Manga e Anime
creata dalla serie "DIGIMON" (DEJIMON ADOBENCHâ):
"SHIKYU"
una fanfiction di:

Genere:
Sentimentale
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Shikyu ama tai, tai ama (o amava?) sora, sora ama matt, matt ama sora. sora crede che shikyu ami matt, gelosa...leggere x sapere

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 12/11/2006 18:58:31
 
ABC ABC ABC ABC



 TI AMO


Rieccomi una nuova fan - fiction, spero che vi piaccia e di ricevere tanti bei commentini, anche se criticano. A volte credo che facciano molto bene le critiche, aiutano a far crescere e migliorare...
Buona lettura



“È mai possibile che non capisce che l’amo? Ma si può essere più ciechi di quel ragazzo?” si ripeteva puntualmente la ragazza sedicenne dai capelli castani come il cioccolato e gli occhi dello stesso colore.
Shikyu era una ragazza di sedici anni abbastanza alta, non come una giocatrice di pallavolo, gli occhi e i capelli castano scuro, non era magra come una modella, ma portava una 42 piena, un bel seno e delle gambe lisce. Era di carnagione non tanto bianca né olivastra, si poteva dire che era più scura di una qualsiasi ragazza bianca, ma più chiara di una qualsiasi ragazza dalla pelle olivastra o scura.
Stava al primo anno del liceo della sua città. È proprio lì che si è invaghita di un ragazzo di un anno più grande, di una sezione diversa dalla sua. Lo aveva incrociato una volta per caso nella sala di computer. Non sapeva perché ma si recava sempre lì con dei suoi amici. Aveva deciso di cercare di incrociarlo di nuovo oltre quella volta, si appostò nella sala di computer e lo osservava confabulare con i suoi amici riguardo qualcosa, sembravano sempre essere molto preoccupati…
Il ragazzo, dai capelli scuri quasi quanto i suoi e dagli occhi dello stesso colore dei propri capelli, ogni tanto la guardava.
- Quella ragazza sa sicuramente qualcosa di noi - aveva detto allarmato ai suoi due amici coetanei dopo che la ragazza se ne andò dalla sala computer. Lui se n’era sempre accorto della sua presenza, ma non capiva come potesse trovarsi sempre in quella sala quando c’erano anche loro. I due amici all’inizio non ci fecero caso, ma dopo poco iniziarono a dare più ascolto alle parole dell’amico.
- Prova a parlarle - gli aveva suggerito l’amica - secondo me ha un debole per te! -
- Non credo… - aveva risposto lui - per me ha un debole per te, Yamato. -
- Possibile. Ora tutte le matricole mi vanno dietro. Non ci bastano quelle degli altri corsi… -
- Sì, è dura essere la fidanzata di un ragazzo così bello e popolare - ammise lei abbracciando un braccio al ragazzo biondo che arrossì leggermente. Non era ancora abituato agli eccessi di bontà dell’amica. Per carità, gli piaceva un sacco, ma non amava quelle esternazioni di affetto in pubblico, tanto più davanti a colui che aveva (o ha ancora?) un debole per lei. - niente in contrario che tu non sia un bel ragazzo, Taichi! - si affrettò ad aggiungere.
- Eh? - disse quest’ultimo interpellato, fingendo di cadere dalle nuvole - io…no…sì, cioè…scusa, di che parlavi? -
- Va bene, ci parlo io. Ho capito. - disse infine Yamato, rassegnatosi all’idea di un’altra pretendente tra i piedi.
Quel giorno le avrebbe parlato, per avvertirle di essere fidanzato e di non scocciarlo. Sapeva che poi sarebbe risultato antipatico, odiava farlo, ma era necessario, soprattutto se voleva continuare a stare con Sora.

Quello stesso giorno, Shikyu si era alzata dal letto e si era detta che stavolta era la volta buona che avrebbe finalmente parlato con lui. Il ragazzo che le faceva battere forte il cuore. O almeno era gradevole guardarlo.
Si mise la divisa con la gonna senza pieghe verde e la camicetta bianca a maniche lunghe con sopra una giacchetta verde, alla cravatta aveva fatto un nodo come ad un foulard e l’aveva attorcigliata intorno al collo, delle calze pesanti color carne, aveva indossato degli scaldamuscoli bianchi e le scarpe da ginnastica. Aveva raccolto i capelli in una coda laterale e si era messa un leggero velo di phard e mascara. Dopo aver messo le lentine e preparato la borsa, si decise che era pronta per andare a scuola.
Odiava le divise. Quelle maledette non ti permettevano di esprimere il tuo vero “io”, eri uguale a tutta la massa di alunni che si accingevano ad entrare al liceo. Però, che bello! Ormai stava al liceo. Era una liceale! Non sopportava più l’idea di avere ancora 14 anni e stare ancora alle medie, mentre in altri paesi alcune persone di quattordici anni stavano già al primo anno di liceo.
La madre le ricordava sempre di godersi questi anni da liceale. “Non torneranno mai più” diceva. E Dio solo sa quant’era sincera. Shikyu non le dava molto ascolto. “Ho ben tre anni davanti a me, mamma, non mi accorciare il tempo!” le rispondeva. Ma non si sarebbe mai immaginata che davvero il primo trimestre, che andava da Aprile a Giugno, era passato tra test d’ingresso, compiti in classe e a casa, amici e quel ragazzo che ti piace tanto! Il secondo trimestre era agli sgoccioli e prima di finire l’anno voleva scoprire i sentimenti di quel ragazzo. Le sarebbe interessato? Sperava fermamente in un sì.
“Oggi è il giorno della verità” si era detta mentre attraversava il grande cancello.
Eccoli lì. Centinaia di ragazzi, di tutto il quartiere, affluivano in quell’edificio senza rendersi conto che gli si stava negando di essere normali, gli si stava chiedendo di sopprimere il loro carattere. I più ribelli erano chiamati a raccolta dal vicepreside e venivano marchiati come “malfattori”. Ma malfattori di che cosa? Di preciso, di cosa erano colpevoli? Di voler far notare agli altri che erano contrari al conformismo? Era come vivere sotto un governo comunista. Tutto uguale per tutti. Ma non è giusto. Se non ci fosse la tassa della professionalità nel campo degli avvocati e della legge, tutti potrebbero permettersi un avvocato, e ai professionisti verrebbe tolta la clientela per qualche spicciolo in meno garantito dal figlio di un mafioso? Con il governo comunista un medico guadagnerebbe quanto uno spazzacamini, mi chiedo se sia giusto. Ma come si può vivere in tal modo? Perché si vogliono placare gli animi ribelli? Trovo che la vita e le persone siano belle perché sono così diverse. A volte ti fa piacere portare una divisa. La mattina ti svegli e ti vesti in fretta perché non perdi tempo a decidere cosa mettere quel giorno, oppure le persone più povere non si sarebbero notate poiché non vestono con vestiti di marca come farebbero le persone più agiate. Eppure, mi chiedo, è giusto? È giusto soffocare gli animi ribelli? Ma perché vengono definiti animi ribelli? Animi bollenti? Io credo che siano belli come quelli più placidi. Avranno anche i loro difetti, ma avranno di sicuro tanti pregi. L’umanità è bella perché è varia. Perché volete toglierle anche l’ultima scintilla di originalità e diversità? Già la nostra società è tutta acqua di uno stesso fiume. Persone stereotipate che vestono vestiti stereotipati. La personalità è rimasta l’unica cosa che ci distingue dagli automi. Se ci negate anche quella, saremo tutti uguali. Perché volere questo? Io mi rifiuto. Per questo alla divisa applico dei cambiamenti, anche a volte contro il regolamento. Come un maglione al posto della solita giacchetta, la cravatta legata al polso e degli accessori di bijoutteria.
Io sono diversa.
Tutti lo devono sapere.
Mi oppongo al conformismo.
Tutti lo dovrebbero fare.
Evviva la diversità!



 
 
 
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