torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA RAGAZZA DEL GATTO SENZA NOME
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mari-puch galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/08/2006 12:34:01 (ultimo inserimento: 23/09/06)

vorrei sapere che ne pensate! commenti e suggerimenti ben accettatissimi con un abbraccio ^-^
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
EVE’S DREAM
- Capitolo 1° -

Capitolo 1: Eve’s dream

È così… si sente sola, Eve, accucciata in un angolo della sua camera.
La penombra domina quel piccolo regno, dove tutto è piegato al suo volere, e il silenzio copre d sempre i suoi afoni pianti, senza chiedere nulla in cambio.
Non ha la forza, ancora, d’ alzarsi in piedi, nemmeno per aprire la porta, lasciare entrare il suo gatto che batte contro il legno, graffiandolo per arrivare alla maniglia.
È uno strano gatto, il suo. Non ha un nome. Non si è mai preoccupata, Eve, di dargli un nome. Infondo, che se ne può fare un gatto? Un animale, che se ne fa’ di un nome? Forse per rispondere al richiamo della padrona? Non ce n’è bisogno, perché è il gatto ad avvicinarsi alla ragazza, a cercare, nel suo grembo, un po’ di tepore e a portarle quel poco di affetto che le serve. Perché le serve, anche se lo nega, l’ affetto di cui ognuno ha bisogno.
Così si avvicina, quello strano gatto senza nome, nero, con una macchia grigia che gli corre dalla punta del muso fin quasi alla coda, ed i suoi occhi gialli, con quelle striature rosse che solo in lui puoi vedere.
La ragazza si alza, e finalmente esce dalla camera. Subito la luce della casa vuota l’ investe, accecandola per un momento. Va’ fuori di casa, rivolgendo un saluto a qualcuno che non c’è, perché l’ abitudine la porta a salutare chi resta.
Alla luce del sole, i tratti del suo viso pallido si fanno più leggeri. Ha un bel viso: lineamenti sottili e regolari, zigomi marcati; una ragazza bella di natura: I capelli corvini e gli occhi chiari, azzurri come piccoli frammenti di uno specchio che riflette il cielo sereno di una giornata infinita, in contrasto con l’ abbigliamento, rigorosamente scuro, di quella ragazza, rassomigliante ad un gatto cupo e randagio. Quel giorno indossa la sua gonna preferita, bianca e nera, con lo strascico da una parte, e una semplice maglietta sbracciata, con la figura di una batteria.
Eve cammina per quasi un’ ora, tra vie e piazze della sua città, fino ad arrivare ad un piccolo bivio.
L’ aria è un po’ pesante, calda, e il sole è ancora alto ed insistente, dominante quasi su ogni cosa, mentre le ombre sono deboli e ridotte sotto il peso della luce. Il silenzio colma la piccola strada deserta da lei imboccata, si sente solo lo svolazzare rado dei passeri che cercano qualcosa tra i cespugli vicini, ed il vento leggero come il fiato stanco del dio Eolo, che ogni tanto alza da terra le foglie secche, rimaste indietro, malinconicamente aggrappate all’ autunno precedente.
Dopo una breve pausa, la ragazza svolta a destra, e comincia a correre. È diretta nel luogo che sempre la consola, un piccolo ritaglio di terra sconosciuto alla maggior parte degli abitanti di quella frettolosa città, che non hanno mai un momento per riflettere davvero. È un posto tranquillo, dove il silenzio domina sovrano ancor più che per le strette strade attraversate da poco. Le piace molto quel luogo, perché può finalmente respirare sola, lontana da ogni cosa, dal traffico, dalla scuola, dalla sua casa sempre chiusa, anche se i problemi se li trascina dietro, ovunque tenti di scappare.
Semplicemente un prato, lontano dal centro della città, al limitare del quartiere. Un prato cinto da bassi muretti di pietra scura, alloggio di edere dai colori vari e rampicanti dai piccoli fiori candidi, e più in là una strada che non porta mai nessuno da quelle parti. Tutt’intorno, l’ erba sempre verde e gli alberi di ciliegio; gli alberi dei fiori che Eve adora da sempre.
Si rannicchia ora nell’ erba, le braccia intorno alle caviglie, ed annusa il profumo rimasto dopo la pioggia di qualche ora prima, scomparsa ormai del tutto.
Gli odori sono deboli, come lavati via e poi coperti dai raggi di sole, ma il profumo dell’ erba ora asciutta e dei radi fiori viola e bianchi arriva comunque a chi sa smettere di pensare per qualche istante, e prestare attenzione alle cose più sfuggevoli.
E lei resta così accucciata, per secondi, interi minuti, che poco a poco vanno a formare ore, passate ad ascoltare la debole brezza tra le foglie.
“Perché?” Sussurra la ragazza al vento. Non c’è nessuno ad ascoltare le sue parole.
“E’ una cosa triste – pensa – a cosa serve che qualcuno impari a parlare, quando poi non c’è mai nessuno ad dargli ascolto? Un uomo che parla da solo, è come se non parlasse, poiché per nessuno lo sta facendo. Forse solo per se stesso… Ma esiste davvero qualcuno in grado di ascoltare realmente?”
Sono pensieri contorti, sospesi e incompleti, quasi senza un filo logico, mentre si muove finalmente a sdraiarsi sull’ erba.
Infondo, la solitudine non è così male.
Si addormenta.
Un sogno strano il suo, dominato da confusi pensieri. Un sogno che, al suo risveglio, era svanito come un rintocco, come una fragile bolla di sapone sfiorata dalle dita di un bambino innocente.
“Che mal di testa..” si lamenta Eve, mentre torna a sedere, asciugando la fronte tersa di sudore per il sonno agitato.
Poi un lieve suono, nel silenzio immobile e totale, attira lo sguardo della ragazza.
Due occhi gialli, brillanti e decisi, una schiena esile ed incurvata da felino, il manto corvino con quella unica striatura grigia che lo attraversa: il suo gatto senza un nome.
“Che ci fai qui?”
Il tono di lei è stranamente dolce, cordiale come quasi mai lo si può udire, mentre si avvicina all’ animale, tendendo le braccia verso quest’ ultimo.
Il gatto segue i suoi passi e i movimenti con lo sguardo fisso, restando immobile. Quando si è avvicinata abbastanza, però, spicca un balzo, le salta in grembo, si avvolge su se stesso fra le braccia esili di Eve, facendo debolmente le fusa, pigro.
Sorride, la ragazza, e torna a sedersi, tenendo in braccio il gatto.
Il cielo si è fatto più scuro, e l’ aria più fredda, anche se di poco. Non sa che ore siano ma non le importa: la calmano troppo, per andarsene, il silenzio e la solitudine tanto difficili da ottenere.
Il tepore del micio, accoccolatole in grembo, le attraversa tutto il corpo, e non sente l’ aria che va irrigidendosi, le fa’ quasi chiudere gli occhi, abbandonarsi ai suoi pensieri vaghi, lontani, di una vita che vorrebbe ma che non può avere, forse per codardia, per debolezza o per la rassegnazione che la domina da molto, come se non fosse lei l’ artefice dei propri sentimenti e le proprie azioni.
Infine, le palpebre, pesanti, si chiudono nuovamente, il respiro regolare e ininterrotto del gatto la culla e, come poco prima, Eve scivola come trascinata in un sonno pieno di pensieri, di versi ed immagini, dolci ed amare, alate e soffocanti come il profumo intenso di rose nere, in una strana sera di primavera.





[[ Questa è un po' l'introduzione della storia, capitolo più corto di quelli che verranno dopo :)
Per ora sto ancora finendo il secondo.
Critiche e suggerimenti accettati con un abbraccione ^O^ ]]
 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: