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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SOGNO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: larisa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/06/2006 03:18:02 (ultimo inserimento: 18/09/06)

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FAME E SONNO
- Capitolo 1° -

eccomi con un'altra ficcy... della serie ferma mai!!!
lo so, avrei potuto continuare con una delle due che sto scrivendo, ma sono stanca, e dovrei rileggerle tutte dal primo chappy, visto che scrivendo d'istinto non ricordo mai quello che ho scritto...
quindi, ne comincio un'altra!!!
non so se sarà una one shot o no, vedremo!
buona lettura!!!
(scusate per gli aggiornamenti un pò più lenti, ma lavoro il doppio, dormo la metà, e non sono quasi mai a casa... cercherò di farmi perdonare... -.-'')


cosa rende vita e sopravvivenza due cose diverse, se non due opposti più della vita e della morte?
credo che ognuno abbia una sua risposta, se si sofferma a pensare un attimo a cosa fa sì che la sua vita sia degna di essere chiamata tale, di essere vissuta.

ovviamente, per raggiungere i propri scopi è necessario raggiungere dei compromessi, e molto più spesso bisogna venire a patti con sè stessi più che con gli altri.

io ho vari sogni, troppi, e pochi soldi in tasca.
per questo, forse i miei compromessi sono più visibili.
se trovo il modo di raggiungere anche solo la possibilità, di raggiungere i miei sogni, non guardo in faccia a nessuno, non mi preoccupo dell'opinione degli altri, prendo e vado.

non per questo, però, si deve pensare che non abbia paura, ne ho, eccome.
il coraggio di un uomo, non si vede però dal fatto che sia sempre in piedi, ma dal fatto che dopo essere caduto, magari tanto violentemente da sentire una gamba rotta, si rialzi, e continui a camminare zoppicando.

io sono solo, e sto per prendere un aereo che mi porterà dall'altra parte del mondo.
sono senza soldi, senza casa, tanto che per raggiungere la somma per il visto di lavoro e per il biglietto ho dovuto fare cose che avrei preferito evitare.

nessuno mi vuole, mio padre mi ha scacciato, buttandomi fuori casa nello stesso modo in cui ho lanciato lontano da me la sigaretta, prima di entrare in aeroporto.
e mia madre, per una volta, non ha fatto niente per fermarlo.

ora osservo il tabellone, in attesa dell'orario definitivo per la partenza, sperando che non sia troppo lontano.
ho sonno, tanto che se mi sedessi mi addormenterei, così rimango in piedi, rimandando a quando sarò in aereo, tanto il viaggio sarà più lungo di quanto avrei mai pensato di poter sopportare.

le lettere scorrono, i nomi delle città, dei paesi, gli orari e l'uscita si formano lentamente.
AMSTERDAM, LONDON, PARIS, MILANO, BARCELONA, MADRID, RIO DE JANEIRO...
tutti nomi che non mi interessano.
aspetto e guardo.

la valigia mi pesa.
non che sia grande, ho pochi vestiti, due o tre libri, tanti quaderni, una stecca di sigarette e le penne.
per un viaggio che forse non avrà ritorno, ho pensato fosse meglio viaggiare leggeri.
eppure, la fame continua a farsi sentire.

la cosa che desideravo, tornando a casa, era di potermi finalmente guardare allo specchio, ma non ne avevo avuto il tempo.
ho visto però la faccia schifata di mio padre, delusa, quella di mia madre sconvolta, poi triste, rassegnata.
l'ha fatto, credo stesse pensando la donna che mi aveva fatto nascere e mi aveva cresciuto.
forse si rimproverava, dandosi la colpa della mia scelta, ma non voglio pensarlo, è sempre stata troppo intelligente, per addossarsi colpe che non aveva.
anzi, spesso non accettava nemmeno quelle che aveva, non ricordo di averle mai sentiro parole come "mi dispiace" o "scusami" sulle labbra.

ecco, ci siamo.
TOKIO, 23.30 GATE 4
tre ore ancora.
poi, avrei mangiato, avrei dormito.

mia sorella non sa niente di quello che è successo, dopo il mio ritorno a casa, ma mi è stata vicina prima, quando mettevo in pratica la scelta che continuava a rimbalzarmi nella mente fin da quando avevo all'incirca 3 anni.
avevo perso sua figlia però, non potevo farmi vedere da lei così.
poco male, è straviziata, mi è sempre stata sulle palle.
avrei voluto avere la possibilità di parlare a mia sorella di quello che era successo, e di quello che stavo facendo.

guardo l'orologio di fronte a me, sul tabellone: 23.00.
deve essere il sonno, ma non mi era sembrato di essere rimasto appoggiato alla colonna così a lungo.
poco male, almeno ho passato il tempo.
ripenso alla borsa, dove in un vano nascosto sono racchiusi i documenti e i pochi soldi che ho.
osservo il bar di fronte a me, una donna obesa divora un panino enorme.
la odio.

so che sbaglio, che non mi ha fatto niente di male e che sono in questa situazione perchè l'ho voluto, ma la odio davvero, e il mio stomaco concorda.
è ora del check in, poco male, almeno mi muovo un pò, se mi riaddormento sono nel casino, il biglietto non è rimborsabile.

la ragazza del check in mi guarda con aria corrucciata.
"Scusa, ma io ti conosco? mi ricordi un sacco una persona..."
si, la conosco, era in classe con me alle superiori, mi detestava.
ma lei non può riconoscermi.
"Non credo proprio, mi sa che si sbaglia signorina..." e le sfoggio uno di quelli che immagino essere i miei migliori sorrisi "...anche se mi piacerebbe tanto..."
lei arrossisce.

bene, anche se non mi sono ancora guardato allo specchio, pensando fosse squallido ritrovarmi in un bagno di aeroporto, la sua reazione mi fa capire che non devo essere brutto.
l'ultima volta che ci ho fatto caso non ero male ma è stato all'incirca quando avevo quattordici o quindici anni.
e troppe cose sono cambiate, sia dentro che fuori, da quel periodo.

riprendo i documenti e mi avvicino all'uscita.
rimango in piedi, inizio a gironzolare, ma in breve annunciano l'imbarco.

in un attimo, sono seduto, finalmente.
la mia mente cominciava a dare segni di intorpidimento, e uno strano tepore si stava allargando, salendo dalle gambe fino alle braccia e al collo.
da quanto tempo non dormivo?
tre giorni, forse, non ricordo.

l'aereo inizia a muoversi, e con lui la mia nuova vita.
osservo il paesaggio allontanarsi, diventare più piccolo, le luci della notte si allontanano sempre di più, fino a diventare minuscoli puntolini, a centinaia di metri sopra di me.
appena passa una hostess, con il rinfresco, divoro quello che mi porge, osservo ancora il panorama al di fuori del finestrino, e chiudo gli occhi.

il mio ultimo pensiero, è per il futuro.
finalmente sono io, finalmente posso avere una vita da chiamare mia, finalmente ho smesso di sopravvivere.
non so come, ma la mia vita sarà fantastica.


ecco!!!
alla fine credo che sarà a chappy anche questa!!!
premessa messa dopo: la storia forse è un pò strana, ma è un mio sogno.
nel senso, se proprio volete fare le cose per bene, leggete "la verità", parla di me, di quello che sono, e forse qualcosa potrà iniziare a correre nella vostra mente.
un mio sogno... realizzare il cambiamento che tanto vorrei, essere finalmente io, visitare un luogo che mi affascina, passarci dai tre anni alla vita intera, rifarmi una vita...
basta, non aggiungo altro.
spero non vi abbia annoiati, l'ho strutturata in un modo un pò strano, ma il mio modo di scrivere non è mai stato un elogio alla normalità...
a presto!!!
^.^
 
Continua nel capitolo:


 
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