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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LUCI ED OMBRE SUL PALCO
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Lemon, Shounen Ai
Autore: larisa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/09/2006 16:17:20 (ultimo inserimento: 17/02/07)

è davvero così bello essere famosi?neanche le luci, il trucco possono nascondere che se c'è luce si annida ombra, se c'è suono si nasconde il silenzio
 
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REI
- Capitolo 1° -

ciao!
vi chiederete perchè diavolo comincio una nuova ficcy se ne ho già tre da finire... ma sono così!
non so ancora cosa scriverò (guarda che novità...) ma spero comunque vi piaccia!
buona lettura!!


il giovane si alzò svogliatamente, eppure quel semplice e poco piacevole gesto mise in luce tutta la sua grazia innata.
il lenzuolo, che prima lo copriva fino a lasciar baciare dalla luce solo qualche ciuffo nero, scivolò da lui come un abito di latte.
il suo viso aveva lineamenti dolci, che da mezzo addormentato com'era lo facevano sembrare ancora più giovane dei diciannove anni che aveva, per nulla disturbati dai nove orecchini all'orecchio sinistro, o dai piercing a sopracciglia, naso e labbro inferiore, sempre a sinistra.
i capelli erano lunghi fino ai fianchi, lisci e brillanti.
se li tolse da attorno al collo come in una mossa meccanica, abituale, chiaro segno della sua incapacità di stare fermo, anche nel sonno più profondo.
le sopracciglia erano sottili, come il naso, dall'aria delicata, femminea.
non contribuivano a far capire il suo sesso neanche le labbra carnose e il collo lungo e sottile.
le dita, lunghe e affusolate, sporsero lentamente dal lenzuolo, seguite dalle braccia morbide e senza peli.
le spalle sottili, nessun pelo sotto le ascelle.
solo quando quasi scivolò giù dal letto, scoprendo così il torace nudo, rese chiaro il suo essere un giovane uomo, e non per i muscoli, essendo molto magro, ma per l'evidente mancanza di seno.
una volta in piedi, si dimostrò inaspettatamente piuttosto alto, un metro e ottanta, forse ottantacinque.
e tutta la parte sinistra del suo corpo, dal fianco al collo, ricoperta di kanji, lo rendeva ancora più particolare.
indossando solo i pantaloni del pigiama, azzurri con piccoli orsacchiotti blu sorridenti, si diresse barcollando in bagno, grattandosi la nuca.

"Oddio..." sussurrò rivolto allo specchio, con voce bassa e dolce, tastandosi attorno agli occhi, evidentemente gonfi e arrossati.
si lavò i denti mentre l'acqua scrosciava fumante nella vasca, in realtà non troppo preoccupato per lo stato disastroso dei suoi occhi.
rimase nell'acqua bollente un bel pò, gli occhi chiusi e il respiro regolare, tanto da far credere che si fosse addormentato di nuovo, senza lavarsi.
era fatto così: del bagno, apprezzava che lo aiutava a connettere, non che ne sarebbe uscito pulito.
infatti, quando girò la manopola per far uscire l'acqua, era ancora limpida, e le sue dita non avevano toccato l'ombra di detergente.
si alzò, e fece uscire dalla doccia, dietro di lui, acqua fredda.
si lavò velocemente ma con diligenza, e in un paio di minuti era di nuovo in piedi sul pavimento del bagno, gocciolante, nudo, le lunghe gambe anch'esse senza peli guizzavano verso la porta con movimenti fluidi.
prese un asciugamano solo per buttarlo sul letto, dove si sedette, ancora gocciolante, a gambe incrociate.
preso un pettine dal comodino, cominciò a pettinarsi con attenzione, sciogliendo ogni possibile groviglio i suoi capelli birichini avessero deciso di fare durante la notte.
rimase poi così per un pò, lo sguardo al vuoto, il corpo ormai asciutto.
"E' ora di muoversi..." sussurrò, come a volersi convincere, senza in effetti spostare un muscolo.

rimase immobile per una decina di minuti, finchè improvvisamente non balzò giù dal letto, per vestirsi velocemente.
un paio di jeans larghi, blu con strane strisce rosa, molto probabilmente fatte da lui con una bomboletta, una maglia aderente sempre rosa, senza maniche.
dai jeans spuntava l'elastico blu dei boxer, su cui si leggeva a chiare lettere la frase "KISS ME".
raccolse dal comodino cinque anelli, e li mise tutti alla mano sinistra, lasciando privo di ornamento solo il mignolo, poi tornò in bagno, per il momento più lungo di tutta la sua preparazione.
aprì un cassetto, pieno zeppo di trucchi di ogni tipo, e iniziò a borbottare, indeciso.
infine, optò per la matita nera, il mascara rosa e il rossetto rosa, quello poco più scuro dell'ombreggiatura che si era dato sopra agli occhi.
prese da un ripiano dello smalto nero, e se lo diede velocemente, prestandovi poca attenzione, ma in modo perfetto, dimostrando un'abitudine ormai radicata, e uscì.

di fronte a casa sua un grande orologio elettronico a muro scandiva anche i secondi, e come ogni mattina, gli diede una veloce occhiata, tanto per curiosità, o forse per adempiere ad un rituale che conosceva solo lui.
le undici e mezza.
in orario perfetto.
si chiedevano tutti come facesse, ad essere sempre in orario: era risaputo che nel suo appartamento non c'era ombra di orologio, di sveglia, o di una qualsiasi suppellettile simile.
neanche lui lo sapeva, a dire il vero, ma era così e basta.

tokyo era decisamente affollata a quell'ora, piena di studenti che per un qualsiasi motivo avevano ottenuto il permesso di uscire prima, di lavoratori, di mamme che approfittavano del caldo per far fare una passeggiata alle loro carrozzine con figlio incorporato.
distrattamente, si chiese come mai continuassero a costruire carrozzine, visto che sembrava logico che i bambini crescessero e iniziassero ad andare sulle loro gambe, prima o poi, e che sorelle, fratelli, zii si passassero questi inutili mezzi di trasporto una volta finito di sfornare figli.
o almeno, a casa sua funzionava così, se si ricordava bene, sia per le carrozzine, i lettini, l'abito da sposa alle volte, i vestiti...
ma a casa sua si doveva imparare in fretta a camminare con le proprie gambe, mentre ora sembrava che si cercasse di rendere il proprio figlio sempre più lento, per tenerselo stretto un pò di più.
in realtà, delle carrozzine non gli importava molto di più che del granello di polvere che si mischia all'aria quando una donna sbatte il tappeto, quindi si dimenticò in fretta di queste considerazioni.

quello che lo stupiva, era che nessuno lo avesse ancora fermato, di solito molte ragazzine appena lo vedevano partivano urlando come una carica di fanteria, per accaparrarsi il diritto ad una frase o ad un autografo, già da pochi metri oltre casa sua, invece aveva ormai fatto cento metri senza l'ombra di un urlo.
in effetti, ragionò, quel giorno sembrava tutto stranamente silenzioso, come se qualcosa stesse per succedere.
qualcosa che lui sentiva di sapere, ma che proprio non si decideva a balzargli fuori dal posticino in cui si era nascosto.
per cercare degli indizi, si guardò attorno, e si rese conto in effetti di un particolare non indifferente: non c'era NESSUNA ragazza in giro.
nessuna uniforme scolastica femminile, nè delle medie nè delle superiori.
qualcosa non quadrava, e lui iniziò a pensare che fosse importante.
dannatamente importante.

prese la metropolitana, sarebbe stato troppo lungo a piedi il viaggio fino allo studio, e la sua sensazione di urgenza aumentava di minuto in minuto.
anche lì, neanche l'ombra di una studentessa.
iniziò a giocherellare con un suo anello, una fedina d'argento che portava all'anulare, tanto per cercare di scaricare il nervosismo, ma avrebbe voluto essere a piedi, in quel momento, per potersi fumare una sigaretta.
si sa, una sigaretta calma l'ansia.

quando entrò allo studio, salutando tutti come sua abitudine, la sua espressione aveva assunto un che di corrucciato che lo rendeva ancora più affascinante, e si diresse senza troppi preamboli nel suo camerino, per prendere la chitarra, e poi uscire quasi a passo di corsa e dirigersi verso l'ufficio del suo manager.

"Ciao Shinji, cosa sta succedendo?" gli chiese con apprensione, dopo essere entrato senza nemmeno bussare.
"A cosa ti riferisci?" il manager, come quasi tutti quelli che aveva incontrato, aveva una parlata lenta e scandita, e non sembrava minimamente preoccupato, qualsiasi cosa ci fosse in ballo.
era calmo tanto da snervare il più paziente dei cantanti.
ma Shinji aveva qualcos in più, non avrebbe saputo dire che cosa, forse uno scintillio negli occhi, forse una forza maggiore.
fatto sta che ora lo considerava quasi più un amico che un manager, e questo non faceva che rendere felice il giovane uomo, che, con un lavoro come il suo, di amici ne aveva ben pochi.
"Non ci sono ragazze in giro!"
"E' naturale." rispose flemmatico.
"Cosa vuol dire 'è naturale'?!?"
il ragazzo stava letteralmente per dare i numeri.
"Rei, calmati. è solo che saranno tutte davanti al portone."
"Al portone???"
"Hai dimenticato? oggi pomeriggio hai un concerto da fare!"
un concerto... un concerto... un conc...
"Cazzo! avevo dimenticato che giorno è!"
"Appunto..."
"E gli altri? e le prove? e i costumi? e..."
"Dunque, una domanda alla volta. gli altri sono in sala registrazione che ti aspettano, non possono andare a fare un concerto tutti soli, le prove, non ne avete bisogno, i costumi, beh, direi che non dovresti chiedere a me, ma alla costumista e alla truccatrice. altro?"
riflettè velocemente, pensava di dover chiedere altro, ma si rese conto che ormai sapeva tutto.
"No... beh, a parte il pranzo..."
"Ce l'avete alle cinque il concerto! avete ore per mangiare! ora fila via, sei troppo agitato per i miei gusti!"

appena chiusa la porta alle sue spalle, tirò un sospiro di sollievo.
allora, era solo per questo che quella mattina l'atmosfera gli era sembrata così strana!
con più calma, si diresse verso la sala prove, dove trovò la band.
eccoli lì, bellissimi come sempre: il batterista, Yui, con i capelli di una strana tonalità tra il giallo e l'arancione, tutti sparati in aria, che contrastavano con il suo visino da bravo ragazzo, che a sua volta faceva la guerra con i muscoli scolpiti, See, il bassista, con i capelli blu e truccato dello stesso colore, somigliava abbastanza a Rei da poter essere scambiato per suo fratello, e Kie, il secondo chitarrista, con i capelli bianchi arricciati fino a farli diventare boccolosi, interamente vestito e truccato di bianco.
tutti bellissimi, tutti più mascolini di lui, anche Kie.
tutti più grandi di lui, e tutti relegati ad un ruolo minore.
non formavano un gruppo, era solo Rei la star, ma avevano legato tanto bene, e c'era tanto affiatamento, anche durante le prove, che una volta trovati, non li aveva più lasciati andar via.
"Ciao principessa!" salutò Kie, sarcastico come al solito, ogni volta pronto ad una nuova battutina sulla femminilità del cantante.
"buongiorno!" rispose serafico, ignorando la frecciata, a cui ormai era abituato, e tornando al buon umore e alla simpatia che lo contraddistinguevano.
"Andiamo?"
e si avviarono verso la macchina, pronti a farsi trasportare fino al palazzo dove avrebbero tenuto il concerto.

"Che c'è, Rei?"
"Hmmm? oh, niente, solo non ho fame."
"Ma tutte le volte che hai un concerto devi farlo a digiuno? guarda che prima o poi crolli, su quel palco!" era stato See a parlare, con un tono che lasciava intendere la sua disapprovazione.
"Si... mamma!"
uno scoppio di risa coinvolse tutta la band, tranne ovviamente See, che comunque dopo qualche secondo in cui aveva provato a mantenere un distacco imbronciato, si unì all'ilarità generale.
mancava mezz'ora, il trucco era stato rifinito, le prove erano fatte, e un brusio di sottofondo, udibile fino a lì, rendeva chiaro ai ragazzi il pienone che li aspettava di lì a poco.
qualcosa si agitava dento a Rei, quello che lui chiamava semplicemente 'pesciolino nello stomaco', quando l'emozione è tanta che ti fa sentire contemporaneamente vuoto e pieno, capace di mangiare un elefante, e vicino ai conati di vomito alla sola idea di mangiare una manciata di riso.
sapeva benissimo che poi, appena fatti due o tre passi sul palco, sarebbe passata, come sapeva che alla fine del concerto si sarebbe riempito come un lupo.
ma come tutte le altre volte, l'emozione era troppa, per lasciare che queste consapevolezze lo calmassero.
forse per questo era tanto amato, sia da ragazzi che da ragazze, oltre che per la sua musica, di cui scriveva sia la parte alla chitara che il testo, e che era apprezzata anche dalla critica: perchè, in fondo, era sempre uno come gli altri.

il concerto andò alla grande, soprattutto le parti che lui preferiva: le chiacchiere al microfono tra una canzone e l'altra, i suoi assoli, e il fanservice.
come al solito, prese di mira Kie, che si prestò volentieri al gioco, fatto di una veloce strusciata e un bacio a fior di labbra.
sapendo la reazione che provocava, con questo, giocava molto prima di dare ai fan quello che volevano, passando spesso dal chitarrista per una carezza, o per passargli un braccio attorno al collo e avvicinarcisi, per poi allontanarsi, e fare qualche battutina col pubblico, che immancabilmente pendeva dalle sue labbra, dalle sue dita, e dal suo strano atteggiamento sul palco, fatto di camminate lente, saltelli, corse, decisioni improvvise di sedersi o inginocchiarsi, o fare una camminata strana, il tutto senza mai sbagliare intonazione, se non quando gli serviva per dire una battuta che gli era venuta in mente in quel momento, o per gridare con gli spettatori.

e come sempre, alla fine si sentiva stremato, oltre che affamato.
pochi artisti della sua età, con una quantità di fan a dir poco spaventosa, riusciva a reggere la tensione di quattro ore di concerto senza una spintarella sotto forma di droga o alcool poco prima di entrare in scena, e se si considerava che non effettuava neanche una pausa a metà spettacolo, si può facilmente capire perchè nell'ambiente veniva definito un mostro, o un genio.
"Bye bye..." salutò stancamente il pubblico, sospirando.
adorava i concerti, anche se lo lasciavano a pezzi.

appena arrivati in camerino, iniziarono ad andare in bagno a turno, tutti tranne Rei, che attese pazientemente i bisogni degli altri, preso da una necessità decisamente maggiore: il cibo.
una volta fatto fuori un pasto che sarebbe bastato a quattro o cinque persone, si concesse di correre in bagno, finalmente consapevole della sofferenza che stava causando alla sua vescica.
quando tornò, sembrava pronto ad un altro concerto, per quanto il suo viso fosse rilassato e soddisfatto.
invece, come ogni volta, si diresse verso l'ufficio stampa, dove lo aspettavano i giornalisti per la solita conferenza.
con le solite domande.
lui giocava, scherzava, si guardava intorno, dando comunque le risposte giuste al momento giusto, finchè la sua attenzione non fu attirata da qualcuno.


ecco fatto!
come primo capitolo è un bel pò lungo, ma non riuscivo a fermarmi!!!
spero vi piaccia come intro, e di trovare un bel commentino, che ne dite?
grazie mille!!!!
a presto!!!!
^.^
 
Continua nel capitolo:


 
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