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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: E SE IL FINALE FOSSE DIVERSO?
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: rena-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/09/2006 20:20:45

ormai le uniche persone che mi erano care non ci sono più...sorrido, come non facevo da quel giorno funesto. ora è veramente finita, per tutti...
 
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- Capitolo 1° -


L’acqua è limpida, di un celeste che non avevo mai visto.

Così pulita e pura.

Le bianche onde che si infrangono sugli scogli sottostanti a me.

Il sole, ormai quasi sparito all’orizzonte, è di una tonalità rosata che si riflette sull’acqua cristallina formando un insieme di colori che fanno sembrare il paesaggio irreale.

Sembra un quadro, un dipinto dove l’artista ha donato il cuore, dove ha impresso le sue emozioni su tela trasformandole in un magnifico tramonto.

I gabbiani che volano in cielo danno un tocco di vita incorniciando questo bellissimo quadro.

Questi uccelli bianchi che volano così veloci da lasciare una scia al loro passaggio su questo ammasso d’acqua chiamato oceano; gli uccelli sono il simbolo della libertà perché possono volare senza nessuna regola o proibizione, possono andare dove vogliono spiegando le ali.

Ma chi l’avrà deciso che gli uccelli sono liberi?

Volano tranquilli nel cielo e anche senza una terra da raggiungere sanno trovare il modo di riposarsi le ali, però…

Forse…

Non è importante avere le ali, infatti ciò che rende libera ogni creatura è avere un luogo dove fare ritorno.

O almeno è quello che penso io.

Queste parole mi sono state dette da un vecchio amico, tempo fa…

Io non mi sento libero, posso andare dove voglio e fare quello che voglio ma, anche davanti questo bellissimo paesaggio da togliere il fiato, io non mi sento libero.

Non avere un posto dove tornare non è essere liberi ma solo essere abbandonati.

Io sono stato abbandonato a me stesso.

Non so cosa farò domani o dove andrò stasera, per questo ho deciso di farlo.

Ho recato troppi danni.

Ho ucciso troppe persone e come è giusto che sia devo pagare.

Devo pagare le mie colpe.

Oramai le uniche persone che mi erano care non ci sono più.

Non so dove mi porterà il mare…

In un’altra vita magari migliore o, più probabilmente, peggiore, dal Creatore o semplicemente in un sonno eterno.

Non importa.

Voglio solo andarmene da qui.

Abbandonare tutto.

Lasciare che il mio corpo venga trascinato dal mare e purificarmi con la morte.



Un ragazzo castano con degli incredibili occhi dal colore di giada è in cima ad una scogliera, i ricordi affiorano mentre, portando in alto le braccia, si lascia precipitare giù.



Il viso di una giovane ragazza castana e con gli occhi verdi anch’essa, passa nella sua mente, una ragazza che è morta facendolo diventare un demone.



Il viso di un ragazzo, quello che era diventato il suo migliore amico, gli occhi spenti, vuoti; un ragazzo che era morto per svolgere il suo compito, era morto immerso nel cremisi, il colore che odiava.



Un viso marchiato dalla buddhità del chakra scarlatto che portava sulla fronte, lui che diceva di non avere legami con nessuno e di non volerli, è morto per proteggere la persona a lui più cara, quella che lo riteneva il suo sole.



Infine il ragazzino che è impazzito per aver perso la sua unica luce, si è auto-distrutto sigillandosi in una caverna di roccia e riducendosi ad una bambola senza vita.



Non ricordo bene.

Avevamo ripreso tutti i sutra, mancava solo quello di Gyokumenkoushu così abbiamo finalmente deciso di affrontarla, siamo andati da lei e ci siamo scontrati.

Ovviamente quella donna aveva vigliaccamente lasciato combattere i suoi sottoposti che non si erano risparmiati a tentare seriamente di farci fuori, sembrava che tutto andasse come sempre, senza né vinti né vincitori quando…



Urli.



Gli occhi che sperammo non ci dicessero la verità.

Il corpo di Gojyo senza vita, immerso nel sangue.

Ero sicuro che sarebbe stato quello che avrebbe vissuto più a lungo…mi sbagliavo.

Un dolore profondo al petto per aver perso un amico, una persona cara, per la seconda volta.



Poi l’attacco di Kogaiji contro Goku e l’urlo straziante della saru.

Sanzo insanguinato mentre diceva che non si era pentito di averlo fatto.

Ci tenevo a vederlo un giorno con un’altra espressione oltre quella d’indifferenza che tiene sempre ma non volevo che fosse sofferenza, tristezza e neanche che fosse un sorriso.

La felicità di aver capito che morire per una persona a cui vuoi bene può essere una cosa giusta, che morire per salvare qualcuno poteva essere una cosa bella.



Goku che spezzò il dispositivo di controllo, straziato dal dolore di aver perso la sua unica fonte di luce.



Lacrime salate.

Sue per aver perso l’unica cosa per la quale fino a quel momento viveva, mie per aver anticipato che quella sarebbe stata una strage per entrambe le parti.



Riuscì a vincere ma…uccise tutti.



Svenne non reggendo il troppo dolore, sia fisico ma soprattutto psicologico.

Presi il sutra per non rendere vane quelle uccisioni, mi appoggiai il corpo di Goku sulle spalle ed uscii dal edificio in rovina.



Si risvegliò con il corpo da demone ma la mente non era cambiata, era il Goku di sempre che purtroppo ricordava tutto quello che era successo.



Lo sguardo vuoto, vacuo.

Sperava fosse stato un sogno ma il mio viso gli fece capire che era tutto vero e che Gojio e Sanzo erano morti realmente.

La sofferenza colpì entrambi come un pugnale che si conficcò indelebilmente nei nostri cuori ma il piccolo cuore del demone eretico era troppo debole per sopportarlo.



Non volle più vivere.

Ed io lo capii.



Altre lacrime insieme al dolore della consapevolezza di quello che era successo.



Portammo l’ultimo sutra al consiglio degli anziani, non volemmo ricompense né nient’altro, il nostro dolore era l’unica cosa che ci accompagnò e, a meno che non fossero stati capaci di far resuscitare i nostri compagni, non avrebbero potuto esserci utili in nessun modo.



Goku non resse e decise di sigillarsi, per sempre.

Le sue ultime parole prima di rinchiudersi dentro quella fredda caverna, ghiacciata e fatta di pietra come il suo cuore, furono come di malinconia e con un sottointeso “addio”.



“vi vorrò bene per sempre”



Come la caverna da cui era stato salvato dal suo sole…

Parole accompagnate da altre lacrime, da altra frustrazione, lacrime che scesero da occhi sofferenti ormai privi di vitalità, privi di ogni gioia di vivere, privi di un significato per rimanere su questa terra.



Dolore.



Solitudine.



Perché io ero ancora vivo?



Lacrime versate e troppe da ricordare tutte, quindi anche dimenticate.



Odio verso me stesso.



Odio verso tutto quello che era successo.



Tristezza.



Perché non ero riuscito a fare nulla?



Ora il mondo era salvo.



Ma noi?



Noi siamo morti.



Chi carnalmente chi psicologicamente, sapevamo che sarebbe stata dura ma non avremmo mai immaginato fino a questo punto.



Non ho potuto fare nulla, non sono riuscito a salvare nessuno di loro però sono stato l’unico a salvarsi; gli altri hanno combattuto e sono morti, io cosa ho fatto?

Assolutamente nulla però sono vivo.

Qualcuno l’ha chiamato destino, io lo chiamo solo ingiustizia.

Io sono l’unico che ha fatto soffrire veramente tante persone, che ha ucciso, che ha distrutto vite però ora solo salvo.

Non posso continuare a vivere con questo peso sulle spalle.

Il fardello del omicidio.

Dell’ipocrisia.

Della vigliaccheria.

No, non riesco a vivere con tutto questo dolore e non sono abbastanza forte da tirarmene fuori.



Troppe lacrime sono state versate.

Troppo frustrazione da sopportare.



Non si può più tornare indietro.

Mentre il vento gioca con i miei capelli e un’ultima lacrima solitaria scivola sulla mia guancia volando lontano con l’aria, sento come se tutte le mie colpe se ne andassero con quella goccia salata e, mentre vengo sommerso da tonnellate d’acqua, sorrido. Sorrido come non facevo da quel giorno funesto, serenamente e, finalmente dopo tanto tempo, onestamente.

Ora è veramente finita, per tutti.



Fine





Non credo sia un gran che...
 
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