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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: DragonBall
Titolo Fanfic: FIX YOU
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: crazybulma galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/08/2006 11:08:04

vegeta.. non avrebbe mai pensato di ritrovarselo davanti. da ragazzina si era presa una cotta per lui, che però non le aveva mai prestato attenzione..
 
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DON’T PANIC!
- Capitolo 1° -


Note dell’autrice: Salve, vi presento l’Alternative Universe a cui ho deciso di lavorare per tutto questo Agosto che per me si sta rivelando più noioso di quanto pensassi, sigh! Il titolo è tratto da una nota canzone dei Coldplay che io adoro. Spero vi divertirete nonostante si tratti di una fanfic dai toni rosa. Cercherò di metterci anche un po’ d’azione, ma non vi prometto nulla. Sono una romantica, che ci posso fare? COMMENTATE IN TANTI!!



Primo capitolo: Don’t panic!

Qualcuno si era seduto sulla sedia di Vegeta.
La sedia a dondolo, come la maggior parte dei mobili del cottage, era stata fatta a mano da un suo antenato e lui ne conosceva ogni più piccolo dettaglio. Sapeva esattamente qual’era la collocazione di ogni singolo pezzo della stanza, perchè era stato lui a risistemare il mobilio nella posizione originaria. Nell’attimo in cui aveva acceso la lampada, si era reso conto che una delle due sedie a dondolo era stata spostata vicino alla finestra come se qualcuno, qualche ora prima, avesse voluto godersi lo spettacolo del sole al tramonto. Istantaneamente tutti i suoi sensi si misero all’erta. Lampada alla mano, entrò in cucina con passo felpato. Si guardò intorno e… i capelli gli si drizzarono in testa! Qualcuno aveva mangiato il suo cibo. Sul piano di legno c’era una lattina di carne e fagioli aperta. E nel lavandino c’erano un piatto e una forchetta. Una scarica di adrenalina lo percorse. Si volse rapido e, attraversata la stanza, imboccò le scale in punta di piedi. Quando aprì la porta della sua camera si avvide subito che c’era qualcuno nel letto. E stava dormendo.


”Sveglia, Riccioli D’Oro!” Quella voce rude penerò nella mente di Bulma Brief molto prima del significato delle parole pronunciate. Sbatté le palpebre confusa. Le ci volle un attimo per rendersi conto dov’era.
*Ma che sta succedendo? Mio padre mi ha già trovata? No, non può essere. Non dopo tutto quello che ho fatto per raggiungere questo rifugio!*
”Dai, forza! Apri gli occhi” seguitò la voce in tono spazientito. “Papà Orso è tornato a casa e non è per nulla contento che ci sia un estraneo nel suo letto.”
Una mano la afferrò per la spalla e Bulma si ritrovò sdraiata sulla schiena. Quando spalancò gli occhi scioccata il suo sguardo incontrò un volto cupo e minaccioso. L’uomo riempiva la stanza con la sua torva presenza; la luce della lampada creava sul suo viso giochi di luce e ombre che enfatizzavano la fronte alta e spaziosa, e le mascelle squadrate. I capelli neri come l’inchiostro erano ritti e folti, il naso era dritto e ben disegnato, la bocca piena e sensuale. Un uomo pericolosamente affascinante, ragionò Bulma tra sé. Poi il cuore le diede un balzo in petto e un grido le sfuggì dalla bocca: Santo cielo, ma lei lo conosceva!!

”Che diavolo ci fai nel mio letto?” tuonò l’uomo con occhi lampeggianti di collera. Bulma si senti correre un brivido lungo la schiena.
“Io pensavo… Mi pareva che…” improvvisamente consapevole di avere addosso solo mutandine e reggiseno, Bulma si tirò il lenzuolo sin sotto il mento. “Sono io. Sono Bulma Brief” mormorò con voce tremula dopo aver deglutito un paio di volte “Non mi riconosci, Vegeta?”
”Sì, so chi sei” rispose lui.
”Grazie al cielo!” sospirò lei sollevata “Io ti ho riconosciuto subito. Quanto tempo è passato? Vediamo, io avevo 21 anni l’ultima volta che sono venuta qui con i miei, quando tu dovevi averne… 24?”
Vegeta posò la lampada sul comodino e con gesti lenti, misurati, cominciò a sbottonarsi la camicia. Il sorriso che gli aleggiava sulle labbra non era per nulla amichevole.
”Ma cosa stai facendo?!”
”Mi spogliò” rispose Vegeta sfilandosi la camicia. “Ho questo strano vizio, sai… Mi tolgo sempre i vestiti prima di andare a dormire”
”Ma non puoi.. Voglio dire, dove pensi di…?” balbettò Bulma inorridita “Cosa ti passa per la testa??”
”Sono stanco e voglio andarmene a letto, ecco cosa mi passa per la testa!” ribatté lui lasciando cadere a terra la camicia. Il suo torace era muscoloso e sexy come tutto il resto del corpo. Bulma lo fissò stupidamente sino a che Vegeta non fece l’atto di slacciarsi i pantaloni “Alt! Fermati!” gridò allora, ritraendosi verso l’angolo estremo del letto.
”Ma che succede? Non capisco, questo è il mio letto. So che mio padre ti ha lasciato usare il cottage quando noi non c’eravamo, ma…”
”Lui mi lasciava usare il cottage??” ripeté Vegeta a denti stretti, guardandola con tale cipiglio da farla rabbrividire.
”Bè, sì” rispose lei sempre più confusa. “Questo è il cottage Brief per cui temo di doverti chiedere di andartene, per favore. Ho intenzione di fermarmi qui per un certo tempo.”
”Il cottage Brief, eh?” lui la trapassò con un’occhiata di fuoco. “Questo è il cottage di Vegeta adesso, il proprietario sono io dal momento in cui l’ho comprato.”
”Che cosa? Ma…” Bulma si accigliò, disorientata e attonita. “Non è possibile!”
Vegeta le indirizzò un sorriso privo di calore. “Sì, sono io il proprietario e da anni quello è il mio letto. E la tua è una presenza non gradita. Quindi, Riccioli d’Oro, a meno che tu non voglia dividere il letto con me, ti suggerisco di spostare la tua graziosa personcina da qualche altra parte”
”Oh, non posso crederci…” stringendosi addosso il lenzuolo, Bulma balzò in piedi. “Papà non mi aveva mai detto di aver venduto il cottage. Abbiamo smesso di venirci, ma pensavo che lui se ne servisse ancora di tanto in tanto” protestò lei e poi, facendosi coraggio fece per obiettare ma si ritrovò a corto di parole. Oh, era tutto così ridicolo! “Quindi l’hai comprato e il cottage è tuo, ora?” chiese debolmente.
L’espressione soddisfatta che si dipinse sul volto di Vegeta fu più eloquente di qualunque parola. Bulma si sentì sprofondare nella disperazione più nera. Si era rifugiata lì per mettere ordine nei suoi pensieri e prendere una decisione, la più importante della sua vita. Dove sarebbe andata ora? Che avrebbe fatto?

”La tua è violazione di domicilio, lo sai?”



Bulma trasalì “Immagino di sì ma solo se quello che mi hai detto è ve…” Lo sguardo di lui le troncò le parole sulle labbra. “D’accordo, ti credo. Ma non ho altro posto in cui andare, Vegeta! Sono venuta qui perché avevo bisogno di solitudine per riflettere su alcune decisioni importanti che devo prendere.”
”Oh, che peccato!” Nonostante il tono glaciale, le parve di percepire una note di comprensione nella voce di lui.
”Una notte. Lasciami dormire qui solo una notte, domattina ne riparleremo” Cercò di contrattare lei. Nella piena luce del giorno sarebbe stato tutto più facile mentre invece, ora, si sentiva come chiusa in gabbia con un leone. Per un attimo Bulma pensò che Vegeta avrebbe rifiutato di accogliere la sua richiesta. Poi però la rigida postura delle sue spalle si rilassò impercettibilmente. “Una notte, poi dovrai andartene” accondiscese Vegeta.

Un’ondata di sollievo la pervase “Grazie” mormorò sedendosi sul letto. Forse si era sbagliata su quell’uomo, forse non era così cattivo come poteva sembrare…
Intanto Vegeta aveva ripreso ad armeggiare con la cintura dei calzoni.
“Ma che fai?” domandò Bulma allarmata.
“Mi preparo per andare a letto” rispose lui lasciando cadere la cintura con noncuranza.
“Ma non hai appena detto che posso restare?”
”Sì, ma non ho detto che me ne sarei andato. Non ho alcuna obiezione a dividere il mio letto con te” e così dicendo lasciò cadere lo sguardo sulle spalle nude di lei e indugiò sulle bretelle del reggiseno rosa. “Ma se a te non va di dividere il letto, ti conviene trovarti subito un altro posto in cui dormire, perché entro un paio di minuti mi infilerò in questo letto, nudo come mamma mi ha fatto”
Con un gridolino di paura, Bulma scattò in piedi e si avviò verso la porta, protestando sottovoce. “Le altre camere sono piene di latte di vernice e mobili rotti, come faccio?”
”Non è un problema mio” replicò Vegeta abbassando la cerniera.
”Almeno lasciami prendere la lampada, così evito di inciampare.”
”Non dar fuoco alla casa” disse lui asciutto dandole il lume. Le loro dita si sfiorarono e Bulma si sentì percorrere da un fremito. “Tranquillo…” mormorò col cuore in tumulto. Poi si voltò e uscì in fretta dalla stanza.





Per quella notte dormire sarebbe stato impossibile, pensò Bulma torva mezz’ora più tardi. In tutta la casa non c’era un solo posto in cui stare comodi Le aveva provate tutte prima di darsi per vinta: i due microscopici divanetti, la sedia a dondolo, una panca addossata al muro. Alla fine, con una coperta scovata in un armadio, si sdraiò sul tappeto di pelo davanti al caminetto spento del salotto. Spense il lume e trasse un gran sospiro: che due giorni orribili aveva avuto. Era già piena di problemi sino al collo e ora quell’inattesa piega presa dagli eventi…
Vegeta. Non avrebbe mai pensato di ritrovarselo davanti. Da ragazzina si era presa una cottarella per lui, per molti mesi era stato l’oggetto delle sue fantasticherie romantiche. Lui però non le aveva mai prestato la minima attenzione. Mentre rammentava le estati passate, il suo sorriso svanì lentamente. Vegeta sembrava cambiato rispetto al ragazzo che aveva conosciuto tanti anni prima, era più tenebroso e autoritario. Che cosa lo aveva cambiato?

Qualcosa di duro le premeva contro la schiena e Bulma si girò per sistemarsi in una posizione più comoda senza però riuscirci. Una perfetta metafora della sua vita, rifletté cupa. Chichi, la sua migliore amica, aveva ragione: forse il senso di malessere che la tormentava era semplice nervosismo prematrimoniale.

Cosa sarebbe accaduto se avesse deciso di non voler passare il resto dei suoi giorni con Yamcha? Suo padre avrebbe mai accettato o capito una decisione del genere? Senza dubbio le avrebbe fatto notare l’ovvio. Lei e Yamcha erano fatti l’una per l’altro, erano cresciuti insieme, erano stati educati con gli stessi valori e avevano dei genitori soci in affari. E quel che era peggio, le due famiglie avevano stabilito che si sposassero sin da quando erano in fasce. Yamcha era affascinante e ricco almeno quanto lei, e il futuro con lui sarebbe stato brillante. Se suo padre avesse saputo dei dubbi che la torturavano, si sarebbe infuriato. Eppure lei si sentiva inquieta, insoddisfatta, come in trappola. E non poteva biasimare Yamcha per questo: se nemmeno lei sapeva dare un nome a quel che voleva, come poteva pretendere che lui glielo desse?
A quel punto le balenò alla mente un’immagine dell’uomo che dormiva nella camera al piano di sopra e un brivido le corse lungo la spina dorsale. Basta con le fantasticherie su Vegeta, si ammonì. Serrò le palpebre cercando di prender sonno, ma a dispetto delle sue intenzioni, gli eventi degli ultimi 2 giorni le scorsero davanti agli occhi come le sequenze di un film….

***************************************************************

Era ferma al centro della pedana della sala prove di uno dei più esclusivi negozi di abiti da sposa della Florida, a Palm Beach. Mentre girava lentamente su sé stessa le pareti a specchio riflettevano una moltitudine di magnifiche spose, ognuna con la stessa espressione distaccata.
Poco lontane, a lato della padana, due donne la stavano osservando con occhio critico. “Voltati verso destra, Bulma” le disse Chichi “Voglio vedere se lo strascico cade bene” indirizzò poi un’occhiata alla donna che le stava accanto “Lei cosa ne pensa?”
Lunch, l’elegante commessa, si accigliò “Penso che ha ragione, signora Son” rispose “La nostra sposina è dimagrita ancora, e se continua così l’abito non le cadrà mai bene.” Chichi Son lanciò all’amica uno sguardo significativo “Oh, non ci saranno problemi, stia tranquilla. Il matrimonio è per il trenta di agosto, mancano solo sei settimane e Lei la smetterà con questa sciocca dieta, vero Bulma?” diede un colpetto affettuoso sulla mano ghiacciata di Bulma.
Avrebbe dovuto essere felice, pensava. L’abito era stupendo eppure non le dava nessuna gioia indossarlo. Lunch aveva detto loro che la pregiata stoffa di satin era di una sfumatura avorio molto particolare e il modello era veramente notevole: corpetto in pizzo impreziosito da perline, maniche a sbuffo, gonna morbida e ampia con lungo strascico e volute. In quel momento le due donne erano concentrate ad aggiustare le pieghe di quest’ultimo all’attaccatura della vita. Quando finalmente fu soddisfatta del risultato, Lunch andò a prendere il velo. Nel frattempo Chichi si diede da fare per risollevare il morale della sua amica “Sarai una sposa bellissima, non badare ai commenti della commessa. Lo conosci il detto, no?”
”Quale detto?” chiese Bulma senza troppo interesse
”Una donna non è mai troppo magra o troppo ricca” rispose Chichi con un’allegra risata “ E ad essere sinceri ti invidio. Sei un figurino, mentre io dopo la gravidanza sono rimasta piuttosto grassottella. E non sono nemmeno ricca come te!”
Bulma le sorrise triste “Non direi proprio” Invidiava Chichi per quel suo fantastico marito e quell’angelo di bambino che era nato dal loro amore. Sospirò e Chichi le sfiorò una guancia in una tenera carezza “Non è la tua perdita di peso che mi preoccupa ma quelle occhiaie scure sul tuo volto. Sei sicura di stare bene, Bulma? Non abbiamo più avuto modo di parlare dalla sera di Natale, quando tu e Yamcha avete annunciato che vi sareste sposati…”
In quell’attimo Lunch tornò col velo. “Con questo sembrerà una regina!” commentò compiaciuta, le sistemò il velo sui riccioli azzurri quindi vi posò sopra un’elegante coroncina di roselline bianche di seta.
Chichi sorrise “Bulma sei fantastica! Avrai un matrimonio perfetto, e anche la tua vita lo sarà”.
Bulma si guardò allo specchio. Non le parve di essere fantastica. L’immagine riflessa era quella di una donna magra, smunta… spaventata. Come aveva fatto a cacciarsi in quel pasticcio? Quando avevano fissato la data le era parso che agosto fosse lontanissimo, forse per quello non si era preoccupata più di tanto. Yamcha le aveva chiesto di sposarlo la notte di Natale, durante il solito grande cenone con parenti e amici. Lo aveva fatto pubblicamente, i familiari le si erano stretti attorno per abbracciarla e congratularsi con lei e non c’era stato tempo per le spiegazioni. Aveva detto di sì? Non ricordava di aver pronunciato quella fatidica parola, ma tutti quanti avevano dato per scontato che l’avesse fatto. E di fronte al sorriso raggiante del padre non aveva potuto fare altro che accantonare i dubbi. La parte peggiore era stata ricevere i regali di nozze: la chiave della casa in cui sarebbero andati ad abitare, una magnifica villa sulla spiaggia, le chiavi di due BMW nuove fiammanti e in più un favoloso viaggio di nozze alle isole greche su uno yacht. Ed il cappio si era stretto sempre più al collo di Bulma… Era tutto davvero TROPPO. Auto uguali, una luna di miele scelta da qualcun altro e una casa che lei non aveva mai visto ma che tutti si aspettavano avrebbe condiviso con Yamcha dopo che fossero divenuti marito e moglie. Marito e moglie. Proprio lei che era sempre stata una donna libera… Bulma aveva perso il controllo della sua vita, era come se non avesse più una sua volontà, dei desideri, dei progetti per il futuro.

Uscita dal negozio di Lunch, Bulma adocchiò un cartello che segnalava la svolta per l’aeroporto internazionale di Palm Beach, e d’impulso sterzò. Non aveva idea di dove stesse andando ma ci sarebbe arrivata di certo più in fretta con un aereo. Aveva poi acquistato un biglietto per il primo volo in partenza, senza informarsi sulla destinazione. Per puro caso l’aereo che aveva preso era diretto per le Rocky Mountains, meta fissa dell’itinerario per il cottage Brief. Bulma aveva trascorso momenti felici da piccola in quei boschi e lì si era presa la sua prima vera cotta.

Una volta atterrata aveva telefonato alla sua cara amica Chichi.
”Bulma, dove sei sparita? Tuo padre è su tutte le furie, ti aspettava per un importante incontro di lavoro alla Capsule Coorporation. Stai bene?”
”Non ce la faccio ad andare sino in fondo. Parlo del matrimonio… io non credo che Yamcha sia l’uomo giusto per me. A proposito…” borbottò. “Come ha preso la mia scomparsa?”
”Ti ha aspettata per un paio di ore alla Capsule Coorporation, poi è andato a giocare a baseball.”
Bulma non se ne meravigliò. “Mi dispiace di aver creato confusione, è che sono in panico!”
Chichi sospirò e con voce misurata e calma le disse, dall’altra parte della cornetta “Resta dove sei per un paio di giorni e rilassati. Nessuna pressione… solo lunghe dormite, bagni di sole, nuotate, qualunque cosa possa aiutarti a rilassarti. Non dirò a nessuno dove sei, riferirò solo che hai telefonato e che stai bene.”
”Ti ringrazio di tutto, amica mia. Parla tu con Yamcha e digli che appena starò meglio mi metterò in contatto con lui.”

**************************************************************

Bulma stava ormai scivolando nel sonno, e l’ultimo pensiero prima di addormentarsi completamente, fu Vegeta. Non era più il ragazzo spaurito che ricordava, era un uomo. Un uomo che questa volta non sarebbe riuscita a dimenticare: era bastato rivederlo qualche minuto perché la sua infatuazione di ragazzina si trasformasse in irresistibile attrazione.

Continua…


 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
succubus94 - Voto: 21/06/12 23:36
Vai avanti ti prego mi piace moltissimo!!! *-*
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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