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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: LE DONNE PARLANO TROPPO
Genere: Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: shainareth galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/09/2006 18:38:52

studio sui personaggi di shikamaru e temari, due fra i miei preferiti, e sul modo in cui possono interagire fra loro. insomma, un semplice esperimento
 
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LE DONNE PARLANO TROPPO
- Capitolo 1° -

Le sue pupille si mossero da destra a sinistra e da sinistra a destra, lentamente, come stesse misurando l’intero spiazzo in cui si trovava, all’interno del bosco non molto distante dal Villaggio della Foglia. Nessun rumore, nessun’ombra. Eppure si soffermò a fissare in un punto imprecisato, non troppo distante da sé, come stesse riflettendo su qualcosa. Chiuse gli occhi e lasciò che il vento le scompigliasse quei buffi codini con cui era solita accomodarsi i capelli ogni santa mattina. Non era certo per vezzo, tutt’altro: era semplicemente una comodità. E poi, si diceva sempre, con quella zazzera perennemente arruffata, quello era l’unico modo per tenerli a posto senza che le intralciassero la vista; cosa fondamentale per un ninja.
Mise in allerta l’udito. Silenzio. Era migliorato, altrochè. Sorrise con una certa soddisfazione, riaprì gli occhi e inarcò le braccia sui fianchi, spostando il peso del corpo solo sul piede sinistro. «Stiamo diventando abili, eh?»
Non ottenne risposta; a parte il solito alito di vento che continuava a far ondeggiare l’orlo inferiore del suo kimono fino a solleticarle i polpacci, niente si mosse.
Sospirò. «Tanto lo sappiamo tutti e due che non hai speranze, contro di me.» Provocarlo era il suo punto forte, e per quanto lui preferisse lasciar cadere quelle parole per evitare di farsi rovesciare addosso una carrettata di insulti ed accuse ad alto livello decibel, lei sapeva che andavano tutte a segno.
Spera di farmi uscire allo scoperto in questo modo? Pfui! Figuriamoci… Non avevo alcuna voglia di mettermi a fare questa stupida farsa, ma il quinto Hokage mi ci ha costretto… Ben nascosto alla vista, il ragazzo se ne stava appollaiato su di un albero poco distante, i piedi ben piazzati sul ramo, la schiena contro il tronco, un braccio teso in avanti e poggiato sulle ginocchia alzate al petto, l’altra mano pronta. Sollevò il capo verso il cielo, lo sguardo rassegnato. Ma perché le donne devono sempre averla vinta?
Il secondo sospiro della sua rivale riportò la sua attenzione su di lei: la linea della bocca all’ingiù e la fronte corrucciata indicavano chiaramente che Temari si era stancata di aspettare. La vide levare il braccio sinistro verso l’alto e ripiegarlo all’indietro fino a che le dita della sua mano non trovarono quel che stavano cercando alla cieca: l’estremità superiore della sua arma, quel grosso, gigantesco ventaglio pieghevole che era solita portarsi dietro, sulle spalle. Si era sempre chiesto, Shikamaru, come diamine riuscisse a sollevare quell’enorme aggeggio come se niente fosse e come facesse a manovrarlo con tanta maestria con una sola mano. Tuttavia, la sua curiosità moriva con la sua poca voglia di trovarsi preda di calci e pugni: fosse stato Naruto, non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per prendere un po’ in giro la loro vecchia avversaria, magari adducendo che quella forza micidiale era dovuta alla sua stazza; ma Shikamaru non era così stupido da provocare una donna fino a questo punto. Certo, Temari non era grassa, ma neanche magra quanto Sakura o Ino, quelle sciocche che si riducevano alla fame pur di non metter su quel tanto di carne che, invece, avrebbe fatto piacere a parecchi uomini. Un punto a favore di Temari, quello di non preoccuparsi troppo di mantenere la linea.
Il ninja del Villaggio della Sabbia restrinse gli occhi in due piccole fessure: sì, si stava innervosendo. Erano passati almeno cinquanta minuti da quando quell’assurdo allenamento in tandem era cominciato, e tutto per un’altrettanta assurda idea dell’Hokage del Villaggio della Foglia e del nuovo Kazekage, il miglior ninja del suo villaggio, suo fratello Gaara. Quella pazzia, a onor del vero, era da attribuire quasi interamente al genio della somma Tsunade, e quando la richiesta era giunta tra le mani del giovanissimo capo del Villaggio della Sabbia, lui aveva semplicemente guardato sua sorella in silenzio per una manciata di secondi prima di chiederle se era disposta a recarsi ancora una volta nel Paese del Fuoco per continuare a rinsaldare il legame d’alleanza che li univa. Lei aveva alzato le spalle e aveva accettato senza porre troppe domande. Quando era arrivata al cospetto del quinto Hokage, questa le avevo quindi esposto la sua idea: un allenamento fra ninja della Sabbia e ninja della Foglia sarebbe servito a far fronte ad imprevisti futuri, nel qual caso gli uni sarebbero dovuti correre in aiuto degli altri; se non c’era affiatamento fra di loro, come speravano di collaborare nel migliore dei modi senza intralciarsi? Ebbene, visto che, a suo avviso, la sorella maggiore del Kazekage e Shikamaru del clan Nara parevano conoscersi già piuttosto bene, avendo avuto l’onore non solo di battersi l’una contro l’altro durante l’esame per la selezione dei chunin, ma anche quello di combattere fianco a fianco contro i ninja del Suono agli ordini di quel folle di Orochimaru, in seguito alla scomparsa di Sasuke, erano loro due a dover cominciare le danze, a sperimentare questo tipo di trovata.
Temari estrasse lentamente il ventaglio dalla fascia che portava stretta attorno alla vita e lo puntellò in terra, proprio davanti a sé, fra i suoi piedi, le mani incrociate sull’impugnatura. Quel dannato di Shikamaru era stato in grado di batterla, una volta, era vero; ma si era presa la sua rivincita salvandogli la pelle e mostrando di essere migliorata nell’uso delle proprie tecniche. Anzi, a voler essere sinceri, quel tipo avrebbe dovuto riconoscerle la sua superiorità, dal momento che l’unico punto di forza da lui usato, contro la sua forza e la sua abilità, era quello della Tecnica dell’Ombra. Elementare, certo, ma Shikamaru la destreggiava così maledettamente bene che ancora Temari la temeva. Oh, beh, non lo avrebbe ammesso, lei, sia ben inteso; come non avrebbe mai confidato ad anima viva la sua stima nei confronti del suo attuale compagno d’addestramento. Che poi… a che pro far allenare insieme un jonin e un chunin?
Che perdita di tempo… Shikamaru sbuffò e tornò a fissare il suo sguardo verso il cielo: quanto diavolo ci avrebbe messo, il sole, a liberarsi di quell’unica enorme nuvola grigiognola che aveva deciso di rompergli le uova nel paniere? Come se non fosse già abbastanza seccante la situazione in cui si era, suo malgrado, ritrovato quella mattina, ora doveva faticare più del previsto.
«Lo so che stai aspettando che il sole si affacci per facilitarti il lavoro.» riprese Temari. «Ma ti ricordo che questo allenamento è fatto per collaborare, non per dimostrare chi è il più forte.» Non sperava di convincerlo così, anzi; non ci credeva neanche lei, in quello che diceva. Però, sempre meglio provare.
Nulla, il suo compagno d’addestramento non voleva saperne di uscire allo scoperto. Le sopracciglia della ragazza ricaddero a strapiombo sui suoi occhi scuri, le mascelle serrate. Ora basta! Mi sono stancata! Se non esce fuori, lo troverò io!
Alzò il ventaglio da terra e fece due passi avanti, con decisione. Dovette però fermarsi perché il suo udito captò finalmente qualcosa: rumore di foglie secche, proprio alle sue spalle. Mise in allerta i sensi: non si trattava di un essere umano. Ma quando tornò a guardare davanti a sé, era già troppo tardi: aveva fatto ben attenzione a non lasciarsi la propria ombra alle spalle, ma quell’attimo di distrazione l’aveva condannata.
Non riesco più… a muovermi, maledizione!
E a conferma dei suoi timori, si ritrovò a lasciare la presa sul ventaglio che cadde a terra con un tonfo, sollevando terra e foglie morte. Con entrambe le braccia a mezz’aria, stese parallele al terreno, si ritrovò a darsi della stupida. Dell’emerita idiota, anzi. L’unica cosa che era ancora in grado di muovere, erano gli occhi; li abbassò e rincarò la dose di insulti contro se stessa. E anche contro quel dannato che era riuscito ad allacciare la propria ombra alla sua.
Ma non fu con aria di trionfo che Shikamaru si mostrò a lei, tutt’altro. «Senti, lasciamo perdere?» domandò lasciandola libera di muoversi.
«No, maledizione!» imprecò Temari scalciando in terra, furiosa. «Hai lanciato un kunai per farmi distrarre?!»
«Se l’avessi fatto, non avrei potuto mantenere le mani in posizione ed usare la Tecnica dell’Ombra, ti pare?» rispose lui, le mani in tasca com’era solito fare.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, l’una sospettosa, l’altro in attesa che lei si decidesse a dargli una risposta che, infatti, non tardò ad arrivare: «Certo che sei migliorato parecchio…» bofonchiò Temari, rilassando i muscoli e abbandonando definitivamente l’ira. Shikamaru si limitò ad alzare le spalle e lei, raccogliendo il suo enorme ventaglio, continuò: «Sei riuscito a sfuggire ai miei attacchi per quasi un’ora senza mai farti avanti per primo, e alla prima occasione, approfittando della mia distrazione, per quanto piccola fosse, sei riuscito a gabbarmi… e tutto senza neanche aspettare che quel nuvolone passasse. Ma è colpa mia: credevo che non avresti contrattaccato fino a che il sole non fosse stato del tutto libero e le ombre più marcate. Ti ho sottovalutato.» ammise richiudendo il ventaglio che si era semiaperto nella caduta.
«Una donna come te che chiede scusa ad uno che crede suo inferiore?» la provocò, questa volta, il giovane.
Come volevasi, Temari gli scoccò un’occhiataccia e rimise l’arma nella fascia alle sue spalle con uno scatto improvviso, quasi a voler intimidire il suo interlocutore che, però, non batté ciglio. «Non ti ho chiesto scusa, imbecille. Stavo solo facendo una considerazione.» sibilò, acida.
«Oh, ok.» sorrise Shikamaru, divertito.
«Piuttosto, tra due mesi cominceranno gli esami per la selezione dei chunin, lo sai?»
«Sì, il quinto Hokage me l’ha accennato. Pare che voglia farmi prendere parte in qualità di esaminatore… Che seccatura…»
«Stessa cosa vale per me.» sbuffò la ragazza, voltandogli le spalle e cominciando ad incamminarsi verso il villaggio. «Mi sa che dovrai avermi tra i piedi ancora per parecchio.»
L’altro alzò un sopracciglio. «Non che la cosa mi entusiasmi, ma sono abituato ad aver a che fare con donne del tuo stampo.»
Temari aggrottò la fronte. «E quindi?»
«E quindi niente, esattamente come ora: mi limiterò a sorbirmi le tue chiacchiere e i tuoi insulti senza fiatare. Mi scoccia rispondere alle provocazioni e ricevere altri insulti per una semplice osservazione.»
Si fermò per voltare il capo nella sua direzione e lo guardò nuovamente con aria di sfida, un ghigno sul volto. «Perdente.»
«…l’ho sempre detto che voi donne parlate troppo…»

 
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