- Capitolo 1° -
Vagava… la lunga veste era stata ormai divorata da fameliche siepi e le grandi ali piumate si reggevano a stento sulla sua schiena.
Il corpo pallido e martoriato si muoveva per inerzia e il suo volto, vuoto, portava i segni della sofferenza, della penitenza, dell’amore.
Continuava a camminare, le lunghe gambe ossee si spostavano una davanti all’altra in un movimento meccanico, banale, ma unico segno di vita.
Le ali un tempo dimostrazione della sua superiorità, erano adesso un peso e come due macigni strisciavano sulla terra sporca e bagnata, logoravano i due piccoli ossicini all’altezza delle scapole, portando dolorose conseguenze.
Dolorose come pugnalate.
Le pugnalate.
La sofferenza.
L’amore.
L’amore. Sentimento oramai dimenticato. Nella sua mente ne era vivido il ricordo, ma tornare a sentirne l’effetto era impossibile.
La sofferenza. Sentimento che lo teneva in vita e signore del suo corpo.
Quel essere pallido e scheletrico, privo di sesso, continuava il suo meccanico andare, senza meta vagava inosservato.
Ultimo della sua gente assisteva indisturbato il mutare del tempo e delle stagioni, la vita che muore, la terra che sprofonda nell’abisso delle tenebre.
L’essere immortale avrebbe assistito alla fine del tutto, questo era il suo fardello…
questo era il suo scopo.
Resistere fino a quando anche l’ultimo abitante della terra sarebbe caduto.
E all’ora, solamente all’ora, avrebbe potuto porre fine alla sua sofferenza.
All’ora anche l’ultimo abitante del cielo sarebbe caduto.
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