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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: ??? (PER ORA NON HA TITOLO)
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kacchan113 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/07/2006 15:40:28 (ultimo inserimento: 03/08/06)

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-CAPITOLO 1: IL PORTAFORTUNA-
- Capitolo 1° -

Un CIAO gigante a tutti!!!!!!! Come state? Io benone!!! Alla grande (se non fosse per il fatto che sto crepando di fame e il mio stomaco brontola da far paura, ma sono in un internet point e non mollo il computer nemmeno se miu minacciano!) Vabbeh...vi lascio alla mia fanfction (avete un bel coraggio a leggerla!). Ditemi che ne pensate!!!
Kacchan

premessa: i personaggi di Inuyasha non sono miei ma appartengono alla grande Rumiko Takahashi!

CAPITOLO 1: IL PORTAFORTUNA
"Il buongiorno si vede dal mattino!"
Allora quello non sarebbe stato un bel giorno per Kagome Higurashi. Tanto per cominciare si era svegliata cadendo dal letto. Stava sognando di scalare una montagna quando all'improvviso un rumore fortissimo le aveva perforato i timpani. Si era portata le mani alle orecchie e...era precipitata!
Il rumore fortissimo non era altro cha la sveglia,che segnava le sette di mattina, e la montagna il suo letto.
Borbottando si liberò dal groviglio di coperte e, rossa in volto, si alzò in piedi.
In diciassette anni di vita non era mai caduta dal letto, nemmeno da bambina! Sperava solo che la mamma non avesse sentito il tonfo!
Sbadigliando si diresse lentamente verso l'armadio per prendere la divisa di scuola, poi raggiunse il bagno e proprio quando stava per entrarvi un fulmine la precedette sbattendole la porta in faccia.
Kagome gemette , premendosi le mani sul naso.
-SOTA!- gridò poi battendo il pugno sulla porta
-Che c'è?- fece Sota, il suo fratellino di dieci anni
-Esci subito dal bagno!-
-Ma devo farmi la doccia!-
-Anch'io e sono arrivata per prima! Esci!-
-NO!-
-ESCI!-
-SCORDATELO!-
-BUTTO GIU' LA PORTA!-
-COME NO!-
-Bene, Sota, rimani pure, ma quando esci facciamo i conti!-
La porta si aprì immediatamente ed uscì un Sota imbronciato. Sapeva che era meglio non discutere con Kagome se non voleva rimetterci.
-Entra, antipatica!- borbottò
-Grazie- fece Kagome entrando e chiudendosi la porta alle spalle e girando la chiave nella serratura. Aprì l'acqua della doccia aspettando che divenisse calda e spogliandosi nel contempo. Con una mano sentì se l'acqua andava bene. Poi entrò nella doccia. Chiuse gli occhi avvertendo la sensazione dell'acqua che le scorreva sul corpo. Era rilassante, perfetta quando stai per cominciareuna faticosa giornata a scuola. Riaprì gli occhi quando improvvisamente bussarono alla porta.
-Kagomeeeee...eeesciii???- fece la piagnucolosa voce di Sota
-Sparisci!- gridò Kagome infastidita. Non erano nemmeno cinque minuti che occupava il bago e già rompeva.
-Ma Kag...-
-Vai al bagno di sotto!-
Kagome chiuse l'acqua e rimase in ascolto. Lo sentì borbottare "giù non c'è la doccia" e dopo un po' sentì i suoi passi allontanarsi. Tirò un sospiro di sollievo.
Sota era un bambino adorabile, ma a volte diventava insopportabile e faceva esasperare la povera sorella maggiore che doveva sopportare pazientemente i suoi piagnistei. Santa pazienza! Per non parlare del nonno poi, che la stressava con le sue assurde storie e i suoi altrettando assurdi regali, e che la stressava in tutti i modi!.
Kagome si avvolse in un candido asciugamano e cominciò ad asciugarsi i capelli con il phon.
Quanto avrebbe volutouscire dalla routine e magari vivere una storia d'amore come nelle favole...
Guardando il proprio riflesso allo specchio notò che le brillavano gli occhi dall'emozione. Smise di pensare a certe sciocchezze e finì di asciugarsi i capelli.
Indossò la divisa e scese in cucina da cui proveniva il buonissimo odore di ciambelle calde fatte dalla mamma.
Kagome si lasciò guidare in cucina dall'invitante profumo, con l'acquolina in bocca.
-Buongiorno haha-ue°!- disse allegramente, sedendosi a tavola.
-Buongiorno, Kagome!- disse la mamma.
Kagome sorrise. Il buon umore le era già tornato, soprattutto all'idea di addentare una ciambella fatta in casa (accidenti...ho fame! NdK).
Aspettò pazientemente che arrivassero Sota e il nonno, poi, quando la madre posò il piatto stracolmo di ciambelle calde al centro della tavolla, ne afferrò una e la morse.
Poi si versò il latte. Sota si era già bevuto il suo procurandosi baffi bianchi intorno alla bocca. Kagome finì la ciambella e bevve il latte. Si alzò, prese la cartella e,prima che il nonno attaccasse con una delle sue storie sugli spiriti che infestavano l'Hokora, uscì di corsa di casa.
Sota ingoiò in fretta l'ultimo boccone di ciambella e anche lui afferrò la cartella mettendosela sulle spalle e correndo verso la porta.
-ASPETTAMI KAGOME!-
Si bloccò, come ripensandoci, tornò al tavolo, prese un'altra ciambella, poi si gettò all'inseguimento della sorella.

-KAGOME! ASPETTA!-
Kagome si fermò ad aspettarlo, poi insieme superarono il Torii e scesero la grossa scalinata all'ombra delle verdi fronde. Kagome viveva da quando era nata in un tempio shintoista. Era un tempio molto grande! Oltre al tempio stesso c'erano la sua casa in stile occidentale, un grande magazzino e l'Hokora, una "casetta" di legno che racchiudeva un antico pozzo sacro. E come dimenticare il Goshinboku, il dio albero vecchio di più di 500 anni!
Kagome passava intere giornate a studiare o a rilassarsi alla sua ombra, appoggiata a quel saldo tronco.
Mentre camminavano, diretti verso scuola, la mente di Kagome prese a vagare...
Quasi non si accorse di essere arrivata alla scuola elementare di Sota.
Salutò il fratello e si incamminò nuovamente, diretta, questa volta, verso il proprio liceo.
All'improvviso, appena svoltato l'angolo, notò un negozietto paritcolare.
Doveva aver aperto il giorno prima o quello stesso giorno perche non l'aveva mai visto. Incuriosita si avvicinò alla vetrina.
Incensi, candele, kimoni sacerdotali, amuleti...che strano negozio....
Sembrava un rifornimento per templi. Decise di entrare, magari poteva trovare qualcosa per il nonno e propinarglielo come qualcosa di antico e misterioso, dagli straordinari poteri. Di sicuro ci avrebbe creduto! E allora sarebbe stato uno spasso vederlo andare in giro convinto di avere in dote qualche potere particolare. Varcò la soglia e subito fu avvolta da un dolciastro odore di incenso alla vaniglia.
Il negozio non era molto illuminato, nonostante fosse giorno. Tutto era in legono a partire dalgi scaffali che ospitavano la merceria.
Dietro al bancone c'era un ragazzo, dai corti capelli neri legati in un codino, che leggeva distrattamente una rivista.
Era vestito come qualsiasi ragazzo, ma al braccio destro aveva una specie di "guanto" con un rosario avvolto intorno. Sembrava non essersi accorto di Kagome. Infatti, quando questa disse -Emh...buongiorno-, sobbalzò e quasi cadde dalla sedia. Poi sollevò lo sguardo. I suoi occhi erano color indaco e brillarono di gioia quando vide Kagome.
-Buongiorno! Bene, la nostra prima cliente e una bella ragazza perdipiù!- disse
Kagome si sentì arrossire. Il ragazzo si affacciò nel retrobottega
-EHI MAESTRO! ABBIAMO UNA CLIENTE!- gridò.
Poi raggirò il bancone, raggiunse Kagome e le prese le mani.
-Mia bellissima ninfa, qual'è il tuo nome?-
-K-Kagome- rispose lei chiedendosi se avesse tutte le rotelle a posto.
-Oh, com'è soave il suono di questo nome!- esclamò il ragazzo con enfasi -Io sono Miroku...Kagome, vorresti avere un figlio con me?-
-Come?-
-MIROKU!- fece una voce.
Kagome si voltò verso il bancone e vide un anziano monaco dall'aspetto bonario.
Guardava Miroku con severità
-Lascia stare quell ragazza!-disse.
Miroku, seppur controvoglia, lasciò andare le mani di Kagome e tornò dietro al bancone.
-Maestro Mushin, questa ninfa risponde al nome di Kagome. Mia ninfa, questo è il maestro Mushin- disse
-Lieta di fare la sua conoscenza- disse Kagome con un piccolo inchino.
Il maestro Mushin sorrise -Ti prego di perdonare Miroku. Nonostante abbia diciannove anni è ancora un ragazzino-disse.
Questa volta fu Kagome a sorridere. Poi la sua attenzione fu attirata da una piccola bacheca sul bancone alla quale erano attaccati dei portachiavi adorabili. Li guardò attentamente...
Avevano un animaletto come simbolo, dei campanellini e una strisciolina di pergamena con scritto SCUOLA; FAMIGLIA; FORTUNA; AMICI e...AMORE...
"Oh che carini!" pensò. Costavano solo 130 yen (circa un euro, credo...Ndk). Prese quello dell'amore: un cagnolino
-Lo prendo- disse
-Ottimo acquisto! Funziona davvero, bsta esprimere un desiderio, baciare il portachiavi- disse il maestro Mushin
Kagome sorrise. Quel monaco le ricordava il nonno. Miroku mise il portachiavi in una bbustina e gliela porse
-Torna a trovarmi bellissima ninfa- disse
Kagome fece un sorriso imbrazzato e prese la bustina. Salutando lasciò il negozio
Si diresse verso scuola con passo più deciso e, senza saperne il motivo, si sentiva più...leggera...felice, come se quel portachiavi avesse davvero qualche potere speciale. Una parte di lei sapeva che era impossibile, ma l'altra quasi ci sperava che funzionasse davvero...
Finalmente vide la sua scuola: la Shibuya, in nome della famosa scrittrice Chieko Shibuya (inventata di sana pianta. NdK).
Kagome sospirò. Ecco che tornava alla vita di tutti i giorni dove nemmeno i principi delle sue fantasticherie avrebbero potuto salvarla dalla noia e dalle interrogazioni!
-Kagome-chan!-
Improvvisamente vide venirsi incontro una bella ragazza dai lunghi capelli castani e vivaci occhi castano-verdi.
-Ciao, Sango-chan!- esclamò Kagome con un sorriso.
Sango era la sua migliore amica ed era una persona fantastica. Oltre che bella era anche molto intelligente e simpatica. In più era un abile cacciatrice di demoni, come tutti i componenti della sua famiglia da generazioni.
Demoni? Già proprio i demoni....i demoni esistevano ancora prima degli uomini. Un tempo, nel Medioevo, erano un ingente numero e comandavano gli esseri umani a loro piacimento.
I più forunati che non venivano uccisi da loro venivano resi schiavi o diventavano giochi per crudeli e sanguinose arene allo scopo di divertire i demoni.
Fu un'epidemia, nella seconda metà del seicento, che pose fine a tutto ciò, uccidendo molti demoni.
Gli umani ridivennero padroni delle proprie vite e ricominciarono a condurre un'esistenza tranquilla.
I demoni, ormai erano costretti a nascondersi e ad accoppiarsi con gli umani per non estinguersi. Così nacquero i mezzidemoni....nè umani...nè demoni e non molto ben accetti da tutti. Erano considerati un abominio. Soprattutto dagli umani che non volevano avere niente a che fare con i demoni.
Durante la prima e la seconda Guerra Mondiale furono molti i demoni e i mezzidemoni che ci rimisero la vita e fu allora che stipularono un accordo con gli umani: ognuno avrebbe vissuto lasciando in pace l'altro. Basta con le guerre...
E così ora i demoni e i mezzidemoni vivevano in un enorme bosco da anni, senza mai farsi vedere...anche se si raccontava che alcuni di loro assumessero sembianze umane per confondersi tra la gente comune. Se qualcuno era particolarmente pericoloso ecco che entravano in azione i cacciatori di demoni...
Kagome volse lo sguardo al bosco che si estendeva per ettari e ettari all'orizzonte e chiedendosi se davvero tutti i demoni fossero così pericolosi...
continua

Eccomi qui! Spero di non avervi annoiato con la storia dei demoni, ma mi piaceva l'idea di spiegare come mai vivessero segregati nel bosco! Bene...siate magnanimi e commentate!
Un bacione a tutti, Kacchan.
(PS: Sesshomaru ti amoooooo!)
 
Continua nel capitolo:


 
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