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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Tekken
Titolo Fanfic: LOSING MYSELF...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: akira14 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/12/2002 21:37:37 (ultimo inserimento: 19/01/03)

23 dicembre, alla vigilia del suo ventunesimo compleanno, hwo riflette sulla sua vita...(yaoi!)
 
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GIVE IT ALL AWAY
- Capitolo 1° -

Colonna Sonora: My December- Linkin Park, Shindler’s List Theme-Violin solo by itzhak perlman (Chopin)
Note: Leggete anche se non conoscente Tekken, per favore…Tanto le mie storie si allontanano sempre un bel po’ dalla versione “ufficiale”.
Siccome non si sa niente della vita di Hwoarang, mi sono inventata un po’ di cose…Non prendetele come oro colato, mi raccomando ^_________^
Dediche: Non c’è una parte della storia che non si stata scritta pensando: Ma piacerà a Laele? Spero di sì! BUON COMPLEANNO BELLISSIMA!!!!!!!!!! Ti voglio bene!!!!!!!
A Saya ed Estel che hanno compiuto gli anni il 23 (il giorno in cui comincia questa fic) …TANTI AUGURI!
A Pam, che condivide la passione per questi pucci ^^

------------------
Domani sarà il mio compleanno.
Ventun anni.
Il 24 dicembre.
Un giorno come tutti gli altri, forse il peggiore, se non il più triste e spoglio di tutto l’anno.
Infarcito dell’ipocrisia natalizia. Pieno di falsità quasi divinizzata.
Sembra quasi di dissacrare questa odiosa festività, nell’avvertire depressione e stanchezza.
Persino io, che alle tradizioni non ho mai dato alcuna importanza, mi sento tenuto a fingere di stare bene e sorridere. Anche con gli occhi gonfi e con il cuore cauterizzato dalle atrocità della vita.

-This is my December,
This is my time of the year.
This is my December,
This is all so clear. -

Non che io sia mai stato me stesso fino in fondo. Penso che certi lati della mia personalità, li abbia conosciuti solo Baek, alcuni nemmeno lui, altri perfino io mi sorprendo che esistano.
Se non posso essere il migliore, per me non c’è ragione di provare nuove cose.Pratico il Tae Kwon Do, perché non c’è nessuno che possa battermi.
Sono il capo di una banda di teppisti, perché tra loro non c’è nessuno che osi disobbedirmi.
Io ne ho bisogno.
Io non posso vivere senza essere ammirato. Non posso vivere sapendo di essere imperfetto.
Perché non lo accetto.
Baek Doo San mi ha cresciuto, e mi ha insegnato ad essere forte, a non abbassarmi mai a nessun compromesso, nemmeno con me stesso. Spesso mi ha sgridato per la mia arroganza, per la mia aggressività ed impulsività.
Grazie a lui, penso di aver corretto tanti miei difetti, o per lo meno ad avere più rispetto nei confronti degli altri, che mi ha portato a darmi una regolata, specie a tenere a freno la mia superbia.
Da lui non ho però imparato come affrontare questi momenti.
Quando in un attimo, tutte le certezze sprofondano in un abisso. Prima ero acclamato come il più forte combattente dell’Asia, e un istante dopo giacevo nella polvere a maledire Kazama.
Magari fosse questo che mi fa provare questa sensazione. Andrei a spaccare la faccia a quello stupido.
Invece non è per quello.
Almeno…Non solo.
E’ svegliarsi una mattina e dirsi: “Ma io sto per compiere ventun anni. E nella mia vita cosa ho fatto?”
A cosa serve che io esista, se non sono nemmeno stato in grado di difendere il mio maestro da quel terribile mostro?
Chi sentirebbe la mia mancanza se morissi in preciso istante?
È rispondersi: “Niente, non hai ottenuto niente sei un perfetto fallito.”
La tua esistenza è del tutto contingente, se non fossi mai esistito il corso degli eventi sarebbe stato pressoché uguale, se non migliore.
Nessuno. Nessuno piangerebbe la tua morte, anzi. Probabilmente ci sarebbe anche qualcheduno che festeggerebbe questo lieto evento.
Qualcuno?
Xiaoyu, Monteiro, Steve, Williams, Fury, Wulong, Law, Paul, i due Mishima…Poca roba insomma.
Kazama?
Non lo so, non m’interessa. Mi viene una specie d’orticaria ogni volta che sento pronunciare quel nome.

Solitamente non sono così paranoico. Anzi. Ammetto di essere parecchio rompiscatole, quando mi ci metto. Arrogante, superbo, sicuro di me all’ennesima potenza, quando faccio il pallone gonfiato do il peggio di me.
Facile indovinare con chi questo succeda più frequentemente, no?
Con chi, se non con quella piaga purulenta di Jin Kazama?
Il mio peggior nemico, l’ultimo a cui vorrei mostrare i miei difetti e le mie debolezze! (nn so xkè ma questa frase nn mi convince NdA14)
Beh, se non altro è confortante che lui non sia qui, che non mi veda in questo stato!

Guarda, ci mancherebbe solo più questo!
Piuttosto mi disintegrerai. Kami-sama, ti ringrazio di essere qui in Corea, mentre lui se ne sta in Giappone.

Se ci ripenso, non riesco a capire perché diavolo io ce l’abbia ancora così tanto con lui. E’ un odio del tutto ingiustificato. Forse non è nemmeno più odio, ma solo una forte rivalità.
In fondo, ho avuto modo di avere la mia rivincita! L’ ho stracciato! (ma quando? Tu sogni NdJin)
Mi ha salvato la vita, e ora l’esercito ce l’avrà anche con lui. Insomma, con tutti gli stronzi che già gli stanno alle costole, quel cretino aiuta me, la sua nemesi!
Così se quelli l’ammazzano, io ce l’ ho sulla coscienza.
È un motivo abbastanza plausibile per detestarlo?
No?
Cazzo! Oggi non riesco neppure a trovare delle ragioni per odiare quella piattola malefica!
Dannazione, come sono caduto in basso!

Tiro un pugno alle colonne in legno del dojo. La struttura trema debolmente, ma non subisce alcun danno. Non rimane nemmeno il segno del pugno nel legno.

Perché diavolo deve fare così freddo? (e perché nei tuoi discorsi nn deve mai esserci un filo logico? NdA14)
Ho le gote arrossate dal vento gelido, e il naso che cola.
Mi stringo nel mio giaccone. Beh…dire che mio è un po’ troppo!
Quando siamo scappati da quel maledetto garage, io gli ho dato un passaggio con la mia moto fino a casa sua, a Tokyo, non mi ricordo esattamente dove, perché si è attaccato così forte a me che stavo per perdere i sensi per asfissia. Voleva pagarmi e gli ho detto che non volevo la carità. Allora mi ha lanciato la giacca della sua tuta e se n’è andato.(a quel punto è stata avvistata un’orda di fan di Jin assalire un giovane coreano NdA14)
Quindi, me ne sto qui accoccolato sui gradini del dojo, imbacuccato in questo giaccone due volte più grande di me.Mi piace indossarlo, anche se non lo ammetterei mai, soprattutto perché ha quell’odore intenso e penetrante simile al muschio…Quel profumo di libertà, di sublime (Kant si rigira nella tomba ^^’’’ NdA14) di fronte alla sconfinata immensità della natura, che pervade le tue narici quando ammiri il panorama di una vallata interminabile o di un vastissimo oceano.
L’odore di Jin.
Ignoravo che si potessero collegare tanti pensieri ad un odore.Non credevo che potesse farti stare così bene, al punto di farti mancare, momentaneamente di tutti i tuoi problemi.
Mi chiedo...Se mi basta così poco per rilassarmi, per sentirmi completamente a mio agio, come non lo ero da anni...Solo un insignificante, stupido pezzo di stoffa...
Che cosa proverei se abbracciassi Kazama? Perché questa prospettiva invece di disgustarmi, mi alletta?

C’è una risposta?
C’è?
C’è!
Certo che c’è! Sono pazzo, malato, psicolabile! Questo spiega anche perché non riesco a scollarmi di qui, guardando un punto indefinito del panorama. Il mio sguardo si concentra sul laghetto nel cortile.Apparentemente senza motivo. In verità, questo luogo mi riporta al periodo della mia vita in cui ancora credevo che un mondo diverso fosse possibile. (Hwo!Eri un no global O_o??? NdA14)
Seul era già uno schifo allora, quasi undici milioni di persone (10.613.000 secondo le stime) rinchiuse in una megalopoli che con il passare del tempo perde sempre più la sua identità, per trasformarsi in uno di quegli agglomerati di grattacieli che tanto piacciono agli occidentali. Il peggio l’abbiamo raggiunto con i Mondiali…Riconoscerci come una sola nazione, la Corea del Sud grazie a 11 scemi che corrono in un campo e proprio da deficienti…Esaltarsi per un gol di quel cretino di Ahn, poi (che per altro ho il dispiacere di conoscere personalmente, e lo odio, visto che per le sue “imprese calcistiche” si è salvato dal servizio militare che qui dura venti mesi, mentre io sono inseguito per diserzione) mi sembra proprio il massimo.
Meno male che non li abbiamo vinti, se no facevo una strage tra tutti quelli che scendevano nel quartiere di Itaewon a festeggiare! (Hwoarie-chan…Basta…Hai toccato un tasto dolente…NdA14 Ah, già…Sostenete di essere stati fregati dall’arbitro…Certo che non sapete proprio perdere ;P NdHwo)
Ciliegina sulla torta, abbiamo pure quella bellissima nuvola di gas tossici sopra la testa…Ah, che paradiso la mia natia patria!

Ma ero ancora capace di rimanere incantato davanti alle ali sgargianti di una farfalla, di divertirmi a sguazzare nelle pozzanghere, giocare a calcio nel campetto dietro casa o in un periodo come questo mi piaceva starmene alla finestra a vedere i fiocchi di neve scendere ed imbiancare la città.
Adoravo il suono della neve quando la calpestavo, camminando lentamente verso il Gran Tempio. Dicembre era il mio mese preferito, quando ero piccolo.
I miei venivano su dal loro villaggio per venire a vedere come stavo, e dall’orgoglio che leggevo nei loro occhi ero felicissimo che mi avessero affidato a Baek Doo San per imparare il Tae Kwon Do.
A Natale non ricevevo alcun dono, ma mi bastava la compagnia di tutte le persone che confluivano nel dojo per la festività. C’erano anche molti bambini fra loro, e normalmente Baek non mi permetteva di perdere tempo a giocare con i miei coetanei.
Perciò, tanti anni fa, per me il Natale era l’occasione per vedere i miei amici e la mia famiglia.
Giocavamo con la neve, dalla mattina fino alla sera, e tornavo a casa bagnato marcio.
Baek, però, non mi sgridava mai. Mi scarmigliava i capelli, e io gli rispondevo con il mio sorriso sdentato, e poi mi mandava a fare un bagno caldo.
Quindici anni fa, vedevo tutto in modo diverso.
NON ERO SOLO.
Anche se già allora avevo un carattere da leader, e i miei amici mal sopportavano la mia superbia, se non altro mi stavano accanto.
In quel laghetto mi ci hanno pure quasi affogato, per questo me lo ricordo così bene. Avrò detto qualcuna delle mie solite stronzate, e loro si saranno stancatati di ascoltarle e così mi hanno preso in tanti.
Mi hanno messo la testa sotto l’acqua,e se non fosse arrivato mio padre probabilmente mi avrebbero affogato.
L’unica cosa che è rimasta impressa a fuoco nella mia mente, è la diffidenza che da quel giorno ho provato verso quelli che mi stavano attorno, timore che si è trasformato in disprezzo, spingendomi ad allontanare tutte le persone a me vicine.
C’era qualcuno che non voleva desistere, come i miei genitori. Che non voleva accettare i cambiamenti della mia personalità.
Mi sono fatto coinvolgere in varie risse. Non è bastato.
Ho cominciato a rubare. Non è bastato.
Mi sono dato alle corse clandestine sulla moto. Mi guadagnavo da vivere come lottatore di strada. E non si rassegnavano!
Anzi, chiesero addirittura al mio maestro di potersi trattenere nel dojo ad oltranza…Cercarono di starmi vicino, di scoprire che cosa mi fosse successo per cambiare così. Non capivano che io non volevo dipendere, dal lato affettivo, da nessuno e cercavo di essere un motivo di vergogna per loro cosicché fossero loro ad abbandonarmi.
Io non ne avevo il coraggio, e mi sembrava di essere in un certo qual modo ingrato a maltrattarli. In fondo, con i gravi problemi economici che avevano, riuscivano sempre a mandare qualcosa per il mio sostentamento.
Presto, tutte le mie bravate mi fecero diventare il leader di una banda di gangster di strada.
I miei capirono l’antifona. “Non c’è più sordo di chi non vuol sentire” mi disse mia madre prima di lasciare per sempre la mia vita.

Non li ho più visti.
Li ho spinti io ad andarsene e non avere più alcun contatto con me, ma adesso mi sento solo e non so che cosa darei per riavere l’affetto e il calore dei miei famigliari, almeno per il mio ventunesimo compleanno.
La punizione per la mia tracotanza. Ho creduto di poter fare a meno degli altri, di essere in grado di sopportare la solitudine. Ma avevo ancora Baek quando presi quella decisione. Con me c’erano ancora gli altri discepoli!
Quando è morto, però, pian piano se ne sono andati tutti. Per qualche tempo si sono tenuti in contatto con me, ma a forza di non ricevere alcuna risposta, dopo qualche mese si sono arresi.
Comincia a nevicare. Qui fa sempre più freddo…Mi sa che se resto qui, mi piglio una polmonite.
Però non ho voglia di rientrare. Oggi, è uno di quei giorni in cui ti svegli e ti riaddormenteresti subito, tanta è la voglia di fare.

- This is my December,
This is my snow covered home.
This is my December,
This is me alone. -

Man mano che passano i minuti, la nevicata si fa sempre più fitta, sempre più furiosa.
Tutto il paesaggio s’imbianca a vista d’occhio, ma è abbastanza difficile vedere ad un palmo dal proprio naso.
Alcuni fiocchi di neve arrivano sui miei pantaloni. Sto gelando. Non sento più le mani. E non mi muovo.
Sono proprio penoso, non mi sopporto.
Una voce dentro di me mi dice di alzarmi, andare dentro e mettermi dei vestiti asciutti.
Un’altra, molto più forte della prima mi comanda di aspettare.
Aspettare?
Chi? Che cosa? Perché?
Non lo so, giuro che non lo so. Però, non riesco a contrastarla.
Sto qui, ad aspettare qualcosa, qualcuno, che non arriverà mai.
E mi sembra la cosa più naturale del mondo.

So che se me ne andassi di qui, perderei l’occasione della mia vita.
Non è una certezza, una verità divina che mi è stata rivelata in questo momento.
È una sensazione, un presentimento.
Se stessi rischiando la vita, il mio istinto di sopravvivenza avrebbe il sopravvento.
Invece sono ancora qui.
Qualcosa dovrà pur significare, questo.
No?

Con il passare del tempo, il freddo diventa un caldo tepore che pervade le mie ossa stanche.
Non riesco più a chiudere le dita in un pugno, ma poco importa.
Non riesco ad alzarmi in piedi, poiché non ho più sensibilità nelle gambe, ma sto bene.
Le palpebre si fanno sempre più pesanti, e il respiro flebile.

Sto quasi per addormentarmi, ma una visione appare davanti a me.

Mi stropiccio gli occhi, cercando di scorgere quell’ombra in mezzo alla tempesta di neve.
Non riesco a capire chi sia, cazzo!
Sono stato proprio un coglione ad uscire in giardino con trentanove di febbre!
Beh, anche se non ci vedo una sega, posso intuire chi sia…
Pensa, Hwoarang, pensa!
Chi può venire a romperti le scatole, anche sotto una tormenta?

Potrebbe essere Ogre, che vuole impossessarsi del mio immenso talento nei combattimenti.
Ma non penso che sia lui.
Quell’ombra è più bassa.
Mi ricorda Kazama. Però, perché cazzo dovrebbe venire qua, la vigilia di Natale, a perdere tempo con il suo peggior nemico; quando potrebbe farsi coccolare davanti al caminetto di casa sua da quell’oca di Xiaoyu?
Sono io, che mi sto auto-suggestionando.
Magari è mia nonna, e io vedo Kazama. Ormai lo vedo da tutte le parti! Non mi stupirei!
Contando anche che sto delirando dalla febbre, potrebbe essere chiunque.
Beh, ormai quella povera donna conosce i miei problemi mentali.
Anche se l’aggredisco, non la prenderà tanto male.
In fondo, era anche lei una ottima combattente quando era giovane. Saprà difendersi.

“KAZAMA COME HAI OSATO VENIRE FIN QUI?
E’ TANTA LA TUA VOGLIA DI SFIDARMI?
BEH, ECCOMI!”

Corro, corro a perdifiato verso l’ombra.
Ma prima di raggiungerla, a causa delle mia precarie condizioni di salute, le mie gambe mi tradiscono.
Inciampo in non so neanche cosa, e sto per sbattere il mio bel naso per terra, quando due braccia forti mi sorreggono.

“Kazama?”

Prima che l’ombra mi risponda, perdo i sensi.
------------
Idiota!
Che stupido, cretino, deficiente!
Ma dico io, voler combattere anche quando non ti reggi in piedi, mi sembra un po’ troppo Hwoarang!

Non l’ ho mai capito, perché ce l’ hai tanto con me, sai?
D’accordo, ti ho battuto, una volta, ma tu hai preso la tua rivincita.
E allora, perché?
Perché sei così ossessionato dall’idea di dovermi fare fuori, Hwoarang?

Io…Io…Dalla prima volta che ti ho visto, sono stato attratto da quei tuoi splendidi occhi color nocciola, che mi squadravano dall’alto in basso. Esprimevano così tanta arroganza, presunzione, boria che non ho resistito all’impulso di gettarti a terra.Di buttarti giù dalla tua torre d’avorio. Ti sono quasi saltato addosso, ed abbiamo iniziato a lottare.

Per un gran colpo di fortuna, sono riuscito ad avere la meglio su di te.
Ero al settimo cielo.
Non tanto perché avevo vinto, ma perché finalmente avevo incontrato qualcuno che fosse capace di destare interesse in me.
Volevo conoscerti meglio, scoprire quali fossero le tue passioni, i tuoi timori e le tue paure. Speravo potessimo diventare amici.
Per questo ti diedi una mano ad alzarti. Tu, però, lo interpretasti come un gesto dettato dalla mia compassione nei tuoi confronti, e mi giurasti vendetta.
L’ hai avuta, Hwo.
Hai avuto ciò che volevi, spiegami perché non ti rassegni!

Beh, anche io sono stato un imbecille a venire fino a qui.
Un egoista.
Sapevo benissimo che vedermi non ti avrebbe reso felice, ma che sarebbe servito a farmi sentire un po’ meno solo.
Ed ho agito soltanto secondo il mio tornaconto, infischiandomene di quali potevano essere le tue reazioni nel trovarmi davanti a casa tua.
Perdonami, da quando ti ho lasciato la mia giacca, e tu te ne sei andato con la tua moto, io non ho smesso un solo attimo di pensare a te.
Mi sono chiesto se stavi bene, se l’esercito ti aveva trovato, se qualcuno si sarebbe ricordato del tuo compleanno.
Scusami, ma ho sbirciato sui moduli d’iscrizione, perché non mi pareva vero che un tipo così infantile potesse avere la mia età.
E ho scoperto che oggi è il tuo compleanno.
Mi sono ricordato di aver letto nei tuoi occhi una profonda voglia di non essere solo, di avere qualcuno accanto a te; prima che tu ne andassi da casa mia.
Di avere un amico.
Io non so quanto valgo, come amico intendo. Però ci voglio provare, Hwoarang.
Anche io sono stanco della solitudine.
E tu sei il rimedio perfetto, ne sono sicuro.

Chi potrebbe sentirsi solo con uno come te?
Sei la vitalità fatta persona, hai l’argento vivo addosso. Sei puro come un bambino, nei tuoi sentimenti. Non sei capace di nasconderli. Non sei in grado di essere ipocrita, perché sei troppo sincero.
Se qualcuno ti infastidisce, non fingi di ammirarla dietro falsi sorrisi. Dici sempre chiaro e tondo quello che pensi.
A volte spari una cazzata dietro l’altra, ma almeno sei onesto con gli altri. Non ti fai intimorire dal giudizio altrui.
Sei narcisista, egocentrico, disordinato, ritardatario. Ma sei come sei, e ti accetti così come mamma ti ha fatto.
Non ti affatichi certo a cercare di sembrare perfetto, però, a mio parere, nascondi troppo i tuoi pregi.
Sono certo che tu sappia anche essere generoso, comprensivo e disponibile. Mi riprometto che farò conoscere questi tuoi aspetti a tutti, Hwoarang.
Sei straordinario, e questo dev’essere universalmente riconosciuto.
E lo sai perché sei così eccezionale? Perché quando ti osservo, leggo in te la gioia di vivere. E riesci a trasmetterla anche a me.
Se fino a poco prima pensavo di arrendermi, di farla finita con tutto e tutti, tu e tu solo riesci a farmi cambiare idea.
Tu non ti fai trascinare dagli eventi. Non ti disperi per le disgrazie che continuano ad affliggere la tua vita. Tu lotti incessantemente per avere la felicità che meriti. Non scappi di fronte a problemi come il sottoscritto.
Io ti ammiro.
E sono più le cose che ignoro di te di quelle che conosco.

Quindi non permetterti di morire, non ora, perché non te lo perdonerei, capito rossino?
Non sopporterei di sentirmi come se avessi perso l’opportunità di cambiare la mia vita

- And I...
Just wish that I didn't feel,
Like there was something I missed. -

Lo vedi? Lo vedi quanto sono egoista?
Nemmeno in un momento come questo riesco a mettere da parte le mie emozioni, le mie necessità.
Comprendimi, se puoi.

“Come sta, Shin?” chiede tua nonna.

Devo ringraziare questa arzilla vecchietta, la signora Hayase, se sono arrivato fin qui.
Lei mi ha condotto qui davanti, impedendomi di scappare anche se la tentazione di farlo era tanta.
L’ ho incontrata quasi per caso, mentre camminavo dalle parti del Museo Nazionale di Kyonbok.
Appena mi ha scorto, mi ha riconosciuto come il peggior di suo nipote. Mi ha detto che seguiva il torneo Tekken dalla prima edizione, e che da quando aveva notato che il suo piccolo Hwoarang stava diventando una presenza fissa nei Tournament, non si era persa un match.
Quindi non aveva avuto difficoltà a riconoscermi, e sebbene non mi vedesse di buon occhio si è offerta di accompagnarmi al palazzo di Kyongbokkung.
Ultimamente ti vedeva un po’ sottotono, e magari il rivedere il tuo rivale ti avrebbe tirato su il morale.
Lei era l’unica che si occupava di te, da qualche anno.
Tu gli impedisci di avvicinarsi, ma lei lascia sempre una certa somma di denaro ai negozianti.
Così, quando tu gli chiedi se possono farti credito, loro ti rispondono di sì, perché in realtà ha già pagato tutto tua nonna.
Che santa donna! Si vede che ti adora…Quando parla di te, le si illuminano gli occhi.
Mi ha raccontato che ti sei sforzato di farti odiare, per fa sì che ti abbandonassero. Hai paura di essere tradito, quindi preferisci non affezionarti troppo alle persone che ti stanno intorno.
In questo mi assomigli…Tranne per il fatto che io lo faccio perché ho paura della morte. L’unica persona che io abbia veramente amato, mia madre, se n’è andata senza che io potessi aiutarla.
Ho sofferto così tanto, che da sei anni a questa parte, ho cercato di evitare qualsiasi rapporto umano.
Xiaoyu è stata un’eccezione, ma solo perché era così insistente, invadente e seccante che mi sono visto costretto a darle corda. Non penso che mi mancherebbe poi tanto, una palla al piede come lei. Che poi non lo fa nemmeno apposta ad essere così…Semplicemente non è in grado di vivere la sua vita senza dipendere da qualcun altro. Rispetto a poco tempo fa, questo torneo l’ ha fatta notevolmente maturare. Rimane che se si è messa alla mia ricerca, tanto indipendente non è.
Ad ogni modo dubito che, con la sua limitata intelligenza, possa arrivare a cercarmi a casa del mio “peggior nemico”. O del mio miglior amico, dipende da che prospettiva si guarda tutta questa faccenda.
Beh…Ora evitiamo di perderci in inutili seghe mentali, e facciamo un po’ d’attenzione, d’accordo Jin?

“È decisamente debilitato, non solo dalla febbre. Temo che il suo corpo sia provato anche dalla mancanza di sonno e di nutrimento. Si è allenato fino allo stremo. Fino a perdere le forze.
Io proprio non lo capisco. Dovrebbe avere più rispetto per se stesso.”
“Ma Shin, sai benissimo come è fatto Hwoarang. Non capisce quali siano i suoi limiti.”
“Ed è un vanto, ’kaasan?”
“Non ti ho fatto studiare medicina perché tu te ne stia a chiacchierare con me invece di curare i tuoi malati!
Curalo e falla finita!”

Qui urgono delucidazioni, e subito. Sti due hanno iniziato a litigare, e magari chiedendo chiarimenti riesco a distrarre la nonna del rosso.
Mi conduce fuori della camera, e nel corridoio inizia a parlare sottovoce, per non farsi sentire dal nuovo arrivato.
Lei mi spiega che quest’omiciattolo da quattro soldi è suo figlio maggiore, Shinichi.
Lo zio di Hwoarang, in poche parole.
È l’unico a cui ha potuto garantire un corso di studi fino all’università, e l’ ha convinto ad iscriversi a medicina. Lui l’accusa di aver causato l’odio profondo che sua sorella prova per lui. La verità era che il signor Hayase riteneva inutile spendere i pochi soldi che avevano per l’istruzione di una donna, che tanto avrebbe potuto benissimo non studiare.
Quindi per la madre di Hwoarang c’era stato ben poco da fare. Era stata addirittura data in sposa al presidente delle imprese Mishima (mio nonno…brr…), che aveva mostrato un certo interesse verso di lui.
Ma dopo nemmeno due mesi di matrimonio, era scappata con un militante della Tekken Force (oh, come la capisco…io non l’avrei sopportato nemmeno per due giorni, quel vecchiaccio riluttante), il padre di Hwoarang per l’appunto.
A causa di questa storia era stata diseredata, scacciata dalla sua famiglia, disconosciuta.
Aveva cominciato a odiare suo fratello, vedendolo come la fonte di tutte le sue disgrazie.
Shinichi aveva cercato di farla ragionare, mostrandole che non era che una vittima delle circostanze, che lui non c’entrava niente. Ma lei non si era fatta ingannare.
Rinunciò a riavvicinarsi a lei, ma giurò di farla pagare alle persone che avevano causato tutto questo: i suoi genitori, la Mishima Zaibatsu e il padre di Hwo (quest’ultimo per aver traviato la sua innocente sorellina). Naturalmente non poteva vedere di buon’occhio suo nipote, nato nel peccato e così simile a quell’uomo che aveva condotto sua sorella sulla strada della dannazione eterna. (questo è un pazzo -___- NdA14)
Siccome Heihachi li ricercava, i genitori di Hwoarang furono costretti a lasciare il loro bambino nel luogo che ritenevano più sicuro. Nelle mani di Baek al Palazzo Kyongbokkung.
Ed ecco che si arriva ai giorni nostri.
Questa signora è molto logorroica, ma ringrazio il cielo che lo sia. Così so vita, morte e miracoli della famiglia Hayase e anche perché Hwo non ha un cognome.
Suo padre l’aveva rinnegato per entrare nella Tekken Force ed avere in cambio una nuova identità, mentre a sua madre era stato tolto dalla sua famiglia.

Caspita…Non avrei mai detto che si trovasse in una situazione peggiore della mia…
Certo che la colpa è sempre di mio nonno, in un modo o nell’altro!
L’umanità deve aver fatto veramente incazzare Kami-sama, per meritarsi un castigo del genere.

Rientriamo, e la nonna di Hwoarang inizia a fare una serie di domande a suo figlio.
La sua voce trema, scorgendo sul viso di suo nipote una smorfia di dolore.
Fa male anche a me, vederlo ridotto in questo stato.

“Insomma, non farla tanto lunga brutta vecchiaccia!
È una semplice influenza, sopravvivrà!
Certo che se se ne fosse stato al caldo del suo futon quando ha avuto i primi sintomi, avrebbe evitato di stare così male.
Dagli questi antibiotici, e mi raccomando appena riprenderà i sensi fallo bere più che puoi, per evitare la disidratazione.
Ma non penso che ti servano questi consigli, visto che nella mia infanzia ho visto febbri ben peggiori e grazie a te sono ancora vivo.
Se entro sei ore la temperatura non è scesa almeno fino a trentanove, chiamami.”

La signora Hayase sorride.
Ringrazia Shinichi, e si fa spiegare per filo e per segno la posologia dei farmaci mentre lo conduce all’uscita.
È proprio un tipo singolare, ma non è così male come sembra. Il suo atteggiamento assomiglia molto a quello di Hwoarang, anche se sono certo che non lo ammetterebbe mai.
Sorrido, pensando a Hwo che fa il medico…Farebbe morire la metà dei suoi pazienti, ne sono sicuro. Sarebbe capace di dire ad uno con dieci pallottole nel torace “Smettila di lamentarti cretino! Non hai niente!”…
È alquanto strano pure lui.

Anche questa stravaganza è in un certo qual modo affascinante, comunque.Almeno sai che non ti annoierai mai a stare accanto a lui. Spesso Hwoarang, con i suoi atteggiamenti, si rende ridicolo, ma è l’unico che riesca a farmi sorridere è non è un’impresa facile, credete a me.

“Chiedo scusa a nome di mio figlio. È stato molto scortese, da parte sua, fare finta che tu non ci fossi.
È un po’ infantile…In questo ricorda una nostra comune conoscenza, non è vero?
Comunque…È stato un bene che sia trattenuto dal litigare con te…In fondo tu non sei la tua famiglia, Kazama.”

Mi tende la mano, ed io gliela stringo nervosamente. Mi sento tesissimo, nemmeno fossi un ragazzino sta pranzando con i genitori della sua amata e non osa parlare né tantomeno muovere un muscolo, nel terrore di fare una brutta figura.
Per la paura di sembrare la personificazione della stupidità.

“Seppelliamo le reciproche diffidenze, ed occupiamoci di questo idiota, d’accordo?” mi chiede amorevolmente, così gentile da parere un’altra donna, rispetto a quello che ho incontrato poche ore fa.
“Ok.” Mormoro timidamente, messo in soggezione da tutta questa cordialità, abbassando gli occhi.
“Allora…Per cominciare, togligli quei vestiti madidi di sudore. Io vado a preparargli qualcosa di caldo, casomai si svegliasse.”

No.
NO!
NOOOOOOOOOO!
Signora non se ne vada, la prego! Non saprei che pesci pigliare con suo nipote…Non mi lasci da solo con lui! Se si sveglia, chissà cosa non mi fa quest’uomo! Non gli fa mica bene agitarsi, nelle sue condizioni!
Vorrei esporgli queste mie conclusioni, ma mi accorgo che se n’è giù andata, la maledetta.
Potevo andare io a cucinare, cazzo!
Questa tensione appena palpabile, rotta solo dal calmo respiro di Hwoarang, mi logora.
Mi riporta a circa due ore fa, quando il fiero, orgoglioso e altezzoso Hwoarang è caduto fra le mie braccia. Ed io l’ ho stretto al petto istintivamente, come una madre che stringe al seno il suo bambino.
Ho sentito quanto la sua pelle fosse morbida e calda sulla mia…Il suo odore speziato, che non si può ricollegare a nessuno dei profumi che conosco, ma proprio perché mi è sconosciuto, in un certo qual modo risveglia i miei sensi…
E ora mi si chiede di spogliarlo…Potrei non rispondere delle mie azioni, lo so…
Quante volte ho sognato di farlo (e me ne sono vergognato), anche se non esattamente in queste circostanze…
Prima l’avevo evitato offrendomi di stendere gli indumenti bagnati, accendendo il riscaldamento, chiamando il medico…Ma ora mi trovo obbligato a farlo…Dei del cielo, fate che non si svegli…Non ora…

Con mani tremanti lo scopro, togliendogli di dosso la coperta. Maledico la dannata camicia che indossa…Cazzo, non riesco a sbottonare questi cazzo di bottoni…Giuro che la strappo, sta camicia se non si decide a lasciarsi aprire…
Finalmente riesco ad aprirla…Non voglio guardare, ma mi costringo a farlo.
Il torace di Hwoarang è imperlato da minuscole goccioline, e al contatto con l’aria fredda i suoi capezzoli si inturgidiscono. All’improvviso la mia salivazione sembra avere qualche disfunzione…
È cesellato, anche se non imponente e muscoloso come il mio…È bellissimo. È perfetto.
Scendendo con lo sguardo, si vede anche la sua vita esile…Il suo ombelico…Sarà malato, ma io trovo adorabile pure quello…
Non c’è niente di Hwoarang che non sia stupendo…Dio, se come dicono i cristiani hai fatto l’uomo a tua immagine e somiglianza…Devi essere un gran figo!
E ancora non gli ho tolto i pantaloni…Devo proprio farlo? Sono ancora giovane per morire d’infarto…
Ma se anche morissi, porterei con me una bella visione no? (Pam, ma che le suggerisci… NdJin)
Quindi tanto vale procedere…

Sbottono lentamente i suoi pantaloni, anche con queste dita sudate ed esitanti non è che sia un compito facile…Indossa un fantastico paio di boxer neri. Attillatissimi a dir poco, si potrebbe quasi dire che sono la sua seconda pelle. Devo liberarlo anche di quest’ultima barriera di stoffa, l’unico indumento che ancora indossa, per ammirare la sua nudità?
No.
Non posso farlo. Primo, perché non è necessario. Secondo, perché non sarebbe bello approfittare di un ragazzo addormentato e febbricitante, no?
So che rimpiangerò per anni di aver sprecato questa occasione, ma dopo averlo svestito mi alzo per prendere dei vestiti puliti.(prenderli prima no, eh? NdA14)

Decido di evitare la camicia, per semplificarmi la vita quando gli abiti saranno nuovamente bagnati fradici di sudore.
Prendo una sobria maglietta nera, e dei pantaloni di una vecchia tuta trovati aprendo un cassetto a caso. Sono sgualciti, logori, ma andranno bene lo stesso.
Non so perché, ma voglio fare in fretta.
Prima di rivestirlo, m’ imprimo nella mente l’odore della sua pelle. Deposito anche un piccolo bacio alla base del collo, agendo d’impulso.
Hwoarang si stiracchia, e mormora qualcosa che non capisco. Fortunatamente non si sveglia.
Finisco di rimettergli tutti i vestiti, poi lo adagio nuovamente sul futon e gli rimbocco le coperte.

Come sei dolce quando dormi, angelo mio.
Rivela il tuo vero io, sai? Riesco a vedere quanto in realtà tu sia fragile e insicuro.
Non resisto.
Mi avvicino al tuo volto.
Accarezzo dolcemente la tua guancia con le nocche.
Le mie labbra sono a pochi millimetri dalle tue.

“Hwoarang…”

I tuoi occhi si aprono, appena appena.
Due fessure color nocciola che mi guardano in uno strano modo, che non riesco a capire se sia benevolo oppure no.

“Sensei?”

Sorrido.
Mi hai fermato appena in tempo, rosso.
Grazie al cielo, non mi sarei mai perdonato di averti fatto del male.

Ti bacio sulla fronte, scostando i ciuffi che ti sono scesi sugli occhi.

“Sì, che c’è Hwoarang?”
“Non mi lasciare solo. Ho paura.”
“Non ti preoccupare…Non sarai mai più solo, piccolo mio.
Io resterò sempre con te, se tu lo vuoi.
Te lo prometto.”
“Ti voglio bene, Sensei.” Risponde Hwoarang, alzandosi sui gomiti, con tutta l’aria di uno che solo per miracolo non è ancora ricaduto a terra.
Detto questo, inaspettatamente mi abbraccia.
Kami-sama, mi sento le gambe diventare gelatina…Un nodo allo stomaco, che però è totalmente diverso da quello che avevo prima per la tensione…E’ più intenso, più bruciante…Il viso in fiamme…Per non parlare della mia volontà di tenere sotto controllo i miei istinti…Si sta letteralmente sgretolando!
Chiamatemi scemo, idiota, stupido e quant’altro vi viene in mente, ma non approfitto della situazione.
Sarebbe un gesto degno dei signori Mishima, se lasciassi credere a Hwoarang che io sono Baek solo per soddisfare i miei desideri. Inoltre, non voglio che tra me e Hwo sia solo sesso.
Mia madre mi ha inculcato una visione alquanto moralista su questo. No, non intendo dire che sono convinto che bisogna aspettare di sposarsi per andare a letto con la persona che si ama.
Per me non esiste sesso senza amore, punto. E amore senza sesso, naturalmente…Ma questo viene da sé, no?

Lo adagio sul soffice materasso del futon, e accarezzo la sua guancia con una mano fino a che non si riaddormenta.
Cazzo…Ho rischiato, stavolta!
Riuscirò a resistergli alla prossima occasione?

Ne dubito.
Ne dubito fortemente.

Qualcosa là in basso, richiede attenzione ormai da troppo tempo…Ed è stanco di arrangiarsi sempre da solo…

Speriamo solo di non fare la più gran cazzata della mia vita.
Oramai non c’è che da sperare.

Speriamo.
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- I know there’s something going on…- (Crack It Something- Bomfunk Mc’s)

Sento che c’é qualcosa nell’aria.
Difficile dire cosa, di preciso.
È come cercare di definire l’atmosfera natalizia…Impossibile. È impalpabile, e anche se si cerca di ignorarla non ci si riesce mai, a meno di non essere degli esseri insensibili, cinici e disillusi come i Mishima.
Lasciando perdere quella famiglia maledetta, di cui fa parte anche quel bastardo di Jin Kazama, tra l’altro…
Ho un mal di testa…Sembra quasi che ci siano mille operai, che lavorano tutti contemporaneamente con un martello pneumatico dentro alla mia povera testa…Talmente forte che sento pulsarmi le tempie, come se stessero per scoppiarmi le vene.
Questo mi causa anche una leggera nausea. La peggiore conseguenza di questa cazzo d’influenza, però, non è certo un po’ di emicrania…Sono due cose in particolare: ho tutte le articolazioni addormentate, e non riesco a muovermi di un millimetro…E questo non è ancora niente in confronto alle allucinazioni!
Che mi venisse un colpo apoplettico! Io c’ ho le visioni mistiche! Ho visto il fantasma del mio maestro, e l’ ho pure abbracciato! Ripensandoci ora (cosa non semplice, con questa cazzo di emicrania), se era uno spirito avrebbe dovuto essere incorporeo, no?
Invece quello era corporeo, eccome se lo era! C’aveva anche un bel fisico, a dirla tutta!
Anche l’odore di Kazama, se è per questo…Se non sapessi che Jin si trova a casa sua in Giappone, potrei quasi pensare che fosse veramente lui ad essersi spacciato per il mio sensei…In fondo ne aveva tutte le ragioni, pensandoci bene.
Ha sempre avuto una certa predisposizione a ficcanasare nei miei affari. A trattarmi come un fratellino minore, anche se tra me e lui ci sono appena nove mesi di differenza. Quindi capisco che, vedendomi così debilitato abbia deciso di spacciarsi per qualcun altro per non farmi scalmanare…Crede proprio che io sia uno stupido?
Beh, non posso dire d’aver dato una buona impressione di me a Kazama…Pur avendo ottenuto ciò che volevo da lui, cioè la vendetta, ho continuato ad evitarlo e a detestarlo senza una vera e propria ragione. A lui ho sempre mostrato i lati peggiori del mio carattere, la mia cocciutaggine, la mia arroganza, il mio essere arrivista e opportunista…
Per quale oscura ragione sarebbe venuto fino a qui?Solo per vedere lo splendido Hwoarang? Perché è più idiota di me?
Più masochista del sottoscritto?
No, impossibbile…Jin non c’ ha lo spessore…. (Elio e le Storie Tese- Supergiovane…Che bella canzone :D)
E se, nonostante questo, fosse veramente lui?
Beh…Allora mi sotterrerei nel parco di casa mia dalla vergogna…Insomma, gettarsi al collo del proprio nemico…Scommetto che, se si trattasse di Kazama…Quel brutto bastardo mi prenderebbe in giro a vita.
Un rumore sinistro rompe il silenzio della stanza.
Il mio stomaco.
Da quant’è che non mangio? Dipende da quanto tempo è passato da quando sono crollato tra le braccia di quell’aitante sconosciuto (che mi rifiuto di riconoscere come Kazama, anche se non posso non notare che le coincidenze qui sono un po’ troppe…) …Che cazzo di ore sono?
Ho pure sete, per la miseria…Devo riuscire ad alzarmi!
Aiutandomi con le mani ce la faccio, anche se a fatica. Quasi un miracolo divino si potrebbe definire questo mio successo al primo tentativo.
Ok, calmiamoci.Potrei cadere non appena tenterò di camminare. Sempre che la camera la smetta di girarmi davanti agli occhi, se no mi sa che resterò qui per un bel po’.
Siccome non sembra accennare a fermarsi, chiudo gli occhi e stendendo le braccia di fronte a me mi avvio verso la porta. Meno male che conosco bene casa mia, e che sono in grado di ricordare la posizione di tutte le cose anche senza vederle.
Arrivatoci senza eccessivo sforzo, seppure le mie gambe sembrino sul punto di cedere ad ogni passo, sollevo lievemente le palpebre. Un forte senso di vertigine s’impossessa di me, ma cerco di non darci peso concentrando il mio sguardo sulla maniglia. Bene. La apro.
Davanti a me, l’orologio di casa mia. Fortunatamente, dal momento che non so leggere l’ora guardando le lancette (non sei l’unico Hwo -___-…NdA14), mi sono preso un modello a cristalli liquidi.
Sono le 06.15.
Chissà se ha smesso di nevicare…Magari dopo essere passato in cucina, do uno sguardo fuori. Dev’essere uno spettacolo.
Ondeggiando da un muro all’altro, perdendomi nei corridoi svariate volte, circa dieci minuti dopo mi ritrovo davanti alla cucina.
Tendo l’orecchio, per sentire se qualcuno s’è intrufolato di soppiatto nella mia abitazione…Niente…Il silenzio più assoluto. Non vola una mosca, se escludiamo i gorgoglii del mio stomaco. E gli strani scricchiolii delle mie ossa, ben inteso.
Faccio scorrere la porta, lentamente e con delicatezza. Non so perché…Di certo se è passato un ladro, non è che rimane in casa mia…Però…Boh! Mi è venuta così!

Per poco non rischio di cadere a terra, nell’accorgermi che effettivamente qualcuno lì dentro c’é.
La mia nonnina…La cara e dolce Reiko-san…Se non ci fosse lei, chissà dove sarei adesso. Se posso dire che Baek è stato per me come un padre, lei è stata senz’altro la migliore madre che potessi avere.
È l’unica della mia famiglia che mi sia rimasta vicina. No…Effettivamente c’è anche mio zio. A modo suo, però se so di aver bisogno di qualcosa, il fratello di mia madre è sempre pronto a darmi una mano.
Me ne sono reso conto ieri, quando si è fatto tutti quei chilometri dal suo paesino fino qui a Seul, sotto una tormenta di neve, solo per venirmi a visitare. Io ero in uno stato di dormiveglia, quindi non potevo seguire che a grandi linee il discorso…Però, anche se non è stato particolarmente gentile nei miei confronti, ha dimostrato di tenerci a me.
Mi sembrava anche di aver scorto Jin, insieme a loro due…Ma lì per lì mi sono detto: sarà la febbre che mi fa vedere cose che non ci sono.
Ora devo ricredermi.
Quello era sul serio Jin Kazama, che ora sta dormendo appoggiato a braccia conserte sul tavolo della mia cucina.
Reiko-san invece sta lavorando alacremente nel cucinino…Non la vedo, ma sento i suoi piccoli passi risuonare sulle assi di legno del pavimento del dojo.

Il mio stupidissimo istinto mi comanderebbe di svegliare il bell’addormentato, ma mi ricordo che mi ero appena ripromesso che se avessi scoperto che quello che avevo abbracciato era davvero Kazama, mi sarei sotterrato vivo.
Beh…Se devo morire, almeno voglio andare all’altro mondo sazio. Quindi mi siedo davanti a lui, e aspetto che mia nonna esca e mi veda.
Intanto, giacché non ho niente da fare, mi metto ad osservare il volto di Jin. È così…Così…Sembra un’altra persona quando dorme. Perde tutta la su altezzosità. (senti da che pulpito >.< NdJin)
I suoi lineamenti si rilassano, assume un espressione talmente calma e serena da sembrare un bambino troppo cresciuto.
Le sue labbra sono chiuse in un infantile broncio. Chissà che cosa sta sognando. Mi piacerebbe saperlo.

“Hwoarang…Taci.”

Resisto a stento all’impulso di alzarmi e sfasciargli la testa con il tavolino.
Insomma! Pure quando dorme pensa di potermi comandare a bacchetta?
E poi tra l’essere telegrafici come lui, e l’essere chiacchieroni c’è una bella differenza!
Mica io vengo lì e gli dico “Jin…Parla!” E poi mi chiedo ancora perché detesto un tipo del genere!
Oh…Che bello…Mi cola il naso e mi bruciano gli occhi…Sto nella stessa camera con un uomo che non posso vedere…Che cosa si può volere di più dalla vita?
Oddio, ci fosse qui la babbuina non ci sarebbe storia. Mi sarei già buttato dalla finestra.
Non la sopporto. Steve dice che è tutta gelosia. Gli ho chiesto come fa saperlo, e soprattutto di chi diavolo dovrei essere geloso!
Mi ha dato una risposta alquanto incomprensibile:
“Ho notato come mi guarda Jin Kazama.”
“Come?” gli ho chiesto. Anche se non avevo capito (e ancora mi è indecifrabile cosa volesse dire) dove volesse andare a parare con quella frase, ma mi dava fastidio che Kazama guardasse male uno dei miei pochi amici.
“Riesce a farmi sentire in colpa. Mi guarda come se fossi un ladro, e gli avessi rubato il gioiello a cui lui teneva di più al mondo.”
“E questo che c’entra con me e Ling?”
“È lo stesso tipo di sguardo che tu riservi alla cinesina, Hwoarang. Apri gli occhi!”

Ho raccolto i miei appunti (Steve mi sta aiutando a riprendere scuole superiori, per avere almeno il diploma) e me ne sono andato offeso a morte.
Ero stanco, sono stanco di persone che pensano di sapere cosa significhi essere me. Essere l’antologia di difetti per eccellenza! Stanco di gente che capisce i miei sentimenti, quando io nemmeno mi accorgo che esistano.
Gli amici dovrebbero esistere per ascoltarti e consigliarti, non per crearti dei problemi!
La cosa dovrebbe essere reciproca, mi ha rinfacciato più volte. Io non faccio che creargli grattacapi, e non sono mai disposto a starlo a sentire.
In conclusione, mi ha mandato un messaggio dicendomi di andare a fanculo e di richiamarlo quando, e se, mi fossi accorto di comportarmi in modo estremamente scorretto.
Solo adesso mi accorgo che aveva ragione. Lui aveva senza dubbio subito uno shock terribile, alla fine del Tournament.Scoprendo che sua madre era una killer a pagamento, assunta da un boss mafioso per farlo fuori. Che sua madre era Nina Williams!
Ed io non ci sono mai stato per lui…Ma che razza di amico sono?
Ok. Steve non ha capito che io attraversassi questo momento di crisi, e io mi sono incavolato. Però, non è che io sia stato molto più perspicace…Diciamo che dobbiamo fare tutti e due un po’ di pratica.

- And I...
Take back all the thing I said,
To make you feel like that. -

Shit! Rendiamoci conto che la fonte d’ispirazione di questa riflessione è stato Kazama!
Perdoniamolo, va!
Ma sì, voglio essere magnanimo oggi!
E poi c’ ho troppo mal di testa per essere arrabbiato…Appena si sveglia, però, esigerò delle spiegazioni.

Ripenso alle parole di Steve. Sarò innamorato davvero di quell’ameba che dormicchia sul tavolo?
L’idea che possa abbracciare, o baciare quell’idiota integrale di Xiaoyu mi rende così irrequieto…
Non posso negare che sia terribilmente sexy…Anche con quest’aria innocente sul volto…È proprio bello, non c’è che dire. E ha anche un fisico straordinario.
Ha un corpo perfetto, al contrario di me. Cazzo, io sono ingrassato paurosamente negli ultimi tempi! Una volta i capelli lunghi mi stavano bene, e ora mi fanno il volto ancora più tondo…Meno male che mi sono messo a dieta, ed ho intensificato gli allenamenti, se no diventavo davvero inguardabile. (Hwo, se tu sei grasso…Io sono Babbo Natale!
NdA14 Semmai la Befana! NdHwo -___- NdA14)

Caratterialmente mi assomiglia nella testardaggine, ma è dolce, paziente e comprensivo…Qualità che sono necessarie per sopportarmi …Dove altro lo trovo uno così?
Oscillo tra una profonda ammirazione nei suoi confronti, un affetto verso la persona che più mi è stata vicina in questi tre anni; e un’avversione per tutti gli elementi della famiglia Mishima, nessuno escluso.
Ci sono momenti in cui gli voglio un bene dell’anima, ed altri in cui desidero che scompaia dalla faccia dal pianeta tanto lo detesto.
Posso chiamare amore questo sentimento intenso e contraddittorio?
Non lo so…Veramente…Non riesco a capire cosa voglio veramente da Jin Kazama.
Rivalità, amicizia, amore?
Chissà…

<Il problema non si pone, caro Hwoarang, visto che Jin non ti ricambierà mai!> dice una vocina querula, tanto simile a quella di Xiaoyu, dentro al mio cervello.

Però c’ ha ragione! Anche se io lo amassi, è più probabile che un meteorite si schianti nel mio giardino, piuttosto che Kazama ricambi i miei sentimenti!
Ah no! Io non ho alcuna intenzione di perdere la faccia facendomi avanti! Sì, sono un codardo, e allora?
Smettiamola di fare questi inutili discorsi!

-And I...
Just wish that I didn't feel,
Like there was something I missed. -

“Hwoarie-chan!” grida una voce con un certo disappunto, quasi a volermi rimproverare di essere stato un bambino cattivo. Ma non le riesce bene, visto che dai suoi occhi traspare chiaramente che vorrebbe gettarsi tra le mie braccia.
La precedo.
Alzandomi dal mio cuscino, mi dirigo verso di lei. Mi reggo a malapena in piedi, e penso proprio che ai suoi occhi sembrerò un penoso ubriacone, ma non me ne frega niente. Lei mi viene incontro e si alza in punta di piedi, più che può per stamparmi un bacio sulla guancia. Poi mi abbraccia calorosamente, e io ricambio la sua tenera dimostrazione d’affetto. Dimenticavo quanto ci si potesse sentire tranquilli, in pace con il mondo, amati e protetti grazie ad un gesto così semplice.
Alza lo sguardo e mi osserva soddisfatta e orgogliosa, prima di darmi un buffetto affettuoso sulla guancia.

“Ma lo sai che ti sei fatto proprio un bell’uomo?” (Quando? >.< NdJin geloso / Jin, è un modo di dire…-___-NdAki)
“Lo pensi davvero, obasan?” le sussurro debolmente il mio quesito. Mi sento di nuovo male, ma percepisco chiaramente che sta facendo il possibile per tenermi in piedi, e non lasciarmi cadere sul pavimento, quindi ricorro a tutta la mia volontà per non scivolare fra le sue braccia.
“Certo, piccolo mio…Ne dubiti, forse? Lasciatelo dire da una che nella sua lunga vita ne ha visti di uomini! Non sei solo bello, sei stupendo! E non lasciarti prendere dallo sconforto, se ancora non hai trovato la persona che sappia amarti per quello che sei. Non cambiare mai, rimani sempre quello che sei. Io ti voglio bene, anche se sei capriccioso e testardo. Naturalmente, non è che tu dia grandi soddisfazioni, nel senso stretto del termine…Insomma, sembra quasi che ad amarti si compia un crimine imperdonabile…Ma se la ricompensa è vedere su questo bel musetto un sorriso capace di sciogliere i ghiacciai dell’Himalaya, allora sono pronta a qualsiasi vessazione e maltrattamento morale da parte tua.
E sono sicura di non essere l’unica.
Hai molti più amici di quanti non pensi, Hwoarie-chan.
E lui è uno di questi.” Indica Jin Kazama.

“Lui?Ma se è uno dei miei peggiori nemici…” rispondo poco convinto. Ok, ho cambiato idea su quel demente col ciuffo, ma non c’è bisogno che lo sappia tutto il mondo.

“Smettila di contarmela…So che non lo odi. Guarda che solo gli stupidi non cambiano mai idea, specie su una persona.
Pensa che è stato al tuo capezzale per tutta la notte…Da ieri pomeriggio fino a poche ore fa, quando è venuto qui per prendersi un caffè. Si è addormentato sul tavolo, ed io non ho avuto il cuore di svegliarlo. Con tutto quello che ha fatto per te, ho dovuto ricredermi sul suo conto. Avrà pure tutti i difetti che gli attribuisci Hwoarang, ma è anche gentile, disponibile ed altruista. Sa quando è il caso di seppellire l’ascia di guerra, a differenza di qualcun altro di mia conoscenza. Se questa non è amicizia, dimmi tu cos’è, Hwoarang.
Non perdere qualcosa di così prezioso solo per paura di apparire debole ai suoi occhi. Anche se ti dovesse rifiutare, ed in questo caso non capirei tutto il tempo che ha perso ad occuparsi di uno che non può vedere, eviterai di chiederti per tutta la vita come sarebbe stato se avessi avuto il coraggio di farti avanti. Non fare lo stesso mio errore Hwo…O vivrai nel rimpianto e nel rimorso.”

Quanto adoro questa donna. Sa sempre farmi sentire un perfetto idiota, ma se non altro ha un modo molto dolce e delicato di farlo. Non sputa sentenze, ma dispensa consigli.
Impossibile negare che abbia ragione…Mi mancano gli argomenti, e poi fondamentalmente sono d’accordo con lei.
Mi aiuta a risedermi vicino al kotatsu, e con un sorriso che mi riscalda il cuore, abituato come sono a vedere sul suo viso quel ghigno beffardo che viene tanto bene anche a me, mi chiede se voglio qualcosa da bere o da mangiare.
Stupendo…Mi sembra di essere tornato indietro di quindici anni, quando per me andare dalla nonna Reiko significava poter assaggiare una marea di deliziosi manicaretti e strafogarmi di dolci. Peccato che ora, la sola idea di mettere sotto i denti qualcosa di solido mi nausei…(il kotatsu è un tavolo che si riscalda)

“Vorrei…”
“Sì?”
“Una tazza di cioccolata calda, con tanta tanta panna!” (meno male che avevi la nausea! NdA14)
“Agli ordini, mio capitano!” risponde mia nonna prima di scomparire nel cucinino.

Con questo freddo non c’è niente di meglio che una tazza di cioccolata bollente. Eppoi ti ritempra lo spirito…Senza contare che è buonissima…Ah, i miei propositi di dimagrire vanno tutti a farsi benedire di fronte alla panna montata.Probabilmente non riuscirò mai a perdere peso, sono troppo goloso.Fino a che mi cucino io quello che devo mangiare, è un’impresa fin troppo facile. Sono talmente scarso che farei perdere l’appetito perfino ad un sayan.
Ho talento in svariate attività, però. Come nella lotta, per esempio. Anche nella scrittura, soprattutto satirica, e nella musica. Vedendomi, ci si immaginerebbe che io suoni la chitarra o la batteria…Invece studiavo violoncello.Violoncello e pianoforte, per l’esattezza. Dall’età di quattro anni. Per tredici anni. Quando mi capita di vedere una tastiera, mi prende l’irrefrenabile voglia di mettermi a suonare ma ho troppa paura che le mie dita abbiano disimparato a farlo.
Ho lasciato perdere quattro anni fa, perché gli allenamenti con Baek Doo San mi portavano via troppo tempo per potermi applicare seriamente. E pensare che è stato lui a pagarmi gli studi, solo perché gli avevo detto che mi sarebbe piaciuto imparare a suonare uno strumento. Lui lo faceva volentieri, mi raccontava. perché gli piaceva che mi fossi appassionato di qualcosa che non fosse legato alla violenza. Lui diceva sempre che le arti marziali sono da usare per la difesa e non per l’attacco. Ma sapeva che io ero un attaccabrighe nato.

La nonna mette su Chopin. Uno splendido brano, che ho suonato tante volte ma che ora non rammento come si chiami. Mi ricorda Shindler’s List, probabilmente faceva parte della colonna sonora. È un brano dolce e struggente, disperato…Quando l’ascolto, mi viene sempre in mente il momento in cui è morto il mio maestro. Il suo corpo straziato, le mie disperate preghiere che si salvasse…Il vederlo morire tra le mie braccia, esalare l’ultimo sospiro sorridendo come se stesse per sublimare la sua vita in qualcosa di straordinario…Non poter far niente per evitare che morisse, il rimorso di non esserci stato nel momento del bisogno…L’incolmabile vuoto che ha lasciato dentro di me andandosene.
Incredibile come sia capace di farmi venire la pelle d’oca, quante emozioni possa regalarmi un pezzo che non dura nemmeno cinque minuti. Non riesco a ricacciare indietro le lacrime…D’altronde non so nemmeno perché sto piangendo. Sento solo le mie guance inumidirsi, e le gocce scendere lungo il mio viso per arrivare alle mie labbra.

Dalla camera attigua, si sente un rumore sordo. Una tazza di porcellana che si frantuma a terra, probabilmente. La nonna ha fatto cadere qualcosa. Poverina, da quando c’ ha il Parkinson le succede spessissimo, ma lei è troppo orgogliosa per ammettere che ha bisogno di una mano. In questo, direi che si assomigliano tutti i membri della mia famiglia. Incluso io, anzi potrei dire SOPRATTUTTO IO.
Comunque, quello che conta è che il fracasso prodotto dalla caduta di quella dannatissima tazza, sveglia il bell’addormentato nella mia cucina.
NO!Quanto ti odio…Andassi a morì ammazzato! Non devi svegliarti, brutto stronzo!!! Ti ci manca solo più di vedermi in lacrime, e poi saresti soddisfatto…Vero?

So benissimo che non è così, cosa credi? Solo che mi fa comodo pensare che reagiresti a questa maniera, perché se così non fosse dovrei arrendermi al fatto che ho compiuto un grave errore di valutazione nei tuoi confronti.
Oddio. Cazzoooooooooo! Perché la mia mente tende a creare queste manie di persecuzione? E perché sono talmente egocentrico da essere convinto di aver un posto di primaria importanza nei pensieri altrui?
È molto più probabile l’altra ipotesi, cioè che tu mi guarderai con aria di sufficienza e tornerai a farti gli affari tuoi, ignorando il mio dolore. D’altronde che te né frega, a te, se mi sento come se non potessi essere mai più felice?
In ogni caso, resta il fatto che non mi va di farmi vedere in lacrime da qualcun altro. Da te soprattutto!
Non voglio darti questa pessima immagine di me. Penseresti, anche se magari educato come sei ti asterresti dall’esprimere la tua opinione, che sono un patetico piagnone.
Rischierei che tu rimanga disgustato dalla mia debolezza. E preferisco di gran lunga l’odio al disprezzo.
L’odio è un sentimento che comporta dedizione. Non è che si può odiare un giorno sì e un giorno no. È qualcosa che ti ossessiona, che ti riempie la testa fino al punto di perdere interesse per qualsiasi cosa che non sia il vendicarsi della persona odiata. Salvo poi sentirsi perso, vuoto e insignificante una volta raggiunto il proprio obbiettivo.
Per questo, si preferisce tergiversare di proposito…Io ho fatto molta meno fatica a smettere di fumare, che a rendermi conto che non valeva più la pena di odiare Kazama.

Sì, sì…Ok, hai ragione! Ma ora basta divagazioni Hwoarang!
Mi alzo di scatto, facendo tremare tutto il tavolo. Jin si riscuote dal suo stato confusionario(essendosi appena svegliato, non è che fosse molto lucido) e mi studia con i suoi occhi color ebano. Per qualche decimo di secondo stiamo immobili, lui ad osservare me dall’alto in basso, ed io terrorizzato chiedendomi quale reazione potrà mai avere.
Il suo sguardo si ferma sui miei occhi, e scorge le lacrime. Sembra che ne sia rimasto colpito, perché assume un’espressione tra il preoccupato e il sorpreso.
Poi lui si muove, e sembra quasi che stia per alzarsi. Io indietreggio…Ma non è che sono così furbo da dargli le spalle…Noooo, cammino all’indietro! Normale che dopo pochi passi mi inciampi e cada miseramente a terra…Jin Kazama si ferma. Intuisco che si sente ferito.
Dopotutto, sembro quasi una ragazza indifesa che sta cercando di proteggersi da uno stupratore, talmente sono impaurito dalle sue azioni.
Cerca di darmi una mano ad alzarmi, ma non appena c’è un minimo contatto fisico tra noi io mi ritraggo.

“NON MI TOCCARE, KAZAMA! NON TI AZZARDARE A POSARE LE TUE LURIDE MANI SU DI ME, BASTARDO!”

“Hwoarang…Scusami.”

Riesco a rialzarmi da solo, aggrappandomi allo stipite della porta.
Lui non si muove, ma mi guarda con gli occhi lucidi.
Mi sono comportato da vero ingrato, ma sono fatto così e non posso cambiare.
Insopportabile arrogante e testardo, vero?
Non per niente, esistono veramente poche persone al mondo a riuscire ad accettarmi così come sono.

Mi accorgo di non riuscire a sostenere il suo sguardo, e scappo verso il cortile.
Ritorno alla scalinata dove tutto è cominciato, e mi lascio andare. Piango, strepito, singhiozzo come un poppante…Non me ne frega niente. Devo sfogarmi…Avrei dovuto farlo tanto tempo fa, ma i miei occhi non sembravano ricordare come si faceva…Ora invece è un gesto completamente irrazionale…Non so neanche perché piango…Forse, perché io penso in un determinato modo ed agisco in maniera opposta. Le mie azioni, le mie parole, non rispecchiano mai quello che penso, anzi. Ma è l’unico modo che ho per comunicare con gli altri! Perché non riesco a spogliarmi della mia maschera nemmeno davanti a Jin?
Questa situazione è insopportabile!Aggiungiamoci anche che ho un mal di testa che ucciderebbe chiunque…Eppure lo sanno anche i muri che se uno si mette a piagnucolare gli aumenta l’emicrania.

“Aspirina, rossino idiota?” mi chiede Kazama sedendosi al mio fianco sulla scalinata. In mano ha un bicchiere pieno d’acqua, con dentro una pastiglia effervescente.
Sembra essersi ripreso dalle mie parole alquanto scortesi…Beh, mi sa che gli devo delle scuse…

-And I...
Take back all the things I said to you. -

“Sì grazie…E per prima…Perdonami, è che nessuno mai si è preoccupato così tanto per me, e quindi mi è venuto naturale pensare che tu avessi dei secondi fini…”
Lui sorride, spostandosi dagli occhi un ciuffo ribelle.
“Chi ti dice che non li abbia? Magari non quelli che pensavi tu, ma nessuno fa niente per niente.”
Io rimango indeciso se bere o meno quell’intruglio. Le pastiglie effervescenti mi fanno venire mal di pancia, ma qualsiasi cosa è preferibile ad avere questa maledettissima cefalea.
“Pensi di rimanere ancora per tanto a rimirare il percorso di quelle bollicine? No, dimmelo solo, perché se stiamo facendo la gara al passatempo più stupido voglio partecipare anch’io…”
“Illuso! Lo sai bene che non hai speranze di battermi” sogghigno di rimando, sebbene il mio volto sia ancora rigato dalle lacrime.
“Contro il Re degli Idioti, è difficile avere qualche possibilità, sai com’è…”
“Fanculo.” Rispondo pacatamente, svuotando il bicchiere con un solo, lungo, sorso.

Sto meglio. Pian piano mi sto liberando dallo stress accumulato nelle ultime ore. Ormai non reagisco neanche più alle iniziative di Kazama. Inizia a massaggiarmi, lentamente, la cervicale con il polpastrello del pollice, mentre le altre dita sono occupate ad allentare la tensione muscolare delle spalle.Mi rilasso, grazie alle sue mani esperte.
Tra noi; nemmeno una parola. Jin non cerca di consolarmi, e non mi chiede nemmeno perché io stia piangendo.
Continua imperterrito il suo lavoro. Si sposta al gradino più alto, dietro alle mie spalle, per aver libero accesso alla mia schiena.
Senza che io me ne accorga, le sue dita salgono fino alle tempie e si china per baciarmi alla base del collo.

“Sei una contraddizione unica, Hwoarang…- sussurra con voce suadente al mio orecchio-Non vuoi che ti aiuti ad alzarti per evitare qualsiasi contatto fisico con me, e poi ti lasci massaggiare senza protestare…”
“Che vuoi farci? Non mi capisco nemmeno io, a volte…”
“Non mi sorprende…Sei talmente istintivo, che ti vengono naturali certi atteggiamenti, anche se in realtà vorresti esprimere tutt’altro con le tue azioni.”
“Kazama?Tra i tuoi poteri c’è anche la telepatia?”
“Chiamami Jin…Comunque, no. Non posso sapere ciò che pensano gli altri, ma tu sei un libro aperto. Non te ne rendi conto, ma dalle tue espressioni…Dai lievi movimenti delle sopracciglia, dalle mille sfaccettature che può avere un tuo sorriso, dai movimenti delle tue splendide mani…Si capiscono tante cose, che tu non sei capace di esprimere a parole.” “Ma davvero! Non prendermi per il culo, Jin! In ogni caso, devo farti i miei complimenti. Avresti potuto convincere chiunque, tranne il sottoscritto naturalmente.”
“Se fossi uno facile da conquistare, non mi piaceresti così tanto…”
“Oh, allora questo significa che devo gettarmi tra le tue braccia, a quanto pare.”

Arrossisce. Non posso nemmeno scorgerlo, ma ho la certezza che abbia assunto un colorito un po’ più vivace, e non certo grazie al freddo gelido dell’aria. Jin non è il tipo da fare questi discorsi, da scherzare su queste cose, a cuor leggero. È così adorabilmente innocente. Tenero, dolcissimo Jin…Sono stato proprio un idiota a comportarmi a quel modo poco fa, ma è difficile soffocare quella parte dentro di me, che teme di fare l’errore più grande della sua vita.
Speriamo che non riaffiori ancora una volta.
Se non altro ho smesso di piangere. I massaggi di Kazama mi hanno fatto scordare di quella tristezza che albergava dentro il mio animo. Mi piace questo suo modo di risolvere i problemi!
Penso che sia venuta l’ora di mostrare il mio sincero pentimento per come l’ ho maltrattato, e ripagarlo di tutto quello che ha fatto per me.
Se poi il mio modo esprimere la mia gratitudine non gli piacesse…Peggio per lui!
Io ci provo!

- And I,
Give it all away,
Just to have somewhere to go to.
Give it all away,
To have someone to come home to. -

“Jin?” lo chiamo.
“Sì?” risponde lui, chinandosi verso di me.
Alzo il volto. Ci ritroviamo faccia a faccia. Il suo viso a due millimetri dal mio. Il suo quieto respiro che mi riscalda, ma che allo stesso tempo mi provoca dei brividi di piacere lungo tutta la colonna vertebrale. Non vedo che le sue labbra carnose, pulsanti, invitanti…Inutile cercare di trattenermi ormai, e dopotutto me la sono andata a cercare.
3.
2.
1.
Contatto.
------------------------------------------------------
Sì.
Sì.
Oh cielo, sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì! Qualcuno mi ama lassù!
La mia costanza è stata premiata, la mia pazienza pienamente ripagata. Tocco il cielo con un dito. Male, malissimo!
Perché? Perché conosco il mio pollo, carissimi! Giuro che se spara una cazzata adesso, una di quelle che solo lui può dirsi, io lo uccido! Lo soffoco con queste stesse mie mani!
E se fosse un suo crudele scherzo, una beffa verso i miei sentimenti?
NO! NON PUO’ ESSERE! Amare significa anche fidarsi della persona amata. Sono sicuro che non potrebbe mai essere così crudele da approfittare in modo tanto subdolo dell’attrazione che provo nei suoi confronti, e prendersi gioco dei miei sentimenti. Hwoarang non è un’ipocrita! Non fingerebbe di amarmi per potermi prendere in giro! Ha anche lui dei principi morali dopotutto!

Comunque, per gioco o semplicemente perché doveva succedere, quello che conta è che ci stiamo baciando.
Altro che primo bacio! Quello che ricorderò per tutta la vita, sarà questo semplice, casto, fresco bacio a fior di labbra.
È straordinario come da questo piccolo gesto possa trasparire l’inesprimibile dolcezza, tenerezza, bellezza e semplicità del nostro amore. Infatti, non si può certo dire che sia un atto dettato dal desiderio o dalla ragione. Solo dal cuore.
Il desiderio si sente, è palpabile, è la nuova forma che ha assunto quella tensione che c’è stata tra noi, fin dalla prima volta che ci siamo visti. Nessuno dei due ha soppresso in se la volontà di prevaricare sull’altro, diciamo che questa aspirazione ha subito un piccolo cambiamento…L’ambito in cui essa si manifesta, per esempio…La ragione, quella poi! Sempre a blaterare! Non sta mai zitta, neanche per un secondo! E magari ti desse una sola opinione sulla faccenda! No, ti mostra il fatto da tutti i punti vista, ti fornisce tutte le possibili conseguenze e ti rimprovera del comportamento assolutamente irrazionale che sembri tenere con tanta solerzia in quel momento.
Cioè, secondo lei, avrei dovuto fermare Hwoarang prima che posasse le sue labbra sulle mie e dirgli che lo amo.
Avrei però rovinato la magia, l’unicità di quel momento.
Alla luce di tutto questo, sono ben felice di non aver respinto Hwo e ancora più euforico del fatto che io stia baciando un ragazzo che mi piace da tre lunghi anni, proprio quando ormai avevo perso ogni speranza!
Le sue parole di poco fa, infatti, mi avevano ferito non tanto perché erano offensive(so bene che Hwo non pensa mai a quello che dice e a volte gli escono dalla bocca frasi poco carine che lui non intendeva dire)ma piuttosto perché nei suoi occhi avevo letto terrore nei miei confronti.
Insomma, non ho mai mangiato nessuno, mi dicevo…Perché diavolo è così terrorizzato?
Poi ho capito. Ho intuito che se io potevo capire così tanto di lui soltanto guardandolo negli occhi, magari per lui era lo stesso. Aveva capito le mie intenzioni, e n’era rimasto schifato.
Per interminabili minuti mi sono chiesto se raggiungerlo sulla scalinata e chiarirmi con lui. Ho pensato che poteva avere mal di testa, con il febbrone che si ritrovava e con la scusa dell’aspirina eccomi qui.
A questo punto, sembrerà quasi che io e Hwoarang siamo rimasti con le labbra incollate per un quarto d’ora buono, ma in realtà non sono passati più di dieci secondi.
Ricordate la teoria di Einstein secondo la quale il tempo è relativo? Beh, posso assicurarvi che è vera!

“Questa posizione è scomoda, Kazama…Finirà col venirmi anche il torcicollo…”
“Oh povero! Sei sicuro che non vuoi che ti porti nel reparto di geriatria?Ci staresti bene, con tutti i dolori che ti ritrovi…”
“Vedi di stare zitto, se no passerai il resto delle tue vacanze in terapia intensiva…”
“Che paura…Detto da uno che mi ha appena baciato…”
“Ah, io ti ho baciato? Perché tu no, scusa? Non mi pareva che ti dispiacesse poi tanto, Mishima boy…”
“Se quello è tutto quello che sai fare, perdente…Siamo messi male…”
“Provochi Kazama? Vuoi una dimostrazione del mio innegabile talento nell’arte erotica?”
“Parla, parla…Tanto a fatti, è risaputo che sei alquanto scmhppphh….”

Le mie ultime parole vengono zittite dalle labbra di Hwoarang, nuovamente sulle mie. Quanto adoro stuzzicare questa testa rossa! È così kawaii quando mette il muso!
Spero che quando la sua mente sarà totalmente lucida, cioè tra pochi giorni, forse già stasera(non certo ora, ha gli occhi lucidi, le labbra secche e la fronte scottante) non si penta di quello che sta facendo…Io non mi sento un lurido approfittatore…So che Hwo è capacissimo di intendere e di volere. Quest’influenza acquieta solo un po’ il suo orgoglio, che altrimenti sarebbe irremovibile. Ma quando il signor Pride tornerà ad occupare la sua vecchia casa nel cervello di Hwo, quando sarà di nuovo il padrone incontrastato di quella distesa di materia grigia e subaffitterà i suoi terreni a Mr Istinct e Miss Narcissism…Allora ci sarà ancora spazio per me? (palese citazione di Trêve de Rève di Catherine Diament..Consiglio a chi studia il francese di leggerselo…È stupendo! NdA14)
Beh, il secondo sembra abitare lì abusivamente, quindi se rimanesse stabilmente lì non mi creerebbe alcun problema!
Anzi, la parte istintiva di Hwoarang è una delle cose che più amo in lui…
E vorrei anche vedere! Se Hwo è finalmente fatto avanti, devo ringraziare questa sua parte che si contrappone strenuamente al sedicente orgoglio, che poi in realtà non è che infantile cocciutaggine che si nasconde dietro un nome più grande di lei.
Hwoarang si sposta, staccandosi ancora una volta dalle mie labbra. Io me la prendo un po’…D’accordo, non era che una piccola(anche se non molto innocente) dimostrazione di affetto, un bacio casto e pure, tanto per cambiare. Però, maledizione! Resterei per l’eternità immerso nel calore del corpo di Hwoarang, inebriandomi del suo odore, accarezzando la sua morbida pelle, baciando le sue labbra sottili che hanno un gusto che non avevo mai assaporato prima, il sapore di un sogno realizzato.
E lui se ne va! Non si alza, ma si sposta tendendosi verso la porta del dojo.
Dannazione, fa che non sia tornato su suoi passi…Non lo sopporterei. Io lo amo, e tutto quello che voglio e stargli vicino! Mi si spezzerebbe il cuore se mi rifiutasse adesso…Quando non sapevo com’era stare fra le sue braccia, si potrebbe dire che è più facile…Ma ora come ora mi è impossibile rinunciare a lui.
Sono già alla dipendenza fisica e psicologica da quest’uomo.
Dire se sia un male o un bene, non mi è possibile.

“Che cosa c’è?”gli chiedo, vedendolo tendere l’orecchio verso l’interno.
“Shhh.” Mi sussurra, mettendomi un dito sulle labbra. Io prendo il dito e dolcemente lo lecco, dalla base fino alla punta, schioccando un bacio sul polpastrello. Sorrido(di nuovo, chiederete voi…eh, che ci posso fare, Hwoarang mi fa talmente tanta tenerezza che non posso guardarlo senza sorridere…) notando che rabbrividisce al mio tocco.
È bellissimo, è la sola cosa che posso dire.Sfioro la sua guancia, delicatamente come se temessi che si possa sfaldare tra le mie dita come un nuvola di fumo. Si appoggia alla mia mano, e io lo accarezzo…La sua pelle è caldissima. Solo adesso ricordo che ha la febbre. Sono proprio un cretino. Mi ero dimenticato delle sue condizioni di salute…
Comunque sia, ha chiuso gli occhi lasciandosi completamente andare alle mie coccole. È così tranquillo, che non sembra neanche lui. Forse sta dormendo.
Provo a scuoterlo. Niente. Dorme davvero, sto bradipo umanizzato!
Mi sento alquanto offeso dal fatto che sia addormentato in un momento come questo, ma non posso fare a meno di notare quanto sia carino…Quando poi si aggrappa al mio braccio come se fosse un peluche e se lo stringe al petto, vorrei abbracciarlo tanto mi pare fragile e innocente.
Sento un rumore alle mie spalle, una porta scorrevole che si apre. Sento una voce chiamarmi, e voltandomi scorgo due occhi, dello stesso incantevole color nocciola del mio piccolo Hwoarie, leggermente seccati.
La signora Hayase mi guarda come se volesse incenerirmi.
Effettivamente, standomene lì tranquillo in giardino con uno che ha un febbrone da cavallo, non le posso fare la migliore delle impressioni.
Allora era per questo che Hwo stava cercando di sentire i rumori provenienti dall’interno…Aveva intuito che stava per sopraggiungere sua nonna. Beh, mi fa piacere che non l’avesse fatto per liberarsi di me.

“Splendida mattina, non è vero?” mi chiede, senza perdere dal volto quell’espressione austera che riesce a intimorirmi al punto che non riesco a parlare.

“Sì…” riesco miracolosamente a replicare. Ho circondato le spalle di Hwo con un braccio e ora lui riposa beato sulla mia spalla. Mi chiedo da dove salti fuori la domanda della nonna di Hwoarang, e mi guardo intorno.
Effettivamente, tutto intorno a noi è talmente bello da sembrare il paesaggio di una fiaba. La neve ha ricoperto quasi completamente ogni cosa, ed il cielo ancora colorato delle luci dell’alba specchia il suo pallido arancione sul bianco candido della neve. Ciò che però rende unico questo fantastico panorama,è il silenzio. Non si sente niente, se i cumuli di neve che cadono dagli alberi, infrangendosi a terra con un sordo rumore.

“Spero che non vorrai portarmi via Hwoarang. Lui è nato e vissuto qui. Appartiene a questa terra…”
Questa affermazione mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Non posso negare di averci pensato.
Di aver pensato di portarlo via con me. Ma che razza di vita posso offrirgli?
Non si vive certo solo d’amore…E d’altronde non posso strapparlo dalla sua città. Il fatto che sia tornato qui, pur sapendo che sarebbe stato il primo posto dove sarebbe venuto a cercarlo l’esercito significherà pur qualcosa…Con che coraggio posso chiedergli di vivere una vita da esule? In continua fuga dai sicari di mio nonno…Non posso!
“Non lo so, dev’essere lui a decidere. Penso che sia abbastanza grande per sapere cosa fare della sua vita.” Rispondo poco convinto. “Farò in modo da non condizionare la sua scelta, questo è tutto ciò che posso prometterle.”
“Sei un bravo ragazzo Jin, e se lui decidesse di seguirti, so che ti prenderesti cura di lui. Ma non è in grado di prendersi la responsabilità delle sue scelte. Finirebbe con l’accusarti di aver rovinato la sua vita.
Potresti essere l’eccezione, ma volevo solo avvisarti che devi fare attenzione. Non affidare la tua vita ad una persona, se non sei certo che lui farebbe lo stesso per te.”
“Mi fido di Hwoarang.”
“Buon per te. Ma non trascurare l’amore che Hwoarang nutre per la sua patria, o potresti prenderti la batosta più grande della tua vita…”
“Mi fido di Hwoarang, punto. Kaputt! Discorso chiuso, signora.”
“Come vuoi…”

Lei sarà anche la nonna, e conoscerà suo nipote meglio di quanto lo conosca io…Ma so che se ce una cosa che lui non farebbe mai è pentirsi delle sue scelte. È troppo orgoglioso. E di certo non accuserebbe qualcun altro di averlo spinto a fare qualcosa che non voleva. Sarebbe come ammettere pubblicamente che può essere plagiato,e lui non si farebbe mai passare per uno che si fa raggirare per amore!
A forza di avercela tra le scatole, so fin troppo bene come funzionano i contorti ragionamenti di questa scimmia coreana. Sono furente! Quello che mi fa arrabbiare non è tanto che lei mi prenda come uno che si butta fra le braccia del primo che gli mostra un minimo d’affetto, ma che sottovaluti Hwoarang!
Nello stesso momento in cui formulo l’ultimo concetto nella mia mente, mi rendo conto che anch’io sto facendo lo stesso errore.
Ho ritenuto che lui non fosse in grado di seguire uno stile di vita come il mio, sicuro nella mia tracotanza. Solo perché pesa a me, non avere una dimora stabile ed essere sempre costretto a fuggire, braccato instancabilmente dalla Tekken Force, questo non significa che gliene debba per forza importare qualcosa a Hwoarang.
Siamo superbi, molto più di quanto potrebbe esserlo lui, se supponiamo di sapere cosa sia meglio per il suo avvenire, senza nemmeno consultarlo.
Io non posso continuare a credere che lui pensi con la mia testa. Non posso dirlo con esattezza, non sono un veggente, ma riflettendoci meglio è probabile che presentandogliela in un certo modo lui vivrebbe la vita da fuggitivo come una sfida. E lui odia perdere.
Inoltre, ultimo ma non meno importante, oggi fa ventun anni(già, già…devo ricordarmi di fargli gli auguri) e sa cosa certamente meglio di noi cosa vuole dalla sua vita. Chi siamo noi, per sapere con esattezza, con un onniscienza quasi divina quale siano le giuste scelte affinché lui sia felice? Sbagliando, se ne renderà conto lui stesso. Ma la vita è fatta così…Servissero le cazzate che abbiamo fatto, per evitare che le ripetessero coloro cui vogliamo bene, vivremmo ad Utopia non nel mondo reale. Solo vivendole con la loro pelle, si accorgono di quanto tu avessi ragione.
Però fa male, vedere qualcuno vivere le tue stesse, non certo edificanti, esperienze e non poter far niente per evitargliele…Ma è attraverso tutti quegli errori che si cresce, e quindi se Hwoarang decidesse mai di seguirmi, anche se sono convinto che sbagli, lo lascerò fare, perché è giusto che io lo lasci libero di fare ciò che vuole. Pagherà sulla sua pelle la sua scelta, ma questo lo farà maturare.

Mi fa cenno di prendere Hwoarang, per portarlo dentro al caldo, e per non svegliarlo decido di prenderlo in braccio.
Certo che è molto più leggero di quanto non credessi. Finché non si tocca con mano, non si può mai dire…Eheheheheh, mi viene in mente, per una strana associazione di idee, anche un’altra cosa che andrebbe “toccata con mano”, per “accertarsi delle sue reali dimensioni”…Si sa, la vista può ingannare a volte…Anche se credo proprio che non resterei deluso nel mio accertamento, anzi…Già era mozzafiato a vedersi, anche sotto la stoffa, figuriamoci a toccarlo…
Entriamo in casa, e ci dirigiamo verso la cucina. Poi le si gira, e con uno sguardo carico di disprezzo mi chiede:
“Pensi di conoscere Hwoarang, eh Kazama?”
Questa domanda mi punge sul vivo, visto che mi prende proprio in mezzo alle mie riflessioni sul rossino.
Non so cosa dire, non ho sempre la risposta pronta come il mio amico.
La verità è che ha perfettamente ragione, non so praticamente niente di lui a parte che lo amo. D’accordo, per quello che mi ha mostrato potrei prendere anche la più grossa cantonata della mia vita. Dentro di me, però, perlomeno in questo sento di non sbagliarmi.
E poi se lo conoscessi già alla perfezione sarebbe alquanto noioso, no?
“No, molte volte non lo capisco, e ci sono una miriade di cose di lui che ignoro. A differenza di lei, io lo ammetto ed è per questo che perfino i suoi difetti mi affascinano. Non ci sarà aspetto che io possa scoprire di Hwo, che me diminuirà il mio amore per lui. Certo potrà indignarmi, ma se lui non me lo nasconderà imparerò ad accettare anche queste sue viltà. Io lo amo, e questo è un dato di fatto. Sia per i suoi pregi, sia per le sue mancanze.”
“Sarà…”

Procediamo, lei apre la porta della cucina, tenendola aperta in modo che io possa entrare anche con il rosso in braccio.
Io sono sempre più arrabbiato, lei palesemente offesa.
Insomma! Sembra già Xiaoyu, sempre a vedere problemi dove non ce ne sono!
Beh, dire che non ce ne siano affatto è inesatto…Però non sono fatti suoi! Non è che io voglia fare finta che non esistano…Sto solo cercando di vedere il lato positivo della faccenda!
Hwoarang non solo non mi ha rifiutato, ma addirittura ha preso lui l’iniziativa! Quindi tanto schifo non devo fargli…
Dove sta la fregatura? Sta nel fatto che ho visto chiaramente la sua erezione(non mi sono trattenuto dallo sbirciare), il desiderio che provava anche in quel semplice gesto…E sono sicuro che anche lui ha capito quanto io lo desiderassi!
Allora perché farmi stare sulle spine, limitarsi ad un semplice bacio quando aveva l’occasione di lasciarsi andare molto di più?
Timore di spaventarmi? Non penso proprio…Se mi avesse disgustato, l’avrei respinto al nostro primo contatto…
Io lo sentivo insicuro, e ho trattenuto il mio istinto, che mi comandava di farlo mio.
Lui non ha ancora accettato i sentimenti che prova per me. Il fatto di essere innamorato di un altro ragazzo, il suo peggior nemico, per giunta.
Finché non sentirò il dolce suono della sua voce, modulare le parole “Ti amo”, fino ad allora non potrò essere sicuro di quello che provo per me. L’attrazione fisica c’è, ma a me non basta. Io voglio il suo corpo e la sua anima. Senza che uno dei due escluda l’altro.
Finché non si fermerà a riflettere sulle sue emozioni, e lascerà cadere quel guscio che ha costruito intorno a se, le barriere che ha eretto intorno al suo cuore, allora non sarà mai se stesso, ma si comporterà in un determinato modo perché “è così che si fa”.
Io e lui non abbiamo mai dato peso a quello che gli altri pensano di noi, ma più che altro a sentirci a posto con noi stessi. Sono però la stessa educazione che abbiamo ricevuto, gli insegnamenti che ci sono stati impartiti; che certo non includevano anche “innamorarsi di una persona del tuo stesso sesso è giusto poiché l’amore non può mai essere sbagliato, se vero amore”. Così siamo indirettamente condizionati da quello che gli altri, che la società ha deciso che noi dobbiamo essere. Ed essere un outsider, un emarginato non è semplice, non lo è per niente.
Posso capire anche che Hwoarang non se la senta, e decida di mollare prima ancora di tentarci, rassegnandosi a coprire i suoi sentimenti sotto cumuli di falsi principi, regole che altri hanno dettato per lui, al fine di poterlo controllare meglio.Annullando la sua unicità, uniformandolo alla massa incapace di pensare con la propria testa che prolifera su questo pianeta.
Ma come ho già detto, io ho fiducia in Hwoarang. Potrebbe anche farcela, ed allora niente potrebbe mai dividerci.
Questo, però, è qualcosa che dobbiamo affrontare noi.
NOI E NESSUN ALTRO.


 
Continua nel capitolo:


 
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