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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Kingdom Hearts
CrossOver: Final Fantasy
Titolo Fanfic: Once we were Angels
Genere: Sentimentale, Romantico, Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: CrossOver
Autore: orochi17 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/08/2006 19:51:04 (ultimo inserimento: 19/07/07)

I legami tra gli esseri umani non si possono stringere come nastri...si può solo camminare mano nella mano
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Salve a tutti, dopo tante peripezie sto finalmente cominciando a dare forma a un'ifinità di idee e pensieri nati molto tempo fa.

Dedico questa fanfiction ad una persona lontana nello spazio ma molto vicina al mio cuore. Io non ho mai potuto essere l'eroe dei suoi sogni, ma nella mia vita l'eroina sarà sempre e solo lei. Grazie


Prologo

La città di Midgard era in fiamme. Nel cielo rosso del tramonto si stagliavano a milioni le scie delle meteore che cadevano dal cielo, ogni loro impatto creava un rumore assordante. Urla aghiaccianti si levavano dalla folla presa dal panico totale. Vie di fuga non ce n'erano, l'unica era usufruire delle aereonavi il più in fretta possibile.
"Presto da questa parte!!" Una donna dai lunghi capelli neri tentava di incanalare quante più persone poteva verso l'entrata di un grande mezzo di trasporto. Ma il fagotto che stringeva fra le braccia le rendeva difficile il compito.
"Tifa! L'aereonave è arrivata al massimo del carico! Non decollerà mai se facciamo salire altra gente!!" Gli occhi della ragazza si rivolsero verso i volti sconvolti di chi non avrebbe più visto la luce di un nuovo giorno. Lacrime disperate continuavano a scendere senza sosta.
"Non è giusto..." cadde a terra sulla rampa metallica che collegava la nave al suolo. Inginocchiata, il suono delle sirene d'emergenza le rimbombavano nelle orecchie, le grida la facevano rabbrividire.
"Non sono capace di fare niente..." La sua mente era collassata, non era più lei, non riusciva nemmeno più a rispondere ai segnali del suo corpo. Teneva sempre più stretto quel fagotto, quasi si volesse aggrappare per paura di cadere.
"Tifa basta!!! Andiamo via!!!" L'uomo che l'aveva avvisata poco prima apparve alle sue spalle e la prese di peso con le sue braccia possenti entrando velocemente all'interno del mezzo. La porta automatica si chiuse dietro di sè con un breve sibilo. Percorrendo il lungo corridoio che conduceva alla cabina di pilotaggio, sentì le urla farsi più acute. Cid Highwind si rifiutò di ascoltarle. Fortunatamente, Tifa aveva perso i sensi fra le sue braccia evitando di assistere a quello strazio disumano. Cid si proiettò rapidamente sul posto di guida con la ragazza e il fagotto ancora in braccio. Con velocità e destrezza incredibili azionò diverse leve e pulsanti e l'aereonave prese vita. Il rombo del motore crebbe d'intensità: era pronta. Il capitano impugnò i comandi come pistole pronte a sparare. La nave si sollevò da terra e appena prese sufficiente quota, tirò a sè violentemente la cloche sfrecciando nel cielo. La città era ormai perduta. L'immensa nave-madre di Genova si schiantò con violenza immane su Midgard. L'esplosione fu tremenda. Non rimase che cenere. Al prezzo della sua vita, la vendetta che agognava da tutta un'eternità era finalmente compiuta, anche se alla fine non potè rendere felice nemmeno sè stessa.
L'aereonave volava già da diverse ore attraverso un cielo notturno che si rifletteva su un mare sconosciuto. La guida del macchinario era stata affidata al copilota Stilzkin, mentre Cid si riposava sulla branda in fondo alla cabina. Tutti i passeggeri avevano seguito lo stesso esempio, dormendo profondamente sui loro posti. Amici, fratelli, genitori, fidanzati...coloro che avevano perso la vita riapparivano nei loro sogni, illudendosi di stringere ancora le loro mani. Lo stesso valeva per Tifa che osservava la distesa d'acqua vibrare sotto una pallida luna piena. Non poteva dormire. Mille pensieri le rubavano il sonno ed erano fastidiosi come i capelli che le finivano sul viso. Il fagotto, che non aveva fatto altro che dimenarsi e strillare per tutto il tempo, smise di piangere. Con delicatezza spostò la copertina che aveva coperto il morbido visino del piccolo. Non potè non guardarlo con la dolcezza che caratterizza ogni madre. Si chinò un poco fino a sfiorargli la fronte con le labbra, le stesse giovani labbra che baciavano con amore l'uomo che amava. Per un'istante pensò al suo nome, ma venne interrotta da un piccolo esserino che levitava grazie alle piccole aluccie violette.
"Signorina Lockheart mogu, il capitano Cid mi ha chiesto di riferirle che atterreremo a breve mogu" Tifa sorrise al piccolo moguri, affaticata dal lungo viaggio e sotto il peso di tutto il dolore che aveva lacerato il suo spirito.
Come predetto da Stilzkin, l'aereonave approdò poco dopo su un'isola a migliaia di miglia di distanza dal continente. Poco alla volta, ogni passeggero si ridestò dal proprio dormiveglia sbarcando dall'aereonave. Gli arti ancora intorpiditi, e le menti lasciate a Midgard assieme ai loro cuori. Tifa fu l'ultima a scendere. Aveva tolto le scarpe sperando che la sabbia soffice in cui sprofondavano i piedi nudi le donasse un pò di sollievo. Il signor Highwind era già sul posto. L'isola era tutt'altro che disabitata e gli abitanti, avvertiti in precedenza del loro arrivo, prestavano soccorso ai poveri sventurati come vittime di un naufragio. Ci furono molte parole di ringraziamento anche se Tifa non partecipò. Restava sulla riva fissando l'oceano con ancora in braccio suo figlio.
"Tifa io vado, ho finito qui. Stanno già sistemando la maggior parte dei nostri nelle case-rifugio in attesa di avere una casa propria, faresti meglio ad andare anche tu, non hai una bella cera" Cid si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse, presa com'era dal suono creato dalla risacca delle onde.
"Forse avrei dovuto diventare schiuma di mare..." sentiva le lacrime salire per l'ennesmia volta. Cid indicò il bimbo con un cenno del capo.
"Quello è il motivo principale per cui tu non dovresti dire certe stronzate"
La giovane si concentrò nuovamente sul bambino assumendo un'espressione completamente diversa, come se quella piccola presenza fosse apparsa solo ora.
"Darai un nome a questo demonietto?" Il piccolo dormiva profondamente, inconsapevole del suo futuro, se ne avesse avuto uno, inconsapevole di ciò che era successo e del peso immane che aleggiava sul nome che l'avrebbe segnato per il resto della sua vita. Un riflesso involontario lo costrinse a voltare lievemente la testa, giusto quel poco per fare in modo che un piccolo ciuffo di capelli argentei facesse capolino dal fagotto.
"Lo chiamerò come lui...avrà il suo stesso nome..."
Cid sorrise tristemente udendo quel nome. Il nome più terrificante per qualsiasi orecchio umano e non che abitasse sulla terra. Ma pronunciato da lei, lei che l'aveva amato fino a quando l'ultimo bagliore di vita scomparve dalle sue iridi celesti, aveva lo stesso dolce suono delle onde dell'oceano.
"Sephiroth"

 
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