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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ANIMA DI VAMPIRO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: chary galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/09/2006 17:52:50 (ultimo inserimento: 17/11/06)

una ragazza mortale, per quanto calda e fremente, può sciogliere il cuore di un vampiro? vera ha solo un desiderio: una famiglia, con il suo alexander
 
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I PRESENTIMENTI DI VERA
- Capitolo 1° -

ANIMA DI VAMPIRO

- mi è stato fatto notare che il primo paragrafo di questo capitolo è un po'... spinto. Quindi se qualcuno ha problemi di cuore e leggere di due che fanno l'amore lo sconvolge... forse è meglio che lo salti.

CAPITOLO PRIMO
I PRESENTIMENTI DI VERA

Lentamente, la lingua umida e morbida di Alexander lappò il palato di Vera , strappandole un sussulto. Il cuore della giovane bruciava. Dopo tante sofferenze, dopo tante battaglie, poteva finalmente assaporare le labbra fredde a fragranti del suo Alexander. La mani del Vampiro le si strinsero attorno ai fianchi e, pigramente, la gonna iniziò a scivolarle lungo le gambe. Poi lui interruppe la calma apparente e, con un colpo violento e vibrato con forza, le strappò la camicia di dosso, gettandola a terra. Premendo contro le spalle della giovane la gettò sul letto sfatto, fra le lenzuola bianche ed i cuscini. Quando Vera cadde indietro, dal materasso si alzò una leggera nuvola di polvere, che la fece tossire. Ma Alexander, rapido come un falco, le era piombato sopra, inchiodandola contro il letto. Lei gemette qualcosa ma lui non rispose. Lentamente, languidamente, iniziò a percorrere con la lingua le linee del suo giovane corpo, sentendo il vivo pulsare del sangue di lei. Poi la penetrò, con un unico, singolo scatto. Un movimento. Un grido proruppe dalle labbra di Vera. Alexander lo fece di nuovo, con maggior delicatezza, stringendole le mani e poggiando il proprio petto sul suo seno.
- Ti amo, Alex.- sussurrò lei
- Anch’io, Vera.- lui la baciò possessivamente sulla bocca, accarezzandole il palato con la lingua, con una lingua fremente ed in perenne movimento.
Infine la penetrò per la terza volta, spingendolo fino in fondo, strappandole gemiti di piacere.
Ed alla fine, dopo un paio di secondi in cui la bocca di Alexander premette su quella di Vera togliendole il respiro ed impedendole di urlare, l’orgasmo giunse.

La mattina seguente, quando il sole ormai era sorto da tempo, ed Alexander si era rinchiuso nella sua bara di ebano nero, Vera si svegliò. Inizialmente ricordava poche cose. Ricordava di essere scappata con Alexander, di essersi fermarti in una locanda, di essersi amati... poi ricordava una grande stanchezza che prendeva possesso del suo corpo, e le membra che le divenivano pesanti. Ricordava che le labbra di Alexander le avevano sussurrato la parola “Amore” sulle labbra e poi lui l’aveva accarezzata, lasciandola sola con il proprio silenzioso congedo
- A domani notte, amore mio... ... ...-
Si rese conto di aver fatto l’amore con un Vampiro, di essere giaciuta fra le sue braccia, di essere stata viva e fremente contro il suo petto.
Si alzò, andando davanti allo specchio. Indossava una camicia da notte bianca, sottile data la stagione estiva, che le metteva in evidenza il seno ben modellato ed il corpo snello. Vera aveva lunghi capelli castano scuro, mossi, che le cadevano lungo la schiena e davanti ad un viso che si tingeva di rosso con troppa facilità. Aveva due grandi occhi smeraldini, che avevano fatto innamorare perdutamente il suo Alexander.
Rimase davanti allo specchio alcuni minuti, a studiare il proprio corpo poi, improvvisamente, sentì come una consapevolezza, una sorta di presagio.
Ed in quel momento lo sentì dentro di sé.

La notte seguente Alexander attendeva Vera nella sua stanza. La giovane aveva appena terminato di cenare e, quando tornò su, trovò il Vampiro ad attenderla, immobile, privo di vestiti, sopra il letto
- Alex... dobbiamo parlare.-
- ... dopo.- sussurrò lui, languido.
- No, adesso.-
- Vuoi togliermi tutto il divertimento.- Lentamente, il Vampiro si alzò e le si strusciò contro, facendola sussultare. La pelle fredda di lui era così morbida, e le sue labbra si stavano chiudendo sopra uno dei suoi piccoli capezzoli. Alexander glielo morse con delicatezza, senza farle male ma allettando al contrario la sua passionalità. Alla fine Vera cedette.
- Va bene, parleremo dopo.-
E di nuovo Alexander la possedette, la sentì tremare contro di sé e sentì i suoi baci dare di nuovo vita ad un cuore morto ormai da tanto tempo.
Quand’ebbero finito, Vera, ansimando, tirò il lenzuolo sopra il proprio corpo, mormorando
- Adesso dobbiamo parlare, Alexander.-
- Va bene, parla.- sospirò lui
- Tu mi ami?-
- Ti amo.- come ulteriore conferma, il Vampiro la baciò prepotentemente.
- Aspetta, Alex! Tu... vuoi una famiglia?-
- ... che intendi dire?-
- I Vampiri possono avere figli?-
- Non che io sappia.-
- E.... con un Mortale?-
- C’è una piccola possibilità, perché solo uno dei due è “vivo”... non è quasi mai successo.-
- Mi preoccupavo... se tu scoprissi che non possiamo far parte dell’eccezione?-
- Ti amerei comunque, Vera, te lo giuro.-
- E allora sia quello che sia.-
Ed i due si scambiarono un bacio che non aveva nulla di violento, nulla di teso, e che a Vera apparve come il più morbido che fosse mai riuscita a strappare alle labbra di Alexander.

La mattina seguente la giornata di Vera iniziò sotto una luce strana e misteriosa. Dopo la notte con Alexander, la ragazza aveva voglia di tornare ad una vita normale.
Si vestì quindi ed uscì a passeggiare nel suo monotono e confuso medioevo.
Il villaggio dove si era fermata assieme all’amante era piccolo ed isolato, perso fra le montagne, e faceva parte del feudo di un vecchio duca che raramente si recava in quella zona.
Le vette dei monti si stagliavano protettive verso il cielo e, spontaneamente, Vera si portò una mano alla pancia. Sospirando, si diresse verso il pozzo.
Quando vi arrivò colse una margherita e la lasciò cadere dolcemente nell’acqua, osservando le increspature che produceva.
Sola e malinconica per un motivo a lei stessa ignoto, Vera cantò

“Sono la Dama del Giglio Bianco,
E chiunque oda questo mio canto,
Dica all’amore mio mai stanco,
Che son la Dama del Giglio Bianco.
Mi è stato vietato di procreare,
E le mie labbra non posson baciare,
Mai un bambino potrò cullare,
Perché mi è vietato di procreare.
Dell’amante mio l’ardore
Ieri notte ha colto il fiore,
Fiore di Verginità,
Che mai più rifiorirà.
Sono la Dama del Giglio Bianco
Sono accusata di tradimento,
E il padre mio, che mai fu contento,
Disperde le ceneri mie nel vento.”

La margherita, improvvisamente, andò a fondo, come sopraffatta da un’onda invisibile.
E, dalle acque, sorse un simbolo.
Due mani pallide e bianche, dalle dita affusolate e le unghie lunghe, stringevano in mano un amuleto d’oro, cesellato da mani esperte, ma ricoperto di sangue.
Poi l’immagine scomparve, sostituita da quella di un bel giovane dai folti capelli ramati.
Ed il volto del giovane divenne di nuovo quello di Vera.

- Signora...- la chiamò una voce di bambino – Signora state bene?- infatti Vera era pallidissima, tremante, e la sua voce, quando parlò, era poco più di un flebile gemito
- ... mio Dio.- mormorò
- Signora?-
-... ... ...- poi, Vera svenne.
In sogno le apparvero molte cose che non si potevano semplicemente riflettere nelle acque di un pozzo. Vide di nuovo la scena, ma con qualche particolare diverso. Oltre le mani pallide e scheletriche c’era il volto preoccupato di Alexander, con i capelli neri spettinati ed il volto stanco. Qualcuno, probabilmente sotto le mani, gridava. Una voce di donna.
Improvvisamente le mani cessarono il loro lavoro ed alzarono il medaglione d’oro, reso ancora più splendente dal sangue che inondava ogni singola cesellatura.
Poi di nuovo il vuoto, ed il volto del giovane dai capelli di rame.
Ma anche quel viso stava per scomparire, e la parte cosciente di Vera si aspettava di rivedere di nuovo sé stessa, ma stavolta vide Alexander

- Vera!- era proprio Alexander. Ma non era più un sogno. Tutto era reale, tutto era vivo. Il sole del pomeriggio splendeva dietro alle finestre chiuse. Era reale il letto sotto di lei, e lo straccio bagnato posto sulla sua fronte. - Vera, come stai?- la voce del Vampiro era stanca e la mente offuscata di Vera comprese che era stato svegliato dal suo Sonno all’improvviso. Da chi?
- Alex... sei tu?-
- Sono io, amore. Come ti senti?- per la prima volta c’era dell’ansia nella voce del suo appassionato amante. Vera si sentiva ardere per la febbre, e sentiva appena le mani fredde di Alexander le l’accarezzavano.
- Dove siamo?- volutamente non aveva risposto alla domanda del suo amore. Non sapeva come si sentiva. Non aveva nessun dolore fisico, a parte un senso di gonfiore all’addome, ma i suoi presentimenti non l’abbandonavano e la visione che aveva avuto non la tranquillizzava
- Siamo alla taverna, Vera. Siamo al sicuro.-
- Stavo cantando. Ero felice. Improvvisamente... il sogno...-
- E’ tutto finito, amore. E’ stato solo un incubo. Abbiamo mandato a chiamare il medico.- infatti un secondo uomo stava immobile in mezzo alla stanza. Era sui cinquant’anni, basso ed un po’ ingobbito. Ma era il medico del paese e, anche se pareva più adatto a fare il guardiano dei maiali, non c’era nessun’altro a cui rivolgersi.
L’uomo visitò Vera e le prescrisse impacchi d’acqua fredda per la febbre ed un’erba. Erba che finì nel caminetto non appena Alexander fu certo che l’uomo se ne fosse andato.
- So io come curarti, Vera. Ti porterò da una persona che di certo sa come fare per farti stare meglio.-
- Alex... non ce la faccio neppure a camminare.- protestò debolmente Vera
- Ti ci porterò io.-

La notte seguente, Alexander entrò nella camera di Vera, la prese fra le braccia ancora addormentata e, una volta sceso, la caricò sul suo cavallo dal manto plumbeo e dagli occhi altrettanto tetri.
Cavalcò per un’ora circa, poi raggiunse un castello in rovina. Senza smontare da cavallo, entrò, e chiamò a gran voce
- Nicolaj! Ho bisogno di te!- un secondo Vampiro apparve da una scalinata di pietra. Aveva lunghi capelli castani, morbidi al tatto, e gli occhi azzurri semi nascosti dalle lunghe ciglia. Indossava una lunga tunica di stoffa leggera con i bordi dorati.
- Alexander!- lo accolse, allargando le braccia – Sono felice di rivederti.- ed i due si abbracciarono.
- Ho di nuovo bisogno del tuo aiuto... fratello mio.-

 
Continua nel capitolo:


 
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