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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: The Pretender (Jarod il camaleonte)
Titolo Fanfic: ERA STANCA...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: nimphadora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/07/2006 20:12:08

“i cambiamenti si fanno se ne vale la pena…``
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

Era stanca.
Stanca di mentire e di fingere.
La parola chiave era sopravvivenza, ma valeva davvero sopravvivere logorata da quelle ossessive domande che sembravano non avere senso. Non avere risposta.
Non aveva certezze, niente di solido a cui ancorarsi.
Stava andando alla deriva, inesorabilmente.

Correva. Cercava di raggiungerlo, doveva fermarlo.
Era il suo lavoro catturare Jarod e riportarlo al Centro.
Prima che lo facesse Lyle.
Per anni aveva sfiorato la sublime idea di riportarlo all’inferno. Per essere lei stessa libera.
Ma aveva oramai compreso, a fondo, che il Centro non ti lasciava mai andare.

Si svegliò, madida di sudore. Una altro incubo, l’ultimo di una lunga serie.
E quella voce, la voce di sua madre che continuava a ripeterle qualcosa.
Non riusciva a capire.
Si passò una mano nei capelli e scese dal letto.

Era ancora presto, troppo presto per fare qualunque cosa.
Ma non per pensare.
La sua mente, per quanto esausta potesse essere, non smetteva un attimo di rimuginare.
Da quando aveva fatto ritorno dall’isola di Carthis, da quel luogo maledetto, non riusciva più ad avere un attimo di tranquillità.
Poggiò la testa sul tavolo della cucina, e chiuse gli occhi.

Di nuovo quel mormorio.
“Che vuoi dirmi…” mugolò la donna nel sonno “non ti capisco”.
Un rumore la fece trasalire, si mise in allerta.

Sfoderò la smith & wesson e si diresse verso la porta dell’entrata.
Qualcuno stava tentando di forzare la serratura, decise di aspettare che l’ignoto visitatore finisse il suo minuzioso lavoro, prima di piantargli una pallottola nella testa.

“Prega Dio di avere clemenza, perché io” si interruppe improvvisamente, aggrottò la fronte e fissò il visitatore.
“Non dovresti dormire a quest’ora della notte!”

E lei che si aspettava che a forzare la serratura fosse un innocuo scassinatore.
“Jarod! La fortuna inizia a girare, eh?” sussurrò Miss Parker, ancora evidentemente sconvolta.
Jarod, con un rapido movimento riuscì a disarmare la donna, ed aggiunse “Non credo, sai a quest’ora penso che dorma. Ed anche tu”.

Con le mani all’altezza del petto e la propria pistola puntata contro, Miss Parker si rese conto dell’ironia della situazione.
Scoppiò a ridere convulsamente.
“Sai” iniziò rivolgendosi all’uomo “hai la facoltà di cadermi in braccio nei momenti meno opportuni. Sono notti che non chiudo occhio, che ho spaventosi incubi. Non riesco reggermi in piedi e tu spunti in casa mia, mi disarmi per…” rifletté per alcuni secondi “a proposito: perchè diavolo sei qui?”.
“Per lo stesso motivo per cui tu non dormi: risposte”.

Jarod chiuse la porta ed entrò in casa.
“Bene, accomodati pure, genio” ironizzò Miss Parker, indicando il proprio salotto.
Jarod si sedette sul divano e trafficò per alcuni minuti con la smith & wesson, estrasse il caricatore e lo svuotò.
“Sai, anche se sei molto stanca, non ho intenzione di perdere l’uso di una delle mie ginocchia!”.

“Sono le quattro di notte. Le quattro: ora, o sei stato addestrato a non dormire oppure non mi spiego cosa diavolo tu ci faccia qui” la donna lo guardò, per alcuni secondi riuscì a sostenere il suo sguardo, dopodichè si concentrò su una piccola macchia sul pavimento “da quando abbiamo fatto ritorno dall’isola di Carthis non ti sei più dato il disturbo di metterti in contatto né con il Centro, né con Syd né con…”.
“Con te?” completò Jarod, mettendola evidentemente a disagio. C’erano cose che non andavano dette, anche se palesi.
“Dopo il nostro incontro ravvicinato” l’uomo si schiarì la voce prima di continuare “voglio dire con Reins e Mr Parker” aggiunse prima di continuare, per dissipare ogni dubbio “mi sono dato alla ricerca. Ma tutto ciò che riguarda mia madre, anzi le nostre madri, è avvolto da un alone di mistero. Nessun conoscente che sappia qualcosa sul loro passato. Su ciò che cercavano di scoprire su di noi”.
“E cos’è che ti sorprende?” rispose Miss Parker, avvicinandosi cautamente a Jarod “se il Centro vuole nascondere qualcosa neanche tu puoi scoprirlo”.
“Hai ragione” proruppe lui, sobbalzando appena la donna prese posto accanto a lui “io non posso, ma tu si”.
Spalancando gli occhi in segno di sorpresa chiese “penso che sia tu ad aver bisogno di una dormita”.

“Rifletti Parker!” disse Jarod alla donna “se riuscissi a controllare il tuo senso interiore la voce di tua madre ci direbbe ogni cosa, svelerebbe ogni mistero”.
Miss Parker si alzò improvvisante.
“Lei mi parla, prova a dirmi qualcosa” rivelò “ma io non riesco a capire. È come un mormorio, un sussurro”, prese a camminare nervosamente.
“Sidney potrebbe aiutarti”, propose Jarod.
“Syd deve restarne fuori, intesi?” Miss Parker lo minacciò puntandogli contro un dito “nessuno che non sia strettamente necessario deve sapere di questo… come dobbiamo chiamarlo, Jarod? Di questo nostro tacito accordo” sentenziò.
“Sidney è l’unico capace di farti sviluppare il senso interiore”.
“Non voglio che” la donna si portò una mano sulla bocca, gli occhi le divennero improvvisamente lucidi “se dovesse accadermi qualcosa, non voglio che lui ne debba pagare le conseguenze. Ha abbastanza fantasmi con cui fare i conti”.

La donna scomparve in cucina per alcuni minuti. Jarod sentì il tintinnare delle bottiglie.
“Bere non ti darà alcun sollievo, lo sai?”.
“Certo che lo so, genio” disse sfoderando uno dei suoi ghigni migliori “ma è un’occasione speciale” portò in alto la bottiglia “brindiamo alle nostre vite di inferno e alla mia maledetta emicrania!”.
Concluse mestamente Miss Parker posando sulle labbra la bottiglia.

“Provaci un’altra volta e, pistola o non pistola, giuro che ti faccio saltare il cervello… al come ci penserò”.
Jarod le aveva strappato di mano la bottiglia, e l’aveva rimessa davanti al problema.
“Non puoi fuggire dalle avversità attaccandoti alla bottiglia! Devi essere sobria se vuoi scoprire cosa tua madre voglia dire!”.
“Tu” iniziò Miss Parker alzando la voce, in preda alla collera “avrei dovuto spararti appena hai messo piede in casa mia”.
“Non lo avresti fatto” sussurrò di rimando Jarod.
“Dio… no, non l’avrei fatto! Ma lo rimpiangerò” una mano salì alle tempie “è possibile che tu non riesca a lasciarmi in pace! Ti è passato per quella tua geniale testa che non è sano”.
“Cosa? Cosa non è sano?”.
“Tu sei la preda Jarod, ed io la cacciatrice… e tu! Tu continui a venirmi dietro. Ti ostini a volerci considerare qualcosa di diverso da quello che realmente siamo!”.
“Io descrivo le cose come le vedo” sentenziò semplicemente Jarod.

“Una delle cose che più odio di te! Questo tuo parlare per frasi fatte” parlando si mosse verso la sua stanza da letto “sembri… sembri un guru!”.
Jarod osservò la donna scostare le coperte e sciogliersi la cintura che teneva allacciata la vestaglia.
Miss Parker, chiuse momentaneamente gli occhi, come per allontanarsi da quell’improbabile situazione.
“Sei ancora qui” disse esasperata.
“Devi dirmi che intenzioni hai. Come pensi di…”.
“Devo farlo da sola”.

Jarod deglutì, e abbassò lo sguardo.
“Non è un gioco Parker. Potrebbe essere la chiave di tutto”.
“Non è un gioco per me, Jarod”.
Miss Parker si era pericolosamente avvicinata a Jarod.
Il suo istinto di preda gli diceva di scappare, ma le sue gambe erano saldamente piantate al pavimento.
“Ora è meglio che vada”.

Fece un passo indietro, e iniziò a dirigersi verso l’uscita.
“Jarod!”, mugolò.
Attese qualche secondo, come se stesse ricercando le parole più adatte.
“È tardi. Molto tardi”.
L’uomo la guardò, il viso tradiva la crescente curiosità.
“Parker” disse voltandosi e puntandole gli occhi addosso “questo è un gioco pericoloso. sia per il cacciatore che per la preda”, deglutì e continuò “sei sicura di voler giocare?”.

“I cambiamenti si fanno se ne vale la pena… e questa volta il gioco vale la candela”.


 
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