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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BAR 13
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: ghost-rider galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/07/2006 13:58:59

un racconto molto vecchio, scritto anche in modo abbastanza ingenuo.
 
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- Capitolo 1° -

La porta del bar si aprì, ed entrarono due uomini. Prima che si richiudesse, Jeff fece in tempo a scorgere una moto di grossa cilindrata (nera? Nel buio della notte non lo distinse) e una macchina d' epoca, probabilmente una Mustang, parcheggiate di fronte al locale e -di questo era sicuro- prima non c' erano.
I due si diressero al bancone, e Jeff li seguì con lo sguardo. Che strana coppia. Singolare, quantomeno. Entrambi pallidi ed emaciati, dall' aria malaticcia. Uno dei due (molto probabilmente, anzi sicuramente, quello arrivato in moto, pensò) indossava un giubbotto di pelle nero, stivaletti e jeans del medesimo colore e a occhio e croce arrivava a stento al metro e settanta. Portava i lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle, e procedeva dando piccoli colpetti alla giacca nel tentativo di scrollarsi di dosso la polvere. L' altro invece aveva corti capelli castani e indossava un paio di pantaloni kaki e una larga camicia che a Jeff ricordò quelle hawaiane, con stampata una fantasia di fiori rossi e arancioni decisamente di pessimo gusto. Sovrastava l' altro di una ventina di centimetri almeno, se non di più. Si sedettero al bancone, e il più alto richiamò l' attenzione del barista con un ampio cenno della mano, e con un' informalità tale da indurre Jeff a pensare che i due fossero habituè del posto. :"Bob, ehi, BOB!"
Il barista, un uomo basso e tarchiato si mosse verso di loro con ostentata pigrizia.
:"Ciao ragazzi. Cosa vi porto? Svelti, che stasera ho gente..." pronunciò l' ultima parola con una strana inflessione.
:"Vedo" disse il motociclista scoccando un' occhiata malevola da sopra la spalla e Jeff ebbe l' impressione che fosse diretta a lui. Ma cosa andava pensando? C' erano diversi avventori oltre a lui. Un ragazzo biondo al tavolo dietro al suo flirtava con una ragazza che ostentava numerosi piercing, al naso, alle labbra, al sopracciglio -erano una dozzina, Jeff ci avrebbe scommesso-, due vecchi che giocavano a carte, un uomo che leggeva un quotidiano sgualcito.
:"Due Bloody Mary" ordinò l' altro.
:"Belli forti" aggiunse con un sorriso.
:"E senza ghiaccio" concluse quello basso.
:"Brutta nottata, eh?" disse il barista, mentre riempiva due bicchieri.
:"O stiamo solo battendo la fiacca?" aggiunse strizzando l' occhio.
:"Nottata di merda, altrochè" ringhiò quello basso, afferrando con un gesto repentino il suo bicchiere.
:"Suvvia Eric, non esageriamo." Commentò pacato l' altro.
:"Semmai infruttuosa, ecco." concluse sorseggiando il cocktail.
Eric sbuffò e si scrollò una ciocca di capelli dal viso. Si tolse il giubbotto e andò ad appenderlo ad un attaccapanni incredibilmente malridotto. Tornando a sedersi ricominciò a bere il Bloody Mary con aria scocciata.
:"Dai, non tenermi quel muso!" esclamò ad un certo punto l' amico.
:"Non ci posso fare nulla. E' questo dannato caldo che mi manda in bestia." L' uomo dietro il giornale lo scrollò per attirare l' attenzione
:"Mai come dalle mie parti." borbottò. Eric non gli badò, continuando il suo discorso
:"E il nostro amico qui non mi aiuta di certo." disse, accennando al barista.
:"Come si permette di accusarci di essere scansafatiche? Noi siamo dei migliori. A te non da' sui nervi?" l' altro ridacchiò.
:"Ma insomma, stava scherzando, no? Tu non hai il minimo senso dell' umorismo."
:"Steve, si tu che sei troppo buono." borbottò Eric, finendo il cocktail con un sorso solo.
:"Mmmmmm" farfugliò Steve finendo a sua volta il Bloody Mary.
:"Certo che" riprese, tornando a rivolgersi al barista :"stasera ne abbiamo una bella varietà, eh?"
:"Già, già" rispose quello dandogli le spalle
:"Uno come quello, poi, erano settimane che non mi capitava qui dentro."
:"Lo credo bene" disse Eric, scoccando una seconda occhiata furtiva in direzione di Jeff (questa volta ne era praticamente certo, stava guardando lui).
:"Dannato caldo. Dannato, dannato dannatissimo caldo!" uno dei vecchi giocò un asso di cuori e lo apostrofò:"Eric, quante volte devo dire che se imprechi così rischi di andare all' inferno?" e ridacchiò. Il suo avversario sembrò trovare l' affermazione divertente, perché ridacchiò a sua volta .
:"Si, a far compagnia a voi due eh?" ribattè Steve. La conversazione morì tra risate soffocate, e per un po' non vi furono altri rumori se non il frusciare del giornale. Jeff si guardò intorno. Il locale era piccolo ma ordinato. Squadrò di sottecchi la ragazza alle sue spalle. Era un gran bel pezzo di ragazza. Probabilmente vi si soffermò troppo a lungo perché lei alzando gli occhi vide che la stava fissando. Invece di apparire stizzita, gli mostrò la lingua con aria maliziosa. Jeff trasalì. Era biforcuta. Gli avevano parlato di alcuni ragazzi, perlopiù punk, che si facevano biforcare la lingua, ma era la prima volta che ne vedeva una. Gli fece sinceramente impressione. Lei distolse lo sguardo, e Jeff sentì il suo ragazzo che si complimentava con lei :"Sai, Jenny, quelle nuove lenti a contatto colorate ti stanno benissimo" :"Dici?" si schermì lei con voce squillante :"Non le trovi un po'... eccentriche?" Jeff pensò che si, erano eccentriche, fin troppo. Chi mai poteva andarsene in giro con un paio di lenti a contatto gialle? Ma visto il tipo, era convinto che potesse fare di peggio. Jeff avvertì un movimento alle sue spalle. Eric e Steve gli si erano avvicinati, e lui, tutto preso dall' analisi della ragazza, non se ne era accorto.
I due si sedettero accanto a Jeff e gli sorrisero. :"Buonasera." lo salutò Steve cordialmente. :"Scusi la nostra invadenza, ma lei è l' unico qui che non conosciamo, e ci sembra un tipo in gamba. Posso offrirle qualcosa, signor...?"
:"...Jeff." concluse la frase per lui.
:"Bene, gradisce qualcosa, signor Jeff?"
:"Ma voi chi...?" chiese Jeff sospettoso.
:"Oh, giusto, le presentazioni! Mi scusi. Allora, io sono Steve e questo qui..." battè una mano sulla spalla dell' amico, che lo allontanò con un gesto stizzito :"...questo musone qui è Eric. E ora, signor Jeff, possiamo offrirle qualcosa? Un Bloody Mary?" chiese, affabile.
:"No grazie, me ne stavo giusto andando." si affrettò Jeff, al quale quei due, per quanto educati, trasmettevano una strana sensazione.
:"Sicuro? Guardi che per noi..."
:"Steve, non insistere! Se non vuole non vuole!" lo interruppe brusco Eric.
:"Vabbè.. non le dispiace se noi prendiamo qualcosa, vero?" chiese Steve.
:"Si figuri."
:"In questo caso... Bob, portacene altri due, ti spiace?" disse Steve rivolgendosi alla schiena del barista.
:"E' la prima volta che viene qui?" chiese tornando a rivolgersi a Jeff con un sorriso che gli illuminò il volto smunto.
:"Si, sono di passaggio... si, è la prima volta" 'E anche l' ultima.” pensò subito dopo. Nessuno, dal barista all' uomo che leggeva il giornale gli trasmetteva una buona sensazione. E meno che mai i due con cui stava parlando.
:"E ti credo." Farfugliò Eric. La conversazione si avviò e restò sul banale. Bob arrivò quasi subito con due Bloody Mary che Steve ed Eric cominciarono a bere a lunghi sorsi. Quei cocktail avevano un' aria particolare, Jeff avrebbe voluto chiedere al barista cosa diamine ci metteva dentro. Sembravano molto più corposi... più densi di quelli che gli preparava sua moglie di tanto in tanto.
:"E ci dica... lei è di Londra?" domandò a un tratto Steve interrompendo il suo flusso di pensieri.
:"Eh?" chiese Jeff colto alla sprovvista, ma si riprese subito.
:"Oh no... i miei sono americani... mi sono trasferito qui da poco."
:"Sangue americano eh?" borbottò a mezza voce Eric con cipiglio cupo, poggiando sul tavolo il bicchiere vuoto, segnato da un alone rosso scuro. E aggiunse qualcosa a mezza voce. Jeff non lo udì distintamente, ma suonò come "amaro".
:"Cosa?" chiese, per sicurezza.
:"Il mio amico diceva che le deve essere venuto il sangue amaro dall' aver dovuto abbandonare la sua terra." intervenne Steve
:"Perché la propria terra è importante, no?" Aggiunse con semplicità.
:"Molto importante." concordò Eric.
:"Em... in effetti mi è dispiaciuto dovermene andare, ma non al punto di...." fu interrotto da un soffio gelido sul collo. Si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
:"BOB! Ci porti altri due Bloody Mary? Rapido! Animo, animo!" ordinò Eric battendo le mani per incitare il barista.
:"E' già il terzo" osservò Jeff.
:"Andateci piano."
:"Sciocchezze.... ARRIVA O NO QUEST DANNATO COCKTAIL?!?!" disse Eric, afferrando poco dopo uno dei due bicchieri che il barista, rapido come pochi Jeff ne aveva visti, porgeva loro.
:"Già." aggiunse Steve.
:"Questa roba non può farci altro che bene."
:"Anche se quello del bar non è mai come quello fresco." osservò Eric bevendo.
:"Ma è ovvio, quello fresco è un' altra cosa."
:"Tutta un' altra cosa."
:"E oggi invece niente."
:"Purtroppo."
:"Che sfortuna, no?"
:" Macchè. Colpa del caldo, ecco cos' è."
:"La gente non esce mai, col caldo."
:"Mai. Dannato caldo."concluse Eric.
Jeff cominciava sul serio a sentirsi a disagio. I modi di fare di quei due, per quanto cortesi, non riuscivano a togliergli di dosso quel vago senso d' inquietudine che lo pervadeva da quando era entrato nel locale. Fuori la luce aumentò sensibilmente. La luna piena, grande e scintillante, occhieggiava da dietro le nubi. Improvviso, il ragazzo al tavolo dietro di loro ebbe un sussulto. Poi un altro. Il bicchiere che aveva di fronte si rovesciò. La ragazza balzò di lato. Presto fu in preda alle convulsioni, gli occhi ribaltati e la schiuma alla bocca.
:"Ci risiamo" disse Eric con voce strascicata.
:"Quell' idiota di Gergory ha un' altra crisi epilettica..." sembrava tranquillo, come se fosse un fatto consueto, ricorrente.
:"Le conviene andare" disse Steve cordialmente, guardando il ragazzo con la coda dell' occhio.
:"Proprio. Fra breve qui la situazione diventerà scomoda o quantomeno spiacevole." aggiunse Eric, voltandosi con aria annoiata e tornando a scostarsi i capelli che gli erano nuovamente finiti davanti agli occhi. Jeff fu ben contento di aver trovato una scusa per andarsene. Si congedò alzandosi dal tavolo, pagò, e uscì nella notte afosa.
Montando in macchina a Jeff parve di udire un latrato provenire dal locale. Si voltò di scatto. No, non DAL locale, probabilmente era stato un cane dal vicolo adiacente all' edificio. Mise in moto l' auto. Dopo qualche protesta il motore si accese, e gli permise di ripartire.

Nella notte un cane ululava. Dentro, Eric e Steve ordinavano un quarto Bloody Mary.

Strani incontri si facevano di notte al bar 13.

 
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