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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: UNA NOTTE DI RIFLESSIONI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: andromeda89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/06/2006 16:11:33

harry confida i suoi timori a una misteriosa ragazza, che si rivela essere...vi prego recensite!!
 
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UNA NOTTE DI RIFLESSIONI
- Capitolo 1° -

Harry Potter stava camminando nervosamente per i corridoi di Hogwarts.
Fuori dalle grandi finestra filtrava la luce della luna, che quella notte era piena e luminosa.
Il vento freddo dell’inverno faceva sbattere le imposte e fischiava tormentoso.
La candida neve, che era caduta quella mattina, aveva ricoperto il grande giardino e il lago sembrava una piattaforma di cristallo talmente era lucido.
Harry, non riuscendo a dormire, si era diretto verso la Torre di Astronomia. Dove sperava di pensare un po’ e magari di riacquistare il sonno perduto.
Salì la lunga rampa di scale a chiocciola e entrò nell’aula di Astronomia che, da un paio di mesi, era diventata il suo rifugio preferito.
Alzò lo sguardo dal pavimento e vide che c’era già qualcuno all’interno .
Una lampada a olio illuminava gentilmente la stanza, una persona era seduta sul pavimento freddo e umido, coperta fino al petto da una coperta di lana, e lo fissava inespressivamente.
-Posso farti compagnia?- chiese Harry cordialmente.
-Certo!- rispose una voce femminile.
Lui si avvicinò e si sedette su una sedia poco lontano da lei.
Ora riusciva a vederla. I capelli neri e lisci le ricadevano sulle spalle andando a toccare il pavimento. Gli occhi verdi erano identici ai suoi, ma forse un po’ più spenti. Il viso era pallido e sprizzava bellezza da tutti i pori.
Rabbrividì a causa di una folata di vento gelato.
-Hai freddo? Perché non vieni a farmi compagnia sotto la coperta?- chiese la ragazza, con voce calda e dolce, scostando la coperta come invito.
-Volentieri- accettò Harry. Anche se non aveva mia visto quella ragazza non ci vedeva niente di male a condividere una coperta in una notte fredda come quella.
-Come ti chiami? Non ti ho mai vista prima- disse Harry, accoccolandosi vicino alla ragazza e coprendosi per bene con la coperta.
-Non è importante il mio nome- disse evasiva la ragazza.
-Sei del settimo anno come me?- domandò ancora Harry.
-Si può dire di sì- rispose la ragazza.
-E a che casa appartieni?- chiese ancora il moro.
-Corvonero. Per questo forse non mi hai mai notato. Grifondoro e Corvonero non hanno mai lezioni insieme- spiegò la ragazza.
-E non mi vuoi dire come ti chiami?- insistette lui.
-No-
-Va bene. Lo scoprirò da solo- disse lui con un ghigno furbesco.
-Non credo proprio- sussurrò lei, ma Harry non ci fece caso.
-Io invece sono…-
-Lo so chi sei- lo interruppe lei- Chi non ti conosce?- fece sarcastica.
Lui fece un sorriso amaro e guardò fuori dalla finestra.
-Non è la prima volta che vieni qui, vero?- disse lei.
-Come fai a saperlo?- domandò sorpreso, riportando lo sguardo su di lei.
-Anch’io vengo qui molto spesso e molte volte ti ho visto seduto sul cornicione della finestra a pensare- gli confessò.
-Mi spii?- fece malizioso.
-No. Anch’io vengo qui a pensare e a volte tu arrivi prima di me. Allora preferisco no disturbarti e me ne vado- spiegò lei.
-Beh! la prossima volta che vengo prima di te disturbami pure. Mi fa piacere un po’ di compagnia in questi giorni- disse lui tristemente.
-C’è qualcosa che non va?- fece lei notando il suo sguardo malinconico.
-No, va tutto bene- rispose lui.
-Non sei bravo a dire bugie- lo rimproverò lei.
Harry sorrise. Era davvero simpatica quella ragazza.
-Senti…so che sono una sconosciuta. Ma certe cose sono più facili da dire quando si è davanti a dei perfetti estranei, che a delle persone che magari si conosce da una vita. Io ti posso ascoltare volentieri e ti posso giurare che non sono una pettegola. Quello che dirai resterà tra te e me- gli assicurò.
-Beh!...vedi…è difficile. Sai chi sono e cosa faccio- disse titubante lui.
-Sei Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto- rispose lei- Cosa c’è che ti preoccupa?-
-Non riesco a togliermi dalla testa che le persone che mi stanno accanto prima o poi moriranno per colpa mia- si sfogò.
-Spiegati meglio-
-Prima sono morti i miei genitori, poi, al quarto anno, è morto Cedric Diggory. Due anni fa è morto il mio padrino, Sirius Black, e l’anno scorso Silente ci ha lasciato- spiegò lui malinconicamente.
-E tu credi che sia colpa tua se sono morti?- chiese lei.
-Si. Loro non sarebbero mai morti se in mezzo non ci fossi stato io- rispose.
-Questo è il tuo punto di vista. Cosa dicono i tuoi amici?-
-Cosa vuoi che dicano? Che non è colpa mia e che non mi devo preoccupare- disse lui ironico.
-Beh! hanno ragione!- lo ammonì la ragazza- Vuoi che te lo spieghi?-
-Certo!-
-Beh! cominciamo con i tuoi genitori. Loro non sono sicuramente morti per colpa tua. Voldemort voleva uccidere sia loro che te, quindi non hai causato la loro morte-
-Ma mia madre…-
-Tua madre ti voleva bene! Ogni madre sacrificherebbe la propria vita per il proprio figlio! Tu non sei un’eccezione!- disse lei severa, guardandolo dritto negli occhi.
-Beh!...- disse lui, non sapendo come obbiettare.
-Cedric Diggory. Beh! quel poveretto si è solamente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se tu non avessi partecipato magari sarebbe finito lo stesso in quel cimitero, no?- continuò la ragazza.
-…- lui non rispose, riflettendo sulla cosa.
-Sirius Black. Lui è il tuo padrino. È normale come avere due occhi, un naso e una bocca, che si sarebbe fatto in quattro per aiutarti, anche se avrebbe voluto dire rischiare la vita- proseguì.
-Albus Silente era un grande mago. Lui aiuta sempre i studenti e non c’è dubbio che tu eri il suo prediletto. Ma credo che se non fosse stato per lui, se non ti avesse tenuto fermo e nascosto, ora saresti nelle mani di Voldemort o anche peggio, morto. Ha ritenuto più giusto che tu continuassi a vivere per salvare il mondo magico e sacrificare se stesso per una giusta causa- terminò- Non devi sentirti in colpa, Harry. Neanche ci devi pensare a darti la colpa-
Lui guardò a terra e poi tornò ad osservarla- Come fai a sapere che mi ha tenuto fermo mentre i Mangiamorte attaccavano Hogwarts?- indagò.
-Oh! Non è importante adesso!- sviò lei- Ma vedo dalla tua espressione che hai ancora delle preoccupazioni-
-Si. Ho paura per i miei amici- rispose lui piano.
-Perché?-
-Loro rischiano tanto a starmi vicino, troppo!-
-La cosa che non devi fare in questo momento è proprio allontanare gli amici, Harry- lo contraddisse severa- Devi tenerteli stretti. Hermione Granger e Ron Weasley sono troppo importanti per te per allontanarli in questo modo. Da quanto tempo conosci i tuoi due migliore amici?- chiese poi.
-Da sette anni ormai-
-E ti sono sempre stati vicini nei momenti più difficili. Con quella faccenda della pietra filosofale, la camera dei segreti, il Basilisco e avete salvato Sirius Black dal Bacio dei Dissennatori. Hai partecipato al Torneo Tremagli e loro ti hanno aiutato a superare le prove, siete andati al Ministero della Magia e avete scoperto quella strana Profezia e l’anno scorso avete combattuto contro i Mangiamorte.
Vedi? Tutto quello che avete fatto, tutte quelle grandi cose che avete fatto, sono state fate insieme, come una squadra. Il trio dei miracoli. Non ti devi mai separare dai tuoi migliori amici. Devi tenerteli stretti stretti finché puoi e, quando sarà il momento, lasciarli andare per la loro strada-
-E quando sarà il momento?-
-Non sono io a dovertelo dire. Sarai tu a capire quale sarà il momento più adatto, ma ti posso dire una cosa…non è questo- gli rispose scuotendo la testa.
-Sei una psicologa?- chiese dopo Harry.
Lei rise, una risata allegra- No. Non sono una strizza cervelli. Diciamo che sono una persona che è capace ad ascoltare e che da dei buoni consigli-
-Ho ancora un problema, pero!- disse Harry.
-Dimmi!- lo incoraggiò la ragazza.
-Ho paura. Non credo di essere in grado di battere Voldemort, lui è molto potente-
-Ma anche tu lo sei. Sei riuscito a batterlo quando eri sono un poppante, figurati ora che sei un giovane uomo- disse lei.
-Ma lui è più potente di prima-
-Anche tu lo sei- ripeté lei esasperata- E anche se non c’è più l’amore di tua madre a proteggerti, ci sarà l’amore di qualcun altro. Hermione e Ron, la famiglia Weasley al completo, i tuoi compagni di scuola, i professori…c’è un sacco di gente che ti vuole bene, Harry, solo che tu fai fatica a rendertene conto da solo- lo rassicurò lei, gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise dolcemente.
Lui la guardò negli occhi, così simili ai suoi, e sorrise a sua volta.
-Grazie- disse piano- Sei stata davvero illuminante e ti ringrazio con tutto il cuore. Domani stesso parlerò a Ron e Hermione, mi rimetterò con Ginny, se mi vuole ancora, e ti prometto che cercherò di non sentirmi più in colpa per la morte delle persone che mi circondano. Te lo giuro- si alzò e le strinse la mano.
-Sono felice che ti abbia chiarito le idee- disse la ragazza sorridendo.
-Non mi vuoi proprio dire come ti chiami?- insistette di nuovo lui.
-No- rise lei- Ora va! Si è fatto tardi e domani mattina hai i M.A.G.O.- gli consigliò.
-Anche tu ce li hai!-
-Non ti preoccupare per me, me la caverò!-
-Allora…Buona fortuna!- augurò Harry.
-Buona fortuna Harry!-
Harry si diresse verso la porta e l’aprì. Fece un cenno di saluto alla ragazza e si chiuse la porta alle spalle.
Ormai aveva tutto chiaro nella testa ed era certo che quella storia si sarebbe chiusa nei migliore dei modi.
Scese la rampa di scale e si diresse al dormitorio dei Grifondoro.
La sconosciuta, rimasta seduta dove era, sospirò e spense la lampada con un cenno della mano destra.
-Eih!Luce! Ti cercavo dappertutto! Dove eri finita?- una voce femminile si intrufolò nella stanza buia e, davanti a lei, comparve una ragazza vestita con un lungo abito bianco.
-Ero a compiere una missione- rispose la ragazza, si alzò dal pavimento, scostando la coperta e rivelò il suo lungo vestito nero, semplice e caldo.
- Andiamo! Ho bisogno di te per un babbano che ha investito un bambino e non si è fermato a soccorrerlo- continuò la ragazza vestita di bianco.
-Uffa! Lo sai, Coscienza, che sei veramente una noiosa?- si lamentò quella in nero.
-Smettila di lamentarti. Sei tu che fai ragionare le persone, io mi limito a farli sentire in colpa. Per questo mi chiamano Coscienza. Ora sbrigati!- disse l’altra.
L’amica in nero raccolse la lampada da terra e si spolverò il vestito- Arrivo! Tu va!-
Coscienza sparì subito con una strana folata di vento.
Quella rimasta sospirò amareggiata, tenendo in una mano la coperta e nell’altra la lampada a olio- Devo decidermi a cambiare lavoro, invece di continuare a fare la Luce della Ragione!- e anche lei sparì con una folata di vento.
Nell’aula rimase il silenzio, tranne che per il vento incessante che proveniva da fuori.
Le notti dopo, Harry Potter, tornò alla Torre di Astronomia, ma non trovò più la ragazza sconosciuta. E decise che era stato tutto un sogno, un sogno molto reale.

Fine
È una fic un po’ strana, lo so. Ma mi è venuta così! Vi prego! commentatela! Anche se non vi è piaciuta, accetto prediche di ogni tipo!
Ciao ciao da andromeda89

 
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