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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BIG APPLE-TREE. A LOVE STORY.
Genere: Sentimentale, Romantico, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: mako-sama galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/07/2006 13:01:42

Una storia complicata di una giovane marchesa inglese, che grazie ad un ragazzo di basso rango trova un posto fantastico ed un grande amore.
 
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IL GRANDE MELO.
- Capitolo 1° -

Era una mite giornata di sole a Green Street ed io stavo beatamente ammirando il panorama dalla mia stanza da letto fantasticando sulle numerose cose da fare nelle vacanze estive,senza pensare ad altro.
Questo fugace pensiero fu interrotto dai mormorii giù in salotto tra mia madre,famosa pianista,e il mio professore di musica.
Lei riteneva che dovevo seguire le sue orme,diventare la più celebre pianista di tutta Londra,ma,visto che lei non aveva tempo a dedicarmi,aveva incaricato uno sconosciuto di insegnarmi questa fine arte,così da costringermi interi pomeriggi a studiare senza darmi possibilità di uscire all’aria aperta con degli amici,non che ne avessi tanti,rinchiusa qui dentro,ma avevo voglia di conoscere,di girare il mondo,no di stare in campagna dentro una villa,a 20 miglia da Londra, isolata.
Cosa più orrenda da vedere,anche se facevano in modo da non farmelo notare,era il rapporto amorevole tra i due,fugaci parole d’amore alle mie spalle,come se non li avessi scoperti amoreggiare il cucina tutti arruffati con quel parrucchino mezzo calato,come se gli servisse a qualcosa,brutto com’era.
Mio padre era morto durante la caccia “periodo facile per prendere le volpi” diceva lui lucidando il fucile,davanti al camino,vestito di tutto punto,pronto ad andare a cavallo per poi portare a casa le sue prede,cioè una futura pelliccia per mia madre.
Bell’uomo mio padre,pensai tra me e me.
Moro,alto,incredibilmente attraente,occhi color smeraldo,no che mia madre sia brutta,ma tra i due vinceva di sicuro lui.
Incredibile credere che sia stato sparato dal suo migliore amico perché ,nascosto dietro a un cespuglio,sembrava un’animale da abbattere.
Ed ora,guardala lì, a pavoneggiarsi con quel tizio dopo tre anni dalla sua morte,con quel essere atroce,da far venire i brividi.
Una donna come lei si meritava di certo di meglio,dico io,no un pelato,cicciotto e baffuto tricheco. Sembrava più anziano di quello che era.
<<Hope.. vieni giù..>> avrei giurato di aver sentito un " e stai fermo!" sotto qualche risata,non ci feci caso,ormai ero così abituata a tutte quelle moine.
Che cosa si aspettavano,la mia benedizione? Io non gliel’avrei mai e poi mai data.
Scesi giù con tutta la grazia alla quale ero stata educata,con viso ritto una mano che teneva la gonna del vestito e l’altra sul passamano ben elaborato,al mio arrivo tossii educatamente,non volevo farli trovare impreparati. Vidi mia madre con un lieve sorriso,con i capelli biondi come oro mossi che le incorniciavamo il viso,e un delizioso abito color celeste lucido ,di una semplicità ma di un’ eleganza che solo lei sapeva dare e lui,nel suo rendingotte blu scuro e quella misera parrucchetta.
Misi la mano davanti a me e lui mi fece il bacia mano senza distogliermi lo sguardo,infondo ero di alto rango,no una semplice ragazzina,ma io non me ne vantavo,lo facevo apposta per rendermi superiore a lui,solo per soddisfazione personale,mi fece segno di sedermi sullo sgabello e io mi accomodai,lui si mise vicino a me aprendo il leggio << Ora devo andare dalla Duchessa Eliot a parlare.. ehm.. di alcune cose.. a dopo ..e.. buon divertimento>>.
Come se non sapessi di cosa sta parlando,stava cercando in tutti i modi di fare un matrimonio combinato,di buon sangue ,tra me e il giovane Sam,età 17, un anno più di me,poco più poco meno,avrei fatto il diciassettesimo anno di età tra sette mesi,a Gennaio,lui era nato ad ottobre dell’anno prima.
Dopo qualche minuto dalla sua uscita di scena incominciai la lezione e,con grande stupore del Maestro Joe Carson,sapevo già tutta la canzone da lui affidatemi il giorno prima a memoria perché l’avevo studiata tutta la notte.
Alla conclusione fece un’ applauso e mi delegò senza compiti per il giorno dopo dicendomi che mi avrebbe dato un giorno di pausa e ,con un saluto,sgattaiolai con una certa dignità in camera mia a leggere uno dei innumerevoli romanzi messi nella libreria al lato destro della stanza.
Dopo qualche ora tornò mia madre bisbigliano a Carson qualcosa con sorprendente allegria,una cosa del tipo che ce l’aveva fatta o giù di lì presso a poco.
Scesi a salutarla e da come mi abbracciò non prometteva nulla di buono <<Siediti>> disse indicando la poltrona<< almeno se svengo non mi farò male >>pensai.
Incominciò a torcersi le mani con calma,mi girai a destra a sinistra e Joe era sparito,forse era in cucina o era stato congedato, probabilmente la prima opzione.
Ci fu silenzio per qualche minuto,dopo una breve tosse cominciò a parlare<< non so se ti ricordi del tuo amico di giochi Sam,Sam Eliot della nobile Casata a due miglia da qui,quello con un enorme vigneto...>> << Si madre>> risposi,si,quello che mi tirava i capelli e mi infangava per poi fare in modo di farmi sgridare da papà “una signorina come te non si può ridurre in questo modo!”diceva.
Respirai aspettandomi il peggio << bhe,ormai sai che sei una donna adulta,una bella ragazza in età giusta da marito>> la interrosi e presi coraggio <<Vuole farmi sposare con Sam Eliot?>>.
Lei rimase leggermente sconcertata,ma riprese la sua dignitosa compostezza e mi guardò più a fondo con i suoi occhi scuri<<Credete che io sia una sciocca,che non mi accorga di nulla???....Voi e Joe.. so tutto.. ma se sperate che vi dia la mia benedizione,scordatevelo..!>>dissi con voce quasi urlante<<non ho bisogno del tuo consenso signorina visto che io e Joe ci sposeremo presto,prima della tua unione con Sam,che si terrà tra cinque mesi,il tempo di organizzarci...>>
Non l’ascoltai,rimasi sconcertata<<Papà...anche se papà è morto.. no...non è vero>>.
Mi misi a piangere e mi alzai di scatto uscendo dalla porta, raggiunsi la stalla seguita dai miei inservienti e montai a cavallo e scappai tutta ad un fiato.
Non m’ importava dove andavo,volevo scappare al più presto da quella donna che non amava più mio padre,che se la spassava da alcuni mesi con quell’uomo che io odiavo.
Tutta ad un tratto mi accorsi che ero finita a un intricata foresta piena di alberi e rovi e che il mio vestito rosa salmone era a pezzi,ero graffiata in volto e smarrita e il cavallo era affannato e camminava lentamente,non sapevo quanto mi ero allontanata.
Era pomeriggio e il sole era quasi al crepuscolo e incominciai ad avere paura, cercai di trovare la via del ritorno per poter tornare a casa,le bestie selvatiche notturne dovevano essere molte e io non ero molto capace a difendermi,anzi,per niente.
Scesi dalla sella e andai verso un fiumiciattolo per far abbeverare Black,il cavallo di mio padre ormai affidato a me,no a tutti i torti il nome era appropriato,era uno splendido equino nero,con lunga crine e coda,anch’esse nere.
Mi accasciai al suolo per riposarmi un po’,non ero abituata a stare troppo in piedi con gli esercizi di buone maniere e di musica.
Sentii uno struscio,emisi un piccolo spasmo e degludii generosamente,mi misi le braccia attorno alle spalle e mi avvicinai di più a Black che faceva finta di nulla,troppo intento ad assetarsi.
Un altro struscio ancora più forte e io non ce la feci più,urlai. Una strana figura uscì allo scoperto,un giovane uomo che mi guardò assai esterrefatto,come se non avesse mai visto una ragazza in vita sua.
<<Tu.. chi sei?>>mi disse.
Rimasi ammutolita per qualche secondo<< Non sai parlare?>>continuò, lo fissai e risposi con voce un po’ tremolante che mi chiamavo Gregory Hope e non aggiunsi altro,stavolta lui rimase in silenzio.
Mi feci coraggio <<Tu?Tu come ti chiami?>>
<<Thomas.. Thomas Michelson..>>rispose, mi guardò più a fondo,continuò<< il cognome l’ho preso da mia madre,mio padre non l’ho mai conosciuto>>
Rimasi a fissarlo un po’ triste<< Mi dispiace>><<Anche a me>> mi rispose allungandomi la mano in segno d’aiuto,non mi ero ancora accorta che ero in una posizione abbastanza ridicola,gliela posi e mi aiutò ad alzarmi e con la mia goffaggine gli andai contro<< stai bene?>> <<Si.. si si certo>> mentii allontanandomi un poco,da lontano non mi ero accorta dei suoi occhi color turchese,aveva i capelli color cenere,era un ragazzo bizzarro,un po’ trasandato,con rendingotte e culottes neri impolverati e la camicia un po’ fuori,ma nell’insieme era carino.
Io non potevo di certo lamentarmi,guardandomi nel riflesso scoprii una Hope ,che da capelli lunghi,neri e mossi,erano diventati arruffati,crespi,infangati e pieni di foglie e la mia faccia pulita era diventata piena di fango e graffi,come braccia e gambe ormai semi scoperte, mi coprii il viso con le mani per la vergogna.
<<Ora.. ora devo andare a casa>>dissi sempre nascosta,poi tolsi le mani e lo guardai sentendolo ridere<< Che.. che c’è?>>gli domandai <<Sei buffa>>ammise,io ci rimasi un po’ male,mai in tutta la storia di uomo ero stata definita ‘buffa’,se ne accorse e smise di ridere<< sai dov’è casa tua?Ti sei persa?>>,mi vergognavo ad ammetterlo e gli risposi che mi ero persa perché il cavallo si era spaventato a causa di un serpente e si era infiltrato nella foresta<< se vuoi ti accompagno io,fino al sentiero che porta al villaggio..>>.
Mormorai ,a bassa voce, che non abitavo al villaggio << Allora siete una riccona che,per deliziare i vostri capricci,chiedete tutto a papino e mammina,come se il popolo non morisse abbastanza di fame senza i vostri sperperi>>disse in tono grave e io mi infuriai <<IO NON HO UN PADRE E DI CERTO NON SONO UNA RAGAZZA VIZIATA,STO TUTTI I GIORNI SEGREGATA A CASA A SOPPORTARE MIA MADRE CHE SI PAVONEGGIA CON IL MIO MAESTRO DI MUSICA!>>
Rimase in silenzio,imbarazzato<<Ora,se Voi mi volete scusare avrei una certa fretta di tornare a casa,sa,tra noi ricchi viziati esistono anche le punizioni,le bacchettate sulle mani e cose simili,d'altronde il mondo non è perfetto come sembra,allora Arrivederci MR Michelson>>a dirla tutta,avevo un po’ esagerato,non avevo mai ricevuto bacchettate a casa,sono qualche volta alle mani per colpa di ragazzine gelose che mi davano colpe che non avevo,quelle stupide amichette che frequentavo anni fa.
Girandomi senza volerlo guardare mi incamminai con Black verso la fitta foresta in cerca della strada giusta. Mi sentii prendere il braccio,mi voltai e vidi il viso di Thomas serio<< se vuoi,visto che conosco bene il posto,posso accompagnarti fino al grande albero di mele sopra la collina,ho sentito dire che da li si vedono le Casate dei Marchesi,Baroni e dei Duca più prestigiose della zona,probabilmente anche la tua..>>disse gentilmente. Annuii,non volevo certo stare ore ed ore aspettando la notte circondata da bestie selvatiche.
Salii in groppa e ,con grande stupore,montò anche lui dietro di me e diede a Black il via a galoppo verso una strada mai vista prima,non che l’avessi notata all’andata,ma mi ricordavo di alberi,sparsi,sottili e con chioma folta,invece ora stavamo andando in un sentiero con alberi grossi,robusti e multicolore con forti aromi di meli.
Dopo qualche minuto c’erano ettari di prato,avevamo lasciato il sentiero e tutto il bosco dietro di noi e Black cominciava a decelerare camminando sull’ erba verde pieno di fiori,dopo qualche minuto eravamo arrivati sotto al Grande Melo,cosi lo chiamava lui,un grosso albero maestoso che,con il sole verso il tramonto,dava ai suoi frutti una bellissima doratura.
Scesi dalla sella e andai più avanti dando un occhiata per trovare la mia abitazione,ed eccola lì,a tutta dritta,bianca come neve che rispendeva in tutta la sua bellezza,girando il viso alla mia destra vidi la nobile Casata dei Eliot,riconoscibile dai vigneti sulle colline che la circondavano.
Salii in groppa a Black e salutai Thomas chiedendomi quando lo avrei mai più rivisto,con grande sorpresa mi prese la mano e me la baciò in modo educato,come era solito fare a colei di rango superiore,mi sentii imbarazzata e lui mi disse che se volevo rincontrarlo bastava che venivo sotto al Grande Melo e di aspettare qualche minuto perché,dove viveva lui,m’avrebbe vista e corso subito ad incontrarmi e ,aggiunse, sperava che l’avrei fatto al più presto possibile.
Imbarazzata com’ero annui senza troppo vigore e lo salutai con il capo e corsi verso casa aspettandomi la furia di mia madre a causa del mio aspetto non tanto signorile.
Infatti quello che temevo divenne realtà,mamma era così sconvolta dalla mia incuranza e sporcizia. Mi ordinò di andarmi subito a lavare e cambiare,visto che la sera stessa avremmo avuto ospiti e aggiunse di buttare l’abito color salmone ormai inutilizzabile,comprato da poco per suo capriccio,ormai avevo così tanti vestiti tutti nastri e merletti che non mi bastavano due armadi per contenerli tutti.
Dopo essermi lavata,pulita,profumata e pettinata -da una cameriera coetanea,di nome Phoebie- scesi con un abito oro e bianco pronta a cenare con altre cinque persone alla mia tavola,tra i quali,e di questo non avevo alcun dubbio, i Baroni Eliot di tutto punto insieme a qualche amica di mia madre.
Al mio arrivo,subito dopo le scale, mi vidi avvicinata da un ragazzo capelli lunghi color cenere e legati da un nastro,occhi marrone miele ,molto carino e ben educato,diverso dal bimbo pasticcione Sam,che non faceva che sporcarmi di fango,abbassai il volto in segno di salito e mi inchinai leggermente prendendo in mano un po’ della mia gonna e alzandola lievemente e socchiudendo gli occhi,lui mi lasciò la mano e mi fece cenno di penderlo sotto braccio,cosa che feci senza troppo entusiasmo,mi accomodai a tavola e incominciai la cena senza parlare sentendo le nostre due madri parlare del più del meno sorvolando sull’ argomento "matrimonio",Sam era davanti a me che mangiava guardandomi di sfuggita,io mi domandavo perché ma non credevo che gli piacessi così tanto.
<<Che lui sappia del matrimonio?>> pensai mentre mangiavo il desser di pesce.. arrivati al dolce mi accorsi che non finiva di guardarmi,dalla zuppa all’aragosta alla gamberi in salsa il suo sguardo non lasciava mai il mio,nemmeno quando lo guardavo adirata da tanta attenzione.
Ci alzammo per il Drink,o così pareva perché tutte le dame parlavano fitto fitto tra di loro,il Barone Elio parlavano degli affari e io affacciata a guardare le stelle.
dopo un pò mi chiamarono per accomodarci sulle soffici poltrone del salottino davanti al tavolo di cristallo sorretto da quattro cavalli rampanti.
Lui mi fissava e fissava senza distogliere lo sguardo.
Di punto in bianco mi rivolse un fugace sorridendo<<Volete farmi il piacere di farmi visitare il giardino ,in questa splendida serata,Marchesina Gregory Hope?>>mi chiese, si alzò porgendomi il braccio <<certamente>> mentii,non avevo una grande voglia di uscire con lui,avevo il dubbio che mi avesse preso in giro dall’inizio,che forse ,fuori casa,mi avrebbe schernita come faceva or sono nove anni fa,invece ,con mio enorme sorpresa,si comportò con enorme educazione ,parlando della sua Casata,in modo un po’ pomposo e ,non so perché,dei miei occhi che sotto alla luna erano diventati di uno verde smeraldo ancora più bello.
Rimasi un po’imbarazzata,lo guardai e cercai di distogliere altrove il discorso,parlando delle aiuole di rose che io stessa curavo meticolosamente,rimasi in silenzio un po’ troppo a lungo incominciò a parlare del discorso che temevo di più quella sera<< sai…le nostri madri stanno organizzando un matrimonio tra noi due, io ero abbastanza riluttante ma,vedendovi stasera,ho cambiato idea,come dire,pensavo che eravate una ragazzina viziata,imbranata come nove anni fa,come quando avevate sette anni,ancora mi ricordo come mi divertivo a farvi piangere,ma ora,se voi sarete d’accordo,cercherò di rendervi felice,chiederò,se vorrete,a mia madre di darci più tempo per conoscerci,ma se volete affrettare i tempi,io sono pienamente d’accordo..>>
Sospirai << io ..io non credo.. bhe.. di essere pronta per il matrimonio.. noi non ci vediamo da nove anni a causa della Vostra partenza in Francia per l’istruzione con Vostro padre.. io vorrei innamorarmi dell’uomo che sposerò.. non so se mi comprendete..>>dissi lentamente,ma fui interrotta da una carezza al volto poco aspettata..<< bhe.. io lo sono.. aspetto solo che Voi vi innamoriate di me.. lo spero sul serio>>disse sorridendo, fece per baciarmi,io abbassai gli occhi,non ero ancora pronta e lui capii.
Mi diede il braccio e ci diremmo alla mia casa con,alla soia ,la Baronessa che aspettava dentro la carrozza suo figlio per congedarsi e ritornare alla Casata Eliot,con un baciamano mi salutò e si inchinò leggermente a mia madre,lei fece lo stesso,salì nella carrozza e partirono.
Dopo pochi secondi mia madre mi spinse con gentilezza dentro casa <<cosa te ne sembra?>> mi domandò,ma io sgattaiolai a più non posso verso la mia stanza dicendo alla cameriera,Phoebie,di non volere visite perché ero troppo stanca e di poter rispondere a domande indiscrete il giorno seguente,mi rinchiusi in camera e ,cambiandomi ,mi coricai immediatamente senza dormire,con innumerevoli pensieri che mi giravano nella testa furiosi,ma mi addormentai solo qualche ora più tardi.

 
Continua nel capitolo:


 
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