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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: LA VITA SECONDO GOJYO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: whifox-giako galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/07/2006 22:08:30 (ultimo inserimento: 08/06/07)

gojyoxsanzo. è ironico, sentimentale, ma anche altro...nn sapevo in che genere metterlo ^^`
 
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- Capitolo 1° -

Eccomi qua!!! Direttamente dalla discarica comunale ecco a voi il ritorno della giako, la solista pazza!!! Come è scritto nel mio DNA ho pronta un'altra fik ke vede come primo uomo il bellissimo kappino!!!! Squillino le trombe!!! Gojyo is heeeereeee!!!
Bene, ora basta cavolate (ma quando mai….nd.sanzo) avverto i miei fidi lettori (nella sala vola una sola mosca…..) ke questa è veramente un AU e che vedrà il fantastisch gojyuz alle prese con il mondo contemporaneo, in una città molto simile a quella che può essere Pordenone (o milano molto rimpicciolita per capirci ^____^’’’’).
Ultima cosa….n crediate che sanzo &co. siano dispersi nelle steppe!!!! Arriveranno anche loro!!!! E ora viaaaa!!!! Verso l’infinito e oltreeee!!! *_________* (sguardo determinato)



--driiiiiiin- driiinnnn---
Maledettissima sveglia! Possibile che nel momento clou del mio sogno arrivi sempre lei a schiaffarmi la realtà!?!
Siiii…ho capito. Sono le sette e mezza, ora ti spengo si….chissà come sarebbe stata quella bella biondina sotto le coperte? Ma come sempre la mia carissima sveglia deve sempre essere in mezzo.
mi rigiro sbuffando, contorcendomi per spegnere quel demone a batterie senza precipitare dal letto. Alzo gli occhi al cielo, o meglio…al soffitto screpolato del mio appartamento, e mi trovo a pensare la stessa cosa da un mese. Devo decidermi a ritinteggiare i muri! Ogni sabato alle 8.00 mi pianto in mezzo alla piccola cucina con le mani sui fianchi e con lo sguardo calcolatore esamino tutto l’appartamento. E ogni sabato alle 8.01 decido che è meglio rimandare al week-end successivo!! T_T
Vabbè…basta perdere tempo! Mi alzo e mi infilo la canottiera bianca, camminando verso il centro della stanza. Ora mi aspettano i miei soliti esercizi mattutini. Mi sdraio sul finto tappeto persiano.
Si comincia!!
Inizio la mattina con delle serie di flessioni, pensando che gente più fortunata di me comincia con un croissant alla crema…bè dai. Se non mi facessi esercizio tutti i giorni il mio fisico si rammollirebbe. Sarebbe un torto nei confronti di tutte le belle ragazze!!! (frase sfacciatamente copiata…)
Con questa mia profonda filosofia continuo ad tendere e ad allentare i muscoli delle braccia, mentre i miei capelli come al solito mi pizzicano il naso ondeggiandoci vicino.

-ola forzuto-man!!!! Eh? Che c’è? Ti ho spaventato???-
Con i suoi soliti modi di fare reiko mi ha fatto prendere un colpo. Che figura….ho perso la concentrazione e ho sbattuto il naso sul tappeto come uno scemo.
-nooooooo!- rispondo io con un espressione piuttosto contrariata.
-vabbè dai, tanto con i tuoi muscoli non ti sei fatto sicuramente nulla- accenna con un falso sorrisetto. Reiko, una simpatica ragazza di quasi 17 anni che rientrerebbe perfettamente nel mio standard di ragazza tipo; altezza media, occhi verdi scintillanti, capelli lunghi e ondulati. Ma è quella espressione che le dona quel non so che, quella grinta e quell’allegria che non si trova poi dappertutto.
Però, anche se non avesse il ragazzo, perché io non tocco mai, e dico mai le donne degli altri, non proverei mai a mettermi con lei. L’amicizia che abbiamo instaurato è troppo profonda perché io possa incrinarla per i miei capricci. Far soffrire questo scricciolo così solare mi farebbe vergognare solo di me stesso….Ma basta perderci in stronzate!
-uhm…..che schifo di stanza! Non mi dire che è qui che porti le ragazze la sera! Perché altrimenti sfido io che i tuoi rapporti non durano!!-
L’affermazione cruda di reiko mi riporta duramente alla realtà. Effettivamente le due sedie di legno stracariche di vestiti non fanno certo una bella impressione…come le coperte sparpagliate vicino al letto.
-eh…vabbè….tanto le porto di là….è poi solo un po’ in disordine…- sbotto io rialzandomi e guardando in giro
-proprio un inguaribile ottimista tu, eh?- alza un sopracciglio fino. – le mutande in giro per la stanza rientrano nella categoria di “un po’ di disordine”? bleahhh- stropiccia il viso in una smorfia segnando col dito le prove del mio reato.
Fingo di non notarle e afferro l’elastico da sotto i jeans blu. Legandomi i capelli con il mio solito codino vado verso la cucina, dove comincio a prepararmi la colazione.
- caffè?- domando
-no, grazie ma ho già fatto colazione dalla giorgia- mi risponde mentre apre a caso tutti cassetti con uno sguardo curioso. Si mette ad arrabattare in uno sportello vicino al frigo finchè, soddisfatta, prende fra le mani una tovaglia ancora piegata.
-certo che è da 3 anni che vieni qui e ancora riusciresti a perderti cercando il bagno- gli dico mettendo la moka sul fornello piccolo.
-uff, se è enorme e ha le camere tutte uguali non posso mica farci niente io….- arrossisce lievemente. Ho colpito nel segno.
Sorrido nel ricordare quel giorno di 2 anni fa; faceva caldo se non mi sbaglio. Reiko stava come al solito prendendomi in giro finchè improvvisamente aveva urlato che sarebbe andata in bagno, forse ha anche aggiunto “vedi di non spiarmi, razza di pervertito!!!”. Niente di strano, se non per il fatto che aveva aperto sicura di sé la porta sbagliata….quella dello sgabuzzino dei detersivi! Cavolo, quante risate!! L’ho presa per il culo per un mese intero!!!
Osservandomi sorridere deve aver capito a cosa stavo pensando, fatto sta che la tovaglia, ora non più piegata, mi è arrivata in testa, seguita da una manata pallida ma energica sulla zucca.
-ehi! Se sei stupidotta non è mica colpa mia!!! Uff…neanche divertirmi in pace posso….- sbuffo in tono deluso.
Mi giro ed è già sparita, dietro un’anta del mobile sopra il lavandino. Protende il suo corpo sinuoso e in punta di piedi riesce finalmente a prendersi un bicchiere colorato, di quelli dei barattoli di nutella. E come lo appoggia sul tavolo già lei scompare di nuovo, stavolta per prendere il succo all’arancia che le piace tanto.
È sempre così, sempre con quella testa riccia in un altro pianeta. È capacissima di ascoltarti per ore e sul più bello saltar fuori con un suo discorso completamente fuori tema. C’è da dire che quando veramente ti serve una spalla su cui appoggiarti la sua è sempre disponibile, basta farsi un po’ di posto tra la marea di capelli che ci sta di solito. Ma forse è il suo modo di fare spensierato che la rende così simpatica e piacevole.
Ecco, mi sto di nuovo perdendo in stupidate; giustamente la moka comincia a gorgogliare ricordandomi che, se voglio fare colazione, devo darmi una svegliata.
Prendo una tazza e mi siedo a tavola, quasi contemporaneamente a reiko.
- ne vuoi un po?- ormai la sua è una domanda di cortesia.
E al mio cenno di diniego arriva la solita ramanzina
- guarda che dovresti bere ogni tanto delle spremute o robe del genere, sennò le vitamine dove le prendi? Se va avanti così un giorno o l’altro mi svieni sul più bello, sai che reputazione di playboy che prendi. Poi non venire a dirmi che non ti avevo avvisato!!- mi afferma con l’aria della gran sapiente.
-Questa non l’avevo ancora sentita! Com’è sta storia del più bello?! Porcellina!- sorrido
-umpf! È tutta colpa tua se penso a queste cose. chi sta con lo zoppo impara a zoppicare, no?-
-Quante storie!- ogni volta un rimprovero nuovo però…io quel succo lo tengo solo perché so che a lei piace. Me lo danno al lavoro e visto che è gratis lo tengo per lei. Dovrebbe perlomeno ringraziarmi!
Sorseggio il mio caffè, rigorosamente nero, e il mio sguardo cade sull’espressione distratta di reiko. Lo sguardo assorto verso il soffitto e il volto un po’ vacuo, incorniciato dai ciuffi che escono dalla sua pettinatura semplice.
Di colpo spalanca gli occhi in direzione della parete alle mie spalle e l’espressione diventa improvvisamente ancora più comica di quanto già non fosse. Mi fissa ed esclama: - ’rco cane! Manca un quarto!!!-
Mi giro anch’io e guardo l’orologio quadrato alla parete, confermando quello che lei ha appena detto.
-dai, ti porto io!- le dico calmo. Non è la prima volta che succede. Tutte le volte che si accorge di essere in ritardo…lei è la puntualità sono tipo la marmellata con una bistecca! Bleah!! Rabbrividisco al paragone e finisco in fretta il caffè, ustionandomi la lingua.
Come al solito mi ritrovo a mettermi le prime cose che reiko mi butta addosso, finendo col vestirti troppo o troppo poco. Indosso il giubbotto in jeans e prendo le chiavi. Mi ritrovo a scendere le scale del condominio cercando di non perdere l’equilibrio causato dagli strattoni di reiko; ma ormai posso considerarmi un equilibrista nel settore. Indosso il casco e accendo il mio scooterino blu metallizzato.
Reiko si siede dietro e si allaccia il suo casco nero. Ha un bel sole arancione carico disegnato da lei con dei raggi particolari che ruotano intorno alla grande sfera centrale.
Esco dal garage e mi ritrovo ad accelerare sulla strada.
Sorpasso decine di auto ferme al semaforo, strombazzanti solo perché uno di loro che si credeva più furbo ha deciso di partire nonostante la luce rossa. Bestemmie e porchi che sciamano dai finestrini socchiusi non tardano a farsi sentire, mentre il mio scooter li supera, insieme ad altri motorini e biciclette che si infilano tra il serpente di macchine. Man mano che ci avviciniamo alle scuole compaiono sempre più ragazzi che si avviano a piedi per passare sei pesantissime ore seduti su scomodi banchetti.
Inchiodo mentre un gruppo di ragazzi, forse credendosi i paroni della strada, si buttano tra le macchine. Reiko si stringe su di me mentre sgaso a vuoto, a mo’ di bestemmia silenziosa. La sento stringere la presa attorno il mio stomaco e per un attimo preme il suo piccolo naso a punta sulla mia schiena. Lei odia queste strade. Odia andare in motorino e in qualsiasi tipo di veicolo. Andrebbe sempre a scuola a piedi se non abitasse fuori Pordenone!
Arrivo finalmente allo spiazzo degli autobus, dove scarico reiko e salutandola parto a razzo verso casa.
Zigzagando tra le file di macchine parcheggiate prendo la scorciatoia che mi riporterà a casuccia mia. Ora ho circa due ore di tempo per sistemare il macello nella mia stanza e prepararmi per andare a lavoro. Ah si, anche per sparecchiare, visto che per la sbadataggine di reiko per poco non uscivo di casa in mutande!

---

Controllo il mio swatch sportivo. Le 9.45. perfetto!
Almeno stavolta non mi potrà dire che sono sempre il solito ritardatario, che basta un’altra volta solo e mi sbatte fuori, e menate del genere.
- sempre il solito tu, eh? Quante volte ti ho detto che non puoi parcheggiare là in mezzo alle balle? Se continui così finisce che ti licenzio!-
Uff, sono sempre troppo ottimista…
-sai che non puoi farlo carlos! Perderesti la metà dei tuoi clienti così!- gli dico io ridendo e allacciandomi il grembiulino targato Ami Ami.
- ed è l’unico motivo per il quale non ti ho ancora dato un calcio nel sedere- ribatte lui, con un sorriso. In fondo io e carlos, trentenne con folti e sparati capelli biondi, in netto contrasto con la sua carnagione scura, siamo amici. O almeno, io la considero una cosa del genere. Due persone che si sopportano e che ben o mal pensano anche un po’ per l’altro.
- se non ti attirassi le ragazze come le api col miel e non ti portassi dietro i tuoi amici non ti resterebbero tante capacità, sai? Mi dispiace dirtelo ma come barman sei negato…- mi batte una spalla e mi consegna le chiavi del magazzino.
-però vedo che per il facchinaggio non ti scomodi mai tu, eh?-
Scendo le scalette in ferro battuto e scruto la solida porta nera che nasconde chili e chili di roba da portare sempre in giro….uff…pacchi di lattine di fanta, il mio fedele mocio vileda che mi aspetta felice, i pacchi di carta igienica e compagnia bella.
Quanto lo odio il turno di mattina! Devo fare sempre tutto io, non c’è un’ anima e, ultimo ma non ultimo, neanche uno straccio di ragazza.
Però, la musica soffusa, un misto tra l’house e motivi caraibici, ha il potere di calmarmi. Sto semplicemente passando il pavimento con lo straccio, uno dei lavori che per quanto cerchi di scansare carlos riesce sempre a rifilarmi, e dico, ad ogni turno!, eppure una volta tanto, visto che non c’è nessuno a vedermi, non mi sembra poi tanto male.
Per una volta riesco quasi a perdonare quel simpatico architetto che ha progettato questo posto in una maniera così originale. Per colpa delle sue ispirazioni devo infilarmi tra le sedie tipo contorsionista e rischiare che mi vada fuori qualcosa.
L’Ami Ami, con le sue stranezze che tanto attirano i clienti. È una specie salone formato da due parti. Una delle due è quella più vicina all’ingresso e contiene il lungo bancone nero e alcuni piccoli tavoli. La seconda zona è rialzata rispetto alla prima, ed è un pelo ruotato verso destra. In questo ci sono, insieme a tavolini e sedie sottili, anche tre piccoli divanetti scuri. È molto carina questa parte, visto che è comoda e ti fa sentire a tuo agio. Tutta la struttura è dipinta con colori tendenti al blu scuro, in varie tonalità (compreso il bagno!). e non ho ancora accennato al retro del bancone! Una parete cosparsa di maxischermi indipendenti che possono essere collegati insieme per trasmettere ogni cosa: dalla partita di coppa alle varie cineprese sparpagliate per il locale; utilissime per il poverello che sta al bancone che vorrebbe proprio sapere se qualche simpatica fanciulla è disponibile per un fine serata in compagnia!
La mia mente sta svolazzando nello sconcio quando arriva il primo cliente della giornata. La signora Arzullo. Certe volte è l’unica che mi fa compagnia per tutto il turno. Mi saluta allegramente e si siede sulla “sua” sedia. Dico sua, perché non ci sono santi o madonne che si metta in un altro posto. Il secondo tavolo davanti alla grossa vetrata, davanti al bancone, sembra quasi religiosamente prenotato per lei. Ogni tanto arrivo a pensare, che se mai lo dovesse trovare occupato, pianterebbe il suo bastone in terra e aspetterebbe finchè l’usurpatore non se ne andasse! Che figura apocalittica!
Ancora prima che me lo chieda riempio una tazzina bianca di caffè, nero bollente, e lo macchio poi con una spruzzata di latte. Con quel piccolo contenitore ustionante aggiro il lungo banco nero e glielo servo con un inchino plateale.
Io questa nonnina proprio la adoro! Mai una volta che non mostri quel suo sorriso felice misto ad un non so che di tranquillità senile.
Come al solito, senza mai accorgermene, mi ritrovo seduto di fronte alla signora, intento ad ascoltare della sua infanzia, di cosa faceva lei da giovane, che non sia mai che perdesse tempo ad andare in quelle “scoteche” a diventar sorda, e altri suoi ricordi che ormai nessuno ha più voglia di ascoltare. Mi dispiace pensare che questa simpatica vecchietta, piena di forze e che dimostra 20 anni in meno, sia ormai sola al mondo; con i suoi nipoti all’estero e il marito morto la sua unica gioia e di trovare qualcuno che le dia retta, anziché rimanere ad ammuffire nel suo appartamentino.
A volte penso di essere un idiota a dar tanto retta ad un’estranea, però…forse deve essere colpa di qualche rimasuglio del suo fascino che da giovane la delineava come una specie di cattura uomini! Ihih avendo attirato il suo primo marito durante uno spogliarello per i soldati del 15-18, può essere capace di tutto!

---

Uff, mi stiracchio e sbadiglio rumorosamente nella sala vuota, strizzandomi poi un occhio.
La mia testa precipita verso il basso, per poi bloccarsi dov’è arrivata, indecisa sul da farsi. A parte la signora oggi al locale sono venute solo due ragazzine tutte prese dal parlare dei loro ragazzi. Avranno avuto 14 anni…troppo giovani!
Comincio ad armeggiare con il nodo del grembiule finchè quello cede e appendo il tutto sull’attaccapanni in fondo alle scale. Anche per oggi il mio compito è finito!

-gojyo? Ci sei?- una voce viva e brillante
-seeeeee- rispondo a mo di morto vivente –spetta che arrivo-
-ciao gojyo! –
-ciao samy-
-me lo fai un piacerino????- le sue labbra sottili si incurvano mentre il labbro inferiore sporge. Tenta di fare l’angioletto, ma non mi incanta. Mi sfrutta sempre per farsi riaccompagnare a casa…sembra conosca i miei turni a memoria!
-mi porteresti fino a casa tua?-
-mia?- incurvo un sopracciglio. Questo mi ha spiazzato. È strano che mi faccia richieste come queste. Samantha solitamente è sempre in giro con le amiche, tranne quando esce prima. Invece di farsi il percorso nell’autobus viene sempre da me. Però….
- si, a casa tua. I miei oggi sono via fino alle 3 e nessuno può venire da me a farmi compagnia. Da sola a casa mi annoierei a morte…finirei perfino a fare i compiti…capisci?- gli sfugge un sorriso furbo
- uhm…proprio devo impedirti di farli, eh? Ma perché mi lascio sempre convincere?- alzo gli occhi al cielo mentre con una specie di gridolino samy mi si avvinghia al braccio e comincia a lodare qualcuna delle mie abilità che non sapevo neanche di avere. I suoi capelli neri, lisci e lunghi come fili di lino ondeggiano al ritmo della sua testolina che si muove lungo il mio braccio. Una semplice ragazza con idee ancora più semplici. Ha chiaro nella sua testa tutto quello che vuole; diventare parrucchiera e andare almeno una volta in Ohio, nessuno mi domandi il perché. Non è una di quelle ragazze-oca che parlano tanto di sogni grandi e preziosi, come non ti illude fino a farti stracciare il cuore. è una delle poche persone che gareggia contro di me per il primato del maggior numero di fidanzati/e avuti. Non so se reputarla una cosa del tutto negativa. I suoi occhi, chiedono chiaramente di non aspettarti niente da lei, come lei già fa.
Accendo il mio scooter e parto lentamente fra le macchine parcheggiate, male, nel parcheggio.

Facendo le strade più piccole, visto che samy non aveva il casco, arriviamo a casa mia in una quindicina di minuti.
- vuoi qualcosa da bere?- chiedo gentilmente
- un bicchiere d’acqua, grazie- non alza neanche la testa dal cellulare che sta tempestando di ditate.
Sempre senza guardare dove si trova, si siede sul divano.

-allora?-
-uh….-
-la vogliamo piantare di tabanare quel povero telefono? Che ti ha fatto di male?- cerco di buttarla sullo scherzo, ma è da mezz’ora che non ci si stacca. La osservo mentre, ignorando del tutto la mia sottile ironia, continua il suo lavoro di tortura del povero cellulare. L’espressione leggermente vacua, un piede che si muove al ritmo di chissà quale canzone, i suoi orecchini che tintinnano ogni tanto. Appena sotto di loro, piccoli segni rosati.
Grrr, che balle.
Mi alzo e mi siedo di botto sul divano nero, proprio accanto a lei e con una mossa decisa gli sfilo il suo tesoro dalle mani.
-no dai, devo finire il messaggio!! Eddai, ridammeloooo!!-
Piagnucola quanto vuoi ma non riuscirai a prendermelo, sono sempre io quello più alto, no?
Si alza in piedi e comincia ad allungarsi più che può per riprendersi il suo “preziosissimo” cellulare.
Quando, ansante si ferma, ci ritroviamo entrambi nella classica posizione da film o da cartone animato: sembra impossibile che capiti realmente…
Io che stringo le mani di samy mentre i nostri due visi sono lontani solo pochi centimetri.
Basta uno sguardo e silenziosamente entrambi sappiamo cosa fare.
Non è una rarità, né una cosa troppo frequente. Siamo solo due persone che cercano qualcosa che non hanno ancora trovato e che si consolano fra loro, fra compagni di ventura, accarezzando le ferite dell’altro. Il bacio è deciso e passionale. Le labbra si schiudono subito. Le lingue si assaporano mentre le mani vagano alla cieca sul corpo dell’altro, insinuandosi tra i vestiti, cercando la pelle calda.
Piombiamo sul divano mentre il cellulare cade sul piccolo e anonimo tappeto.
-ehi, e del tuo cellulare non te ne frega più?- gli sussurro vicino l’orecchio.
- si, si, sfotti pure…- e mi chiude la bocca con la sua.

----

L’orologio della cucina suona le 3. è tardi, stramaledettamente tardi.
Non che me ne freghi molto, visto che dovrebbe essere lei a preoccuparsene. La osservo. Ora respira normalmente mentre si riposa con la testa sul mio petto. Le accarezzo la nuca, colmando le mie dita con i suoi capelli, mentre scendo lungo il collo. Ci sono 2 o 3 grumetti morbidi alla sua base, e alcuni anche davanti, proprio sotto il mento.
- sono di zanzara.- mi dice lei assorta. Allora avevo ragione a non ritenerli succhiotti.
Mi rigiro per quanto il simpatico e microscopico divano me lo consenta e ci ritroviamo entrambi stesi sul fianco.
-ma che razza di zanzare ci sono in giro? Guarda che segni enormi!-
- è tutta colpa di quella crudotta di yaci…mi ha portato in un posto che aveva più zanzare che ragazzi… mi hanno riempito di punture e prudono da morireeeee- ri mette a grattarsi il collo. Sembra un micio.
Immagino io che prudano, sono gonfi e scuri. Mi avvicino al suo orecchio e mentre lo bacio gli sussurro
- vediamo se il rimedio del nonno gojyo riesce a farti passare un po’ il prurito-
Scendo con le labbra appena sotto il suo lobo, dove beffardo c’è uno dei becconi e lo bacio dolcemente. Lo sfioro con la lingua per poi riprendere con le labbra. Sicuramente questo è molto meglio che grattarsi, anche se poi starà peggio. Però, a dir il vero, non mi sembra che se ne stia preoccupando, visto come ha socchiuso gli occhi e inclinato la testa…
L’ennesimo ronzio del suo maledetto aggeggio ci ricorda che è veramente tardi, e che lei non dovrebbe essere qui.
-bravo, gojyo- mi dice sotto forma di rimprovero –ora dovrò stare tutto il pomeriggio a rispondere ai messaggi, per colpa tua….-
-ah, è così?- mi alzo dal divano recuperando la sua maglietta di cotone e gliela tiro in faccia, mentre comincio a rivestirmi.

---

Spengo la tivù con una gesto di stizza. Mercoledì sera proprio non hanno mai voglia di fare niente di decente. Essì che non è neanche tardi! Dibattiti politici sul due, una telenovela del 700 sul quattro, un mieloso film sul sette…mi si stanno cariando tutti i denti!
A malincuore mi alzo dal divano e ripiego diligentemente la coperta, mettendola sotto i cuscini. Con calma vado in bagno e lavandomi i denti mi specchio. La figura che vedo è assonnata, le lunghe e profonde occhiaie me lo confermano. I capelli in disordine, dopo una serata sul divano, hanno bisogno di una pettinata e la mia bocca è completamente piena di dentifricio. Esattamente come NON devo essere se aspetto una ragazza. Rido ed esco dal bagno, preassaporando il piacere che una bella dormita riuscirà a darmi.
Spengo la luce e mi rigiro a pancia in su, fissando il soffitto.
Questa è una delle rare notti che passo dormendo solo. Una delle rare volte in cui il mio cervello comincia a svolgere la sua funzione, una delle volte in cui analizza la mia attuale vita. Inutile, senza uno scopo, moralmente scorretta, e tanti altri aggettivi non troppo gradevoli. Eppure è la mia vita. Ogni giorno penso a quello che farò nell’immediato futuro, non curandomi troppo di quello che potrà accadere. Ho il mio lavoro, i miei passatempi, una casa in cui stare e la metà dell’affitto della mia coinquilina trasmigrata. Forse può sembrare patetica, ma la mia vita me la sono scelta da solo e mi va anche a genio.
L’unica pecca? Questa sensazione di vuoto che mi assale quando sono solo. Anche ora sento che mi manca qualcosa. Quella piccola e dolce ciliegina sulla torta che sento di desiderare, anche se non so cosa sia. Pagherei oro per scoprirlo, uffa. Però, stranamente, mentre mi giro su un fianco e socchiudo gli occhi, sento che questo vuoto si colmerà presto.



---fine 1° capitolo---


--angolino dell’autrice---
Mi scuso.
Non mi piace per niente questa fic, trovo che non attiri per niente i lettori e che manchi di mordente. Ma io amo my tierra e anche gojyo, e mi piace considerarlo una persona che potrei vedere in giro per le strade! Ho letto 3metri sopra il cielo e, anche se trovo non sia per nnt una storia plausibile (linciatemi se volete), gli ambienti, i personaggi e tutto il resto (tranne la trama) mi sono piaciuti, e vorrei tentare una mia visione, sempre se non vi dispiace. In caso smettete di leggere! ^___^
(ah, non faccio i particolari con samy anche perché li farò solo tra gojyuz e un altro personaggio)
Spero che comunque dal prossimo capitolo vi potrà interessare di più! Questo era solo per creare il contesto. Cmq ripeto “spero”
Se non capite una mazza di quello che ho scritto può essere colpa di 3 cose:
- ho messo detti e parlate della mia zona (veneto e dintorni)
- ho cercato di non far pensare gojyo come un professore di italiano
-sono un disastro a scrivere
E poi, in tutta franchezza, tra me è una mia amica, concordiamo in una cosa: chi abbia pensato che le cose che ho scritto me le fossi tutte progettate prima si sbaglia di grosso!!!! Gojyo vive tra le pagine bianche di windows!!! Gioca col gattino salvaschermo e decide il seguito della trama di sua iniziativa!!! La signora arzullo, carlos….tutto merito suo!!!
Allora leggete e ditemi che ne pensate
Ciaooooooo!!!!!!!!! Un Baci8
Gojyo vieni qui che ti ringraziooooo!!! *ç*
---giako scompare inseguendo gojyo---

 
Continua nel capitolo:


 
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