torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: 48 ore
Titolo Fanfic: NOVE MESI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: briareos galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/08/2006 17:30:03

le conseguenze della notte dopo
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
IL FONDO DELLA BOTTIGLIA
- Capitolo 1° -

Nove mesi.



Donato era alla finestra di camera sua,guardava senza guardare una via affollata e rumorosa che scorreva sotto di lui.
Un fiume di gente che scorreva nel mistero dei loro innumerevoli pensieri.

Persone e pensieri,misteri dentro altri misteri.

Donato vedeva il mondo con occhi nuovi da quello strano due Febbraio,quando gli sembrò che per un’attimo il mondo fosse effettivamente scomparso.Fu una notte magica,così onirica che ogniqualvolta la riportava alla memoria non sapeva se fosse un altro dei suoi viaggi mentali o se fosse effettivamente successo.Ma poi la sua mente sprofondava in tutto quel sentimento e la pioggia,e Noemi…
Per Donato dire Noemi,era dire terra,fiori,piante,rose scintillanti di rugiada,l’odore di pane fatto in casa,le coperte fresche di bucato,acqua di fonte,e poi i sapori vellutati della sua pelle così meravigliosi,così indescrivibili,e la forma delle sue mani,le sue dita,e i suoi gesti,e il profumo dei suoi capelli…Donato scosse la testa cercando di scrollare Cuffiabella dal piedistallo in cui il cuore continuava a metterla,ma la sua faccia continuava a mostrare i lineamenti ebeti da chi è stato colpito da una visione paradisiaca.
Ma gabbiani,arpe e inquietanti bambini nudi che suonano trombe non facevano parte di quella visione,e all’appello mancavano anche degli uomini alati,nessun santo torturato a morte,nessun saggio barbuto ma una sola personalissima divinità,che brillava di luce propria,non certo priva di peccato,non certo innocente,ma sicuramente unica,indivisibile e insostituibile,una divinità urbana,pagana,che aveva dettato leggi e regole indiscutibili all’interno dei suoi neuroni.

Perché se di sentimento avesse dovuto parlare,non avrebbe utilizzato la parola Amore,cinque lettere inutili,ma avrebbe inventato una parola immensa,impronunciabile,affinché chi la nominasse sapesse bene cosa faceva e che riflettesse bene prima di dirla.
Perché cinque misere lettere,erano veramente ridicole perché rappresentassero tutta la follia che ora lo bruciava.

E a pensarci, pare impossibile che tale stato d’animo non sia annoverato tra le malattie mentali.
Donato le prime volte si era fermato a pensare seriamente a questo bizzarra sensazione,che per quanto assurdo,la senti partire al centro del petto.
Dal muscolo cardiaco,un calore che si muove a ondate,e tutto veramente cambia,forse il cervello sconvolto da chissà quale reazione psicochimica,chissà quali ancestrali ricordi genetici si attivano negli scantinati del dna,il fatto è che il mondo…cambia.

Nulla è più impossibile,saltare da palazzo a palazzo,fermare missili nucleari a mani nude,imparare a pattinare o addirittura ricordarsi di ricaricare il cellulare.

Ma c’e sempre un Ma.

Altre due lettere che a loro volta cambiano già da sole il corso di una storia.
Come fossero il veleno all’interno di un gelato,s’insinuano ovunque,a portare una specie di equilibrio,di confronto con cui anche il più meraviglioso desiderio si scontra.

Si scende a patti,si tratta,si decide,ci si scontra e alla fine tutti portano a casa qualcosa,al prezzo che loro stesso hanno stipulato.

Sono come una bilancia che portano tutto il male e tutto il bene ad uno stesso livello.

Donato emise un lunghissimo sospiro.
Noemi gli era proprio insinuata dentro,aveva preso il suo spazio e non se ne sarebbe andata senza mutilarlo.Forse anche letteralmente visto il carattere di quella ragazza.

E tutto questo rendeva il problema inaffrontabile.
Aveva deciso di parlarne quel giorno,aveva già programmato come circondarla,rendere il discorso meno agghiacciante di quanto in realtà lo fosse.E non ci sarebbe stato tempo da perdere,dopo averci girato intorno,mostrato le cause e effetti gli avrebbe gettato in faccia la proposta,così in fretta,lasciando che fosse un’incosapevole parte di sé a parlare.Come quando ci si toglie una benda cicatrizzata.
Un Colpo e via.
Sì,un colpo e via.sarebbe stato un’attimo diglielo.Impossibile fare altrimenti,doveva fare in modo che lei non ci arrivasse,ma che la proposta gli arrivasse sulle mani,così che lei potesse risolvere tutto con un sì e un no.

Ci sono giorni imprevedibili,giorni che già presagisci splendidi,di cui ti rimangono impresse le prime immagini del mattino,altre giornate che già trovi terribili solo dal suono del materasso quando provi ad alzarti.
Poi ci sono giorni come quello che Donato stava appena vivendo,giorni da rimuovere ma che sarebbero tornati come degli assassini a infettare altre giornate.
Giorni che non sarebbero finiti mai,ma che sarebbero continuati notte dopo notte…dopo notte.

Una grossa macchia di pece bollente su un calendario,ecco cos’erano quei giorni,pensava Donato.
Guardò il calendario,quattro Febbraio.
In casa era solo,i suoi genitori sarebbero tornati solo lì a qualche settimana,due,forse tre.Fuori città,per mostre,a progettare il futuro della famiglia,come faceva lui ora.
Diosanto,il futuro della famiglia.
Uno scherzo di cattivo gusto della propria coscienza.Forse quella più di Cuffiabella sarebbe stata difficile da affrontare.Una ragazza distrutta dal dolore può essere affrontata.
Un’entità all’interno del proprio cranio che sospira lamette è un altro discorso.

Un tavolo di vetro,due sedie.poco più in là la cucina.
Ecco la stanza in cui gli avrebbe parlato,da lì a poco.Immaginò Noemi,avvolta nella sua luce invisibile,seduta in attesa di qualcosa,con l’aria preoccupata visto il tono in cui l’aveva invitata a parlare.
Le sedie che aveva fatto sparire,lasciandone solo due,cosicché si trovassero a parlare uno di fronte all’altro,occhi contro occhi,
A progettare il loro futuro…nel più adulto dei modi,Ragionando,confrontandosi.
Sorreggendosi a vicenda nei propositi.

Donato ripassò mentalmente il posto dove suo padre teneva i liquori in cucina,in uno scaffale in basso a destra del frigo,e sopra i bicchieri.In caso qualche sorso di qualcosa di forte avrebbe stordito la mente abbastanza da poterne soffrire di meno.Gin,whisky,o qualcosa di altrettanto amaro e schifoso.L’importante era l’effetto.

Ora doveva trovare il coraggio.
Donato provò il proprio discorso,che ancora non aveva avuto la freddezza di costruire.

Si sedette sulla sedia,i gomiti sul tavolo.Mosse le mani nervosamente,incrociandole e districandole,poi se le senti sudate e appoggiò il palmo sul tavolo,lasciando due aloni di sudore.sentì il contatto fastidioso,così se le asciugò nei pantaloni,e rimase così,con lo sguardo perso.

-Andiamo bene,ancora non ho spiccicato parola da solo e già sto male.-

Si alzò e si prese un mezzo bicchiere di whisky,contò fino a tre e gettò il suo contenuto liquido sullo stomaco,dove si abbattè come un maglio.Donato si disse che forse il gasolio aveva un sapore migliore,forse sì forse no,ma di sicuro avrebbe bruciato di meno.

Superato lo shock la mente iniziò a sciogliersi un poco.
Ritornò al tavolo.Davanti sé aveva in vista la cucina con la bottiglia e il bicchiere sopra il lavabo.
Strinse i denti e fece un cenno con le mani

-Senti Noe…dobbiamo…parlare…a proposito di…di…-

il gesto si spense nell’aria,le dita ricaddero sul grembo sconfitte

-ma come cazzo…faccio?…-

Chiuse un’attimo gli occhi,e trattenne il fiato.Ritentò.

-Noe,dobbiamo parlare.Dobbiamo essere seri perché non si tratta solo di noi due.dobbiamo essere forti.io Ho ripensato molto a te,a me,e a quello che possiamo fare.io…io-

si prese la testa tra le mani,affondando le dita tra i capelli.

-…occazzo…noncelafaccio...-

Si alzò,tornò in cucina,e si bevve un altro mezzo bicchiere di pregiato gasolio invecchiato in botti di rovere.Sentì un conato di nausea che ricacciò da dove era venuto.Si sentiva ancora più sciolto,si sentiva ancora peggio.
si versò un altro mezzo bicchiere,e lo portò al tavolo.sentiva che grazie a quel liquido poteva effettivamente farcela.
Rimase fermo a fissare il bicchiere poi si alzò di scatto e prese la bottiglia,portandola a far compagnia al bicchiere.

Così rimase lui il bicchiere e la bottiglia

-eccoci qui…io tu e l’altro-

vuotò il bicchiere,in una smorfia di sofferenza.

-..ora..ci siamo solo io e te,mio buon contenitore di vetro pieno di gasolio…ho,non,non credo che il buon Bicchiere si sentirà offeso se faremo a meno di lui…sai lui…è sempre sulla bocca di tutti…è abituato…a sopportare…-

Donato era cosciente di aver superato quel sottile legame che trattiene la propria coscienza.decise di giocarsela.Prese il bicchiere e lo mise dall’altro capo del tavolo.Quel bicchiere sarebbe stata Noemi.La sua mente,così svincolata non ebbe problemi a vederla reale come se fosse lì in quel momento.Pensava così tanto a lei che poteva sentirne addirittura il profumo.

Iniziò.

-ho Noemi,Noemi…Cuffiabella.Dobbiamo parlare,e io devo dirti quel che non vorrei sentire.Il fatto è,che…che questo,sì,questo è un mondo che è uno dei peggiori mondi possibili,è veramente,Ma veramNte un mondo di merda.Una gigantesca cloaca fumante nello spazio,ecco quello che è.-


Prese un altro sorso dalla bottiglia,che sembrò meno terribile dei primi.

-Noemi,ti prego,non…non colpevolizzarmi…io ti voglio così bene che se potessi trasformerei tutta questa merda di mondo in un giardino di fiori,con i delfini,le farfalle e i piccoli di capriolo che rotolano felici nell’erba…in un’erba senza ortiche,bada bene,senza ortiche e non ci stanno neanche i rovi,solo,solo fiori e erbetta di campo,tipo menta e così via…ma io non sono superman…-


Fece un sospiro,e chiuse gli occhi.

-…no,non guardarmi così…ecco il fatto è che,per quanto ci vogliamo bene…non siamo in grado di tirare su un bambino.Io…io…io non me la sento,Noe,non me la sento a essere papà,no,non ancora.No,ti prego,non piangere,cerca di resistere,visto che abbiamo iniziato,finiamolo stò discorso del cacchio…che mi fa a pezzi,credimi,magari non lo dimostro,ma mi sta spaccando…dentro…-

fece oscillare la bottiglia e prese un altro sorso ancora.

-il fatto Noe,è che le cose vanno anche così,al giorno d’oggi,un’aborto,al tuo stadio,è questione di…di una pillola,non è niente,non è ancora niente…pensa,fanno aborti di tre mesi,quello,quello…è un crimine,ma questo..no,questo,no,questo non è nulla,nulla di nulla di nulla.come prendere una cacchio di…aspirina,ecco quello che è.Io voglio stare con te,Noe,credimi,ma è così,così…difficile stò mondodimmerda…-

Donato iniziò a piangere senza singhiozzi.Le lacrime rigavano il suo volto,ma non aveva effetto su di lui.Buttò giù un altro po’ di quel liquido magico,che ora sembrava addirittura piacevole.

-…poi pensa alle nostre…famiglie.Come credi che la prenderanno,e poi,e poi…fra qualche anno,quando saremo più sicuri…ci ritenteremo…oddio che cosa terribile,Noe,ma non possiamo,non possiamo fare altrimenti…e FANCULO DIO,sì fanculo la chiesa,dio i preti,i maomettani,i buddisti,gli hare crhisna e tutti quelli che,sparlano della VITA DIVINA.-sì,FANCULò,FANCULO!Stì pezzidimmerda si presentano solo per giudicarti,sì,giudicano ma sono ingiudicabili,e…che cazzo,ma che cazzo ne sanno,loro,di noi…?-

S’alzò in un’impeto di rabbia e si lanciò verso la finestra come se volesse gettarsi.Il bordo alto della finestra lo sorreggeva mentre Donato alzava il pugno verso il cielo,intanto sotto un pubblico di curiosi si era concentrato a vedere qualche novità.

-AVETE CAPITO MASSA DI STROoooOOnZIIII?!GRANDISSIMI FIGLI DI UNA GRANDISSIMA TROIA,SIETE COSI’ BASTARDI CHE COME SCENDETE VE METTO SOTTO CON LA MACCHINA,STROoooNZIII!-

Di sotto alcuni inveirono timidamente di rimando,impressionato dall’esplosione d’ira del tizio alla finestra.Qualcuno pensò che potesse essere pericoloso.
Donato si rivolse ancora verso la stanza,implorando verso il bicchiere.

-scusa Noe,ma proprio,io,io non li reggo,sono veramente dei bastardi,dei gran bastardi…io sono contrario a questo parto perché…è una cosa pericolosissima per una donna…per non parlare..del…dolore…ho letto cose strazianti…per me tu sei la cosa più importante al mondo,la cosa più..più…-

la bottiglia incontrò ancora una volta le sue labbra,e si svuotò ancora un poco

-…sei la cosa più Più Più per me.Non voglio perderti,ora che ho incontrato…qualcosa per cui valga veramente vivere.E sono costretto a scegliere,a scegliere…cosa,cosa è meglio per noi…?io un vero lavoro,non,non ce l’ho,tu non potrai neppure lavorare,i miei non nuotano certo nei soldi…insomma è una gran…brutta situazione.Brutta,brutta…brutta…-

Barcollando si rimise a sedere,ma la stanza nuotava in un mare in tempesta,e trovarsi al tavolo fu un’impresa non da poco.

-…sai,io anche se lo sai…vedo le cose in modo un po’…un po’…mistico…sai,per me,che cerco di essere agnostico…ci sono solo tre momenti in cui la nostra strana esistenza…di…di uomini,sai?di uomini,viene a contatto con misteri così…profondi…-

Donato riflettè nella sua mente nebbiosa a quel due febbraio,quella strana,strana serata.

-…scusa pensavo…dicevo ci sono tre misteri…profondi…che sono quando nasciamo…quando moriamo…quando facciamo un figlio…ecco in questi tre momenti siamo a contatto con realtà che possiamo…solo immaginare…e al solo immaginarlo…ci perdiamo,ci terrorizziamo…ma mentre nascere e morire riguarda noi…e …solo,solo noi….fare un figlio è come dare una nuova carica…-

si fermò un’attimo,a fissare la bottiglia

-…sì,fare un figlio è come gettare un sasso magico in un lago,le cui…onde non si dissolvono mai…è un’iniezione concreta nel tessuto interagente…della…della realtà..-

Donato spostò gli occhi al soffitto,sprofondando nell’ultimo discorso

-…Noe,scusa,scusa,ma tu che mi stai sempre dietro,cos’è che volevo,volevo dire con…cioè,ma che ho detto?-

Aspettò tre minuti la risposta,pazientemente

-…Noe,ma perché non…mi parli…?E’ che ce l’hai con me?guarda che stiamo solo…solo…parlando…-

Riposò gli occhi sul tavolo,e scoprì che Noemi si era tramutata in un bicchiere

-ODDIO NO!NOEMI!NOEMIIIIIIIIII!-

Saltò sulla sedia come se fosse stato eiettato da un jet in volo,in un lampo fu accanto al bicchiere lo strinse a sé con disperazione,mentre con una mano continuava a stringere la bottiglia di liquore

-OCCRISTO SANTISSIMO,ODDIO,NO,NO,NOOOOooOO!

La mente sconvolta di Donato cercava aiuto.Ma nell’olocausto che era divenuta tutte le informazioni che possedeva gli erano solo d’intralcio.
Nel caleidoscopio folgorato di luci e colori, la sua mente gli consigliava di rimando visioni di

-pompieri sdentati che spegnevano fuochi di stelle filanti
-robocop che estrae la pistola dalla coscia meccanica
-le tatu che si baciano sotto la pioggia
-un uomo che lo saluta appeso al soffitto
-un vasetto di marmellata di castagne
-un cellulare che lo rimprovera strimpellando

Donato afferrò il cellulare e incredibilmente riuscì comporre il numero dell’ambulanza.

-PRONTOCAZZZO
CAZZO RISPONDI STRONZO RISPONDI-

-qui pronto emergenze,mi dica,che succede-

-OCCAZZO OCCAZZO,LA PREGO MI AIUTI,LA PREGO!-

-si calmi,mi dica succede?sanguina?non riesce a respirare?-

-NO,IO,IO STO BENE,E’ LA MIA RAGAZZA CHE…ODDIOOO MI AIUTII LEI E’…-

-Forza si calmi,stiamo buttando tempo prezioso,cos’ha?-

-ECCO,NOI PARLAVAMO UN PO’,QUANDO AD UN TRATTO…ECCO E’ DIVENTATA UN BICCHIERE!MI AIUTI,LA PREGO!-

-ma vaff…TUU…TUU…TUU…-

-CAZZO PRONTO?!PRONTO!?FIGLIO D’UN CANE!-

Si alzò,ancora sbattendo in una miriade di spigoli nel tragitto che lo portava dal tavolo alla finestra.Là fuori qualcuno lo avrebbe aiutato.Ora però non era Cuffiabella ad essere in pericolo,ma suo figlio.Suo figlio,così piccolo,appena nato,e così fragile,che poteva tenerlo in una mano,così magro da essere trasparente.Arrivò al limite della finestra e si sorresse con tutta la forza che aveva.Guardò giù,e dallo strapiombo una folla immensa lo fissava attonita,una folla che Donato al momento contò fossero qualcosa come quattordici miliardi di persone.

-GUARDATE!QUESTO E’ MIO FIGLIO!NON LO AVRETE MAI BASTARDI!

Giù la folla lo applaudiva.
In realtà avevano paura si buttasse o che buttasse qualcosa di sotto.
Il fischio prolungato non era un treno a vapore che parcheggiava sotto casa,bensì era una macchina della polizia che qualcuno aveva chiamato perché intervenisse.
Quattro ragazzoni in divisa che scortavano Noemi a casa,preoccupatissima per questa assurda uscita di Donato,che non era tipo da fare cose del genere.Dunque doveva essere accaduto qualcosa di grave.

Sfondarono la porta senza indugi,e precipitarono in casa.Donato li guardò,ma riconobbe solo Noemi,che lo fissava terrorizzata.
Donato osservò lei,il suo viso,i suoi capelli,poi puntò verso il suo addome.

-Ha,ciao…Noe…dobbiamo…parlare…-

Poi il suo metabolismo collassò e cadde in un pozzo vischioso e oscuro.
Le tenebre lo avvolsero,per anni,poi dopo alcuni minuti si sentì respirare,si ricordò chi fosse e chi lo aspettava.La prima cosa che percepì di lei fu il suo profumo.Poi aprì lentamente gli occhi.
Noemi eri lì accanto a lui che masticava una matita mentre ogni tanto anneriva qualche casella di un rebus di enigmistica.Quello era il suo modo di risolverlo.
Noemi seppe che era sveglio senza girarsi.
Chissà come.

-…allora..com’è il coma etilico…imbecille?…è stato divertente?-

Donato voleva parlare,ma aveva la bocca piena di piaghe.L’odore di lei iniziava ad essere sopraffato da un’odore dolciastro,tipico dei luoghi in cui si è vomitato a lungo.
Noemi parlò ancora,mentre riempiva un bicchiere d’acqua

-….ma perché l’hai fatto?ho pensato che…che volessi suicidarti,sai?!ma è per…colpa mia?-

portava ancora quella cuffia in testa.I suoi occhi erano carichi di lacrime,ma se avesse pianto,lo avrebbe fatto più tardi.Intanto gli faceva bere un bicchiere d’acqua fresca.che scivolò bonificatrice nella sua bocca.Ora aveva abbastanza saliva per poter parlare decentemente.Noemi continuò.

-…allora…cosa volevi dirmi?…-

Donato capì che non era né il posto né il luogo per iniziare un simile discorso,e sicuramente non era il momento più adatto,così in una lettino sporco di vomito,in un pronto
soccorso affollato,in cui c’era gente che veniva ricucita,ustionati e altra gente sofferente.Ma dopo tutto quel casino che era successo,qualsiasi posto luogo e modo sarebbero andati bene.Più velocemente possibile,no?
Uno strappo e via,sì uno strappo e via.
Noemi lo aspettava spazientita,poi si fece cupa,intuendo qualcosa.

-…riguarda…me?noi due…?-

Donato trovò una posizione seduto,e la guardò negli occhi.

-Noe,c’entra anche…il bambino…soprattutto il bambino-

Si guardarono profondamente,uno negli occhi dell’altro,uno a scrutare nell’anima dell’altro,cercando la forza di parlare.

Qualcuno si lamentò,in un’angolo invisibile della stanza divisa da teli sterili.Noemi sentì il proprio dubbio concretizzarsi,e ne fu terrorizzata.
Donato la capì,e seppe che era uno dei compiti ancestrali dell’uomo quella di parlare.

Di dire parole che hanno il peso di una vita
le loro mani si strinsero tra loro,a incoraggiarsi,a sorreggersi a vicenda.
Uno strappo e via.







Noemi,vuoi sposarmi?



 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: