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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Aquarion (Sousei no Aquarion)
Titolo Fanfic: EIEN NO SEIFUU
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuna2284 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/11/2006 14:08:38 (ultimo inserimento: 18/10/07)

sono passati 4 anni dal ``giorno in cui il mondo ebbe inizio`` e una nuovo pericolo minaccia la terra...chi combatterà per salvare il mondo?
 
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CIÒ CHE SI RISVEGLIA
- Capitolo 1° -

Ehi ehi ehi, gente! Eccomi qua! Dunque chi di voi ha visto Aquarion su MTV? Penso chiunque legga questa ff!^.^ Allora dopo aver visto il finale mi sono detta: “Eh no! Non può finir così! Non mi possono far fuori Apollo!” Il tutto urlato a voce talmente alta che i miei vicini volevano denunciarmi per disturbo della quiete pubblica! ^.^;
E così ecco la nascita di Eien no seifuu, che in giapponese vuol dire: Soffio d’eternità.
Allora qualche piccola precisazione:
1 – Allora innanzitutto devo dire che torneranno in vita tre persone (A buon intenditore poche parole…)
2 – La storia parte quattro anni dopo la battaglia decisiva fra angeli e umani.
3 – Siccome non conosco tutti e quattro i nomi dei bambini affidati a Silvia da Apollo, li ho ribattezzati io: Chibiko (questo lo sapevo), Maji, Jackas e Myra.
4 – Sempre per incompetenze della scrittrice: non conoscendo l’età degli Element ho deciso anche questo di testa mia. Apollo, Silvia, Tsugumi, Chloe, Hurt e Jun: 19 anni. Reika, Sirius e Pierre: 21 anni. Rina: 17 anni.
5 – I personaggi di Raida, Cassim, Kao e i demoni sono frutto della mia mente contorta.



P.s. : Questa fanfic era stata postata con il mio vecchio nick “Dreamer21”, ma siccome il mio pc non vuole saperne di postare le pagine con quel nick (Chi capisce quel pc è bravo) ho tagliato la testa al toro, e la riposto con il nuovo nick!^^




CAPITOLO 1: Ciò che si risveglia…

_ Ti ringrazio, Silvia_ disse un ragazzo immerso nella luce dorata, attirando a sé la ragazza, e abbracciandola: _ Il sapore nostalgico del tuo profumo non lo dimenticherò mai.._
_ Apol…_ ma la ragazza non potè continuare a parlare perché le labbra di Apollo si era posate sulle sue.
Sorpresa, Silvia, rispose al bacio con tutta se stessa. Quello era Apollo, la reincarnazione del suo grande amore della sua vita passata, ma soprattutto, era il ragazzo che si era scoperta di amare.
Il bacio terminò e, con il sorriso sulle labbra, Apollo la guardò con dolcezza: _ Se siamo fortunati, fra 12.000 anni ci incontreremo di nuovo…_ E con quelle parole di addio, scomparve nel nulla.
_ Apollo!!!!_

_ Apollo!!!!_ gridò la ragazza, allungando una mano nel vuoto e svegliandosi dal sogno.
Silvia aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi nella sua stanza; si mise a sedere sul letto, passandosi una mano sulla fronte e allontanandosi alcune ciocche sudate dal viso…ancora quel sogno, di nuovo quel sogno! Ormai erano quattro anni che non faceva che sognare quell’addio, quelle parole, quel bacio.
Si portò due dita alle labbra: era impossibile, ma lei sentiva ancora le labbra di Apollo sulle sue, il loro calore, il loro sapore.
_ Silvia sei sveglia?_ domandò una voce infantile al di là della porta.
Silvia si asciugò le lacrime che le erano scappate mentre sognava e, sfoggiando il suo sorriso migliore, rispose: _ Si, Chibiko_
La porta si aprì e una bambina di 9 anni entrò, seguita da altri tre ragazzini: Jackas, Myra e Maji. Gli amici di Apollo, che li aveva affidati a lei. I ragazzini si misero a sedere sul letto della ragazza e la guardarono curiosi.
_ Oggi andiamo alle tombe?_ domandò dopo un po’ Myra.
_ Si, il tempo di vestirmi e andiamo_ rispose Silvia, abbracciando per le spalle Chibiko, che si era seduta accanto a lei.
_ Allora dobbiamo andare a raccogliere qualche fiore_ propose Maji.
_ Più che giusto_ annuì convinta Silvia: _ A mio fratello piacevano molto e sono sicura che piacevano anche a Toma, a Baron e…_ s’interruppe, non riuscendo a pronunciare quel nome.
_...ad Apollo, vero Silvia?_ terminò per lei Myra.
_ Si, anche a lui_ assentì Silvia, chinando il capo e ricacciando indietro le lacrime che volevano sgorgare. _ Su, andate giù! Vi raggiungo subito!_ ordinò poco dopo, ritrovando la sua felicità.
Quando i ragazzini uscirono dalla stanza, Silvia si accasciò contro la porta chiusa e diede libero sfogo a quelle lacrime che teneva dentro.
“Perché mi hai lasciato di nuovo sola? Avevi promesso che saresti tornato da me!”
 
La sala era fiocamente illuminata da qualche candela disseminata qua e là; al centro una pozza d’acqua rifletteva le fiammelle, mentre davanti allo specchio d’acqua troneggiava una colonna trasparente, con al suo interno un corpo di donna. I lunghi capelli scuri sembravano fluttuare intorno al viso addormentato e di una bellezza angelica, e nascondevano le lunghe orecchie elfiche.
Una figura incappucciata si avvicinò lentamente alla colonna di vetro e, appena si trovò davanti, posò una mano artigliata sulla superficie liscia.
_ Il tempo è giunto, finalmente_ mormorò la figura: _ 25.000 anni sono passati da quando il primo angelo, Adam, ci cacciò da Atlandia ma adesso è giunto finalmente il nostro momento, finalmente abbiamo il potere per riuscirci. Finalmente noi demoni torneremo a camminare sulla Terra!_
La figura si voltò verso quattro sue simili, i cappucci dei mantelli neri coprivano interamente i volti: _ Scacceremo l’ignobile razza umana dal nostro pianeta!_ tuonò con voce decisa, mentre alle sue spalle, la donna addormentata, increspò le labbra in un sorriso.
 
La luce filtrava dal tetto semi distrutto, illuminando il campo di fiori bianchi che era cresciuto all’interno delle rovine di quello che era stato, in un tempo passato, un luogo di culto. E in quel luogo di pace e tranquillità si trovavano quattro lapidi di pietra bianca.
Una ragazza si stagliava davanti ad una lapide: indossava una maglietta senza maniche, con una zip centrale; un paio di pantaloncini da ciclista, a cui aveva sovrapposto una gonna divisa in due parti. La parte anteriore arrivava al ginocchio, mentre la parte posteriore era lunga fino alle caviglie; entrambe le parti erano unite sui fianchi da tre piccoli bottoni. Ai piedi indossava dei comodi scarponcini, mentre le mani era ricoperte da guanti. Tutto rigorosamente nero, unica nota di colore: un nastro rosa legato all’avambraccio destro e un bracciale di metallo al polso sinistro. I capelli biondi erano lasciati sciolti sulle spalle, mentre una frangia sbarazzina le copriva la fronte. Gli occhi celesti erano fissi sulla tomba davanti a lei.
_ Silvia! Apollo si sta mangiando di nuovo tutti i fiori!_
La ragazza distolse l’attenzione dalla lapide che fissava con tanta attenzione e la portò sul cane dal pelo fulvo che stava, tranquillamente, mangiando il mazzo di rose bianche posto sulla tomba di Sirius: _ Apollo! No! Cattivo cane!_ lo riprese, raggiungendolo e trascinandolo lontano.
Jackas e Myra scossero la testa vigorosamente, riconoscendo nel cane i comportamenti del suo omonimo umano, poi aiutarono la piccola Chibiko a posare i fiori su tutte e quattro le tombe. Quando ebbero finito, Silvia li raggiunse e rimasero in silenzio per un po’.
Silvia chiuse gli occhi…erano trascorsi quattro anni da quando Apollo, suo fratello Sirius e l’angelo Toma avevano dato la loro vita per salvare il mondo dalla catastrofe.
Ricordava benissimo quella battaglia e ciò che ne era seguito: alla DEAVA erano stati celebrati i funerali in grande stile, per quelli che venivano considerati eroi di guerra.
I suoi amici avevano cercato di confortarla in tutti i modi possibili, ma lei, non riuscendo a stare un minuto di più alla DEAVA, aveva fatto i bagagli e si era trasferita con i ragazzi in quella piccola città costiera.
E in quella cittadina aveva cercato di ricostruire la sua vita, lasciando da parte la principessa Silvia De Alisia e diventando la semplice Silvia, una ragazza che si occupava di quattro ragazzini e aveva un servizio di consegna per la città.
Rimasero alle rovine finchè il sole non iniziò la sua discesa e, quando furono di nuovo a casa, Silvia si diresse nel negozio a sistemare un po’: con tutte le consegne che doveva fare, era un miracolo che avesse ancora il posto per camminare e sedersi nella stanza che funge da ufficio-negozio.
Era intenta a sistemare alcune scatole, quando il campanello della porta le fece notare che qualcuno era entrato: _ Siamo chiusi_ disse, senza rivolgere uno sguardo al potenziale cliente.
_ Vedo che te la passi bene, principessa Silvia_ esclamò una voce maschile, che Silvia riconobbe.
Alzò gli occhi e osservò le figure che erano entrate: come potersi dimenticare di quel calciatore donnaiolo e di quella ragazza che portava sempre sfortuna?
_ Pierre! Reika!_ esclamò andando loro incontro e osservandoli meglio.
Non erano cambiati di una virgola: Pierre era il solito possente, dalla pelle abbronzata, i capelli castani legati in una coda alta e gli occhi nocciola, dalla luce maliziosa. E lo stesso valeva per Reika: alta e slanciata, i capelli neri tagliati corti e lo sguardo verde.
_ Accipicchia come sei cambiata, principessa Silvia!_ dichiarò Pierre, enfatizzando con un fischio d’apprezzamento.
_ Il solito donnaiolo, eh?_
_ Le vecchie abitudini sono dure a morire!_
_ Certo, dillo a Chloe_ dichiarò Reika, lanciando uno sguardo significativo a Silvia.
_ Immagino che la povera Chloe sudi sette camicie per tenerlo buono?_ domandò la bionda a Reika.
_ E non solo lei, ma anche Kurt_
_ Già, io non ho acquistato solo una fidanzata, ma anche suo fratello! Mai una volta che ci lasci soli!_ borbottò il calciatore, facendo scoppiare a ridere le due ragazze.
_ Su, venite dentro, vi offro qualcosa!_ propose Silvia, appena si fu ripresa.
Silvia condusse i due amici nella cucina e, dopo averli fatti accomodare, si mise a preparare un po’ di caffè.
_ Allora come te la passi principessa Silvia?_ domandò Pierre, guardandosi intorno.
_ Non chiamarmi “principessa”, lo sai_ lo corresse Silvia, versando la bevanda in tre tazze e accomodandosi al tavolino anche lei: _ Comunque le cose mi vanno benissimo: il lavoro di consegne è molto redditizio e i bambini mi danno una mano enorme_
_ E adesso dove sono quelle piccole pesti?_ chiese il calciatore.
_ Sono di sopra a giocare_ li informò Silvia, mentre una palla di pelo rossiccio entrò di corsa nella cucina e iniziò a scodinzolare verso Silvia: _ No, non c’è niente per te!_
Reika e Pierre guardarono incuriositi l’animale: assomigliava molto al loro caro amico, morto quattro anni prima; lo stesso colore di pelo e…beh, lo stesso comportamento.
_ Ehm, Silvia e questo chi è?_ domandò Reika, indicando l’animale, che aveva preso a guardare avidamente la tazza tenuta in mano da Pierre.
_ È Apollo, l’abbiamo trovato qualche mese fa alle rovine della chiesa e da quel giorno vive con noi…_
_ Si chiama Apollo?_ domandò sbigottito Pierre, cercando di tenere lontana la tazza dall’animale.
_ Si, Chibiko ha detto che gli assomigliava e allora…_ Silvia abbassò lo sguardo, lasciando cadere la frase.
_ Beh, in effetti il comportamento è identico_ bofonchiò Pierre, riparandosi dall’ennesimo assalto del cane.
Silvia guardò l’animale, mentre la sua mente si perdeva nei ricordi: _ Ehi, non mi avete detto che fate da queste parti!_ disse, dopo un po’.
Reika e Pierre si scambiarono uno sguardo dubbioso, suscitando dei sospetti in Silvia: _Perchè siete qui?_ ripetè la domanda.
Reika estrasse un pass dalla tasca dei pantaloni e lo passò a Silvia, che lo riconobbe subito: era quello che permetteva l’entrata alla DEAVA.
_ Che significa?_ domandò la bionda.
_ Vedi Silvia…_ iniziò Reika: _ circa tre settimane fa è stata riscontrata una forte anomalia nel piano dimensionale, un’anomalia che non si riscontrava dai tempi della guerra contro gli Angeli delle Tenebre…_
Silvia guardò confusa l’amica che, a sua volta, guardò Pierre, in cerca di sostegno.
_ La DEAVA_ continuò il ragazzo: _ Ha deciso di richiamare tutti gli Element disponibili nel caso di attacco…e quindi siete stati richiamati tu, Jun e Tsugumi…e sono stati ricercati anche nuovi Element…_
_ Mi state dicendo che devo tornare a combattere?_ domandò incredula Silvia: _ Ma io non posso…i ragazzi…_
_ Sofia ha detto che possono stare alla base con te…_ riferì Reika.
_ Ma io non posso…non riesco a…_ balbettò, nella confusione più totale, Silvia.
_ Silvia, so benissimo che non vuoi tornare alla DEAVA perché ti ricorderebbe troppe cose dolorose, ma noi abbiamo bisogno di te! Eri uno degli Element migliori_ tentò di convincerla Pierre.
_ Ci penserai?_ domandò Reika, mentre un rumore di passi proveniva dalle scale.
Silvia annuì, prima di vedere i quattro ragazzini entrare dalla porta e salutare gioiosi i due Element venuti in visita.
Tornare a combattere? Tornare a pilotare una Vector Machine dell’esercito? Se quello era un brutto sogno, lei voleva svegliarsi.
 
Una figura ammantata di bianco vagava per quella terra brulla che un tempo era stata la capitale di Atlandia e teatro della battaglia per la salvezza della Terra.
Lentamente la figura discese la collinetta di terra sulla quale si era fermata; la veste bianca accarezzava il suo delicatamente. Continuando a camminare verso il luogo dove si trovava l’antico Albero della Vita, la figura, si tolse il cappuccio che le nascondeva il volto, liberando una capigliatura canuta e un volto femminile dai tratti segnati dall’età.
Fermandosi a una decina di metri dalle radici dell’Albero della Vita, la donna allungò le braccia scarne davanti a sé e, invocando tutto il suo potere, si concentrò su qualcosa che era imprigionato sottoterra.
Dopo qualche momento la terra tremò, e tre navicelle balzarono fuori, librandosi libere nell’aria, sotto lo sguardo della donna.
_ Finalmente libero, eh Aquarion?_ chiese la donna, rivolta alle tre Vector Machine che componeva l’angelo meccanico Aquarion: _ Su, andate da Gen. Penserà lui a voi_ le esortò poi.
Come se avessero sentito l’esortazione, le tre Vector, sparirono all’orizzonte e, mentre la donna guardava le tre navicelle sparire, le radici dell’albero riportarono in superficie tre corpi di uomini.
La donna li osservò: _ Bravo, non hai bloccato la loro crescita_ elogiò l’albero, e si avvicinò al primo, inginocchiandoglisi accanto.
Spostò una ciocca di capelli bianchi, mentre posava sul volto dell’uomo dormiente una mano: _ Ritorna alla vita, ultimo della razza angelica. Ritorna, Toma_
Mentre la scintilla della vita si sprigionò nell’angelo, l’anziana si spostò vicina al secondo corpo.
Accarezzò delicatamente i capelli biondi, poi lasciò che la sua mano si posasse sul polso destro, dove una piccola ala rossa riposava: _ Ritorna alla vita, altro io di una persona a me tanto cara. Ritorna, Sirius_
La donna attese che il ragazzo iniziasse a respirare, poi si spostò sul terzo e ultimo corpo.
Lo guardò attentamente: i capelli rossi, la cicatrice a croce sulla guancia destra…posò una mano proprio sopra la cicatrice: _Ritorna alla vita, custode dell’anima di Apollonius. Ritorna, Apollo_ e attese, fino a quando anche il ragazzo dai capelli color fuoco non iniziò a respirare.



ANTICIPAZIONI:
Sophia - Anno 15 dell’era della Genesi. Una nuova minaccia si abbatte sul pianeta Terra. La DEAVA, l’organizzazione che avevano sventato i piani degli angeli, richiama a sé tutti gli Element disponibili. Una nuova guerra sacra sta iniziando. Prossimo episodio: RITORNARE A COMBATTERE…



 
Continua nel capitolo:


 
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