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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: BEFORE GOING TO BED
Genere: Romantico, Erotico, Dark
Rating: Per Tutte le età
Autore: roshen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/08/2006 17:06:16 (ultimo inserimento: 27/05/07)

Il resoconto dettagliato di cosa successe quella notte. Prequel di "Don't Wake".
 
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ONCE UPON A NIGHT...
- Capitolo 1° -

Non ci sono spoiler, per chi legge il manga (in italiano). La storia si distacca dalla litigata tra Rufy ed Usop per la Merry, immaginando cosa sarebbe successo dopo aver lasciato Water Seven (senza Usop, ovviamente). Niente CP9 e tutte le conseguenze che questo comporta.

Attenzione: è il PREQUEL di Don't Wake, e si può leggere tranquillamente senza conoscere la suddetta^^



***

Once Upon a Night...





Piccole luci erano catturate dal moto cadenzato delle onde. La luna, che si scorgeva appena tra il cielo notturno e le nuvole passeggere, si specchiava sulla superficie dell'acqua in un riverbero sfocato. Quella notte- una delle tante che si succedevano tra un'avventura e l'altra- era particolarmente cupa e ventosa. Il vessillo piratesco con disegnato sopra un capello di paglia ondeggiava furiosamente sull'albero maestro e Rufy, per un attimo, credette che una raffica più forte delle altre lo avrebbe portato via ed inghiottito tra le ombre.
"Per me sono soltanto degli idioti patentati."
Sospirando stancamente si rigirò tra le lenzuola del suo letto- del suo nuovo letto.
"Non tutti sono taccagni come te, Nami." disse in risposta.
La stanza era più grande di quanto avesse immaginato, osservando dall'esterno quella che da ora in poi avrebbe chiamato casa.
A Water Seven, la metropoli dell'acqua famosa per i suoi cantieri nautici ed operai, loro avevano cambiato nave. La fedele Going Merry non avrebbe più potuto sopportare tempeste né attacchi e, benchè a malincuore, lui era il capitano e gli spettava decidere. Così era stata smantellata. Però non tutti si erano trovati daccordo.
"Sul serio, stupido, questo è un tesoro!"
"Strano che tu lo definisca così... non è oro, soltanto un accozzaglia di libri."
Nami, dopo aver curiosato l'intorno, stava commentando- con un enfasi che, iniziava a temere, fosse inestinguibile- quanto fosse stato sciocco lasciare una grande libreria intatta da parte dei precedenti propretari del veliero- beh, era usato. C'era da aspettarselo comunque. Con la modica somma di cento milioni di Berry non ci si poteva neppure comprare una statua, pensò astioso.
Non lo disturbava aver tutti quei libri nella sua camera- aggiungevano un tocco di cultura, in fondo. Gli piaceva anche quell'arredamento formale e abbastanza pregiato. Forse era un po' troppo appariscente per lui- in ogni caso sapeva accontentarsi- l'elemento che discordava tra tutto quello, piuttosto, era che Nami fosse nella sua stanza a notte fonda, impegnandosi nel mostrare la sua indignazione talmente bene che lui non riusciva a prender sonno.
Tuttavia, dovette ammettere con un certo rammarico, non si trattava solo di quello.
Non era trascorsa nemmeno una giornata, né dodici ore, da quando avevano preso il largo dall'isola mentre Usop- col capo basso e le mani chiuse a pugno- li fissava andarsene seduto sul molo- da solo e senza più alcun vincolo che li legava, né amicizia. Il ricordo della loro tremenda litigata era come una mano che avvolgeva l'animo di Rufy minacciando di stritolarlo.
Doveva immaginare che alla notizia di quella falla nella chiglia, della fedele Going Merry che non avrebbe più potuto solcare i mari né condurli allo One Piece- e poi della sua scelta di abbandonarla su un isola quasi sconosciuta a morire da sola... perchè ormai era considerata come una compagna d'avventure...
... doveva immaginare che alla notizia di ciò che era stato costretto riservare alla loro barca, Usop si sarebbe opposto con tutte le sue forze.
Troppo accecato dal dolore, però, dalla rabbia e... sì, perfino dal risentimento per non essere stato minimante preso in considerazione da quello, aveva lasciato che l'istinto prendesse il controllo, invece di mantenersi calmo e spiegare le sue ragioni, come un capitano avrebbe dovuto comportarsi.
Ma non poteva tornare indietro, ormai... perchè Rufy era la loro guida; e se tentennava, se dubitava per primo di se stesso... la sua ciurma non avrebbe più avuto alcun punto di riferimento, o almeno così diceva Zoro. Forse con l'intenzione, o la speranza, di consolarlo. Però lui non si sentiva affatto meglio a quelle parole. Anzi, il rimorso e la colpa sembravano distorcere le sue percezioni. Riusciva addirittura ad udire nuovamente la voce di Nami disperata e furiosa, quasi come se gli stesse ripetendo all'orecchio le frasi che prima avevano tentato di farlo diventare pazzo o, al contrario, farlo rinsavire da quella sua assurda ostinazione...
"Non ti capisco... perchè non gli chiedi scusa?!" aveva domandato quando forse era ancora possibile giungere ad una riconciliazione. Ma vuoi per orgoglio, vuoi per paura- non ci aveva creduto. Ed ora aveva perso un amico, una nave e, magari, anche quel suo innato ottimismo nell'affrontare le avversità, in cambio di un nuovo ed asettico mezzo.
I suoi compagni non erano stati certo fieri di lui, ma avevano tenuto fede al giuramento di seguirlo, sebbene con evidenti dissapori.
Perciò era strano, ponderò, che avvenisse lo spettacolo di cui era spettatore. Non credeva le fosse passata. Eppure sembrava che il suo umore esuberante non fosse mai sparito dal viso, quando appena poche ore fa, dalla separazione in poi, i sui occhi lo trapassavano carichi di odio, delusione e... lacrime. Si ricordava di avere già visto quello sguardo. Era quello che Nami rivolgeva a chi non considerava degno di essere definito come umano- un pirata, si disse stizzosamente, interrompendo quella sua insensata digressione mentale- e seppure lui lo fosse per denominazione, si era dimostrato più volte diverso da tutti gli altri. Per questo lei lo aveva seguito, ed era ancora con lui.
Però era ovvio che non si aspettava di essere perdonato. Non così rapidamente, almeno. Ma vederla ora, era quasi un sollievo. Non lo aveva lasciato anche lei.
"Questa poltrona è comodissima..." mormorò Nami sedendosi sopra con un'espressione estatica. Sorrise: "E non dirmi che non ti piace questa scrivania. Tutta la barca è un sogno lussuoso!"
Lei era lì fondamentalmente per lavorare alla rotta da intraprendere- proprio in camera sua. Per quanto si sforzasse di considerare quella situazione come normale, Rufy era perplesso ed anche un po' a disagio.
Quella notte, non riuscendo ad addormentarsi a causa del letto troppo soffice- e ad essere sinceri, anche a una fame portentosa- lui si era diretto in cucina nella speranza di trovare qualcosa che placasse il suo appetito. Invece aveva trovato lei.
Così, trascorsi un paio di minuti in silenzio- lo scartabellare dei fogli per lei, il mangiare una polpetta per lui- Nami aveva interrotto il suo intento, qualunque esso fosse. Poi l'aveva guardato, ma nei suoi occhi non c'era alcuna traccia dei sentimenti di ostilità e delusone che vi aveva letto poco prima.
Lui era vagamente stupito. Conoscendola sarebbe rimasta incollerita con lui ancora per molto, e solo per capriccio. Ed anche perchè, forse, un po' di ragione sull'argomento ce l'aveva. Quindi, per permettere che si calmasse (e permettere al lui di scamparla) non aveva nemmeno tentato di conversare. Ma a quell'improvviso interessamento di Nami, si era chiesto se il suo agire fosse stato un errore- però non aveva davvero voglia di litigare ancora. Non ne aveva mai avuta voglia, realizzò troppo tardi.
In ogni caso, gli era sembrato il minimo ricambiare il suo sguardo. Poi era accaduta una cosa ancora più singolare. Tanto, che Rufy prese in considerazione l'idea che si trattasse solo di un sogno (nonostante nel sogno avrebbe avuto una statua). Se piacevole o meno, l'avrebbe scoperto in seguito: quando, esattamente, lei non gli avrebbe domandato, come se fosse normale e- sopratutto- come se nulla fosse accaduto, se poteva stare nella sua camera, insieme a lui. Lei doveva completare il suo lavoro, lui dormire. Non c'era niente di male.
Ma troppo sconcertato per quell'improvvisa richiesta, e per il tono gentile in cui quella era stata posta, non pensò né alle conseguenze né agli eventuali problemi che la sua risposta avrebbe causato. Lui non era mai stato tipo da riflettere: assecondava l'istinto. Certo, il tempo aveva dimostrato il suo come avventatezza e le risoluzioni venivano smentite- ma di che diavolo avrebbe dovuto preoccuparsi?
Naturalmente acconsentì, confidando che, magari, se si fosse comportato accondiscentemente, Nami non sarebbe più stata arrabbiata con lui.


Naturalmente si sbagliava.






End of Part One


***



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VOTO: (0 voti, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
nadiashh 05/09/11 22:43
:O Sembra bella. Continualaaa
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