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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: FRATELLO E SORELLA!?
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kgchan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/12/2002 21:47:59 (ultimo inserimento: 24/06/03)

un incontro avvenuto per caso; due ragazzi che si consolano, sicuri di non rivedersi mai più... ma sarà proprio vero?
 
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1° CAPITOLO
- Capitolo 1° -

Disclaimers: i personaggi appartengono a Takehiko Inoue eccetto Arashi e Kristine.
Note: tra le virgolette singole ‘…’ ci sono i pensieri; tra le virgolette doppie “…” ci sono i discorsi.

^_^ Buona lettura!!! ^_^

“Kaede ho deciso di risposarmi!”
“COSA? RISPOSARTI?” Quella notizia era un fulmine a ciel sereno.
“Hai capito bene. Ormai sono due anni che sono innamorato di una donna. Finora non ho detto nulla perché non sapevo se anche lei volesse sposarmi. Ma ieri gliel’ho chiesto ed ha accettato.”
“Ma… e la mamma?” era a dir poco sconvolto.
“Kaede non fare così! Tua madre è morta da molti anni. Io sono ancora giovane, non voglio rimanere solo per sempre. Sono sicuro che anche tua madre la peserebbe così.”
“No! Lo credi soltanto perché ti fa comodo. La verità è che ormai ti sei dimenticato di lei. Non te ne importa niente nemmeno di me. Ti sei mai chiesto che effetto potesse farmi una notizia del genere?”
“Kaede…”
“No! Non te lo sei chiesto! Perché di me non te ne frega assolutamente niente!”
“Ora basta!” disse a voce alta il padre, dandogli uno schiaffo che gli fece voltare il viso.
Kaede rimase bloccato da quel gesto. Lentamente si voltò verso il padre portandosi la mano sulla guancia colpita. “Grazie! Questa è la dimostrazione di ciò che ho appena detto!” disse con voce piatta. Dopodiché raccolse la sua sacca contenente il pallone da basket e corse fuori di casa.

Al parco.
Kaede arrivò al campetto del parco deciso a sfogarsi nell’unico modo che conoscesse: giocando a basket. Ebbe però una sorpresa. Il campetto era già occupato. Stava giocando una ragazza.
Lui si avvicinò a bordo campo. Lei non si era accorta di lui.
Kaede era rimasto un po’ ad osservarla. Era indubbiamente una bella ragazza.
Improvvisamente lei lanciò la palla contro la recinzione, urlando con tutta la rabbia che aveva in corpo: “IDIOTA!” poi iniziò a piangere.
Kaede rimase stupito. Le si avvicinò.
“Ehi… tutto bene?” disse. ‘Che domanda cretina!’ pensò. “Posso fare qualcosa?” aggiunse.
Lei si volto verso di lui.
“Io… No… Grazie.” Però non riusciva a smettere di piangere. Lui non sapeva che fare.
Seguendo l’istinto l’abbracciò. Lei gli si strinse contro.
Pochi minuti dopo si calmò.
“Scusa, ti ho bagnato la maglietta.”
“Non importa. Posso chiederti qual è il problema?”
“Se è possibile non qui. Ho bisogno di camminare.”
“O. K.”
Radunarono le loro cose e si diressero alla spiaggia.
Lei intanto raccontò cosa le era successo.
“Mia madre se ne frega di me. Vuole andare a vivere con un uomo che non conosco nemmeno ma che so già di odiare. Perché non è mio padre. Il bello è che lei me l’ha detto con tutta calma. Come fosse la cosa più naturale del mondo. Avevo intuito che aveva un uomo ma non ne ero certa. Potevo illudermi di sbagliarmi invece adesso…”
Intanto erano arrivati in spiaggia e si erano seduti in un piccolo antro creato dagli scogli.
“Ti capisco. Mio padre vuole risposarsi. Anche lui con una che non conosco. Io sono arrabbiato con lui perché vuol dire che si è già dimenticato della mamma. Lei è morta sette anni fa, ma per me è ancora viva. Invece per lui…” dicendo questo aveva stretto i pugno dalla rabbia.
Lei vi poggiò sopra le sue mani. Lui gliele strinse. Si guardarono negli occhi. Sentivano di capirsi perfettamente. Due ragazzi che non sapevano nemmeno il nome l’uno dell’altra ma con così tante cose in comune.
Diedero voce al loro bisogno di conforto e si baciarono.
Ma erano pur sempre dei ragazzi, due adolescenti con gli ormoni in subbuglio. Iniziarono ad accarezzarsi e non seppero più fermarsi.
Alcuni minuti dopo erano sdraiati sulla sabbia con i vestiti un po’ sbottonati e scomposti, un po’ sparsi sulla sabbia, mentre si tenevano abbracciati.
La prima a riprendersi fu la ragazza.
Si mise a sedere, recuperò i suoi vestiti e si rivestì. Lui fece altrettanto.
Quando furono pronti lei parlò.
“Grazie.” Poi si alzò sulle punte dei piedi, gli diede un bacio sulle labbra e corse via.
“Grazie a te.” Ma le parole di Kaede furono ascoltate soltanto dal vento.
Si girò e andò anche lui a casa.
Quando arrivò notò che il padre era in cucina. Non aveva voglia di vederlo né di parlargli per il momento, così si rintanò in camera sua.
Mentre entrava si guardò allo specchio.
In un certo senso si sentiva diverso.
Si scrutò meglio.
Fisicamente era tale e quale a quando era uscito di casa poche ore prima. A parte la sabbia sui vestiti e tra i capelli..
Decise di farsi una doccia. Quando ebbe finito si sdraiò sul letto con soltanto l’accappatoio addosso.
Si mise a ripensare agli avvenimenti della giornata: alla decisione del padre, alla ragazza di cui non conosceva nemmeno il nome, ma a cui era grato. Era stata la persona che aveva sentito più vicina a lui di tutte. Eppure non sapeva nemmeno come si chiamava e l’aveva vista per la prima volta poche ore prima. Prima di andarsene l’aveva ringraziato, ma forse sarebbe stato meglio che lo insultasse. Si era approfittato della situazione. Ora che ci pensava non sapeva nemmeno se le avesse fatto male. Aveva capito che era vergine. In fondo non poteva farci nulla. Tantopiù che non l’avrebbe più rivista.

Il giorno seguente a scuola durante gli allenamenti.
Kaede giocava in una maniera diversa dal solito. Ci metteva ancora più energia e grinta.
Tutti se n’erano accorti, ma nessuno disse niente.
Ciò che però stupì maggiormente fu il fatto che non rispondesse alle provocazioni di Hanamichi.
Verso la fine degli allenamenti il capitano Akagi li chiamò intorno a sé per parlar loro di alcune novità che ci sarebbero state.
1) Avrebbero fatto una partita d’allenamento con il Ryonan due settimane dopo;
2) L’anno seguente il capitano sarebbe stato Miyagi;
3) Dal giorno seguente avrebbero avuto una nuova manager che non poteva essere presente quel giorno per impegni familiari.

Finiti gli allenamenti Kaede tornò a casa e si cambiò.
Quando andò in sala notò che la tavola era apparecchiata per quattro persone. Raggiunse il padre in cucina.
“Cos’è ‘sta novità?” chiese indicando la sala.
“Ieri sei corso via prima che potessi dirti che avremmo avuto ospiti stasera. Vengono a cena da noi Yumi e sua figlia.”
“La tua amante?” disse con sdegno.
“La mia fidanzata.” Disse con tono che non ammetteva repliche fissandolo negli occhi.
In quel momento suonarono alla porta.
Il padre andò ad aprire. Era Yumi.
“Kaede, lei è Yumi. Yumi lui è mio figlio Kaede.”
“Molto piacere Kaede.” Disse la donna educatamente facendo un leggero inchino.
“Aspetti a dirlo.” Disse con voce dura senza muoversi minimamente.
“E tua figlia?” le chiese Yuri, il padre di Kaede, per smorzare la tensione.
“Arriva subito. Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria.”
Yuri, la fece accomodare in sala nel frattempo.
Kaede li seguiva a debita distanza. Pochi minuti dopo suonarono di nuovo alla porta.
“Kaede puoi andare tu ad aprire la porta? Dev’essere Kaoru, la figlia di Yumi.” Gli disse il padre.
Kaede lo fulminò con lo sguardo ma obbedì.
Quando aprì la porta per poco non gli venne un infarto.
Anche la ragazza sulla porta rimase a dir poco shockata.
“E tu che ci fai qui?” chiesero in coro.
I genitori dei due ragazzi, intanto, li avevano raggiunti.
“Vi conoscete?”
“Sì.” Dissero i due.
I ragazzi rimasero a fissarsi fermi sulla porta.
“Che fai Kaede? Falla accomodare.”
Lui le fece cenno di entrare.
Si accomodarono in salotto.
“Allora ragazzi come fate a conoscervi? Kaoru è venuta qui ieri dopo anni che non ci veniva.”
“Infatti ci siamo conosciuti ieri.”
“Ieri?”
“Sì. Avevamo entrambi bisogno di parlare con qualcuno dopo la notizia che ci avevate dato.” Disse Kaoru duramente.
“Allora avevate capito che i vostri genitori volevano mettersi insieme?”
“Veramente no.” disse Kaoru.
“Decisamente no.” disse Kaede.
“Che coincidenza allora. Due ragazzi che non si conoscono che non si sono mai visti parlano un giorno e quello successivo scoprono che faranno parte della stessa famiglia.”
“Già sembra incredibile.” Disse Yuri.
In quel momento un lampo illuminò il salotto, subito seguito dal tuono.
Iniziarono a cenare. Una cena molto turbolenta.
I genitori cercavano di instaurare una conversazione con i ragazzi che si limitavano a rispondere a monosillabe.
Quando fu ora di accomiatarsi scoprirono che fuori stava grandinando.
Yuri propose loro di rimanere lì a dormire.
Yumi accettò entusiasta. Kaoru un po’ meno. Non le andava troppo di rimanere lì, ma non aveva certo voglia di andare in giro sotto la tempesta.
Così andarono a dormire. Ognuno in una camera diversa.
Un’oretta dopo essersi ritirata, Kaoru sentì aprirsi la porta della camera occupata dalla madre, e, subito dopo, sentì anche quella della camera di Yuri. Non ci mise molto a fare due più due.
Aspettò un po’, poi uscì dalla sua camera e andò in salotto. Si sedette sul divano al buio.
Poco dopo un rumore alle sue spalle la fece voltare. Era Kaede.
“Che ci fai qui al buio?”
“Non riuscivo a stare di sopra. Veramente me ne vorrei andare proprio.”
“Hai sentito tua madre entrare nella camera di mio padre, vero?”
“Sì.”
Lui le si sedette di fianco.
“Per la verità anch’io sono sceso per lo stesso motivo.”
Silenzio. Poi un singhiozzo. Kaede capì e abbracciò Kaoru. Lei gli si abbandonò contro e si sfogò.
Quando si fu calmata salirono di sopra. Davanti alle loro porte si fermarono e si guardarono.
“Non voglio rimanere sola.”
Kaede aprì la porta della sua camera e le fece cenno di entrare. Dopo averla seguita all’interno si chiuse alle spalle la porta.
Si guardarono.
“Dormi pure nel letto. Io rimango sulla poltrona.”
“Non mi pare troppo comoda per dormirci.”
“Per una sera…”
“Dormi nel tuo letto.”
“E tu? Guarda che non ti lascio dormire sulla poltrona.”
“Be’, se non ti dà fastidio…”
Lui intuì cosa volesse dire. Le fece cenno di mettersi a letto, poi, dopo che lei lo fece, la imitò.
Istintivamente lei lo abbracciò. Aveva bisogno di affetto. Lui ricambiò l’abbraccio accarezzandole la testa. Lei alzò lo sguardo e rimasero incantati a guardarsi. Lentamente avvicinarono i loro visi e si baciarono. Ma, come il giorno precedente, non riuscirono a fermarsi.
La mattina seguente si ritrovarono abbracciati e nudi. Non provarono imbarazzo. E non erano pentiti di ciò che avevano fatto, o meglio rifatto.
Si vestirono e scesero a fare colazione. I loro genitori erano ancora a letto.
Quando questi scesero, dopo circa una mezz’oretta trovarono la colazione già pronta.
“Buongiorno ragazzi! Dormito bene Kaoru?”
“Sì, grazie Sig. Rukawa.”
“Non chiamarmi Sig. Rukawa. Mi fai sentire un vecchietto. Chiamami Yuri.”
“Non vedo perché dovrei prendermi tutta questa confidenza con lei. Non si può dire che ci conosciam…”
“Per questo abiteremo tutti insieme.” Annunciò la madre di Kaoru.
“COSA?” chiesero in coro i due ragazzi strabuzzando gli occhi.
“Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di vivere insieme. Giustamente come ha fatto notare Kaoru non ci conosciamo. Vivendo insieme potremo sopperire a questa mancanza.”
“Io però non avevo finito di parlare. Stavo per dire che non ci tengo affatto a conoscerla!” disse quasi urlando.
“Kaoru! Chiedi subito scusa a Yuri!”
“Non ci penso nemmeno. Prima ci gettate in faccia la vostra relazione. E adesso pretendete che ci mettiamo a vivere come una famigliola felice? Non ve ne frega niente di noi!” disse iniziando a piangere.
Kaede l’abbracciò.
“Proprio perché ci interessa la vostra opinione abbiamo deciso di fare una prova. Vedremo come sarà vivere insieme per un mese.”
“Solo un mese?” chiese ancora titubante.
“Sì.”
“E se non funzionerà torneremo a casa nostra.?”
“Sì.”
Alla fine accettarono sia Kaede che Kaoru per quel mese di prova.
Poco dopo Kaoru e la madre uscirono per andare a casa della sorella di Yumi, dove erano state ospitate fino a quel giorno.
Yumi iniziò a radunare le loro cose, mentre Kaoru indossava la divisa scolastica e si recava a scuola.
La mattinata fu abbastanza noiosa per lei. Aveva talmente tanti pensieri in testa che non riuscì a concentrarsi sulla lezione. Il prof. si arrabbiò parecchio e le diede dei compiti supplementari come punizione.
‘Non c’è che dire. Proprio un bel modo di cominciare la scuola.’ Pensò la ragazza.
Finite le lezioni si diresse alla palestra del club di basket.
“Ciao Kaoru!” le disse il ragazzo dai capelli scuri che si stava già allenando.
“Ciao bello. Ti sono mancata?”
“Immensamente tesoro!” disse lui abbracciandola.
Proprio in quel momento arrivarono gli altri membri del club.
Tutti rimasero stupiti.
Hanamichi fu il primo a riprendersi e a parlare.
“Micchi da quand’è che hai la ragazza? Ed è pure uno schianto!”
I due ragazzi li guardarono.
Tra tutti quegli occhi che li guardavano incuriositi Kaoru notò che ce n’erano un paio che li fissavano con un’espressione stupita, confusa e… ferita?
“Be’, perché? Non posso avere una ragazza bella?” disse intanto Hisashi.
Quegli occhi divennero improvvisamente gelidi.
Decisamente non le piacevano così. Certo gli aveva già visto quell’espressione (ed in fondo era una delle cose che l’aveva attirata), ma non era mai stata rivolta a lei. Ora invece sì.
Doveva fare qualcosa per uscire da quella situazione.
“Ora capisco perché volevi diventare manager del club.”
‘Anche Ayako ci si mette adesso?’ pensò Kaoru. “Ragazzi state fraintendendo. Io e Hicchan siamo cugini. Non sono la sua ragazza.” Mentre diceva questo fissava il ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
Hisashi se ne accorse. Dopo aver chiarito l’equivoco si presentò alla squadra.
“Io sono Kaoru Motohama. Frequento questa scuola da oggi. Sono in 1a A e sono la nuova manager della squadra. Piacere!” finì con un inchino.
A mano a mano si presentarono anche i giocatori.
Alla fine tutti guardarono verso Rukawa che era l’unico che ancora non si era presentato.
“Ehi stupida volpe. Presentati. Non conosci le buone maniere?”
“Tranquillo Sakuragi. Kaede non ha bisogno di presentarsi. Ci conosciamo già.”
Tutti la riguardarono stupiti. Anche Hisashi.
“Come vi siete conosciuti?”
“Be’, avevamo passato entrambi una brutta giornata. Ci siamo incontrati e ci siamo sfogati l’uno con l’altra.”
Tutti furono soddisfatti della spiegazione ed iniziarono ad allenarsi.
Kaede rimase a fissare Kaoru. Hisashi se ne accorse ed indagò su un punto che gli era poco chiaro.
“Quando è successo questo? Intendo il vostro incontro.”
Kaoru strabuzzò gli occhi. A rispondere fu Kaede, in quanto la domanda era stata rivolta a lui.
“Due giorni fa.” Rispose tranquillo.
“Due giorni fa…” Disse calmo poi come se si fosse ricordato di qualcosa ripeté scioccato: “Due giorni fa?”
“Sì, perché?” rispose sempre tranquillo Kaede.
“Kaoru! Lui è il ragazzo della spiaggia?”
‘Come fa a sapere della spiaggia? O meglio, cosa sa della spiaggia?’ pensò Kaede.
“Be’, ecco… sì.”
“Io… io…io t’ammazzo.”
“Fermati Hicchan.”
Kaoru lo bloccò e lo trascinò fuori dalla palestra chiedendo anche a Kaede di seguirli.
“Ma si può sapere che succede?” domandò Kaede.
“Come che succede? Sei stato con la mia piccola cuginetta.”
“Io non sono più piccola ormai da un bel pezzo.”
“Ma non sei abbastanza grande per fare sesso!” disse scandalizzato.
“L’altro giorno però mi davi man forte. Cos’è successo nel frattempo?”
“E’ successo che hai fatto sesso con lui. Con l’iceberg vivente.”
“Ti assicuro che è tutto ma non un iceberg. Anzi.”
“COSA?”
“Ops. Mi sa che questa potevo risparmiarmela.”
“Tu dici?”
“Scusa, ma fammi capire una cosa. Com’è che sai quello che è successo in spiaggia?” si intromise Kaede.
“Tu stai zitto che è meglio!” lo attaccò Hisashi.
“Gliel’ho detto io.” Spiegò Kaoru.
“E che bisogno c’era?” le domandò Kaede sottovoce.
“Io ho sempre raccontato tutto a mio cugino. E soprattutto l’altro giorno avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno.”
In quel momento arrivò Akagi che ordinò loro di entrare per l’allenamento.
Mezzora dopo il capitano decretò una pausa.
Kaoru che stava distribuendo gli asciugamani tenne per ultimo quello per Kaede.
“Mi dispiace. Non sapevo che vi conosceste e faceste parte della stessa squadra di basket.”
“Tranquilla. Posso capirti. In fondo eri confusa dopo tutto quello che era successo. E’ normale che avessi bisogno di parlare con qualcuno.”
Lei fece per tornare alla panchina. Ci ripensò e si voltò verso di lui.
“Voglio che tu sappia che per quanto sconvolta o confusa non mi sono mai pentita. Né per l’altro giorno, né per stanotte.”
Nessuno aveva sentito il loro discorso. Lei non si aspettava una risposta, quindi si voltò e si allontanò.
“Ehi Kaoru!” la richiamò lui, facendo voltare tutta la palestra. Tutti erano stupiti di sentirlo parlare e soprattutto di sentirlo parlare con una ragazza. Di solito le ignorava totalmente.
Quando lei si voltò continuò come se gli altri non ci fossero. “Nemmeno io. Mai.” Poi sorrise lasciando tutti ancora più sconvolti.
Kaoru ricambiò il sorriso. “Ne sono felice.” Fu la sua risposta.
Dagli spalti si sentivano brusii stupiti e confusi. Soprattutto quelle del Rukawa shitenai si erano scandalizzate per il fatto che si chiamassero per nome e che il loro idolo avesse sorriso a quella sciacquetta.
“Scusa, ma cosa succede tra te e Rukawa?” le chiese Ayako.
“Perché?”
“Perché vi chiamate per nome e lui ti ha sorriso.”
“Scusa, ma perché sembrate tutti sconvolti dal fatto che ha sorriso?”
“Perché non l’ha mai fatto davanti agli altri da quando ha iniziato il liceo, e forse non l’ha mai fatto in vita sua.”
“Posso capirlo.” Disse tristemente.
“Che vuoi dire?”
“Nulla.”
Arrivò la fine degli allenamenti. Mentre usciva dallo spogliatoio Kaoru vide Kaede e Hisashi fermi ad aspettarla.
“Ciao. Non è che vi siete menati nel frattempo vero?”
“Tranquilla. Abbiamo solo parlato.” Le rispose Hisashi.
“Non so perché ma la cosa mi preoccupa ancora di più.”
Fecero un pezzo di strada insieme. Arrivati ad un incrocio si separarono.
“Mi raccomando Rukawa, giù le mani da mia cugina.”
“Be’, direi che è un po’ tardi per dirlo.” Disse Kaede.
Kaoru per evitare che ricominciassero a litigare si mise in mezzo. “A proposito Hicchan non dire nulla ai tuoi genitori o a mia madre.”
“Non ti preoccupare, non sono così idiota.”
Dopodiché si salutarono.
Kaoru e Kaede arrivarono a casa.
“Siamo tornati.” Annunciarono dopo essere entrati.
“Ciao ragazzi.”
“Kaoru come è andata la scuola?”
“Bene. Ho scoperto che anche Kaede gioca nella squadra di basket.”
“Allora conoscerai mio nipote Hisashi Mitsui.”
“Già.”
“Kaoru, ho già portato qui le nostre cose. Nella tua stanza ci sono gli scatoloni con le tue cose da sballare.”
I due ragazzi si diressero al piano di sopra. Come aprì la porta Kaoru esclamò: “Accidenti! Mi ci vorrà una vita per sistemare tutto!”
“Se vuoi ti do una mano. Dammi il tempo di cambiarmi.”
“Grazie.” Gli disse con un sorriso.
Pochi minuti dopo Kaede era pronto e si diresse in camera di Kaoru.
Senza bussare aprì la porta.
Kaoru stava finendo di cambiarsi. Aveva addosso solo un paio di jeans corti, ancora slacciati, e il reggiseno.
L’espressione di lui rimase apparentemente imperturbabile.
“Se entri non mi crei problemi. Ma potresti almeno chiudere la porta? Per te non è una novità il mio corpo, ma preferirei che lo rimanesse per tuo padre e che mia madre non sappia che non lo è per te.”
Kaede chiuse la porta dopo essere entrato. Lei finì di vestirsi.
Iniziarono poi a mettere in ordine le cose.
“Interessante!” disse ad un certo punto Kaede.
“Che cosa?” domandò lei voltandosi.
“Questo!” rispose lui mostrandole un completo intimo molto sexy che aveva tirato fuori da una scatola. Lei glielo prese di mano.
“Evita di fare commenti.”
“Scusa, ma mi stavo chiedendo come ti sta.”
“Vuoi proprio saperlo?” chiese lei con malizia.
“Non mi dispiacerebbe. Per quello che ho visto dovrebbe starti benissimo.”
“Chissà. Forse un giorno potresti scoprirlo.”
Si erano intanto avvicinati l’una all’altro. Si baciarono e ben presto si scordarono di tutto il resto. Dei pacchi intorno a loro, e soprattutto dei genitori al piano di sotto.
Kaede fece sdraiare Kaoru sul pavimento. Iniziarono ad accarezzarsi mentre continuavano a baciarsi. Kaoru fece scorrere le mani sulla schiena di Kaede sotto la maglietta. Dal canto suo Kaede mise una mano sotto la magliettina di Kaoru iniziando ad accarezzarle il seno. Le cose stavano per degenerare. Quando Kaoru sentì delle voci sulle scale.
“Kaede…” lo chiamò tra i sospiri.
“Mh?” disse lui baciandole il collo.
“Credo… che stiano arrivando… i nostri genitori.”
Lui si fermò e si concentrò sui rumori in corridoio.
Decisamente i loro genitori stavano arrivando.
In fretta l’aiutò a tirarsi su e si sistemarono i vestiti e i capelli. Proprio quando assunsero un aspetto decente si udì bussare alla porta.
“Avanti.” Disse Kaoru con la voce più normale che riuscì a usare.
“Vedo che state sistemando tutto. Sapete, non mi sarei mai aspettata che foste così amici.” Disse Yumi.
“Non ti immagini nemmeno quanto, mamma.” Le disse sorridendo la figlia. “Avevate bisogno?”
“No. Ci stavamo soltanto chiedendo cosa steste facendo dato che non scendevate.”
“Come vedete riordiniamo.”
I genitori rimasero ancora qualche secondo ad osservarli, dopodiché tornarono al piano di sotto.
Quando sentì che scendevano le scale, Kaoru tirò un sospiro di sollievo.
“Per un pelo.”
“Già.”
“Te l’immagini le loro facce se ci avessero beccati?”
“Preferisco evitare di pensarci.”
“La prossima volta ricordiamoci almeno di chiudere la porta a chiave.”
Kaede sorrise. “Ci sarà una prossima volta?”
“Chi può dirlo… Magari quella volta indosserò quel completino che ti piaceva molto.”
“Non sarebbe affatto male.”
“Ora basta. Altrimenti finisce come prima.”
“Non mi sembrava ti dispiacesse troppo.”
Kaoru raccolse un cuscino e glielo tirò addosso. Lui lo afferrò prima che lo colpisse e scoppiò a ridere subito seguito da Kaoru. Poi decisero di darsi da fare a sistemare la stanza.
Il giorno seguente i due ragazzi si presentarono insieme a scuola. La cosa non passò inosservata.
Durante la pausa pranzo accadde qualcosa che sconvolse l’intera popolazione femminile del liceo Shohoku: Kaede andò a prendere Kaoru in classe per andare a pranzare insieme in terrazza.
Si sedettero per terra con la schiena appoggiata al muretto di fianco alla porta, uno di fianco all’altra.
Dopo aver finito di pranzare lei lo guardò e gli chiese: “Ehi, tutto bene?”
“Perché?”
“Hai un’aria strana.”
“Il fatto è che a quest’ora solitamente sono già addormentato da un pezzo.” Disse con aria quasi colpevole.
“E perché ora non dormi?”
“Perché sono con te.”
“Sono felice che tu abbia queste premure nei miei confronti, ma se vuoi dormi pure. A me non da fastidio. Anzi, se vuoi appoggia pure la testa sulle mie gambe.” Gli disse sorridendo.
“In questo caso…”
Si sdraiò e seguì il consiglio della ragazza.
Si girò sul fianco in modo da poterla vedere. Lei iniziò ad accarezzargli i capelli. Ben presto lui si addormentò.
A Kaoru tutta quella tranquillità piaceva. Soprattutto le piaceva avere vicino Kaede. Si sentiva totalmente rilassata, tanto che si appisolò anche lei.
Non si accorsero del gruppetto di ragazze che, cercando Kaede, li avevano raggiunti in terrazza.
Kaoru e Kaede si erano svegliati leggermente in ritardo per le lezioni pomeridiane, ma, fortunatamente, non ebbero grossi problemi. Kaede perché ormai gli insegnanti si erano rassegnati ai suoi tempi, mentre Kaoru perché addusse come scusa il fatto che non conosceva ancora bene la scuola e si era persa.
Finite le lezioni si diressero in palestra per gli allenamenti.
Kaede era scatenato. Giocava ancora meglio del solito.
A Hisashi venne un dubbio. Si avvicinò a Kaoru e le parlò sussurrando.
“Rukawa mi sembra esaltato. Non è che c’entri tu? Non dirmi che l’avete rifatto?”
“No.”
Hisashi fece un sospiro di sollievo.
“Ci hanno interrotto sul più bello.” Aggiunse lei.
“Cosa?”
Lei non rispose e si allontanò.
Lui tornò in campo furente. Forse per il nervosismo e il voler dimenticare ciò che aveva appena saputo si buttò a capofitto nella partita di allenamento. Giocava benissimo. Questo almeno finché non gli fu affidata la marcatura di Rukawa.
Durante un’azione di difesa gli disse: “Ti avevo detto di non sfiorare mia cugina e di tenere le mani a posto.”
“Infatti non l’ho sfiorata. Non solo almeno.”
Gli occhi di Hisashi si fecero di fuoco.
“Ma io ti disintegro.” Stava per saltargli addosso quando il capitano decretò la fine degli allenamenti. Kaoru ne approfittò per allontanarsi con Hisashi cercando di calmarlo.
Poco dopo stavano tornando a casa. Fecero il solito tragitto fino all’incrocio. Hisashi provava ancora un forte istinto omicida nei confronti di Kaede, Kaede lo punzecchiava in continuazione e Kaoru cercava di farli calmare.
Dopo essersi separati da Hisashi Kaoru parlò.
“Non ti pare di aver esagerato con Hicchan?”
“Dai, stavo solo scherzando. E poi hai visto come giocava meglio?”
“In effetti.”

Fine 1° capitolo.

Che ne dite? Vi è piaciuta? Fatemelo sapere scrivendo al mio indirizzo mail: katiagiovanatti@virgilio.it
Aspetto complimenti (graditissimi ^____^), commenti (graditi ^__^) e critiche (se proprio dovete ^_^’ ).
Ciao e al prossimo capitolo!
 
Continua nel capitolo:


 
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