ONE SHOT
- Capitolo 1° -
Fra l’idea
E la realtà
Fra il movimento
E l’atto
Cade l’Ombra
Ombra. Miserabile, sporca, piccola Ombra; spettrale, mistica, allucinante, avanzi nella notte, sotto l’incessante e pressante pioggia. Il pesante, nero mantello volteggia alle tue spalle, avvoltoio portatore di morte, infaticabile assassino, fiamma oscura della società. Infangata, disgustosa, devastata Ombra.
I resti della casa. Lo scheletro della struttura, che debolmente resiste alle intemperie, appare, come d’improvviso, mostro onirico a più teste, costringendoti ad abbassare il capo, celando al mondo ancora addormentato l’orribile volto deformato dalla furia e dal dolore. Inutile, stupida, terribile Ombra.
Sarebbe così facile tornare indietro; così semplice: fuggire, trovare un vecchio albero, disturbarlo quel tanto che basterebbe per appendervi una corda. Mettere fine alla tua schifosa esistenza, annullando finalmente e per l’eternità la caterva di terribili, disumani errori che si srotola impietosa dietro di te, spacciandosi per la tua vita.
Ma ecco il cadavere.
La vita è molto lunga
Fra il desiderio
E lo spasmo
Fra la potenza
E l’esistenza
Fra l’essenza
E la discendenza
Cade l’Ombra
“Severus! Un altro Oltre Ogni Previsione! Grazie a te!”
Correva. Esplosione color sangue di capelli ramati generosamente illuminati dal sole primaverile. Correva verso di lui; dolce, tenera figura, passerotto dalla voce melodiosa, sirena inconsapevole del suo amore, ormai già promessa ad un altro uomo…
I capelli. Sono meno brillanti, non trovi? Forse perché sono passati molti anni; forse perché è notte… forse perché è morta.
Tremante, ne afferri una ciocca, rigirandotela tra le lunghe dita da studioso. Sei un blasfemo, sei un sacrilego, non puoi toccare quel corpo! E’ pioggia, o lacrime, o sangue, quello che scorre sul tuo volto? Certo non può essere il sangue di lei. Non ne ha perduto.
Ombra. Alzati da quel luogo. La tua presenza, come la tua vita, come ogni tuo pensiero, come ogni tua azione e come ogni tuo respiro è perfettamente, irriducibilmente, eternamente inutile. Ombra omicida, ombra spietata. Brutta Ombra cattiva.
Morte; osservi la Morte che, fredda, intelligente, ricambia il tuo sguardo attraverso le verdi iridi di lei, urla il tuo nome attraverso le sue coralline labbra, forse rimaste spalancate nell’ultima implorazione di pietà.
Stai mugolando qualcosa tra le lacrime, Ombra? Ancora una volta ti permetterti di rivangare il patetico discorso di quel che avevi chiesto al tuo Signore Oscuro. Ah, chi mai darebbe peso a una cosa simile? Nemmeno tu sei capace di darvi peso.
Non esiste giuria al mondo che riconoscerebbe la tua innocenza, e tu sei il primo e più spietato giudice di te stesso.
Hai mai realmente creduto che lei potesse decidere vivere, lasciando che Lui le uccidesse l’amato figlio? Maledetto figlio. Benedetto figlio. Deve morire, perché lei è morta per lui; eppure deve vivere, giacché lei giace qui solo per lui.
Un grido straziato sfugge alle tue labbra, un grido carico di odio, rabbia, rancore, desiderio di uccidere. Tutti sentimenti che rivolgi a te stesso. Rossa, grigia, nera Ombra.
Sei troppo vigliacco per morire. E la tua vita è una collezione di cadaveri. Che cosa farai, ora?
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
Non già con uno schianto ma con un lamento.*
* T.S. Eliot
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