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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: WATASHI NO YUME NI SHIROI OOKAMI
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: kirjava galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/11/2006 19:13:22

Shiròsei è una ragazza normale. Non ha problemi, se non il fatto che odia gli esseri umani. E si trascina faticosamente avanti nel libro dei giorni.
 
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WATASHI NO YUME NI SHIROI OOKAMI
- Capitolo 1° -

Allora, gente! Sono ripartita (per vostra sfiga) con una nuova ff, questa volta con il prezioso aiuto di Vikki, che ha gentilmente aggiunto ai miei due neuroni i suoi! Vuoi dire qualcosa?
V: commentate in molti anche se non è il massimo, mi raccomando!
K:Ehi, traditrice!
V:Chi, io?
K:Sì! E comunque, ricordate che no commenti=no seguito!
V:Anche se non è il massimo..
K:Aaahh! Adesso basta!
A proposito, io mentre scrivevo stavo sentendo le canzoni “Caribbean Blue”, “Book Of Days”, “Only If”, “Anywhere Is” di Enya. Se volete sentirle pure voi mentre leggete....


WATASHI NO YUME NI SHIROI OOKAMI
-Capitolo 1-


Quanti di voi hanno sognato di sentire un vero ululato fendere l'aria?
Ma soprattutto... quanti l'hanno davvero sentito?

Anche lei sognava da tempo di sentirlo, e vedere un vero lupo...ed ora era lì, davanti a lei. Il cielo limpido sopra di loro, reso chiaro dalle innumerevoli stelle, si rifletteva nei suoi occhi.
Il lupo, dal pelo bianco, che lei guardava già da un po' di tempo estasiata, correva sulla neve, facendola sembrare quasi grigia in confronto al suo manto. il rumore attutito, come di fiocchi di neve dei suoi passi dava un'atmosfera di pace e serenità.

Sarebbe rimasta lì a osservare quel paesaggio per tutta la vita...

All'improvviso il lupo rallentò l'andatura fino a fermarsi.
Si girò verso di lei. Ella ebbe un sussulto: il lupo la fissava con due occhi blu, due profondi oceani turchini, apparentemente bellissimi, ma nei quali bisognava fare attenzione a non annegare. Due occhi come i suoi...

Lei si sentì irresistibilmente attratta da quelle pozze scure. Cercò opporvisi, ma era troppo forte; a quel punto chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, il paesaggio in un primo momento le sembrò diverso.
Dopo pochi istanti si rese conto che era semplicemente perchè lo vedeva da una diversa angolazione. Era più vicina alla terra, e stava correndo, a differenza di pochi secondi fa. Inoltre correva molto più veloce di quanto potesse fare normalmente.

Lei...era il lupo!

Vedeva quel che il lupo vedeva. Si sentì molto spaventata.
Tentò di gridare, si fermò. Alzò la faccia, il muso, al cielo. Dalla sua bocca, ora irta di zanne, scaturì un ululato, lugubre in quel paesaggio da sogno, che la impaurì ancora di più. Voleva chiamare aiuto, ma dalle sue fauci uscivano solo lunghi ululati...

***
-Aaaah...Il lupo...io!-.

Si tirò su a sedere di scatto, ansimando. Volse lo sguardo intorno a sè, come a controllare di essersi davvero svegliata; con due lunghi sospiri cercò di calmarsi. Sperava che nessuno l'avesse sentita.

La Shiròsei che tutti conoscevano sembrava non provare emozioni visto che non dimostrava mai nessun tipo di turbamento. E poi, anche se l`avesse sentita qualcuno, sarebbe stato lo stesso: lei era la ragazza fredda e distaccata, a dirla tutta anche asociale. Se lei non si curava del prossimo, perchè avrebbe dovuto questo curarsi di lei?
Andò in bagno e si rinfrescò la faccia imperlata di sudore, mentre ripensava alle strane immagini che il suo cervello le aveva propinato quella notte nella fase Rem.

Che diavolo era quello?
Non era affatto un sogno normale.

Ma...quali sogni sono normali, dopotutto?

Non esistono solo i bei sogni stupidi, senza significati, che il nostro cervello fabbrica mischiando frammenti di vita vissuta. Ci sono i sogni fiabeschi ed ingenui, quelli dei ragazzini, e ci sono quelli pregni di significati e di oscurità, quelli capaci di rendere nuvolosa una bella giornata, opprimenti e perseguitanti, che ci inseguono ovunque, formati dai sensi di colpa e dalle paure della vita. A volte nascosti sotto una maschera di ingenuità e semplicità.

Animata da questi pensieri Shiròsei si guardò allo specchio. I suoi profondi occhi blu la fissarono nel suo riflesso, facendo tornare ancora una volta i suoi pensieri al sogno, a quando il lupo l’aveva guardata.

Si era sentita pervadere dalla serenità. Gli occhi del lupo, dalla congiuntiva nera, erano piegati in un’espressione calma, quella di chi non si faceva opprimere dalle difficoltà e andava avanti senza perdere l’allegria. Erano uguali e contrari ai suoi allo stesso tempo. Gli occhi di Shiròsei avevano perennemente le sopracciglia corrugate sopra, come se avessero voluto oscurare la loro magneticità, in una smorfia corrucciata. L’unica espressione che gli altri avevano visto sul suo volto, in pratica.

Era una decisione che Shiròsei aveva preso ormai da molti anni. Non mostrarsi mai per quello che era. E, col tempo, era effettivamente diventata quel che aveva deciso di sembrare. Un involucro vuoto. Le emozioni? Una rarità. Al massimo rabbia, e un fastidio quasi perenne. Ma non le aveva dimenticate. Tutto ciò che sapeva preferiva non dimenticarlo.

Il fatto era che....
...non lo so, il perché....
....lei odiava il mondo.

Cioè, precisiamo. Odiava più che altro le persone. Non il mondo in generale. Anzi, lo adorava, il mondo; detestava gli uomini perché lo distruggevano, giorno per giorno, il loro genitore, colui grazie al quale esistevano. Sì, così erano gli uomini.

Ingrati, perfidi, egoisti, egocentrici, orribili, assassini, crudeli, pazzi, sadici e, soprattutto, infedeli ed ingrati!

Ma allora, come saranno gli altri?


Esattamente, vedeva il mondo come un posto orribile. Di tutto vedeva solo il lato peggiore. In tutto c’è del male, ma lei vedeva solamente quello.

In ogni casa c’è il salotto dove parlare e ridere tutti insieme, così come ci sono i ripostigli scuri e pieni di ragnatele; nei cassetti ci sono le lettere degli amici, così come i coltelli insanguinati, che non servono certo per aprire le buste. Vedeva il mondo come un inferno, ed a volte, nelle lunghe notti in cui non riusciva a dormire, pensava che quell’esistenza fosse la punizione per i peccati commessi nella vera vita, quella precedente. Tuttavia, la mattina dopo scartava questi pensieri.

Così non poteva essere felice, non lo sarebbe mai stata; e lei questo lo sapeva. Ma la possibilità che ci potesse essere anche qualcosa di buono non le aveva mai sfiorato la mente.

Una delle domande che preferiva porsi era:

Come sarà la situazione nelle galassie lontane,
sui pianeti al di là della nostra comprensione,
ad una distanza che non possiamo nemmeno lontanamente afferrare?


Forse anche lì esistevano gli uomini, e gli animali. Ma magari erano gli animali che tiranneggiavano l’uomo, non viceversa. O, forse, la situazione era di perfetta “parità”, senza un vinto ed un vincitore.

Chissà...

Forse esistono animali diversi da quelli che ci sono qui. E tante piante strane. Esiste qualcosa di diverso da tutto quello che conosciamo? Qualche colore diverso dai nostri blu, giallo, rosso...La nostra fantasia, condizionata da anni di vita qui, non può arrivare a pensare cose così astratte. Credo che, se qualcuno fosse in grado di farlo, ecco, questo sarebbe un vero superpotere. Ciò che vorrei ci fosse è la luna. E’ così bella...eppure, in realtà, se non ci fosse il sole, noi non vedremmo nemmeno la luna. E’ completamente dipendente da esso. La sua luce argentea...

...quella che ora illumina i miei occhi...

I miei occhi!


Shiròsei si riscosse improvvisamente dai propri pensieri. Era rimasta incantata a guardarsi allo specchio per molto tempo; fortuna che, pensando alla luna, era riuscita a tornare alla realtà, altrimenti chissà per quanto tempo ancora sarebbe rimasta a fissare la propria immagine riflessa nello specchio.
Riflessa come la luce del sole che vediamo sulla luna....

Eh no, ora basta fantasticare!


Si asciugò energicamente la faccia nell’asciugamano, come a voler raschiare via quei pensieri indesiderati. La pelle le bruciò leggermente, tanto si era strofinata forte.

Guardò l’ora sul suo orologio da polso. Le lancette segnalavano che era l’una e quarantasette. Mancava ancora molto prima che i suoi genitori si svegliassero; anche l’ora di andare a scuola era molto lontana.

Per fortuna. Odiava quel posto. Non tanto per le lezioni, che pure la tediavano enormemente; ma per il fatto che dovesse stare con così tante persone tutte in una volta, e per tanto tempo. Non le era mai andato a genio; e infatti non aveva amici. ‘Non ne ho assolutamente bisogno’, così si ripeteva sempre.

Pochi tra coraggiosi e ingenui avevano tentato un primo approccio con lei; tuttavia avevano tutti desistito dopo il primo tentativo: solitamente li guardava così gelidamente da freddare qualsiasi intento amichevole. I giorni in cui era “di buon umore”, ossia meno arrabbiata del solito, si dava perfino la pena di rispondere. Sempre la risposta di un iceberg semovente, si intende.

Quei quattro o cinque che ci avevano provato, i primi giorni delle tre scuole che aveva frequentato, non erano stati imitati da altri, i giorni seguenti; la voce era stata sparsa a macchia d’olio, e tutta la scuola sapeva chi era quella ragazza dai lunghi e mezzi arricciati capelli biondi e dai magnifici occhi blu.

I commenti di solito erano del tipo:

Uno sconsolato “Peccato...un enorme bellezza sprecata....”, da parte dei ragazzi;

e un indignatissimo “Ma chi si crede, quella?!” , bisbigliato con la bocca nascosta dietro alle mani, da parte delle ragazze.

Lei ovviamente se ne faceva un baffo, sia dei commenti positivi che di quelli negativi. Non li riteneva all’altezza della sua considerazione. E questo faceva molto inviperire le ragazze; ma dopo le prime sfide, vinte a tavolino da Shiròsei sempre con la sua famosa occhiata da “E che, mo pure le pulci hanno la tosse?”, la ragazza aveva finalmente avuto la sua agognata tranquillità. Quel minimo che le bastava per restare calma, dato che le dava fastidio anche il semplice fatto di essere nella stessa stanza degli altri e di respirare la loro stessa aria.

Lei non sopportava il fatto di essere come loro. Ma questa non era superbia, badate; non voleva essere come loro perché erano creature orribili, gli esseri umani.

Distruggevano ogni cosa si trovasse sul loro cammino. Stavano usando la terra e, una volta che le risorse di questa si fossero esaurite, l’avrebbero presto dimenticata ed avrebbero trovato un’altra fonte di vita; di questo era abbastanza sicura.

O magari sarebbero morti, dopo essersi dati la zappa sui piedi da soli. Che stupidi. Lo avevano capito, questo, e ne parlavano, cercavano di trovare soluzioni, proponevano rimedi. Il tutto però era limitato alle parole.

Lei si era imposta di farsi valere in questo, appena avesse potuto. Ora come ora, a tredici anni, non poteva fare molto, in quella società in cui gli adulti guardavano dall’alto in basso le idee di chi era meno importante e più giovane di loro.

Non avrebbe potuto fare molto, sicuramente. Ormai era troppo tardi per salvare la terra e gli animali.

Ma ci avrebbe provato.


Continua............



Allora, com’era? Spero di non essere stata troppo poetica o filosofica, e di non avere ecceduto con stucchevoli orpelli. Sono anche le canzoni di Enya che mi influenzano in questo.
Ditemelo, se c’è qualcosa che non va! Adesso che c’è il contatore siete fregati! So in quanti hanno letto.
Ah, il titolo Watashi No Yume Ni Shiroi Ookami vuol dire “un lupo bianco nei miei sogni”. Ebbene sì, con un paio di libri mi sto studiando da autodidatta il giapponese, e voi dovrete subire!
Al prossimo capitolo. Baci

KIRJAVA

 
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