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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Lisa e Seya, un solo cuore per lo stesso segreto (Saint Tail)
Titolo Fanfic: UN`ALTRA LEI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: elenarendina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/12/2002 20:55:18 (ultimo inserimento: 20/02/03)

alan chiede a lisa di incontrarsi, ma ormai le loro vite ahnno preso strade diverse. nell`attesa lisa ripensa a ciò che li ha portati a quel punto
 
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LA FINE DI SEYA
- Capitolo 1° -

Capitolo 1
LA FINE DI SEYA

PREMESSA: ho deciso di scrivere una fanfic su “Lisa e Seya” perché fino a pochi anni fa era uno dei miei cartoni preferiti (ovviamente dopo Piccoli problemi di cuore!) e purtroppo non so come finisce in realtà. Quindi ho deciso di farlo finire a modo mio. C’è la solita storia d’amore, che non può assolutamente mancare, ma anche un po’ d’azione per rendere il tutto più interessante e avvincente. Spero che sia di vostro gradimento!
Elena

Se ne stava seduta su quella panchina da più di venti minuti ed era molto stanca; aveva trascorso la mattinata a studiare e l’unica cosa che avrebbe voluto era stendersi sul divano e guardare la televisione imbracciando un enorme sacchetto di pop corn o leggere o ascoltare la musica. Però le aveva fatto piacere uscire: da quando si era ferita la mamma le aveva evitato qualsiasi tipo di sforzo fisico e le vietava assolutamente di mettere il naso fuori casa. La cosa non le dispiacque perché ciò aveva significato “permesso di esonero dalle lezioni”. Quel pomeriggio era riuscita a fuggire perché sia la mamma che il papà erano fuori città per lavoro e sarebbero tornati solo la sera tardi. Quando era tornata a casa accompagnata dalla polizia, con un braccio completamente fasciato e molti graffi sul resto del corpo i sui genitori per poco non erano svenuti: vedere la figlia in quelle condizioni li aveva resi molto più apprensivi di quanto fossero mai stati.
La sua ferita cominciava farle male, avrebbe fatto meglio a portarsi un antidolorifico, ma non ci aveva pensato. Quando aveva letto il biglietto quasi non l’era venuto un infarto! C’era scritto di presentarsi alle quattro, ma erano passati più di venti minuti e lui non era ancora arrivato.
-Mai una volta che sia puntuale!- si lamentò –Mi sa che viene a piovere, c’è un cielo che non promette niente di buono!- disse alzando gli occhi al cielo. Un gruppo di nuvole scure si avvicinava velocemente e con esse la pioggia.
I suoi occhi tornarono a posarsi sul viale. Erano passati diversi giorni, esattamente sei, da quando l’aveva visto l’ultima volta, il giorno in cui era stata ferita. Erano successe talmente tante cose negli ultimi tempi, la sua vita era così cambiata! Se qualcuno glielo avesse detto appena sei mesi prima, lei gli avrebbe dato del pazzo. Anche se in fondo non tutto era andato male, alla fine aveva un amico in più: Thomas. E Seya se n’era andata, finalmente.
Nel mezzo dei ricordi il cellulare cominciò a squillare; con fatica, a causa del braccio dolorante, aprì la borsetta e lo tirò fuori.
-Pronto?- ripose porgendo l’apparecchio all’orecchio sinistro.
-ciao! Sono io
-Thomas! Ciao! E’ successo qualcosa?- chiese preoccupata data l’inaspettata telefonata.
-No, no! Tranquilla… volevo solo sapere come va, lui è lì?- chiese con curiosità.
-No, non è ancora arrivato. Eppure l’appuntamento era alle quattro in punto: se non arriva entro cinque minuti, giuro che me ne vado!
-Non essere impaziente, forse ha avuto un contrattempo. Non te ne andare, potrebbe essere importante.
Nella voce del ragazzo Lisa non percepì l’indifferenza che aveva sempre avuto, sembrava che si sentisse in colpa per ciò che era accaduto. In effetti era così, ma la colpa non era solo sua. Anche lei aveva contribuito in modo determinante a creare quella ridicola situazione.
-ok- rispose rassicurandolo- Aspetterò, tanto non ho niente da fare a casa!
-bene. Se hai bisogno di qualcosa…
-non preoccuparti. Ti chiamerò appena torno a casa.
-grazie. Ciao Lisa!
-ciao Tom!- disse chiudendo la comunicazione; -Povero Tom, mi fa così pena! Gliene sono successe di tutti i colori e in questa storia quello che ha sofferto di più è stato lui. La mia ferita guarirà in fretta, dopotutto è solo un taglio, ma la sua è diversa.. è una ferita del cuore; e quelle, si sa, non cicatrizzano mai molto in fretta e fanno notevolmente male. Lei lo sapeva bene, era cominciato tutto con una di quelle ferite.

Era accaduto prima dell’estate, in maggio. Lisa era scuola, come sempre, e stava tentando di capire l’argomento dell’interrogazione di matematica, senza però riuscirci perché Rina non la smetteva un attimo di parlare.
-Rina! Per favore…
-No. Lasciami finire! Tu devi ronzare al largo di Alan, hai capito! Non gli interessi, cercatene un altro!
Lisa cominciava a perdere la pazienza: -Insomma! A me non interessa quell’idiota pieno di sé! Ho altro a cui pensare!
-A sì? Vedi cara, è che non sembra…
-Rina te lo dico una volta per tutte- disse alzando la voce tanto che tutta la classe riuscì a sentire perfettamente –A me di quello stupido di Alan non me ne frega assolutamente nulla! Hai capito!
-Certo! Abbiamo capito tutti, oca!- disse Alan voltandole le spalle e uscendo dall’aula.
-Certo!- aggiunse Rina con aria soddisfatta –adesso vado, il mio Alan avrà bisogno di qualcuno che gli tiri su il morale! Ciao oca!- disse andandosene saltellando verso il ragazzo.
Lisa si morse le labbra: lei era pazza di Alan da tanto tempo, ma c’era un problema fra loro: Seya. Finché lei fosse esistita, non avrebbe mai potuto rivelargli la verità. E poi Alan non era innamorato di lei, ma della ladra. La situazione era talmente complicata! La soluzione c’era: dire addio a Seya e parlare con Alan cercando di non destare sospetti. Ma come poteva togliersi quel costume e non aiutare più chi aveva bisogno? Come si sarebbe guardata allo specchio? Con che coraggio? Ne aveva parlato con Sara sperando che la novizia fosse in grado di aiutarla, ma tutto ciò che riuscì a farle dir fu “vedrai che col tempo e l’aiuto del Signore le cose si metteranno apposto da sole!”
-Già, la fai facile tu! Non hai questi problemi, il tuo fidanzato, se così si può dire, è Dio. E una relazione con Dio è sicuramente diversa da quella tra un poliziotto e una ladra, non credi?- le aveva chiesto.
-Hai ragione, Lisa. Ma se proprio vuoi che ti dica la verità… devi scegliere: o Alan o Seya. Perché non credo che entrambi possano convivere.
-E se gli dicessi che io e Seya siamo la stessa persona?
Conosceva già la risposta e Sara la guardò con occhi tristi.
-lo so- disse Lisa precedendo l’amica –Sarebbe la fine… Alan non me lo perdonerebbe mai! Ma io mi toglierei un peso enorme.
Sara, vedendo che la ragazza diventava sempre più demoralizzata, cambiò discorso raccontandole che un anziano signore si era rivolto a lei dicendole che gli avevano rubato un importantissimo quadro e che era disperato.
-questo quadro è molto prezioso per lui, perché?- chiese Lisa sedendosi vicino alla fontana.
-è stato dipinto da sua moglie prima delle nozze. Ha un immenso valore affettivo per lui, anche perché da poco la sua signora è morta
-Capisco- disse alzandosi- chissà, forse riuscirà a ritrovare quel dipinto!
-lo spero! Con quel quadro la moglie gli aveva fatto una vera e propria dichiarazione d’amore!
-adesso devo andare! Ciao!- la salutò Lisa, stanca di sentir parlare d’amore. Non ne poteva più di essere circondata da persone felici e innamorate, anche lei avrebbe voluto provare quell’emozione, sentirsi amata… ma il suo destino era un altro: paladina della giustizia.
-Già!- disse tra sé e sé –una paladina della giustizia inseguita dalla polizia e il detective che ha in mano il mio caso è il ragazzo che mi piace… sono proprio sfortunata!
E mentre pronunciava queste parole, distrattamente inciampò in un sasso ma qualcuno prontamente l’afferrò prima che potesse farsi male. Era finita tra le braccia di un ragazzo. Era talmente vicina a lui che sentiva il suo cuore battere, in quel momento stava bene, in pace con tutto e con tutti, ma durò solo un attimo. Quell’odore le era familiare… alzò gli occhi per vedere chi fosse il suo salvatore: -Alan!- pronunciò affrettandosi a rialzarsi e ad allontanarsi, ancora imbarazzata per ciò che aveva detto quella mattina per essersi ritrovata proprio tra le sue braccia.
-Sta attenta quando cammini! Hai sempre la testa fra le nuvole!- le disse il ragazzo dello stesso colore dei pomodori fingendo di non essere stato minimamente toccato dall’accaduto.
-Ero soprappensiero- disse Lisa con prepotenza.
-ma guarda, non me n’ero accorto! Sai com’è, noi stupidi…
Aveva parlato con un velo di tristezza nella voce, come se gli fosse veramente dispiaciuto per ciò che Lisa aveva detto a Rina. La ragazza se n’accorse e per un istante si sentì in colpa.
-Alan… mi dispiace… io non intendevo dire che sei stupido, ma Rina…- cercò di scusarsi.
-Lascia stare. So benissimo che a volte può far innervosire, ma la prossima volta vedi di non offendermi in pubblico. Ho una reputazione da difendere, io!
Lisa non fece in tempo a dire altro che il ragazzo se n’era già andato. Quella mattina l’aveva proprio fatto arrabbiare, si capiva benissimo perché di solito loro due litigavano per ogni minima osa, ma quando lei gli era andata addosso a lui non aveva fatto una piega e aveva continuato il suo percorso come se nulla fosse accaduto. Lisa si era quasi sentita invisibile.
-Oggi mi va tutto male!- protestò sulla via di casa.
Una volta in camera ripensò al caso di cui le aveva parlato Sara quel pomeriggio. Prese i quotidiani degli ultimi giorni e trovò la notizia: -Accidenti! Quell’uomo è il più ricco della città!- esclamò leggendo il nome dell’anziano signore. Anagawa, questo era il suo cognome, era il dirigente del più grande ed importante gruppo industriale del settore informatico del paese; Lisa aveva visto la sua villa qualche mese prima ed era rimasta senza parole dinnanzi a tale bellezza. Secondo l’articolo, la moglie aveva avuto un malore poche settimane prima, mentre il quadro era sparito da solo settantadue ore. La ragazza cominciò ad indagare e nell’arco di pochi giorni scoprì che il quadro era a casa di uno dei nipoti di Anagawa, un certo Raul. A quanto pareva, Raul e la donna avevano litigato a lungo per avere quella che secondo il nipote era una meravigliosa opera d’arte che avrebbe fruttato molti soldi. Ma la vecchia signora si era opposta alla vendita e dopo poco si era sentita male, ma solo da qualche giorno Raul si era introdotto nella villa e aveva preso ciò che desiderava senza fare troppi complimenti e lo aveva nascosto in un posto sicuro per portarlo poi nella propria abitazione solo dopo la perquisizione dei poliziotti. Seya ascoltò uno dei discorsi di Raul e di un uomo sulla trentina; i due avevano in progetto di esportare l’opera all’estero e venderlo clandestinamente il giorno dopo. La ragazza uscì dal suo nascondiglio e corse a casa: avrebbe riportato il quadro al suo legittimo proprietario e quei due non l’avrebbero fatta franca.
Il mattino seguente fu terribile perché era il giorno prefissato per l’interrogazione di matematica e Lisa non sapeva assolutamente nulla. Il caso volle che fosse proprio lei la sorteggiata e la figura che fece fu pessima, persino i banchi ridevano della sua ignoranza in materia. Però era strano vedere la classe dalla parte dell’insegnante, era in grado di vedere perfettamente ciò che faceva ogni singolo alunno: Mara stava ripassando per l’ora successiva, alcuni ragazzi si tiravano delle palline di carta in modo molto discreto, Alan rideva a crepapelle per le stupidaggini che gli stava raccontando il suo vicino di banco e Rina non gli toglieva per un attimo gli occhi di dosso. Era talmente gelosa che non sentì la domanda che la suora le fece e istintivamente disse: -Basta!
La classe ammutolì e i compagni aprirono immediatamente le orecchie per capire cosa succedeva. Si sentiva tutti gli occhi addosso e l’imbarazzo cresceva ogni istante di più.
-Mi scusi- disse con gli occhi bassi.
-Lisa, se non ti impegni nello studio non riuscirai ad andare avanti! Io non capisco perché la matematica sia così difficile per te! Mi dispiace ma non sei sufficiente.
E con quelle ultime parole la rispedì al posto.
Nella pausa pranzo Mara le chiese cosa l’era successo, ma Lisa non volle dirle nulla: non le andava di parlare ancora di Alan; voleva solo toglierselo dalla testa, ma avendolo davanti agli occhi tutti i giorni non era affatto facile.
-Sei sicura? Non è normale comportarsi così- continuò l’amica.
-Ti ho detto che non ho niente! Sono solo un po’ stanca, tutto qui…- disse Lisa cercando di chiudere una volta per tutte il discorso. Dopo l’interrogazione era rimasta in silenzio per ore e il sorriso era scomparso dal suo allegro faccino. Anche Alan se n’era accorto, così decise di intervenire: -Se non ti metti a studiare non passerai mai gli esami di matematica! Non vorrai essere bocciata?
Lisa cercò di fulminarlo con gli occhi. Non ci riuscì, aveva talmente troppe cose intesta: Alan e Rina, il quadro, il sistema d’allarme complicatissimo della villa, la notizia che i suoi genitori le avevano dato la sera prima, la matematica… la testa le stava scoppiando.
Il ragazzo capì che c’era qualcosa di cui non voleva parlare, ma che la preoccupava incredibilmente; decise di darle una mano offrendole il suo aiuto per lo studio. Lisa lo guardò meravigliata: -Cosa?
-Hai capito bene, ho un po’ di tempo libero di troppo e mi annoi, quindi se vuoi posso aiutarti in matematica. Sei sempre andata maluccio, ma mai come oggi. E’ meglio che tu ti faccia aiutare e per te è la fine.
-Tempo libero di troppo?- chiese accasciandosi sul banco dallo sdegno.
Alan non rispondeva e Mara capì il motivo del suo interessamento: ci teneva che Lisa non fosse bocciata, così disse all’amica che le conveniva accettare.
-Ok- rispose rassegnata- quando cominciamo?
-ehm… oggi hai da fare?
-Così presto?! Uffa… no, non ho niente ad fare.
-bene! Allora dopo le lezioni ci fermiamo per un’oretta, ok?
Lisa acconsentì di malavoglia, mentre Alan andava a giocare a calcio con gli amici. Però a penarci bene non era un male, avrebbe passato un po’ di tempo con lui, da sola. –No! Ma che pensi? Dimenticalo!- disse ad alta voce attirando sempre più l’attenzione di Mara.
Alla fine delle lezioni Lisa ed Alan rimasero in classe come accorato. Il ragazzo fu a lungo lodato per il suo altruismo e la sua umiltà nell’aiutare una compagna in difficoltà. Lisa lo vide gonfiarsi come un pallone di fronte alla suora che continuava a lodarlo e a dirgli di non essere tenero con lei.
-Allora eroe- gli chiese sarcasticamente dopo che l’insegnante se n’era andata- vogliamo cominciare questo ripasso o no?
-Certo! Ma hai sentito? Devo usare le maniere forti. Chissà se posso anche picchiarti?- si chiese prendendola in giro.
Lisa si sentì offesa e gli rispose per le rime alzandosi di scatto dalla sedia: -Senti Dio, guarda che se non la finisci di fare il Santo io me ne vado, ok? Se sei qui solo per sentire le lodi degli insegnanti e per farmi notare che sei più intelligente di me…- non riuscì a finire; i suoi occhi erano lucidi, lo stress che stava sopportando stava per investirla completamente e non riusciva quasi a trattenersi. Alan lo notò e si scusò immediatamente: -No, non è così. Voglio veramente aiutarti! Non lo faccio per le lodi, ma per te…- le disse stringendole il braccio. Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni istanti, durante i quali le lacrime scesero dagli occhi di Lisa senza che lei lo volesse. Alan non riusciva a capire il suo comportamento, lei non era mai stata così, non gli era mai sembrata tanto debole. Lisa lesse della pietà nei suoi occhi e subito si asciugò le lacrime: non voleva essere compatita da nessuno, nemmeno da lui.
-Allora- disse tirando su col naso –cominciamo?
Alan assentì e iniziarono la lezione. Lisa continuò a capire ben poco, ma perlomeno qualcosa le entrò in testa. Alan cercò di concentrarsi il più possibile, ma a fatica riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Quando ebbero finito Lisa tirò un sospiro di sollievo. Mancava un’ultima cosa.
-Ma… Che diavolo succede?- urlò Alan ricoperto di coriandoli di mille colori e palloncini.
-Alan, stai bene?- gli chiese cercando di fingersi sorpresa.
-Sì, sto bene. Accidenti… guarda, ma questo è un messaggio di Seya!
-Seya? La ladra?- chiese.
-Sì, dice che stasera ruberà un quadro a casa di Raul Anagawa. Devo correre!- disse alzandosi velocemente e pulendosi da tutti quei pezzi di carta.
-correre? Dove?
-devo andare. Per fortuna abbiamo finito la lezione. Seya ha un tempismo perfetto. Ci vediamo domani e mi raccomando, studia!- finì di dire quando aveva già varcato la porta.
Lisa si rassegnò a passare in secondo piano ogni volta che arrivava Seya, ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Anche lei doveva prepararsi, quella sera il compito da portare a termine era abbastanza difficile e doveva pianificare tutto fin nei minimi dettagli.

Quando arrivò alla villa del nipote di Anagawa, Alan era già lì con i suoi uomini. Fece apparire uno dei suoi soliti scherzi magici e fuorviò l’attenzione da lei, che riuscì ad introdursi indisturbata nella casa. Dopo aver corso a lungo finalmente arrivò nella stanza in cui era custodito il quadro e addormentò le guardie che c’erano. Quando si trovò davanti al dipinto rimase estasiata: era veramente bello. Rappresentava due angeli di sesso opposto, probabilmente erano il signore e la signora Anagawa da giovani, mentre danzavano avvolti di luce, stretti l’uno all’altro, come se fossero una cosa unica, intorno a loro erano dipinti una miriade di fiorellini piccolissimi e coloratissimi che sembrava si muovessero coi due angeli. Ma quegli attimi in cui rimase incantata davanti allo splendore di quel quadro diede il tempo ad Alan di correre da lei. Quando il detective aprì la porta Seya era in piedi a pochi metri da lui. Tutto accadde in un secondo: una delle guardie si alzò come se fosse in trance e sparò un colpo a vuoto, per poi ricadere su se stesso e continuare il sonno. Seya vide solo il corpo di Alan piegarsi e poi accasciarsi. Non sapeva cosa fare: prendere il quadro e scappare o aiutare Alan. Non si sentiva nessun rumore, sembrava che la casa fosse isolata dal resto del mondo. I suoi piedi si mossero da soli e corsero da lui.
-Alan!- gridò inginocchiandosi al suo fianco –stai bene?
Alan aprì gli occhi, la sua gamba sanguinava, ma per fortuna il proiettile l’aveva colpito di striscio. Il volto di Seya era avvolto nell’ombra e lui non riusciva a vederla, però sentiva le sue mani che fasciavano la gamba. La ragazza aveva strappato una parte del vestito per fermare a fuoriuscita di sangue. Quella era la sua grand’occasione, non poteva lasciarsela sfuggire così prese le manette e in un lampo il polso della ladra era imprigionato.
-Ma che diavolo fai?- si lasciò sfuggire preoccupata per la sua incolumità.
-adesso sei mia! Non scapperai più!- le disse cercando di alzarsi per vedere meglio il viso di Seya.
La ragazza sbiancò, la sua fine era vicina, ma non le importava; -Come va la gamba?
-Cosa? Tu stai per finire in prigione e mi chiedi come sta la mia gamba? - chiese sbalordito. Nell’oscurità vide che Seya si era lasciata sfuggire un sorriso.
-Cos’hai da ridere?
-Io ero preoccupata per te e tu mi hai arrestata… strano, no?- fu la risposta.
La gamba gli faceva male, ma voleva andare fino in fondo così si alzò in piedi nonostante il dolore.
-Cosa fai?- chiese Seya preoccupata per la sua salute.
-Fatti indietro!- le ordinò continuando a tenerla prigioniera –Voglio vedere il tuo volto
Alan era determinato, Seya glielo leggeva negli occhi. Il momento della verità era arrivato e lei non si sarebbe tirata indietro: era da tempo che sperava che Alan la scoprisse, così da non dover continuare a mentire. Timidamente fece un passo indietro, poi un altro e un altro ancora. Lentamente la luce illuminò il suo viso. Vide l’espressione del volto di Alan mutare improvvisamente: gli occhi si sbarrarono, la pelle si schiarì, la sua bocca si aprì disegnando una smorfia di sorpresa.
-Li… Li… Lisa?
La ragazza abbassò gli occhi; -Mi dispiace.
-Non è possibile. Tu e Seya…? Tutte le volte che parlavo di lei in realtà parlavo di te? Tu sei… una ladra?
-Le cose non stanno come credi…- cercò di spiegare.
-Non ci posso credere. Non … oddio!
Alan scuoteva continuamente, agitava le mani e continuava a guardare Lisa come se volesse trovare un particolare che gli indicasse che in realtà lei non era Seya e che lui si era immaginato tutto.
-Alan! Ti prego, fermati! Non fare così, mi stai facendo preoccupare!- lo scongiurò la ragazza seriamente impaurita da quel comportamento. Alan improvvisamente smise di agitarsi e i ragazzi sentirono delle voci avvicinarsi. Lisa avvertiva che la sua fine si avvicinava sempre più, ormai si era rassegnata. Le dispiaceva solo per i suoi genitori, per il dolore che gli stava causando. Ma non ce la faceva più a sopportare quel peso e l’idea di liberarsene la faceva sentire meglio. Nonostante conoscesse perfettamente tutte le conseguenze.
-Mi dispiace di averti deluso, Alan- disse al ragazzo guardandolo dritto negli occhi, mentre dai suoi cominciavano a scendere delle lacrime.
Il detective speciale si avvicinò, prese le chiavi delle manette e la liberò lasciandola senza parole.
-Cosa significa?- chiese Lisa sorpresa da quell’azione inaspettata.
-Vattene.
-perché mi lasci scappare?
-tu mi hai medicato la ferita, io ti do la possibilità, l’unica che hai, di andartene. Così siamo pari.
Alan non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Lisa si strofinò il polso poi si allontanò.
-Alan
-che c’è?
-Raul ha rubato questo quadro allo zio e vuole venderlo clandestinamente. Fa che ritorni al suo legittimo proprietario, dato che io non potrò.
-come posso crederti?- le chiese con prepotenza.
-Io non sono cambiata, se hai sempre creduto a Lisa non vedo perché non dovresti continuare…
-Vattene!- urlò con tutta la voce che aveva in corpo, mentre la ladra se ne stava in piedi sulla finestra- Ti ho detto di andartene! Sparisci!- gridò scagliando le manette nella direzione della ragazza. Lisa non disse più nulla, Alan era troppo sconvolto, così se ne andò balzando fuori dalla finestra.
-Alan!- gridò un agente entrando appena dopo che Lisa se n’era andata –va tutto bene abbiamo sentito uno sparo!
Alan diede uno sguardo alla gamba che nonostante le cure di Lisa continuava a sanguinare.
-E’ scappata- riuscì a dire prima di svenire.

Fine del primo capitolo. Allora che ve ne pare? Pensate di riuscire a reggere un altro capitolo? Spero proprio di sì! Fedeli lettori fatevi sentire al fp, ok?
Baci a tutti gli iscritti di Manga.it!
elena

 
Continua nel capitolo:


 
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