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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: PRISON CHRISTMAS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: simmy-lu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/08/2006 17:17:10 (ultimo inserimento: 20/08/06)

cosa accadrebbe se una felice vacanza natalizia si trasformasse in...
 
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CAPITOLO 01
- Capitolo 1° -

Prison Christmas

Fan Fic di Mikichan e Simmy-Lu

CAPITOLO 1

22 Dicembre

Arrivammo stremati alla baita che ci avrebbe ospitato per quelle due settimane. Eravamo talmente felici di essere giunti a destinazione che non sentivamo più il peso dei nostri pesanti e attrezzati zaini da montagna.
Fantastico! Quella era la mia prima vacanza sulla neve coi miei amici e compagni! Eravamo sul monte Fuji…un vero e proprio spettacolo! Wow! Non ci ero mai stata prima d’allora!
Lì tutto era pace e calma; la neve sul terreno era fresca e attutiva ogni rumore. Il paesaggio intorno a noi era stupendo: tutto candido e immacolato. E dall’esterno la chalet dava una buonissima impressione di se.
‹‹Ci siamo, gente!›› disse Sakuragi con un sospiro di sollievo ‹‹Eccoci arrivati, finalmente!››
‹‹Su, forza bambini! Mettetevi in fila per due tenendovi con la manina e rispondete “presente” all’appello!›› disse Mitsui per canzonarci.
Hisashi era il più anziano del gruppo, ma, salvo per scherzare, si comportava esattamente come noialtri.
‹‹Va bene, mammina! Facciamo come dici tu!›› rispose il rossino con altrettanta ironia.
‹‹Dunque… vediamo se qualcuno si è perso durante il tragitto…›› e detto questo, Ryota salì su un piccolo masso che emergeva dalla distesa di soffice e immacolata neve e con finto tono solenne, come un generale che chiama i suoi soldati, fece un breve appello:
‹‹Mitsui!››
‹‹Agli ordini, colonnello!›› disse forte Hisashi, mettendosi sull’attenti. Ci fu una risata generale.
Poi Miyagi proseguì:
‹‹Riposo soldato! Allora… Hanamichi…ci sei?››
‹‹Certo che ci sono!›› rispose ancora ridendo.
‹‹Rukawa! Sei vivo?!››
‹‹Hm…›› rispose come suo solito il ragazzo con gli auricolari nelle orecchie.
‹‹Alla faccia! Che “vita”!›› commentò piano tra se e se per poi proseguire continuando l’appello…
‹‹Ayakuccia, amore mio, ci sei?››
‹‹AMORE MIOOO???›› dissi io seccata e imbarazzata, ma con il viso in fiamme. Mi voltai verso gli altri. Solo Hanamichi aveva notato la mia vergogna e mi sorrideva in modo ironico. Gli risposi con una linguaccia.
‹‹Comunque…ci sono…›› continuai.
‹‹Si vede che ami solo me!›› commentò Ryota con una voce da scemo. Lo guardai un po’ arrabbiata.
‹‹Dunque, continuiamo…Haruko? Ci sei?››
‹‹Presente!›› rispose timidamente la ragazza che fino ad allora era stata la mia ombra, standomi attaccata come un bambino alla sottana della mamma.
‹‹E io, Ryota Miyagi…ci sono!! Bene, direi proprio che ci siamo tutti!››
‹‹Ma dai?›› gli rispose Rukawa fingendosi sorpreso ‹‹Non l’avevamo capito!››
Dopo quel banale appello entrammo nel nostro piccolo chalet.
Non era molto grande e possedeva solo due piccole camere da letto con letti a castello a sinistra dell’ingresso, a destra un cucinino con il minimo indispensabile per far da mangiare, ed un esiguo bagno.
Il tappeto sul pavimento, ai piedi del caminetto, era talmente lustro che sembrava nuovo; i vetri delle finestre sembravano trasparenti, perché lasciavano filtrare la luce riflessa dalla neve e le tendine erano candide e profumavano ancora di bucato.
Alla parete di legno scuro di fronte all’ingresso, sopra al caminetto, era appesa la testa imbalsamata di un cervo; i pochi mobili presenti e il tavolo da pranzo erano rigorosamente in legno.
Ero contenta di aver trovato un posto così accogliente.
‹‹Cominciamo a sistemarci nelle camere?›› chiese Mitsui impaziente.
‹‹Ma ragazze e ragazzi in due camere differenti?›› domandò Haruko.
A volte quella ragazza era talmente ingenua che mi stupiva!
‹‹Certo Harukina cara! Mica sei venuta in vacanza con dei pazzi maniaci!›› le rispose Hanamichi sorridendole amorevolmente. Questa arrossì non tanto per la battuta del suo spasimante, quanto per Rukawa che era in piedi di fianco a lei, impaziente di entrare in camera.
Noi ragazze entrammo quindi nella prima stanza di destra, i ragazzi nella seconda.
La camera non era molto grande e la lampadina che accesi alzando l’interruttore non bastò a fare una luce sufficiente per illuminare bene la mobilia semplice ed essenziale, dato che la camera stessa non era molto luminosa.
‹‹Haruko, mi sa che la lampadina non durerà per molto! Preparati ad andare in giro con le candele!›› dissi io scherzando.
Disfatti gli zaini e stesi sui materassi i sacchi a pelo per la notte, andammo a sederci intorno al tavolo, in quella che avevamo appena battezzato “sala del caminetto”. I ragazzi ci raggiunsero poco dopo.
Convinsi Ryota ad accendere il camino, mentre l’improvvisato chef Sakuragi e la sua improvvisata assistente Haruko ci preparavano la cena dato che nessuno in particolare aveva molta voglia di mettersi a cucinare.
Ma chi si fidava a mangiare qualsiasi cosa cucinata da Hanamichi, che, al posto di guardare la pentola, guardava Haruko?! Ovviamente avremmo mangiato cibo in scatola!
Ci sedemmo sul tappeto di pelo, davanti al fuoco. Fuori il sole era tramontato, lasciando posto al buio della notte. La luna e le stelle si specchiavano nel manto bianco della neve. Uno spettacolo suggestivo e incantevole.
Hanamichi e Haruko uscirono dopo pochi minuti dal cucinino con un vassoio in mano con sopra appoggiati dei piatti: decidemmo di cenare lì, seduti per terra, tutti vicini, tranne Kaede che se ne stava silenzioso un po’ in disparte, davanti al camino acceso. La luce del fuoco, che ci colorava il viso di un arancione intenso, illuminava fiocamente la stanza, esclusi gli angoli più nascosti e distanti che rimanevano al buio.
Le nostre ombre, proiettate sulle pareti, parevano figure danzanti per via del guizzare della fiamma.
Nessuno parlava: nella stanza non vi era alcun rumore oltre allo scoppiettare della legna nel camino.
Sakuragi, ovviamente, finì di mangiare prima di tutti e si affrettò ad alzarsi per toglierci i piatti di mano.
‹‹Mangialo tu!›› disse Rukawa che aveva appena assaggiato la sua razione.
‹‹Dai Kaede! Se mangiassi un po’ di più non ti ritroveresti quella faccia smorta!›› scherzai io.
Hanamichi gli restituì il piatto sgarbatamente: ‹‹Ti concedo cinque minuti per finire tutto! Capito?!››
‹‹Hm…›› fu la risposta del ragazzo con una faccia un po’ schifata.
Poi Sakuragi passò a ritirare i piatti di noialtri, mentre Kaede, imbronciato, continuava a mangiare di malavoglia. Sembrava un bambino viziato! Bhe, ci sarebbe stato bene con Haruko, in fondo…
E Haruko? Era di fianco a me: sorrideva inebetita ammirando il suo “immenso” Rukawa! Lui non pareva calcolarla neanche un po’.
Oh, Kaede, ti capivo! Eri venuto in vacanza con noi nella speranza di allontanarti un po’ da quelle tue fan sceme; ed ecco invece che ti ritrovi sotto lo stesso tetto di una di loro: Haruko che, comunque non dimostrava il suo “amore” in modi così appariscenti come le altre befane! E meno male! Se no chissà come ci sarebbe rimasto Sakuragi! Povero Sakuragi! Come cercavi invano di mascherare la tua sofferenza! Come facevi a resistere vedendo che la “tua” ragazza fissava con occhi innamorati il tuo rivale? Ma in fondo tu non odiavi Kaede solo per il semplice fatto che attirava l’attenzione di Haruko? Sì, solo per questo. Era solo invidia e gelosia! Ma ti sarebbe passato, e allora sareste diventati amici, ne ero sicura!
Ryota, al contrario di Rukawa, è un ragazzo fin troppo spensierato.
Mi voltai a guardarlo: anche lui mi stava osservando. Chissà da quanto!?
Gli sorrisi. Ricambiò ed abbassò subito lo sguardo, tornando a muovere con un pezzo di legno la brace nel camino. Forse si era preso una cotta per me da tempo: probabilmente aveva tentato anche di farmelo capire, ma, certo, con modi tanto superficiali che fino ad allora avevo potuto pensare solo che scherzasse!
Ma infondo lui per me era solo un amico… Solo un amico? Ma Ayako, chi volevi prendere in giro?
Probabilmente…era molto di più?!
Già, mi piaceva Miyagi! Ma non riuscivo a capire se, anche da parte sua, c’era un certo interesse per me.
Un interesse serio.
Ryota era stato mio compagno fin dalla prima liceo: siamo cresciuti insieme. Di lui mi piaceva soprattutto il suo modo di essere: così pieno di vita, spregiudicato, esuberante… Ed inoltre ultimamente era diventato anche molto carino: anche se non troppo alto, aveva un fisico atletico, occhi grandi ed espressivi color nocciola…Che bell’espressione avevano i suoi occhi!
Nessuno del gruppo sapeva e avrebbe potuto sospettare del mio segreto, poiché non davo facilmente a vedere ciò che provavo dentro di me. Io sono fatta così! Non mi confidavo volentieri con gli altri, anche se questi erano i miei migliori amici. Preferivo serbare questi generi di argomenti per me soltanto, ma ciò non significava che fossi riservata e di poche parole come Rukawa!
E poi Mitsui… Che dire? Sembrava che Hisashi non avesse vita sentimentale! Perfino Kaede, una volta, era venuto a confessarmi una sua “cotta” (senza però svelarmi il nome della “fortunata”)! Ma su Mitsui non sapevo nulla in quanto ad amore! Mah! Sarebbe cambiato anche lui prima o poi!
‹‹Però, come si sta bene qui!›› interruppe il silenzio proprio Hisashi.
‹‹C’è anche un bel calduccio!›› osservò Haruko.
‹‹Già, ho le guance che mi scottano…!›› dissi io massaggiandomi le gote bollenti ‹‹…anche tu?›› chiesi rivolta a Ryota, mentre gli stavo per toccare il viso con la mano.
Riuscii appena a sfiorarlo. Di scatto lui mi afferrò il polso. Si girò verso di me fissandomi dritto negli occhi. La mia mano si era bloccata rigidamente appoggiata alla sua guancia calda.
Mi faceva male la sua stretta. Il cuore batteva forte.
Nessuno si era accorto di quella situazione tra me e lui. Mi sforzai di sorridere imbarazzata, ma lui non ricambiò.
Mi fissava, ma pareva che il suo sguardo passasse oltre di me, come se io non ci fossi, momentaneamente assorbita dai suoi pensieri, da quegli occhi scuri.
Oddio! Che sarebbe successo dopo?!
“Lasciami, Ryota, mi fai male!” pensai.
Rukawa tossì forte volontariamente.
Oh, grazie Kaede! Tu sì che capisci subito al volo!
Improvvisamente Ryota si ridestò, allentò la presa del mio polso e abbassò lo sguardo. Sulle guance gli si disegnarono due chiazze paonazze, che si mascherarono facilmente con il colore arancione che il fuoco dipingeva sul suo volto. Ritrassi subito la mano, confusa e perplessa, e cominciai ad accarezzare nervosamente il pelo del tappeto sul quale sedevo.
“Cos’è successo?” mi chiesi…“Perché hai reagito così, Ryota?”.
D’un tratto questi si alzò in piedi e si avvicinò di più al camino muovendo la brace con l’apposito ferro.
‹‹Bisogna ravvivare un po’ il fuoco…›› disse come palando per se stesso.
Mi stupì il suo tono di voce: come poteva essere così naturale e tranquillo mentre io ero al culmine dell’agitazione?
“Ma è successo veramente qualcosa pochi minuti fa o mi sono immaginata tutto?” pensai “Oppure…si prende gioco di me?”.
Con questa incertezza nella mente, irritata mi alzai a mia volta, dirigendomi però verso l’uscita della baita.
‹‹Ayako!›› mi sentii chiamare dalla voce di Haruko ‹‹Ayako, dove stai andando?››
‹‹Esco un attimo: ho caldo.›› mugugnai senza voltarmi.
Quando aprii la massiccia porta in legno una ventata di aria gelida mi fece rabbrividire. Avevo indosso solamente un maglione. Sentii il freddo pungermi la pelle, invadermi fin nelle ossa. Presi con me una sciarpa a caso tra quelle appese al gancio alla parete.
‹‹Ehi, stai attenta a non farti mangiare dai lupi mannari!›› aggiunse scherzando Hanamichi. Vi fu una risata generale. Feci sbattere la porta alle mie spalle. Mi avvolsi la sciarpa intorno al collo: avevo proprio preso quella di Ryota! Che assurdità!
Da fuori potei sentire ugualmente la voce infantile di Haruko che diceva : ‹‹Ma che cos’ha Ayako?››
Mi allontanai dalla baita e mi diressi verso il bosco; ero indecisa se entrarvi oppure no. Pensai poi tra me e me che con quel poco senso dell’orientamento che possedevo non sarei più riuscita a tornare indietro.
Tentando di dimenticare per un attimo il mio nervosismo, alzai lo sguardo al cielo e mi venne quasi un capogiro: in quel luogo, lontano dalle luci artificiali della città, il cielo era stupendamente decorato di stelle; non ne avevo mai viste così tante, e quella sera rimasi talmente colpita da quel particolare spettacolo che quasi mi commossi: in fondo eravamo così piccoli e sperduti in un immenso universo.
Mi guardai intorno: davanti a me, prima degli alti alberi innevati, vi erano dei cespugli messi in modo tale che formassero uno spiazzo tipo nicchia. Mi intrufolai tra i rami delle piante, facendo cadere la neve dalle loro foglie, e raggiunsi lo spazio interno. Quel luogo era più riparato: non sentivo più il vento freddo di poco prima, malgrado la temperatura fosse sempre bassa.
Alzai lo sguardo al cielo:
‹‹Che spettacolo stupendo…›› mi ripetevo in continuazione. Mi misi a contare le stelle benché sapessi che non avesse senso ciò che facevo. Per quegli attimi riuscii a dimenticare la mia agitazione, a perdermi nell’immensità e a non pensare a Ryota.
All’improvviso mi sentii toccare una spalla. Ebbi un sussulto.
‹‹Oddio!›› mi lasciai sfuggire.

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