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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: DragonBall
Titolo Fanfic: SPUNTINO DI MEZZANOTTE
Genere: Horror, Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, AU
Autore: randa89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/06/2006 18:28:25

salve a tutti, sono una nuova recluta e questa è la mia prima ff. se vi piacciono i vampiri, beh, questo dovrebbe fare al caso vostro ^_^!
 
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- Capitolo 1° -

SPUNTINO DI MEZZANOTTE

Nota Randa89: Bene ragazzi, questa è la mia prima ff e mi aspetto commenti a palate, sia positivi che negativi ^_^.Non sono una scrittrice nata, però faccio del mio meglio e soprattutto VOGLIO MIGLIORARE! E qui ho bisogno del vostro aiuto, please ^_^! Voglio informarvi che si tratta di un universo alternativo e che i protagonisti siamo io e sensei Piccolo (tutto frutto della mia fantasia naturalmente)...ah, dimenticavo, il personaggio di Piccolo non mi appartiene, ma è stato creato dal grande Akira Toriyama...buon divertimento!

Molta gente non crede nell’esistenza di esseri sopranaturali…non credono negli ufo, negli zombi o nei fantasmi…sono solo frutto della fantasia dei nostri antenati che hanno inventato queste storie per spaventare i bambini prima di andare a dormire. Ma sono veramente invenzioni? Oggi la si pensa così…film e libri dell’orrore… feste di halloween… sedute spiritiche… tutte stupidagini! Un po’ di adrnalina non guasta, ogni tanto. Eppure non sanno che ogni notte, nelle strade, nei vicoli bui dei loro quartieri si aggirano altre persone oltre ai soliti barboni e ubriaconi.
Negli anni settanta è stato girato un film intitolato “L’esorcista”, potrete dedurre già dal titolo di cosa parla. Una ragazza posseduta dal diavolo, il male in persona…molti penserebbero ‘è solo un film’, ma si sbagliano perché io conoscevo quella ragazzina e la conoscevo bene. L’ho conoscuta abbastanza a lungo per poter assistere alla reincarnazione del male sulla terra e poter avere l’onore di essere al cospetto del mio signore. Avevo sedic’anni e il mio aspetto è rimasto quello di allora. Il giorno in cui quella disgraziata ragazzina era stata posseduta, insieme a me c’era pure il mio maestro, sensei Piccolo. E’ sempre stato con me sin dal giorno in qui son rinata anche perché è per mano sua che ora vivo così, ma non gliene ho mai fatto una colpa dato che non mi dispiace passare l’eternità in sua compagnia. E poi lui mi ha sempre voluto bene, e nonostante il suo carattere un pò scontroso e taciturno mi ha sempre protetta come una figlia. In lui ho trovato il padre che non avevo mai conoscuto e ringrazio il destino di aver incrociato le nostre strade. E’ un alieno, quelli della sua razza si chiamano namecciani e mi ha raccontato di essere atterrato sul nostro pianeta nel XIII secolo in una terra abitata da strani esseri con la pelle rossa e che facevano un gran baccano per le sue sensibili orecchie -lui li ha descritti così- di sicuro avete già intuito di quale continente sto parlando… l’America, si…proprio la terra che ora ospita gli stati uniti prima che fosse stata scoperta e li trascorse gran parte della sua infanzia fino a che non arrivarono le navi spagnole. Da allora viaggiò per il mondo assistendo alla storia della nostra società secolo dopo secolo. Emozionante, vero? I suoi viaggi lo portarono pure in Giappone dove apprese le arti marziali che ora sta insegnado alla sottoscritta, già… e devo ammettere che è davvero un bravo maestro, severo ma giusto. Ma le arti marziali non furono gli unici aspetti che scoprì in quel posto…là conobbe una giapponese, una geisha -mi disse- una ragazza con la pelle talmente pallida che avrebbe giurato non si trattasse di cipria. E ben presto s’accorse a sue spese che quella ragazza era tutt’altro che umana e lasciò il Giappone con due cicatrici che risaltano ancora oggi nel suo collo. Fu nell’ 1846 che lo incontrai, quello era un brutto periodo e me la passavo piuttosto male. Una ragazza di sedic’anni, orfana, ridotta a rubare un pezzo di pane dalle bancharelle di Londra per campare… penoso. Ma poi arrivò Piccolo, che una notte, nei vicoli oscuri e nebbiosi di Londra mi fece dono della vita eterna e mi portò con se, sottraendomi a quel mondo degradato dove ero nata. Lui mi ha salvata… e di questo gliene sono infinitamente grata.

Quella notte c’era la luna piena e io gironzolavo spensierata tra le lapiti del cimitero di New York che parevano brillare per l’insolita luce notturna. Mi ero svegliata pochi minuti dopo il crepuscolo, accorgendomi che Piccolo non era coricato accanto a me (non pensate male ^_^ ndRanda89) e che non si trovava neanche nella cripta. Indossavo una magliettina nera, geans e scarpe da tennis, un abbigliamento alquanto bizzarro per una creatura della notte come me, ma questi erano gli unici vestiti con cui mi sentivo a mio agio.
Mi sedetti su una lapide in marmo, pensando a come avrei trascorso quella notte. Chissà dov’era finito Piccolo… erano ore che non si faceva vivo e io stavo cominciando ad annoiarmi. Cosa avrei dato per veder sbucare una cacciatrice da dietro un albero proprio in quel momento. Avevo tanta voglia di combattere! Non ebbi neanche il tempo di sospirare che sentii una voce profonda e assai familiare accanto a me.

“Erano secoli che non vedevo tanta luce…” accanto a me era seduto un uomo robusto, di carnagione verde, con le orecchie a punta e gli occhi di ghiaccio che osservava il cielo quasi rapito dal pallore della luna. Piccolo indossava pantaloni neri e una maglietta senza maniche sempre scura, e quella notte non si era messo la solita giacca in pelle nera che portava sempre addosso e che mi piaceva da impazzire. A quanto pareva pure lui avvertiva l’imminente arrivo delle calde notti estive come me.

“Ma guarda chi si rivede” dissi in tono sarcastico.

“Ben svegliata” mi disse abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi come faceva quando meditava.

“Dov’eri finito?” gli chiesi.

“Stavo meditando…” rispose indifferente.

“Ah…” dissi, poggiando la testa sulla sua spalla. Cercai una posizione comoda per sistemarmi, poi chiusi gli occhi, godendomi quella notte così tranquilla e silenziosa, che –ne ero sicura- non dispiaceva neache a Piccolo.

“Sensei…” dissi dopo un pò.

“Mmh?” fece Piccolo, aprendo gli occhi.

Alzai la testa per incrociare lo sguardo del namecciano, mostrando due occhi divenuti improvvisamente color rubino, che luccicavano più delle stelle che stavano sopra di noi “Io ho fame” dissi.

Piccolo sorrise malizioso, quando delle voci non molto lontane attirarono la nostra attenzione, e disse “Guarda, guarda…” Indicò un ragazzo e una ragazza che percorrevano la stradina del cimitero conducente ad un'antica cappella. Sembravano alquanto eccitati di trovarsi in un cimitero in piena notte e continuando a sghignazzare silenziosamente si guardavano intorno, procedendo per il sentiero a passo moderato. Erano settimane che non vedevamo umani passeggiare per il cimitero in piena notte e questa fu una vera sopresa per entrambi. Evidentemente a New York vi erano ancora stolti che non facevano caso ai numerosi articoli di cronaca nera che apparivano recentemente sui giornali.

“Vieni…” Piccolo mi prese la mano e mi portò verso la cappella alla quale conduceva il sentiero. Nonappena fummo davanti alla porta, Piccolo entrò dentro svanendo nell’oscurità; io lo seguii. A quanto pareva il mio maestro aveva voglia di divertirsi un po’, cosa che mi dilettava parecchio.

Pochi secondi dopo udimmo le voci dei due fidanzatini, che in un attimo giunsero davanti alla porta aperta della cappella.

“Wow” disse il ragazzo “chissà cosa c’è dentro, magari troviamo un fantasma” si avvicinò alla porta cercando di intravedere qualcosa nell’oscurità, il che era decisamente impossibile.

“Smettila Mark, non sei affatto divertente” lo rimproverò la ragazza che non sembrava così sicura come il compagno.

“Eddai, non dirmi che hai paura” la stuzzicò divertito.

“Senti, ne ho avuto abbastanza di questa passeggiata…torniamo indietro” piagnucolò la ragazza.

“Va bene, però prima entriamo a dare un occhiata”

“Non ci penso neanche, io ho paura”

“E fai bene, ragazzina…” disse Piccolo che varcò la porta, uscendo dalle tenebre e mostrandosi alla luce della luna.

“Santo cielo…” squittì la ragazza con gli occhi sgranati, che con uno scatto si aggrappo al braccio dell’amico.

“Cosa ci fanno due ragazzi indifesi in un cimitero desolato?” chiese Piccolo in tono maligno, squadrandoli da capo a piedi.

I due non risposero, ma iniziarono a tremare rumorosamente.

“E’ pericoloso girovagare in un cimitero a notte fonda, non trovate?” dissi uscendo dalla cappella e raggiungendo il mio maestro.

Fu il ragazzo che trovò il coraggio per rispondere “Voi… v-voi… c-chi siete?”

La ragazza non attese una risposta, lasciò la presa del ragazzo e scappò veloce percorrendo il sentiero nel tentativo di raggiungere il cancello del cimitero.

In una frazione di secondo Piccolo fece un grande salto e giunse davanti alla ragazza che si bloccò di scatto “Non è molto educato da parte tua scappare così… stavamo iniziando a conoscerci…” disse il namecciano con un ghigno magligno stampato sulla faccia.

“A…a…aiuto” la voce strozzata in gola. Le gambe della ragazza non ressero per il panico e cadde a terra.

Fu in quel momento che Piccolo cominciò ad avanzare verso lei a passi lenti.

“Rachel!!!”urlò il ragazzo. In quel momento scattai dietro di lui “Perché urlì, tanto non puoi fare niente per lei…” sussurrai.

Il ragazzo si voltò e quando mi vide dietro di lui, fece un balzo all’indietro per lo spavento e cadde a terra.

Intanto la ragazza si divincolava cercando di alzarsi in piedi ma i muscoli indolenziti le impedivano di reggersi in piedi. Solo qualche secondo dopo si accorse che Piccolo era proprio davanti a lei. La osservò con sguardo perfido e abbozzo un sorriso che mostrò i canini affilati. La ragazza non riuscì a produrre alcun tipo di suono e così Piccolo le fu addosso. Avvicinò la testa al collo della vittima “Stai tranquilla, non ti farò molto male” sussurò e la morse. La ragazza urlò forte finchè non perse i sensi.

Sentii l’urlo straziato della vittima di Piccolo e così rivolsi lo sguardo al ragazzo che era ancora disteso a terra tremante “Ora tocca a te”dissi.

“No… n-no… t-ti prego…” balbettò. Gli balzai addosso e affondai i canini nel suo collo dal quale fuoriuscì copioso sangue. Quando ebbi finito, raggiunsi il mio maestro e lo vidi in piedi mentre osservava il cadavere della ragazza inzuppato nel sangue. Quando gli fui vicino gli chiesi “Com’era?”

“Dolce…” rispose cercando di assaporare ciò che gli rimaneva in bocca del sangue appena succhiato. Il sangue dolce era una rarità in quei tempi. In un secondo momento Piccolo si accorse di una goccia di sangue che mi colava dal labbro, così sfregò delicatamente il suo pollice sul mio mentò e se lo portò alla bacca per assaggiarlo.

Gli sorrisi

“Vado in città, vieni?” mi domandò Piccolo.

“E melo chiedi?” risposi.

All’improvviso sentimmo una voce dietro di noi “DANNATI VAMPIRI!!!”

Ci voltammo

“Una cacciatrice!” dissi mettendomi in posizione di combattimento. Piccolo anche.

“Maledetti, non la passerete liscia” disse con sguardo minaccioso.

“Tze, lo vedremo” fece Piccolo in tutta risposta. Era quasi pronto per attacare quando gli tirai la maglietta.

“Ti prego, sensei, posso provare da sola?” intervenni, prendendo di sprovvista il maestro.

“Mmh… te la senti?” mi chiese, dato che non avevo mai combattuto contro una cacciatrice da sola prima d’ora.

“Si” risposi con tono deciso.

“D’accordo” mi disse e sorrise orgoglioso.

Volevo dimostrare a Piccolo quanto ero migliorata durante queste settimane e questa era l’occasione giusta per farlo.

La cacciatrice prese un paletto in legno dal cappotto e senza perdere altro tempo si fiondò su di me Cominciò a sferrare potenti colpi che io riuscii a parare senza troppe difficoltà e notai che il suo paletto era sempre diretto a colpire il mio cuore, aveva una mira perfetta e di sicuro non era una principiante. Era arrivato il momento del contrattacco, così smisi di schivare i suoi colpi e le sferrai un forte calcio sulla nuca che la fece sbattere contro una lapide. La cacciatrice si rialzò un po’ scossa e si fiondò di nuovo su di me, cercò di colpirmi con un pugno al viso ma io mi abbassai e la colpii violentemente allo stomaco. La ragazza si inginocchiò a terra dolorante e così mi girai verso Piccolo che assisteva al combattimento. Quello fu il mio errore perché la cacciatrice, approfittando di questa mia distrazione, estrasse dalla tasca una croce e me la puntò davanti agli occhi. Sentii un fortè fitta che mi attanagliò le viscere e caddi a terra paralizzata. La cacciatrice si alzò in piedi pronta a infliggermi il colpo finale, chiusi gli occhi per la paura e aspettai la mia ora. Passò qualche secondo… e io ero ancora viva. Cosa poteva essere successo? Aprii gli occhi e vidi il braccio della cacciatrice che teneva il paletto pronto a perforarmi il cuore stretto nella mano del maestro. Ero salva! La cacciatrice cercò di divincolarsi ma era tutto inutile, così Piccolo strinse la mano della cacciatrice che teneva il paletto e glielo conficcò nello stomaco. La donna cadde a terra come un peso morto. In quel momento mi ripresi e mi alzai, ancora un po’ barcollante, trovandomi faccia a faccia col maestro.

Deglutii

“Ti sei resa conto di quanto il tuo errore sia stato madornale?” mi chiese serio, lanciandomi sguardi di rimprovero.

“S-si” risposi a stento.

“Spero che non succeda mai più” vociò mettendosi le braccia conserte.

Non risposi.

“Tuttavia” sorrise “per il resto sei andata benone” disse. Poggiò una mano sui miei capelli ricci e li scompigliò affettuosamente.

Abbozzai un sorriso. Credevo di averlo deluso, invece era sempre fiero di me e non gli avrei mai dato motivo di pensare il contrario.

Così ci incamminammo verso la città.
THE END


Nota Randa89: grazie di leggere... commentate x favore!
 
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