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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ORANJE JUICE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: sumire7 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/12/2002 16:05:07 (ultimo inserimento: 20/01/03)

si può essere davvero felici? e se qualcuno trovasse la felicità, cosa accadrebbe? forse, la più grande caccia al tesoro dell`uomo finirebbe...
 
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VODKA AL MANDARINO
- Capitolo 1° -

Alle feste, dopo la mezzanotte, l’aria diventa inevitabilmente pesante. E Rem se n’era accorto da un pezzo, d’altronde ad uno come Rem, non sfugge proprio niente. Quella sera riuscì a capire, addirittura, che era arrivato il momento d’intervenire, perché l’aria ara davvero insostenibile.
E mentre il cervello di Rem si sforzava di pensare a come sarebbe potuto entrare in azione, per togliere il culo del cugino dai guai, Stefano e Michele, seduti ad un tavolino unto, continuavano a bere tequila a grandi sorsi, per dimostrare quanto fossero uomini. Naturalmente, il primo che cede, è una merda.
Essere considerato una merda a diciassette anni, significa, più o meno, camminare con una busta di carta sulla faccia per tutta la vita. Rem era una merda anche se non aveva mai partecipato a gare del genere, oh no, Rem non beve alcolici (almeno fino a quella sera), al massimo la Coca Cola, ed è già tanto, con tutta la caffeina che contiene. Rem è una merda perché porta gli occhiali, è miope, brutto affare! Rem è magro, troppo magro, e gli unici tornei che vince sono quelli di scacchi. Rem vive a corte di qualche Re circondato da alfieri, cavalli e pedoni, e se si trovava a quella festa era solo per colpa di Stefano, che sperava di farlo scopare con qualche bella ragazza, una come Andreyna, magari, così “ti rilassi”, diceva. Il suo vero nome è Romeo, Rem è il nomignolo che gli ha dato il cugino. Rem è uno studente modello, il 'cocco’ dei professori… una vera, grandissima merda.
Rem aveva un brutto presentimento sin dall’inizio, “è da quando ho messo piede qui dentro che non mi sento tranquillo, Stefano. Andiamocene a casa.”
“Oh, no! Ho detto ad Andreyna che saresti andato da lei, stasera. Ti aspetta nel sottoscala… andiamo, divertiti un po’, okay?”
Ma come poteva divertirsi, Rem, di sabato sera, a mezzanotte passata, con quella musica assordante nelle orecchie, con la puzza di fumo, alcool, la birra che (per la prima volta) gli ballava nel cervello con una dama d’onore, tonda, piccola, rosa, acida…?
Stefano, era tutta colpa sua, e adesso si metteva a fare il grand’uomo con il suo rivale per eccellenza, Michele, a chi beveva più tequila. E tutto era cominciato per una ragazza, Miriam.
Ma Miriam non era una ragazza qualsiasi, lei sì che era una ‘tosta’. In tutti i sensi. E se per tosta s’intende ‘soda’, allora è proprio l’aggettivo adatto. Seni che non avevano bisogno di alcun reggiseno, gambe lunghe, fondoschiena invitante, come può essere invitante una coppa di gelato piena di panna montata per un bambino goloso. Capelli ricci e biondi, occhi verdi e labbra gonfiabili (a seconda dei gusti). Senza contare che Miriam amava attizzare il fuoco, in qualsiasi occasione, e se lei era la causa del litigio, ancora meglio. E quando due diciassettenni, alla continua ricerca dell’eros, si trovano di fronte una come Miriam, lo scontro è inevitabile.
Michele: io amo Miriam, non la lascerò ad un ragazzino donnaiolo come te.
Stefano: non sono un ragazzino e Miriam me la prendo quando voglio, potrebbe essere anche tua moglie. Prima o poi mi farò anche quella.
Queste erano state le battute che avevano preceduto la sfida all’ultimo sorso, e quando c’è una sfida come questa in giro, le voci si diffondono facilmente.
Dieci minuti dopo, gli invitati alla festa, erano triplicati.
Ma Rem doveva fermare quello scempio, anche a costo di prendere una menata da 189cm d’altezza per 87kg di peso (tutti muscoli, signori). Sicuramente ci avrebbe rimesso gli occhiali… sì, probabilmente anche qualche costola, ma quando la birra, accompagnata da pasticche colorate con su un teschio “pericolo di morte”, comincia a circolare nel sangue fino ad arrivare nel cervello: “Questo schifo fa effetto”.
“Stefano, smettila di fare cazzate… andiamo a casa…” aveva pensato avvicinandosi al tavolo incandescente, puzzolente d’alcool.
1… 2… 2… i bicchieri sul tavolo dovevano essere circa dodici, ma Rem non ne vedeva più di due. Sei bicchieri a testa (bicchieri, non tazzine), sporchi di tequila.
“Sono a sette! Allora, Michele…” commentò Stefano, prima di cadere a terra in una pozza di sudore e mozziconi di sigarette.
Rem stette a guardare distante, poi si decise ad accovacciarsi accanto al cugino sbronzo. Gli prese il braccio, se lo mise intorno alle spalle sottili e si tirò su.
“Ciao a tutti,” disse incamminandosi verso la porta deluso.
“Romeo! Tuo cugino è una merda.” Urlò Michele prima di versarsi un altro bicchiere di tequila, la stessa merda che aveva steso Stefano in (soli) sette bicchieri.
“Mi hai sentito quattrocchi? Tuo cugino è una MERDA, capito?”
Sì, certo, una merda, ma in fondo cos’è una merda?
“Cosa fai? Non difendi il tuo caro Stefano? Eh? Anche tu sei una merda, brutto stronzo quattrocchi…”
Non devi reagire… non devi reagire… non devi reagire… non devi reagire…
Ma Rem non avrebbe reagito nemmeno se se lo fosse trovato davanti all’improvviso, come ora. Nemmeno se gli avesse sferrato un violento pugno nello stomaco facendogli volare gli occhiali dal setto nasale, come ora…
“Ehi, Michele. Lascia stare Rem…” balbettò Stefano inginocchiato a terra con il volto tra le mani e la tequila che passava dal cervello allo stomaco e dallo stomaco al cervello…
A questo punto deve arrivare, per forza, l’eroe della situazione a mettere fine alle ingiustizie e a riportare sulla retta via Rem e Stefano (per quello che si poteva recuperare).
Il nostro eroe è una ragazza.
Zinat.
Zinat si trovava a quella festa solo per volere di Rem, che le aveva chiesto aiuto prevedendo di un giorno quello che sarebbe potuto succedere.
“Stefano, che diavolo fai?”
“Chi sei? Un angelo?”
“Sembri un cadavere, Michael Jackson in confronto è un adone!”
“Spiritosa.”
“Andiamo a casa… rottame.”
“Meno male che sei venuta Zinat.” La ringraziò Rem mentre l’aiutava a raccogliere i resti di Stefano sparsi sul pavimento.
Si avviarono verso la porta e Zinat, voltandosi verso Michele: “Mi fai schifo, sei una vera merda.” E si allontanò soddisfatta.
Ormai Michele era un uomo finito, essere chiamato ‘merda’ da Zinat, significava essere condannato all’umiliazione per tutta la vita da liceale trascorsa nei bagni a fumare sigarette.
Perché Zinat è straniera, perché Zinat è indiana, e non nordamericana, indiana dell’India (perché spesso si è trovata a dover chiarire la differenza tra indiani e indiani indù). Il suo fascino esotico zittisce tutti. E poi, chi non vorrebbe essere amico di una straniera di questi tempi, giusto per mostrare che non si è razzisti? Ah, tanti, tanti…
E come resistere a quella pelle color cioccolato, a quella bocca carnosa, a quegli occhi carbone, a quei capelli lunghi e lisci, nerissimi? Per non parlare del suo strano accento, del suo corpo sottile, dei suoi seni ritti, delle sue mani affusolate… come resistere?
Zinat, sbarcata in Italia all’età di undici anni, eccelle a scuola, nello sport, è popolare, è atea, è bella, è educata con i professori, è simpatica, è spietata con i nemici, fa buon uso del suo innato sarcasmo, e, soprattutto, nessuno è riuscito a fare breccia nel suo cuore. È straniera… è abituata ad altre cose… è troppo cinica. Così si scusavano quelli che con Zinat (praticamente tutti), avevano fatto un buco nell’acqua.
“Vi accompagno a casa?” aveva chiesto Zinat mentre trascinava Stefano appeso sulle sue spalle.
“No!” rispose Rem che cercava di distogliere il suo sguardo dagli occhi di Zinat. “No, Stefano ha detto ai suoi che era andato a casa di un amico, se lo vedono così gli prende un colpo.”
“E i tuoi, lo sanno che eri alla festa?”
“No, credevano che fossi da un amico, con Stefano, naturalmente.”
Zinat lo guardò attraverso gli occhiali appannati e sospirò, delusa da quei due grandi ‘uomini’.
“Sentite, solo per stavolta, vi faccio stare a casa mia. La mia famiglia non c’è… ma che non vi vengano in mente strane cose, soprattutto a te!” disse dando un pugno sulla testa di Stefano, come se ci avesse capito qualcosa. “E cerca di non vomitarmi sul pavimento…”





*




Dopo un sabato sera come quello, la domenica, è sempre tragica. Mal di testa, dolori di stomaco, alito pesante e impulso continuo di vomitare.
“Come ti senti?”
“Uno schifo… ma quanto ho bevuto?”
“Abbastanza da buttarti giù così. Ieri notte hai vomitato anche l’anima.”
Rem, sbucò tentennante dal corridoio pulendosi gli occhiali sulla maglia.
“Grazie, Zinat, se non ci fossi stata tu… non so cosa avremmo fatto.”
“Siete i soliti imbecilli, vi mettete sempre in guai come questi, ma quando crescerete? Poppanti.”
Stefano, mortificato e ferito nell’orgoglio per aver preso una ramanzina da ‘sorella maggiore’ proprio da una ragazza come Zinat (ma soprattutto da una ragazza che non fosse sua sorella), si alzò barcollando.
“Dove vai? Sei ancora mezzo sbronzo.”
“Cazzi miei, Zinat! Me ne vado a casa... ma come fai ad ascoltare questo schifo a quest’ora della mattina?” (si riferiva al disco degli Incubus che Zinat aveva messo).
“Sono le undici, non è l’alba. E poi questo schifo a me piace.” Disse alzando gli occhi al soffitto.
“Certo, a te piace solo questa musica incasinata e incazzata… è per questo che sei isterica!”
“Stefano! Zinat ci ha tolto dai guai, a quest’ora saremmo già belli che morti, devi ringraziarla, non trattarla così.”
“Lascialo perdere, chi se ne frega di quel buffone di corte, è bravo solo a parole, la verità è che non ha palle. Se fosse stato un VERO UOMO” e sottolineò vero uomo con una mimica perfetta dell’atteggiamento di Michele, “non avresti accettato una gara assurda come quella della tequila, e poi quella è roba superata!” disse rivolgendosi a Stefano.
Rem raggiunse il cugino alla porta, ringraziò ancora Zinat e uscì imbarazzato.
Stefano è uno fatto così, non poteva dire in giro che aveva passato la notte da Zinat a vomitare, invece di saltarle addosso. Quando si sarebbe sparsa in giro la voce (perché era logico che entro un paio di giorni la notizia si sarebbe sparsa in giro per l’istituto), la fama di Stefano d’accanito sciupafemmine, di donnaiolo, dongiovanni, seduttore, farfallone, playboy… insomma, sarebbe crollato tutto inesorabilmente!
Nessuno era riuscito a farsi Zinat, lei era vergine, casta, immacolata, e incredibilmente sexy da lasciare l’amaro in bocca al solo pensiero di aver passato una notte in casa sua senza aver concluso niente, nemmeno un bacio. Rem, aveva ormai capito la situazione. Stefano era ferito dentro e avrebbe preferito passare la notte in strada o prendersi la solita predica dai genitori, che sapere di essere un perdente, una merda… una merda che passa la notte a vomitare tequila nel cesso quando, nella stanza in fondo al corridoio, dorme indifesa (per quanto può essere indifesa Zinat), in short e canottiera, una ragazza bellissima, dal fascino esotico.
Rem capiva il motivo per cui Stefano era così arrabbiato, ma non riusciva a capire cosa stesse provando fino in fondo, Rem non era il tipo da provare certe cose, ma questa è un'altra storia…

 
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