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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: RAISE YOUR VOICE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuna2284 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/11/2006 14:22:59 (ultimo inserimento: 18/10/07)

kagome ha un dono: una voce d`angelo. ma quando il destino le porterà via le persone che ama di più, decide di rinunciare a tutto.
 
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01 - PERDERE TUTTO
- Capitolo 1° -

LEGENDA:
< parlato >
“pensiero”

Salve a tutti! Forse avete già letto questa fanfic sul sito con il nick di “Dreamer21”…beh, la riposto dall’inizio perché quell’idiota del mio pc, si rifiuta di postare con il mio vecchio nick (Forse gli sta antipatico…mah, vallo a capire! O.O)
Allora questa storia è un’AU (Alternative Universe) ambientata nel nostro mondo….mmh, non so che altro dire, se non…
BUONA LETTURA!!! ^__^


CAPITOLO 1: PERDERE TUTTO
Il treno sfrecciava velocemente, attraverso quello che sembrava un bosco…Kagome osservava il suo riflesso nel finestrino con la fronte appoggiata al freddo vetro, chiuse gli occhi e riportò la mente a qualche mese prima.
š { ›
< Andiamo mamma! Si tratta dei Gemelli Diversi (Eh eh! Ho messo il primo gruppo che mi è venuto in mente! NdY)> pregava il ragazzino di almeno quindici anni.
< Sota…> la madre sospirò, mentre Kagome li guardava sorridendo.
< Posso accompagnarcelo io!> si propose Kagome.
< Si, vado con Kaggy…> colse al balzo il fratello.
< Quanti biglietti avete?> chiese la madre, mentre versava la zuppa nei piatti dei figli.
< Tre…perché?> chiese Sota, che non capiva il senso della domanda, mentre sua sorella sorrideva, aveva capito dove la madre voleva andare a parare.
< Perché vengo anch’io!> aveva esclamato la madre lasciando il ragazzino a bocca aperta.
š { ›
Kagome riaprì gli occhi, riportata alla realtà, da una signora: < Mi scusi è libero quel posto?>
La ragazza spostò la borsa dal sedile davanti a lei: < Si, prego!>
Mentre spostava la borsa, da questa cadde un blocco di spartiti e testi, la donna lo raccolse, e lo porse a Kagome: < Canta?>
Kagome guardò la donna in silenzio…lei non cantava più, da quel giorno…La donna aveva preso il silenzio della ragazza per un si: < Anche a me sarebbe piaciuto, ma sono stonata come una campana…>
Kagome abbozzò un sorriso…quante volte aveva sentito la madre dirle la stessa cosa, quella sera?
š { ›
Erano al concerto…i Gemelli Diversi erano sul palco e cantavano le loro canzoni…Sota e Kagome cantavano a squarciagola, mentre la madre li ascoltava in silenzio.
< Perché non canti?> chiese Kagome alla madre.
La donna la guardò sorridendo: < Tesoro, non ho la tua bella voce! Sono una campana!>
< Ma chi vuoi che ti senta?>
Incoraggiata dalla figlia anche la madre iniziò a cantare:
< Vivo tutti i giorni in un reality show…Non ci sono copioni nel mio reality show…ah ah ah sono una campana!>
Kagome scosse la testa e continuò a cantare e ad agitarsi.
Qualche ora dopo erano in macchina…Kagome e Sota, ancora euforici, continuavano a cantare, scatenati, mentre la madre li ascoltava sorridendo.
< è stato il più bel concerto!> esclamò Sota, gettando indietro la testa, e guardando la sorella seduta nel sedile posteriore.
Kagome sorrise la fratellino…girò la testa verso sinistra, la macchina stava attraversando un incrocio…solo lei si accorse di quei fari che veniva avanti…chiuse gli occhi.
Quando li riaprì si trovava in un letto d’ospedale, si sentiva intontita…alzò la mano destra, dei tubicini si insinuavano sotto la sua pelle; spostò leggermente la testa, e vide il capo bianco di sua nonna riposare sul suo letto, le accarezzò i capelli, e la nonna si destò.
< Kagome, ti sei svegliata!> le disse fra le lacrime.
Kagome non capiva nulla: dov’era sua madre? E dov’era suo fratello?
Poi ebbe le risposte a quelle domande: sua madre e suo fratello erano morti; quei fari che aveva visto appartenevano ad un’auto che aveva attraversato l’incrocio a tutta velocità…un cretino ubriaco la guidava…a Kagome crollò il mondo addosso…le persone più care erano morte, mentre lei era rimasta in vita. Sua nonna le aveva detto che era rimasta in coma per 3 mesi…infatti ora non era più agosto, ma novembre…glielo dimostravano gli alberi spogli che vedeva dalla finestra, e il freddo che entrava quando questa si apriva.
Dopo gli ultimi accertamenti, Kagome potè lasciare l’ospedale…avrebbe lasciato la sua Okinawa, per trasferirsi a Tokyo, insieme ai nonni…i nonni erano partiti con i camion del trasloco, mentre lei aveva deciso di andare in treno…ed ora era lì, seduta da sola, con i borsoni, in viaggio verso Tokyo.
< Biglietti!> il controllore la destò da suo torpore.
Kagome gli dette il suo biglietto, e lo stesso fece la donna seduta davanti a lei, sentiva lo sguardo di quella donna su di sé: < Ti è successo qualcosa di brutto?>
Kagome alzò lo sguardo: < Si…>
La donna le fece un sorriso gentile: < Non lasciarti abbattere, però!>
Kagome le diede come risposta un sorriso, poi si infilò gli auricolari e fece partire il cd…era di suo fratello…uno di quei cd con tutte le canzoni dei cartoni animati…Sota ne andava matto.
Arrivò alla stazione la sera…sulla banchina il nonno e la nonna la stavano aspettando: < Kagome, qua > le disse la donna, alzando un braccio, per farsi riconoscere.
Kagome si diresse verso i suoi nonni: < Ben arrivata, tesoro!> la salutò la nonna, mentre il nonno le prendeva una delle borse.
< Andiamo a casa!> le disse la nonna, mentre la spingeva e la conduceva all’uscita; salirono sulla cara vecchia Mucca bianca (Chissà se ci sono in Giappone? Mi sa di no!) del nonno. Kagome guardando l’auto ripensò alle battutine di Sota: “Ehi sorellina, pensi che cammini ancora?” oppure “Ma a quanto andrà? 0,2 all’ora?”
< Kagome che c’è?> le chiese la nonna.
Kagome si sforzò di sorridere: < Niente, sto bene!> e salì sulla macchina.
Guardò Tokyo scorrere attraverso il finestrino: un panorama che conosceva, ma che non le diceva niente…ora, senza suo fratello a commentare ogni cosa che vedeva, le sembrava tutto vuoto. Con la morte di sua madre e di suo fratello aveva perso anche la sua voglia di vivere.
Arrivata davanti alla casa dei nonni la macchina si fermò: si trattava di una graziosa villetta a schiera, un terratetto di due piani più mansarda.
Kagome scese di macchina e sentì la pungente aria invernale di Tokyo, così diversa dal clima mite di Okinawa, così adatta al suo stato d’animo…si strinse di più nel suo giubbotto, ed entrò in casa.



Allora che ne dite? Vi piace? Attendo con ansia qualche commentino…anche piccolo piccolo! ^__^
Baci
Yuna2284

 
Continua nel capitolo:


 
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