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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA TORRE PENDENTE
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: roly90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/06/2006 12:11:01

questa storia è nata dalla mia passione per il fantasy, e dal tempo libero che ho. questo è il primo capitolo di una piccola serie. buona lettura. ^^
 
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...UN INCONTRO INASPETTATO...
- Capitolo 1° -

*STALFING IL MAGO* [La torre pendente]

…un incontro inaspettato…

La locanda era piena come non mai; voci sussurravano, balbettavano e gridavano tra di loro riempiendo l’aria odorosa di birra, ed espandendola per tutto l’edificio. Stalfing era al piano superiore, era stanco. Era stato tutto il giorno ad allenarsi col suo maestro Adapir, il saggio mago del villaggio. Erano stati dalla mattina al sorgere dell’alba, ad allenarsi con palle, frecce e tempeste di fuoco, oggi l’allenamento era su magie elementali, di fuoco naturalmente. La sua mente vagava oltre le barriere che la stanchezza gli procurava, le sue mani erano stanche e tutt’intorno a lui, c’erano formule arcane che riecheggiavano dentro di lui, era stato troppo tempo a ripeterle oggi.
Un rumore lo fece sobbalzare dal letto; un rumore di tavoli che cadevano.
-Anche oggi la solita rissa tra un mezz’elfo e un elfo, dopo una litigata sulla superiorità della razza- disse fra se e se, ma stavolta c’era troppa tensione, troppe urla gli arrivavano alle orecchie.
Di corsa si infilò la tunica, quella nuova, regalatagli dal suo maestro il giorno prima per aver superato un piccolo esame di magia. Si sistemò i capelli, si mise i sandali e scese, lasciando il suo bastone nella camera. Lenti i passi che lo portarono al piano inferiore, con fare deciso, girò l’angolo e vide la folla agitata, sedie che volavano in giro. Ci metterà almeno dieci secondi per capire dove in quello stesso momento si stava svolgendo la rissa serale, come ogni santo giorno, ma stavolta era diversa; non erano i soliti elfi, mezz’elfi o umani, oppure un mezz’orco che non ha voglia di pagare e l’oste si fa rispettare buttandogli un boccale vuoto in faccia. Stavolta era molto diverso: due figure incappucciate, vestite di viola, erano sull’uscio, con un globo intorno per difendersi dalla magia. Vestivano con abiti di seta pregiata, forse proveniente dalle lontane terre orientali. Un grosso stemma color oro faceva la sua figura sulla loro casacca all’altezza del petto. Nel loro globo c’era un piccolo fagotto, un bimbo di pochi giorni, forse di un mese che piangeva e voleva la sua mamma. Davanti c’erano dei baldi guerrieri che cercavano di salvarlo dall’ingiusto fato che lo attendeva ma era tutto inutile: quel globo non li proteggeva solo dalla magia ma anche dagli attacchi ravvicinati e forse da frecce, dardi, e attacchi a distanza. Erano invincibili così; solo in un modo sarebbero stati vulnerabili. Il ragazzo scese gli ultimi scalini che gli rimanevano da scendere, si rimboccò le maniche, tirò le braccia in avanti con i palmi alzati e iniziò a pronunciare in circa due secondi una formula in una lingua antica, forse arcana: le mani s’illuminarono e il globo intorno ai due figuri sparì d’un tratto: la sua prima magia dissolta della sua vita. I guerrieri che erano lì davanti subito si spinsero a proteggere il piccolo e ad attaccare i due malfattori. Questi ultimi rimasero stupiti che qualcuno sia stato così bravo da dissolvere la loro magia e si fecero prendere il bimbo senza esitare. Stalfing era orgoglioso di quello che aveva fatto: aveva salvato la vita ad un bambino, e aveva alleviato il dolore ad una madre sofferente. Tutti si accorsero che era stato lui, e gli dedicarono un caloroso applauso. I due tipi si tolsero il cappuccio, svelando la loro identità di goblin. Lanciando un’occhiata al ragazzo esclamarono: -Non finisce qui… Stalfing, sporco mago- e con un guizzo rapidissimo, si dileguarono dalla locanda. Un grido d’incoraggiamento s’alzò nella locanda. Il battito delle mani delle persone diventò tutt’uno con l’atmosfera di pace e tranquillità che si era creata; la quiete dopo la tempesta. Ognuno si alzava, andava verso Stalfing, gli stringeva la mano, gli dava pacche sulla schiena, e insisteva ad offrirgli un bel boccale di birra, piuttosto che un idromele, ma lui era troppo stanco e desideroso di capire di più riguardo questa faccenda. Cosa significava tutto questo? E soprattutto chi erano quei tipi, e cosa rappresentava quella runa, quello stemma, che avevano addosso? Il giovane mago risalì le scale con molti punti interrogativi in testa, vide il suo bastone appoggiato lì, sul muro, lo ripose e si tuffò sul letto, e si lasciò cullare dalla luce della luna che entrava dalla finestra e dal vociferare delle persone al piano di sotto.
 
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