PROLOGO
- Capitolo 1° -
Io e te…
Prologo
24 dicembre.
È sveglio. In realtà non ha dormito affatto. La radio è accesa in cucina su Nerima Jukebox. Uno lo vivi uno lo ricordi. che razza di slogan é? Cosa c’è da ricordare? Ha mal di testa e gli occhi gli fanno male. Si gira nel letto.
Dalla cucina vengono dei rumori. I suoi genitori stanno facendo colazione. Passa del tempo e sente sua madre lavare e mettere a posto le stoviglie per poi prepararsi. Devono sbrigare ancora parecchie cose. Ci sono persone che hanno da fare anche nei giorni di festa. Sente sbattere la porta. I suoi sono usciti. Prova un senso di sollievo.Ha bisogno di stare solo. Poi una strana sofferenza lo prende. Non ne ha bisogno. È solo. A quell’idea si sente ancora peggio. Non ha fame, non ha sonno, non prova nulla. Rimane così a pancia in giù, non sa neanche per quanto tempo.. A poco a poco rivede quella stanza in giorni felici.
Quante volte con Akane erano stati su quel letto a chiacchierare, a farsi il solletico o semplicemente abbracciati scambiandosi ogni tanto qualche bacio, ancora timidi e inesperti guardando il cielo,la pioggia o le stelle, da quella finestra, ugualmente felici che facesse caldo o piovesse. Accarezzandole i capelli incuranti di cosa accadesse fuori, malgrado le guerre, i problemi del mondo. Ranma si gira di nuovo nel letto, guardando il soffitto, quante volte a malincuore era arrivata l’ora di andare via, riaccompagnarla a casa. Allora silenziosi e vicini si incamminavano lungo la strada scambiandosi ogni tanto qualche sorriso.
Dove sarà in questo momento? È perché prova una stretta al cuore?
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Nei giorni di festa si mette a posto la camera, ci si sente più allegri o più tristi. Non si sa dove mettere alcuni pensieri, “Nabiki questa la vuoi? Se no la butto” Nabiki guarda la sorella. Akane è sulla porta della sua stanza con una maglietta gialla in mano.
“No lascia la metto io”
“Ma è tutta scucita”
“La faccio mettere a posto”
“Come vuoi” Akane la lascia su una sedia. Nabiki la guarda uscire dalla sua camera.
Quante volte io e Akane abbiamo litigato per quella maglietta?! Non avrei mai pensato che la buttasse. Lascia perdere quel pensiero e continua a fare i conti con la sua fidata calcolatrice. I polli da sfruttare sotto natale sono maggiori. Akane sta finendo di liberare l’armadio quando entra sua sorella maggiore. Ormai è come una madre per lei..
“Brava hai tolto un sacco di roba”
“Si, tieni, questa è tutta da buttare. Non la vuole neanche Nabiki.”
Kasumi prende alcuni vestiti posati sulla scrivania.
“Ne farò un pacco per i poveri.Dovrebbero passare oggi a ritirarli. Più tardi usciamo insieme?”
“Non lo so Kasumi” Akane arrossisce leggermente.
“Come vuoi non ti preoccupare”
Kasumi sorride ed esce dalla camera.
Akane continua a mettere a posto le sue cose,quando vede la cintura nera del suo ji.
Quanto tempo è passato e quante cose sono cambiate. Akane sospira mettendo a posto il secondo cassetto. Ma non ci vuole pensare ci sono cose più importanti nella vita. Ma di quelle cose così importanti non gliene viene in mente neanche una. Forse perché non ci vuole più pensare, perché è più comodo così. Forse perché non c’è ne sono poi così tante. Ed ecco davanti agli occhi ora un vestito sul quale lui ha riso.
…………
“Come sei sexy questa sera”
………..
Uno dopo l’altro arrivano i ricordi , implacabili, malinconici e tristi, lontani .
La sera in cui si è dichiarato, le stelle nei suoi occhi, così intensi e profondi. Poteva perdersi nel mare tempestoso delle sue iridi.
Ma come ha detto non ci vuole pensare.
Akane va alla finestra e guarda fuori, alcuni alberi insieme ai tetti delle case sono ricoperti di neve. È natale. Bisogna essere buoni. Forse dovrei chiamarlo. Quante volte però sono stata buona? quante volte l’ho perdonato? Si ricorda delle mille discussioni che hanno avuto. Il loro modo diverso di vedere le cose, le litigate, il dolce fare pace sperando che tutto potesse migliorare.
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Ranma guarda la teiera sul fornello. L’acqua ancora non bolle. Alza un po’ la fiamma. Vicino c’è ancora un po’ di cenere. Un ultimo pezzo di foglio ingiallito. I suoi amati rotoli. Con tutte le tecniche segrete. Erano d’inestimabile valore.
Li aveva rubati una di quelle sere ad Happosai. Dopo averlo fatto ubriacare con del sakè si era introdotto, nel silenzio più assoluto, nella sua stanza, filandosela dopo averli presi.
Li aveva bruciati tutti quella sera dopo la “chiacchierata”. Era lì a guardare i colori e le scritte bruciare accartocciandosi nella fiamma. mentre frasi di maestri sconosciuti si dissolvevano nel fumo. Poi è era entrato suo padre.
…………….
“Ma che stai facendo? Ma sei cretino? Stai bruciando tutti i rotoli”.
Genma ha cercato di spegnere quella fiamma ormai troppo alta ma lui l’ha fermato “Ranma ma ti ha dato di volta il cervello? Poi come facciamo? Queste cazzate falle con qualcos’altro di meno importante”
Ranma non ci ha visto più. L’ha sbattuto contro il muro, vicino la finestra. Gli ha messo una mano sulla gola strozzandolo quasi. Genma ha perso gli occhiali che volarono lontano, per terra, rompendosi. Poi Ranma si è calmato. L’ha lasciato andare. Genma ha raccolto i suoi occhiali rotti ed è uscito in silenzio, senza dire nulla. Ranma è stato ancora peggio.
Ha sentito sbattere la porta di casa ed è rimasto lì a fissare tutte le sue tecniche segrete che bruciavano rovinando la cappa della cucina, soffrendo come non ha mai sofferto. Solo come non è mai stato.
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Note: i primi tre capitolo di questa fanfic sono ispirati al romanzo di Federico Moccia... i rimanenti invece escono tutti dalla mia testolina.
spero di ricevere un sacco di commenti!!!
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