che ti manca
non fa differenza
scappare un’ultima volta
è più facile credere in questa dolce pazzia oh
questa gloriosa tristezza che mi mette in ginocchio.

Nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa fredda scura stanza di hotel
e dall’infinità che tu temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
puoi trovarci conforto
sei nelle braccia dell’angelo
puoi trovarci conforto.

 
Continua nel capitolo:


 
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