torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Clover
Titolo Fanfic: NOTTE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: celebrian galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/07/2006 22:36:41

insomma, la solita ranxgingetsu...io li adoro, specialmente se si amano sotto la pioggia
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Si apre la porta dell’appartamento, il sottile profumo della pioggia si trascina nell’ingresso insieme alla figura scolpita nell’acciaio di Gingetsu e del suo cappotto. Le sue scarpe vengono adagiate accanto alla porta, s’intravede la tenue luce dei lampioni oltre le finestre, tutto intorno è un muro grigio di vetro sottilmente abbagliante di iridescenza artificiale. Dorme, la città ormai silente, si appresta al sonno. Ran siede accanto alla porta della stanza di Gingetsu, le braccia attorno alle ginocchia, il capo su di esse, gli occhi pigramente chiusi verso il mondo. Sembra immerso nel suono della pioggia, nel suo eterno e malinconico canto. I passi del gigante si smorzano, mentre si toglie il cappotto e lo abbandona sull’appendiabiti. Le sue mani guantate di bianco afferrano una coperta dal divano e la adagiano con delicatezza sul capo chino del giovane trifoglio, ma basta un gesto sottile perché si svegli, perché i suoi occhi color della pioggia si socchiudono. La sua mano leggera come un farfalla incontra quella grande e forte del soldato, sembra così minuta e fragile al confronto, a Gingetsu sembra di spezzarla al solo toccarla, la stringe fra le dita, come con le ali di una piccola falena grigia, per non togliere all’insetto il piacere del volo. Le loro mani sono calde, adesso. Si sente il tocco di pelle contro pelle, la mano rude e callosa dell’uomo e il delicato arto del ragazzo, la loro intimità. Sembra che sia già stato detto tutto, che non ci sia altro da aggiungere. Tutto si smorza in quel delicato silenzio rotto solo dalla voce del temporale, nella sacralità di quel gesto muto e infinitamente intimo, come uno spiraglio nel cuore freddo di un uomo che conosce la morte altrui e la vede ogni giorno, oltre gli occhiali spessi dietro cui sono le folgori dei suoi occhi. Una mano di Ran afferra gli occhiali scuri di Gingetsu con tre dita, li solleva agilmente dalle sue orecchie, li sfila. Ecco, gli occhi di quell’uomo immenso eppure sottile, capace di strisciare nell’ombra, capace di sgozzare un uomo solo volendolo. Ecco i suoi occhi screziati d’oro e d’argento, la loro infinita distanza nelle iridi luminescenti nel buio della sera, la linea sottile delle ciglia, la pacatezza con cui sa osservare senza dire una parola, una sola parola. Basta osservare la sua posa da ufficiale per chiedersi quali occhi possono mai appartenere ad un uomo così, ad un gigante fra gli uomini, ad un bifoglio dall’eleganza di un giglio, dal suo difendersi senza adoperare le spine. E se pure ci fossero spine, le dita delicate di Ran saprebbero sapientemente aggirarle, come ora sta facendo, per sfiorare solo con un dito la superficie ruvida della sua guancia, del suo zigomo pronunciato, della sua mascella curvilinea, del suo naso leggermente asimmetrico, del sopracciglio corrucciato. Saprebbe evitare le sue spine, saprebbe sorprenderlo nella sua fragilità, in quell’amore misto a fierezza che gli ha visto conservare gelosamente nel cuore, dove neppure lui può toccarlo. l’amore di Gingetsu per lui è stretto dai lacci del suo petto, neppure le sue orecchie possono udirlo, neppure i suoi occhi posso scorgerlo. Ma va bene così. Riesce a sentire attraverso le dita una vena pulsare sotto la pelle,il suo cuore che batte, la sua vita che scorre e irrora di freddezza il suo corpo, in ogni anfratto.
La mano del gigante aiuta Ran a sollevarsi, lo conduce verso la sua stanza, lo fa fermare sulla soglia.
“E’ ora che tu dorma”
Ran stringe con più tenerezza quella grossa mano, non vorrebbe lasciarla, non vorrebbe privarsene nel buio.
“Non temere l’oscurità. Io veglio sempre sul tuo sonno”
Con un sorriso, Ran annuisce “Lo so. Tu mi hai insegnato a far filtrare la luce attraverso il buio”
“Allora dormi tranquillo”
Sta per lasciarlo sulla soglia, dormire sapendo che respirerà e sognerà a pochi passi da lui lo conforta, è un sollievo la sua presenza in quelle mura. Ran non esce mai. Potrebbe, ma non vuole farlo. Non gli importa di ciò che c’è fuori. Può osservare le case da dietro i vetri, non c’è niente che lo faccia sentire più sicuro della presenza costante e mai opprimente dell’odore di Gingetsu. Il sentirsi in sintonia con la sua mente chiusa e silenziosa, che solo con pazienza ed infinito affetto sta imparando a sfiorare, piano, con movimenti incerti e gentili, con due dita per volta. Non importa che il tempo non sia sufficiente. Basta sentire la sua presenza in ogni cosa che tocca e vede, intorno a sé. Non desidera sfuggire alla gabbia. Non alla gabbia che l’ha reso libero.
“Dormi, Ran”
Ran si solleva sulle punte, tremando di emozione. Le sue labbra piccine sfiorano quelle fredde e sottili di Gingetsu. Per un momento brevissimo, vivo ma brevissimo, finché le loro mani si separano e si allontanano per accogliere su di sé il dolce vino del sonno. Ran chiude la porta, si tocca le labbra con un dito. Quei pochi istanti rendono più sopportabile la fine che, giorno dopo giorno, si fa più vicina.




Hellionor


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: