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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: ZORO: L`ARENA
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: kei86 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/06/2006 23:52:18

sangue, botte da orbi, azione e.... zoro.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

MA CIAO!!!
Eccomi qui dopo un anno di silenzio.. di nuovo..
Devo dire che questa fic l'ho scritta perchè ripassando un po' le file delle fic mi sono accorto che su ONE PIECE nn scrive più nessuno! Il vero motivo però è stato quello di riportare alla ribalta un personaggio che ultimamente nel fumetto è stato un po' messo da parte, secondo il mio punto di vista. Sto parlando di Zoro!! Dove cazzo è lo spadaccino che è in lui?? Chissenefrega se sa tagliare a metà un treno.. io volgio vederlo in azione cavolo! Per tutti i nostalgici del nostro vecchio e amato Zoro ecco una fic piena di samngue e azione! ;)




Zoro :L’Arena



Le strade di Tolea erano affollate. La città era nota per il grande afflusso di turisti che, nel periodo estivo, approdavano sulle coste calde e soleggiate della linea rossa. Il grande mercato centrale era l’evento settimanale che richiamava il maggior numero di persone della città e della periferia. Le bancarelle, sotto i pesanti tendaggi, gremivano di merce fresca di estate. Tutto era immerso in un gran vociare di venditori e di massaie preoccupate per l’aumento dei prezzi. Al centro della grande piazza si tenevano spettacoli d’intrattenimento a opera di comici attori in erba. Zoro era in piedi dietro a un gruppetto di bambini e seguiva svogliatamente una ridicola esibizione di un sedicente Clown da strapazzo. Indossava una camicia azzurra a maniche corte sbottonata e un paio di calzoncini corti beige. Il Clown stava facendo un giochetto di prestigio ai bambini, voleva far sparire la moneta dalla sua mano e farla ricomparire dietro l’orecchio ma più provava a fare il trucco e meno gli riusciva. Più volte la moneta gli era sfuggita di mano rivelando il trucco agli sguardi attenti dei giovani bambini. Lo spadaccino dopo aver assistito all’ennesimo fallimento del comico decise di andarsene a fare un giro. Un bambino cercò di trattenerlo con scuse e suppliche ma Zoro non si fece ingannare da quegli occhi furbetti.
- Queste cose non fanno per me -
Prese le sue spade e se ne andò lungo la Frerry Road, la via principale della città. Ogni tanto si fermava a osservare qualche costoso gingillo o gli alimentari. Erano giorni che non faceva un pasto decente. Svoltato l’angolo di Mirror road si accorse di un gruppo di marines che veniva verso di lui. Probabilmente erano lì per un giretto di controllo ma Zoro non voleva rischiare. Subito si nascose in un vicolo stretto e buio e si arrampicò su una grondaia per raggiungere il tetto. Da lì poté osservare la situazione. I militari erano dieci tutti giovani e freschi di accademia, non ci avrebbe messo molto a farli fuori ma non voleva dare nell’occhio. Decise di raggiungere casa sua saltando di tetto in tetto. In quel modo avrebbe bruciato km di strada inutile e tempo prezioso. Arrivato sul tetto di casa sua aprì una piccola botola nel pavimento e si calò di sotto.
- Casa dolce casa –
Appoggiò la camicia su una sedia e si prese una bottiglia di birra. Si sdraiò sul divano e cominciò a bere fino ad addormentarsi. Il casino dei bambini per strada lo svegliò di soprassalto. Il mercato era finito e i mercanti, come ogni sabato, si facevano aiutare dai bambini a sgombrare le strade. Il postino lanciò attraverso la finestra aperta una lettera e il nuovo giornale locale. Zoro si alzò per prendere il giornale. Un solo articolo riuscì ad attirare la sua attenzione. A Red Town avevano riaperto L’Ilo. L’Ilo era un vecchio negozio di liquori nella via principale della città. In realtà il negozio era solo una copertura per mascherare il traffico illecito di uomini e di soldi. Due gladiatori in un’arena che si scannavano fino allo stremo, nessuna regola, tutte le armi e tutte le discipline erano ammesse.
A Zoro piacevano quei posti, ma non poteva frequentarli troppo se voleva proteggere il proprio anonimato. Per quanto ne sapeva era l’unico ricercato in città, e non aveva voglia di ritrovarsi una fila di marines, per quanto scarsi, davanti a casa a tutte le ore. Ogni tanto, quando l’Ilo era ancora aperto, si concedeva un pomeriggio nella gabbia, giusto per ricordare a sé stesso chi era e cosa sapeva fare. Ma non prendeva mai i soldi che vinceva, e non parlava mai. Non poteva permettere a qualche informatore della marina di registrare il tono della sua voce, sarebbe stato come sbandierare ai quattro venti la sua identità. Per questo quando partecipava agli incontri si firmava sempre con nomi diversi e indossava abiti inconsueti. A volte perfino si tingeva i capelli di un colore diverso per non farsi riconoscere.
Lo spadaccino stentava a crederci. Soprattutto non riusciva a credere che la notizia della nuova apertura fosse scritta sul giornale.
- E così hanno riaperto l’Ilo!- pensò – Chissà se è la stessa Ilo che conosco io! -
L’idea di tornare in quel posto di sangue e violenza lo eccitò. Prese una borsa e la riempì freneticamente di indumenti. Aprì l’armadio e rimase per un attimo in contemplazione. Le sue splendide spade erano lì, belle come sempre, che aspettavano di essere usate ancora una volta da lui. Prese una sacca e vi infilò due spade la Sandai Kitetsu e la Yubashiri. Portarsene tre non gli sembrava il caso, ma prima di chiudere l’armadietto gli venne un rimorso. Dopo tutto quello che avevano passato insieme, lui e le sue spade, gli sembrava un’offesa scegliere di portarsi dietro solo due su tre. Prese anche la Wado Ichimonji e uscì di casa. Solo al momento del bisogno avrebbe scelto quale lama usare nell’arena.

L’arena era esattamente come se la ricordava. L’ingresso, in superficie, corrispondeva ad un negozio di liquori,L’Ilo, nel quale un ex carcerato, grosso come due orsi e affascinante in proporzione sedeva dietro la cassa leggendo una rivista di tatuaggi. Bisogna dire che Rand, il titolare del negozio, sconvolgeva tutti i cliché che si possano immaginare sui carcerati. Era tatuato, come tutti del resto, ma non in modo eccessivo e aveva un carattere molto cordiale, disarmante. Faceva sempre un po’ effetto trovarsi un uomo di tale possanza dietro a un bancone. Accettare il resto che lui ti porgeva con le sue grandi mani. Inoltre molti dei suoi liquori erano di annata e costavano parecchio. Certo, dirigeva un bar clandestino frequentato da malfattori e criminali, sadici e ricercati, ma nella vita ci si deve accontentare! Del resto chiunque vi mettesse piede sapeva esattamente a cosa stava andando incontro, e nessuno veniva mai chiuso dentro.
- Ehy carciofo! – lo salutò Rand, alludendo al colore dei suoi capelli.
- Sei venuto a scannare un paio dei nostri campioni? -
Lui gli concesse uno dei suoi sorrisi più disarmanti e l’omone fece un cenno ad un suo compare, nascosto nella penombra dietro il bancone. A sua volta, quello fece segno a Zoro di seguirlo, e il ragazzo obbedì, salutando Rand con un gesto vago della mano.
Rand lo afferrò per il polso e lo tirò un momento da parte.
- Sei nuovo di qui vero? – gli chiese.
Zoro fece un breve cenno della testa, anche se parlare davanti a un ex carcerato non gli avrebbe creato problemi.
- In effetti è la prima volta da quando ha cambiato gestione! –
Rand lo guardò attentamente scrutando ogni centimetro del suo corpo.
- Ragazzo non voglio deluderti ma non credo tu possa sopravvivere molto la dentro con il nuovo regolamento! Non è più un semplice incontro tra due combattenti ma un vero e proprio Survivor. Niente più gironi, solo tu contro tutti. Il primo che entra rimane finché non viene sconfitto! E così chi lo sconfigge. E’ un susseguirsi di vincitori e vinti che si battono per non morire fino all’esaurimento degli iscritti – spiegò Rand.
Zoro sorrise e ringraziò. Rand lasciò la presa e Zoro proseguì dietro il collega che lo guidò nel retro lungo un breve corridoio, fino ad una parete che nascondeva una porta scorrevole. Gli diede il benvenuto e attese che varcasse la porta richiudendola dietro di lui. Davanti a Zoro una scala a chiocciola portava al piano inferiore dove una guardia lo stava attendendo per l’iscrizione.
- Hai domande ? – chiese la guardia mentre Zoro firmava sul registro.
- Mi è tutto chiaro! – rispose lo spadaccino.
- Sta attento alla femmina! E’ una tosta! –
- Non sarà un problema! – incalzò Zoro.
La guardia aprì la doppia porta blindata dietro di se e lasciò entrare il ragazzo. Il fragore lo investì come un’onda anomala. Assurdo quanto potesse essere alta la musica, in un locale dove la gente si sgola per incitare i propri bignamini o semplicemente solo per fare un po’ di casino. Ai tempi non c’era la musica, non c’era mai stata. Scese i gradini della breve scala metallica a passo spedito, ma senza fretta, dando un’occhiata preliminare alla clientela e all’atmosfera generale, quindi prese posto al bancone. Ordinò una birra e ruotò il corpo per osservare la sala. Nessuno ballava, ma il locale era pieno e l’eccitazione era comunque alle stelle. Tutta l’attenzione era monopolizzata dai due gladiatori che si stavano pestando nella gabbia. In realtà uno dei due aveva smesso di pestare già da un pezzo, ma l’altro, un bestione dagli avambracci titanici, non sembrava essersene accorto o forse semplicemente non gli interessava. Continuava a macellare il suo avversario a suon di cazzotti, come fosse un sacco vuoto.
- Il vincitore di questo incontro è Glaudios il vendicatore! –
Il finto arbitro alzò il braccio del vincitore e invitò il nuovo avversario ad entrare nella gabbia.
Ovviamente quelli erano solo incontri preliminari, semplici riscaldamenti per intrattenere il pubblico troppo annoiato dalla musica disgustosa. I veri incontri sarebbero incominciati poco dopo il suono della sirena. Zoro finita la sua birra chiese al barista dove fosse lo spogliatoio per i partecipanti. Nello spogliatoio un ammasso di gentaglia, la più malfamata che potesse esistere, si stava preparando. Era un grande spazio adibito a spogliatoio - palestra. Zoro cercò velocemente con lo sguardo la famosa ragazza da temere ma non la vide. Si sedette su una panchina e slacciò la sacca da cui tirò fuori le sue spade luccicanti.
L’energumeno entrò nello spogliatoio, ciò significava che gli incontri stavano per cominciare. Anche la musica era stata tolta per godersi le urla atroci di dolore dei partecipanti e per permettere agli spettatori di inneggiare e scommettere.
La sirena suonò e il commentatore aprì la serata presentando il campione della vecchia stagione: un uomo pesce alto due metri e mezzo e con un tono muscolare invidiabile. L’uomo pesce sarebbe stato il primo a entrare nella gabbia.
- Siamo tutti fottuti! – esclamò un altro uomo pesce, molto mingherlino rispetto al campione.
- E perchè mai? – domandò Zoro.
- Hai visto il campione! E’ Morax il braccio destro di Drakul Mihawk, uno della flotta dei sette.
Zoro non poteva credere alla sua fortuna. Un suddetto di Mihawk partecipava all’arena. Un’occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire, battendolo poteva fagli confessare il luogo in cui si nascondeva lo spadaccino in modo tale da stanarlo e sfidarlo nuovamente.
Lo spogliatoio era direttamente collegato con la gabbia. Il ring era magnifico e inquietante al tempo stesso. Un quadrato di cemento assolutamente spoglio, circondato da una rete metallica quasi troppo fitta per arrampicarcisi sopra, ma abbastanza per aggrapparcisi con le dita, abbastanza per graffiare la pelle, abbastanza perché il pubblico potesse godersi tutto questo. E alta. Forse quattro metri. Nessun ingresso, il che significava soprattutto nessuna uscita. Nessuna via di fuga. I combattenti venivano fatti salire con una scala metallica a pioli, e poi si gettavano nella gabbia dall’alto e una volta atterrato non potevi più tirarti indietro, e non era un modo di dire.
Il portellone che dava sul ring si aprì e il primo sfidante su convocato. Si trattava del bestione che prima stava intrattenendo il pubblico. Lo chiamavano Il vendicatore. Dopo due minuti di match il vendicatore era a terra sfinito e l’uomo pesce appoggiato alla grata di ferro che si godeva l’agonia dell’avversario. All’improvviso il perdente scattò. Estrasse un coltellino dallo stivale e sferzò la coscia dell’avversario, quindi mirò al volto, ma lo squalo si era già ripreso. Ridendo come un pazzo gli afferrò il braccio, premendolo contro il proprio torace e torcendolo, facendogli perdere di mano l’arma e lo schiantò contro la rete metallica che li divideva dagli spettatori esaltati. Rivolse loro un sorriso grottesco e raccolse l’avversario, che si era rannicchiato sul pavimento, afferrandolo per il collo con una sola mano.
Il cronista della serata fece per gridare qualcosa per fermarlo, ma era inutile, Morax era in preda alla sua frenesia. Con un leggero gesto scaraventò in aria l’avversario facendolo volare al di fuori dell’arena. Il vendicatore atterrò di testa a tre metri di distanza dalla gabbia morendo sul colpo. La folla esplose in un’ovazione. Il conduttore annunciò il nuovo sfidante. E poi un altro e un altro ancora. Morax ne sconfisse dieci in un’ora.

Arrivato in cima, Zoro spinse via la scala a pioli con un calcetto, restando in equilibrio sul bordo metallico della gabbia, al suo fianco le due spade scintillanti. Intanto il cronista della serata annunciava il nuovo incontro.
- Fate la vostra puntata signori! Morax Lo squalo Tigre oggi è alla sua decima vittoria della giornata, e sta per affrontare un nuovo avversario. Lo squalo tigre contro Zed lo spadaccino! Fate la vostra puntata prima della campana! –
Zed. A Zoro piaceva quel nome. Gli ricordava come lo chiamava Kuina quando non faceva la superiore e non si dava delle arie. Gongolò un po’, facendo bella mostra della propria agilità, un passetto in avanti, due passetti indietro, mentre Morax là sotto si spazientiva e grugniva come l’animale che era, scuotendo selvaggiamente la testa fradicia di sudore. Poi piroettò verso il basso, atterrando delicatamente nell’angolo opposto a quello dello squalo. Agile. Soprannaturalmente agile, certo, ma dando l’impressione di non essere nulla più di questo. Non voleva che Morax si accorgesse di avere davanti qualcuno da temere. Un vero avversario, invece che un banale passatempo. Qualcuno che avrebbe potuto tagliarlo a metà con un solo fendente.
Lo Squalo gli rivolse un sorrisetto famelico.
- Singolare! – esclamò.
Zoro lo guardò incuriosito. Non sapeva che prima di cominciare a lottare si facesse conversazione. Non voleva perdere tempo prezioso.
- Hai tre spade! – continuò l’animale – Molto singolare –
Lo spdaccino si guardò subito la cinta colto da un dubbio atroce. No non aveva sbagliato, con lui aveva solo due spade. Una gomitata di Morax lo investi facendolo volare contro la rete metallica. Lo squalo scoppiò in una risata.
- Non pensavo ci cascassi pivello! Nessuno può portare con se tre spade! Sei poco sveglio -
Zoro si rialzò a fatica. La vista appannata e la bocca sanguinante. Diede un’occhiata veloce alla fisionomia del suo nemico in cerca di punti deboli. Morax aveva muscoli solidi,denti aguzzi, lineamenti decisi, piuttosto raffinati per essere così animaleschi. Sudorazione copiosa. Respiro pesante. E le vene superficiali gli spiccavano attraverso la pelle come cavi d’acciaio. Manifestazioni fisiologiche decisamente insolite per un uomo pesce, anche per uno possente come lui. Nemmeno Arlong dopo l’estenuante duello contro Rufy era conciato così. Zoro pensò a quale anabolizzante si fosse affidato. O semplicemente dopo dieci duelli il bestione aveva fame. Lo spadaccino preferì non scoprirlo.
Si alzò lentamente facendo leva con una delle spade ed ecco che Morax era di nuovo su di lui.
Mentre Zoro perdeva tempo a sguainare la spada, e a esaminarlo, lui aveva fatto la sua mossa. Lui deviò facilmente i suoi attacchi, ma non poté evitare una testata in pieno viso, che la scaraventò nuovamente contro la rete. Morax gli affondò nello stomaco un pugno grosso come un badile, lo sollevò prendendolo per la camicia e lo fece volare per tutta la lunghezza della gabbia fino a farlo cozzare contro la rete opposta. Il cemento non è un buon terreno sul quale schiantarsi dopo una serie di contusioni multiple.
La forza degli uomini pesce era davvero così dirompente? Ne aveva già combattuti in passato ma non si ricordava fossero così spaventosi. Da quando gli uomini pesce sono così veloci fuori dall’acqua? Dovrebbero essere lenti e impacciati, e invece Morax sembrava essere perfettamente a suo agio. L’aveva preso alla sprovvista! Nessuno poteva prenderlo alla sprovvista, di certo non quell’animale imbufalito! Sguainò le due spade e si preparò all’attacco. Scattò sulla sinistra del nemico e scagliò un fendente per testare la resistenza della pelle degli uomini pesce. Come ipotizzato la pelle era così dura che un fendente poteva solo graffiarla superficialmente. Morax lo guardò divertito.
- Tutto qui quello che sai fare ragazzino? –
Il gomito di Morax investì Zoro, proprio all’altezza dello sterno, così forte che gli sembrò che i polmoni gli schizzassero fuori dalla schiena. Poi l’energumeno lo sollevò e se lo portò al viso, guardandolo negli occhi.
- Sei venuto a farti ridicolizzare? Ho capito chi sei, e non mi fai paura. Io ti schiaccio come un verme e ti uso come straccio per i pavimenti –
Seconda capocciata della giornata, seguita da violenta ginocchiata allo stomaco. Quando il mondo smise di girare, Zoro si accorse di essere di nuovo sul pavimento. Piuttosto lontano da Morax, per fortuna.
Ok. La storia del finto debole non aveva funzionato. Morax sosteneva di sapere la vera identità dello spadaccino, il che spiegava il trucchetto delle tre spade. Cosciente o no di chi avesse davanti lo squalo tigre non ci andava di certo leggero. Zed aveva ricevuto colpi tanto pesanti da stendere un mostro marino in pochi secondi. Quando il bestione si fece di nuovo sotto, Zoro diede uno scatto di reni e roteò le gambe. Morax lo schivò, ma a Zoro non importava. L’importante era alzarsi, muoversi, spalle lontane dal pavimento e occhi sull’animale. Era ora di fargli male. Morax era veloce, ma non così tanto da sorprenderlo di nuovo, se lui non voleva. Zoro era un cacciatore di taglie, uno dei più valorosi spadaccini, era nato per fare il culo a quelli come lui.
L’enorme pugno dello squalo si mosse di nuovo, ma questa volta si mosse anche Zoro. Una saetta. Deviò il polso di Morax con il piatto di una spada e gli affondò l’altra nel rene sinistro.
Un violentissimo malrovescio investì Zoro facendolo volare di nuovo a terra. Non c’era dubbio. Quel Morax era una vera belva. L’animale si sfilò violentemente la spada dal colpo e la spezzò a metà con una sola mano. Poi lanciò alle sue spalle i pezzi.
- I tuoi artigli non mi fanno un cazzo ragazzino! -
Morax provò un nuovo attacco ma Zoro lo anticipò ferendolo alle costole, allo stomaco, all’interno del ginocchio con una velocità impressionante. Morax urlò, crollando in avanti.
- Ciao Morax – gli sussurrò all’orecchio, torcendogli il braccio dietro alla schiena e scaraventandolo contro la rete.
- Ho saputo molte cose interessanti sul tuo conto nello spogliatoio! Dicono che fai parte della ciurma di Mihawk! – disse lo spadaccino torcendo sempre più il braccio. Morax urlò ancora.
- Che cazzo vuoi moccioso? -
- Speravo di farti dire dove si trova il caro vecchio Drakul con le buone! Ma tu sei uno tosto e hai voluto farmi incazzare -
Lo voltò, gli fece fare un giro verso il centro della pista, e gli diede un assaggio del proprio ginocchio. Morax piroettò in aria, atterrando sulla pancia. Zoro gli si sedette sulla schiena e gli sollevò la testa prendendolo per i capelli.
- Hai osato spezzare la mia spada! Ora o mi dici dove si nasconde Mihawk, o ti stacco la testa. E lo farò piano piano. Dapprima affonderò la spada nella gola e lentamente avanzerò fino alla spina dorsale –
Morax con un grande sforzo di reni sbalzò a terra lo spadaccino si rimise in piedi. Le ferite sanguinavano copiosamente, ma lo squalo non aveva lo stesso aspetto iniziale, vene gonfie e sguardo iniettato di sangue. Sta volta Zoro l’aveva fatto davvero incazzare. La bestia caricò sul ragazzo che si difese con la spada. L’avambraccio di Morax era largo quanto una trave e altrettanto possente. La spada volò via dalle mani dello spadaccino e si conficcò nella rete. Zoro indietreggiò e si preparò ad un'altra trave che lo investi facendolo finire a decine di metri dall’animale, proprio sotto la rete.
- Non fai più lo sbruffone ora vero? -
Zoro si rialzò a fatica. Era fradicio di sudore e sanguinava dalla bocca. Probabilmente aveva qualche emorragia interna. Tutto quello che gli serviva era una bella dormita per riprendersi ma non poteva dormire in quel momento. Non lì. Morax stava avanzando nuovamente e Zoro sapeva che disarmato aveva ben poche speranze di eliminarlo. Evitò una gomitata dell’animale, rotolò alle spalle del nemico e saltò a piedi uniti colpendolo proprio sulla spina dorsale. Lo squalo atterrò sulla rete urlando. Una corsa disperata verso la sua Sandai kitetsu e il gioco sarebbe finito, ma Morax non voleva cedere. Zed afferrò la spada e si girò di colpo ferendo in peno volto l’animale che si mise le mani sulla faccia urlante di dolore.
- I miei occhi! – gridò.
Zoro approfittò dei questa momentanea cecità dell’avversario per atterrarlo con la spada. Quando Morax riaprì gli occhi feriti si ritrovò a terra con una spada puntata in mezzo agli occhi. Zoro in piedi fiero e sudato, ma ancora percettivo e pronto a farlo fuori in qualsiasi momento.
- Dove si nasconde Mihawk? – domandò una sola volta.
Morax ringhiò. La folla esaltata dal magnifico scontro urlava allo spadaccino di tagliarlo a fettine e farci una frittura mista. Volevano la morte del campione.
- Li senti? Ormai hai perso! Dammi quello che voglio e ti salverò la vita! -
Morax ringhiò di nuovo con il risultato di ricevere una pedata allo stomaco. Lo spadaccino vedendo che il bestione resisteva continuò con una serie di calci e pestate allo stomaco. Morax prese il tempo di quel martellare e al momento opportuno scattò. Col braccio spostò la spada dal suo volto e roteando sui glutei fece lo sgambetto allo spadaccino.
- Non mi hai ancora sconfitto! -
L’animale calciò allo sterno e fece volare in aria l’avversario. La folla esaltata urlava e inneggiava il suo nome. Alcuni battevano sulla grata per fare casino. Lo scontro era uno dei più belli che si siano visti all’Ilo. Morax afferrò al volo Zoro per un piede e cominciò a girare su se tesso. Lo spadaccino stava per perdere i sensi. Per liberarsi da quella giostra mortale, che lo avrebbe di sicuro fatto rincontrare con la rete metallica, allungò un braccio e conficcò la lama nel cemento. Morax si bloccò di colpo. Zoro con la gamba libera calciò l’animale e si liberò dalla presa. Un po’ stordito si accasciò sulle ginocchia. Lo squalo tigre scoppiò in una risata animalesca.
- Vuoi proprio saperlo Zed? – domandò ironico – E Island! Ecco dove si trova -
Grosso errore!
Il bestione, sicuro di aver già vinto, aveva fatto il paso falso che gli sarebbe costata la vita. Zoro stava aspettando solo quel momento. Con uno scatto fulmineo Zed liberò la lama dalla sua prigione di cemento e colpì l’animale. La spada trapassò l’inguine e i genitali di Morax con violenza. Lo squalo disorientato e dolorante, sputò sangue dalla bocca e poco prima di essere squartato a metà dallo spadaccino accennò un sorriso. Dopo tutto si era divertito quella sera.

Zoro era a terra sfinito.
Il cronista annunciò la sua vittoria con tale enfasi che la voce gli divenne roca e il pubblico cominciò a gridare il suo nome. Zed, Zed. Ma zoro non si alzava. Era crollato privo di sensi. Troppo stanco per muovere di nuovo un muscolo. Troppo dolorante per continuare. Il cronista scese nella gabbia per accertarsi della salute del vincitore. Non c’erano vincitori. Entrambi i lottatori giacevano a terra, uno morto e l’altro in prossimità di esserlo. Una cosa del genere non si era mai vista nell’arena.
- Signori e signore! Zed sembra essere impossibilitato a continuare! E’ una cosa inaudita! Non era mai successo prima! –
Il vocalist chiamò il proprietario del locale, Rand, che subito si precipitò di sotto per accertarsi della situazione. Dopo aver visto le condizioni dello spadaccino e aver fatto ripulire l’arena dai resti di Morax decise di dare al vincitore il tempo di riprendersi. Altri due lottatori sarebbero entrati nell’arena e non appena Zed fosse stato anche solo nelle condizioni di strisciare sarebbe rientrato nell’arena.
Passò una buona mezzora prima che Zoro riprese conoscenza. Nell’arena si erano già svolti cinque incontri, tutti vinti da una certa Violet, una spadaccina bella quanto letale. Si levò a sedere sulla panchina sulla quale era stato steso e si massaggiò gli occhi. La bocca sapeva di ferro e i sensi si stavano pian piano riprendendo. Lo spogliatoio era deserto. L’ultimo lottatore era nell’arena e a sentire dagli incitamenti del pubblico le stava prendendo di santa ragione. Zoro si portò a se la sua sacca e prese le sue spade. La Sandai kitetsu era stata appoggiata a un armadietto. Che colpo di genio sostituire la Yubashiri con una volgare spada trovata nello spogliatoio! Aveva previsto che Morax potesse avere una forza tale da frantumare una spada e così aveva sostituito le lame portandosi dietro solo la spada di Kuina.
L’incontro nel ring era finito e il cronista stava annunciando la vittoria di Violet. Zoro si mise in piedi e inforcò tutte e tre le spade. Al diavolo l’anonimato! L’uomo pesce aveva ridotto i suoi movimenti e le sue energie al 50%, anche se stava per battersi contro una donna non poteva rischiare di perdere. Il vocalist diede dieci minuti di riposo alla guerriera e la musica nel locale tornò a tuonare. Zoro ne approfittò per andare al bancone del bar a farsi una birra. Era l’ultimo guerriero rimasto e la sua avversaria era di certo un osso duro, un goccetto non gli avrebbe fatto male. Il barista si congratulò con lui prima di lasciarlo andare a preparasi.
Zed fu il primo ad entrare nell’arena. Salì le scalette a fatica e invece si saltare direttamente a terra preferì scendere aiutandosi con la grata. Non poteva permettersi una storta o un dolore al ginocchio. Doveva mantenere integra quella poca forza fisica che gli era rimasta.
- Signori e signore – cominciò il cronista – Ecco a voi lo scontro decisivo! Zed il grande spadaccino che ha eliminato Morax dopo un duello a dir poco stratosferico combatterà in un duello all’ultimo sangue contro la rivelazione della serata! Signori Zed contro Violet! La valchiria dell’Ilo -
La scaletta a pioli si avvicinò alla grata e la porta dello spogliatoio si aprì. La sagoma della ragazza cominciò ad avanzare fino ad uscire dalla penombra. Era alta poco meno di un metro e settanta, i capelli biondi raccolti in una coda di avallo lunga e morbida, i seni sodi stretti in un corpetto rosso con rifiniture in ferro. Indossava dei pantaloni di pelle neri attillati a vita bassissima e degli stivali neri tacco dieci che le arrivavano al ginocchio. Con se aveva due spade. Spadaccino contro spadaccino! Chi avrebbe vinto l’incontro? La bella salì la scala con cauta lentezza senza mai staccare gli occhi di dosso da Zed. Con un a piroetta atterrò proprio davanti al suo avversario e prima di rialzarsi lo guardò con i suoi splendidi occhi viola. Il cronista diede il via al match ma Violet, come da spadaccina che si rispetti, volle stringere la mano al suo avversario.
- Morax era solo un esaltato! Non trattenerti perché sono una donna – il dolce suono della sua voce colpì Zoro come una gomitata in pieno stomaco.
I due spadaccini si portarono i posizione e lo show cominciò. Dapprima i due dettero un assaggio delle loro doti da schermitori ma presto lo contro diventò violento. Violet schivò con estrema agilità un attacco diretto e ravvicinato di Zed e contrattaccò mirando alle gambe. Lui saltò evitando il colpo e lei roteò velocemente su se stessa cercando di colpirlo al volto. Zoro si abbassò istintivamente e tentò di farla cadere, ma Violet , scaltra e agile come un gatto, evitò lo sgambettò saltandolo e sferrò il suo attacco. I due si trovarono faccia a faccia. Le spade incrociate e stridenti.
- So che puoi fare di meglio! – gli disse lei completamente conscia della forza del suo avversario.
Violet piroettò liberandosi dalla posizione e scagliò un fendente che venne parato da Zoro con estrema facilità. Cominciarono a studiarsi effettuando piccoli passi laterali. Lo spadaccino sferrò un attacco improvviso. Violet roteò di novanta gradi e portò la spada dietro la schiena parando il colpo. Un’altra giravolta e la sua spada passò a pochi millimetri dalla testa di zoro che, per evitare di essere decapitato, si inginocchiò. Cogliendolo di sorpresa la Valchiria tirò un calciò in faccia all’avversario e terminò con un colpo alla spalla. Zoro urlò sotto il possente acciaio della ragazza. Il calcio di Zed colpì proprio sul ginocchio della ragazza che mollò la presa attorno all’arma e cadde a terra. Estratta la lama dalla spalla Zoro la lanciò il più lontano possibile. Violet non si perse d’animo. Divaricò le gambe e roteò sulla schiena ,ribaltandosi in avanti bloccò la spada del ragazzo sotto i suoi stivali. Diede un calcio alla lama e si riportò in piedi con un forte colpo di reni. La ragazza aveva talento, doveva riconoscerlo.
Destro, sinistro, destro, ginocchiata e di novo un destro. La valchiria investì l’avversario con una rapidità inaudita. Zoro non riuscì a parare totalmente gli attacchi. Incrociò le braccia davanti al volto e tentò di resistere a quella furia. Destro, sinistro, destro, un calcio rotante in pieno petto lo scaraventò sul duro e freddo cemento. Di nuovo il sapore amaro del sangue gli imbrattò la bocca. Cazzo se era brava!
Zoro si rialzò tenendosi il petto. Sfoderò la coppia di spade rimastegli e cominciò a farle roteare per qualche secondo nel palmo della sua mano e poi si scagliò contro Violet. La ragazza parò il colpo con l’ultima spada rimastale ma la violenza dell’attacco la fece sobbalzare indietro di parecchi centimetri. Tendo testa al ragazzo con una sola mano con l’altra lo colpì tre quattro volte ai reni per farlo cedere. Tirò persino una ginocchiata ma Zoro resistette. Lei cedette sotto la prestante forza dell’uomo. Indietreggiò ancora, ansimante. La stanchezza cominciava a farsi sentire. Una spada di zoro passò a pochi millimetri dalla testa di lei, proprio mente stava rotolando a terra per andargli alle spalle e sferrare il suo attacco. Zed roteò e la lama della valchiria incrociò con la sua a metà percorso. La violenza dello scontro fece perdere la presa alla giovane. Disarmata Violet cominciò a pensare al peggio.
Saltò all’indietro e cominciò a effettuare una serie di ruote e capovolte fino a raggiungere la sua prima spada persa. Zoro caricò contro di lei con entrambe le lame sguainate, pronte a fare d lei un ottimo spiedino. Violet saltò in alto effettuando una capovolta e atterrò sulle spade dell’avversario conficcatesi nella rete. Gli tirò un calcio in bocca e con un estremo colpo di reni effettuò una ruota in aria atterrando dietro il nemico. Il calcio della valchiria piegò in due Zoro che cade a terra dolorante. Violet estrasse le lame dalla rete e le gettò via come giocattoli vecchi al di fuori della rete.
Fece per avvicinarsi, al ché Zoro si tirò in piedi e la prese per un braccio, portandosi dietro di lei e attorcigliando quella sua bella coda intorno alla mano destra.
- Ammetto che mi hai sorpreso! Ti facevo più debole! Ma nessuno tratta così le mie spade! -
Le piazzò un paio di ginocchiate giusto per farla smettere di dimenarsi e decise che un téte a téte con la grata non le avrebbe fatto male. Sempre tenendola per la coda la scaraventò a terra godendo del rumore che faceva il suo corpo mentre atterrava. Violet si rialzò subito un po’ ciondolante, era riuscita ad afferrare una spada e con questa fece un gesto insolito. Afferrò la sua coda e se la tagliò sotto gli occhi di tutti. Zoro si distrasse guardando l’ammasso di capelli biondi cadere a terra e non si accorse della gomitata di Violet che lo colpi proprio sul sopracciglio spaccandolo a metà. Una serie di calci e di pugni lo investirono. Schivò qualche fendente furioso dell’avversario ma disarmato sapeva che poteva fare ben poco. La valchiria gli sferrò un calcio ai reni, con tanta forza da farlo rotolare malamente fino all’angolo destro dell’arena. La schiena gli faceva un male del diavolo, ma era riuscito a puntellarsi su un gomito, alzando appena lo sguardo verso di lei.
- Andiamo! Tutto qui quello che sai fare? – gli disse.
Zoro allungo una mano e cercò di tirarsi su. Uno spettatore, probabilmente tifoso dello spadaccino, ributtò in campo le sue spade proprio a mezzo metro da lui. La folla esultò per il gesto pronta a godersi un’altra mezz’ora di sangue.
- A quanto pare stiamo dando spettacolo! – commentò lei.
- Siamo qui per questo! -
Zoro rotolò in direzione delle lame e le afferrò con prontezza. Gli rimanevano poche energie e se voleva chiudere il match doveva farlo nel giro di pochi minuti. Lei gli si era avvicinata di nuovo. Entrambe le spade recuperate e lo sguardo agghiacciante. Sollevò un piede e calciò sulla spalla sinistra aprendo di più il taglio che gli aveva procurato poco prima. Zoro trattenne un urlo e con una gomitata levò il piede della ragazza che piroettò pronta a scagliare un calcio rotante. Lui approfittò del momento per scaraventarla a terra con uno sgambetto.
Entrambi erano a terra, entrambi stanchi. Si tirarono subito in piedi e Zed tentò il tutto per tutto con una piroetta sferrò il suo fendente ma Violet effettuò una ruota all’indietro con l’intenzione di evitare il colpo e disarmare l’avversario. La lama passò a un millimetro dai suoi seni. La spada di zoro volteggiò in aria. Violet l’aveva calciata durante la sua acrobazia. La valchiria afferrò al volo la l’arma e sferrò un attacco con tre spade. Due impugnate come se fossero gli artigli si un felino. L’attacco investì zoro totalmente. Lacerazioni ovunque. Cosce, gambe, ginocchia, braccia e petto. La donna aggrediva come una furia. Piroettava e scagliava fendenti ovunque. Zoro riuscì a bloccare l’ultimo attacco incrociando le sue spade proprio al momento giusto. A quanto pare la valchiria aveva qualche nozione di tecnica a tre spade, e questo no nera un bene.
- Sei maledettamente brava ragazzina! -
Violet accennò un sorriso e lo atterrò on una ginocchiata ai reni, un’altra. Accasciato a terra lo spadaccino la vide passeggiare nella stanza volteggiando la sua katana come se fosse stato un ombrellino per il sole. La valchiria si girò di scatto e scagliò il fendente, quello decisivo. La Sandai Kitetsu squarciò il ventre del suo proprietario all’altezza del rene destro. Violet affondò la lama per tutta la lunghezza dell’arma con un sorriso di vittoria.
- Sei finito! –
Zoro si tirò in piedi guardando allucinato la propria spada nel corpo. Era veramente la fine? Poteva il grande Zoro farsi sconfiggere da una donna? Si era ripromesso che mai più una ragazza l’avrebbe messo al tappeto, mai più. Afferrò con decisione l’elsa della sua katana e la estrasse dal corpo con brutale violenza imbrattando il cemento di sangue. La ferita cominciò a sanguinare copiosamente, tanto da fargli perdere la stabilità. Violet rimase basita da tanta determinazione. Zed slacciò la bandana arrotolata intorno al braccio e la indossò. Si tolse la camicia madida di sudore e sangue e la lanciò alle sue spalle.
L’incontro sarebbe durato ancora pochi minuti. La valchiria attaccò nuovamente, ricordando allo spadaccino il sapore dei suoi gomiti. Piroettò e sferrò una gomitata alla mascella. I due ricominciarono a dare di spada. Attacchi e contrattacchi, stoccate di gran classe. L’ultimo attacco della ragazza andò a segno ma Zed non si scompose più di tanto. Scagliò una stoccata che mandò a brandelli i pantaloni di pelle dell’avversaria lasciandola in stivali e hot pens. I due stremati e al limite delle forze decisero di finire l’incontro. O almeno era quello che Zoro aveva deciso. Violet attaccò nuovamente con una piroetta ma Zoro contrattaccò. Le spade della valchiria si frantumarono sotto i possenti attacchi delle spade nemiche. Zoro girò su se stesso incrociando le braccia e scagliò l’ultimo fendente incrociato che scaraventò l’avversaria a metri di distanza. Violet atterrò sul fianco. Sanguinava copiosamente dal ventre. Le lame distrutte e le forze esaurite. Aveva perso.
- Signori e signori il vincitore del match e re della gabbia è Zed! – annunciò il cronista.
Il pubblico scoppiò in urla e applausi. Tutti inneggiavano il suo nome. Molti chiedevano la vita della spadaccina.
Violet in lacrime cercò di mettersi a sedere. Lui le si avvicinò con lentezza. Le spade salde nelle mani. Lei sapeva cosa stava per fare. L’avrebbe terminata lì davanti a tutti. Proprio sopra di lei Zoro le porse la mano e l’aiutò ad alzarsi. Voleva congratularsi con lei per il magnifico incontro. Da tempo non si scontrava con spadaccini degni di chiamarsi spadaccini.
- Incontro spettacolare – le disse.
Una valanga di fischi investì il campione.
- Perché non mi uccidi? –
Zoro le sorrise e si allontanò in direzione della rete.
- Posso sapere almeno il tuo vero nome? – chiese lei.
Lui si fermò e la guardò con la coda dell’occhio. Era troppo bella per essere così mal ridotta.
- Zoro – e cominciò ad arrampicarsi sulla rete per uscire.
- Alex! – gridò lei.

Quando Zoro riaprì gli occhi era nuovamente sdraiato sulla panchina dello spogliatoio. Ricordava poco gli ultimi attimi dello scontro, sapeva solo di aver vinto. Si tirò su a sedere e ripose le spade nella sacca. Improvvisamente la porta dello spogliatoio si spalancò e due energumeni entrarono trascinandosi dietro la perdente. Questa si dimenava e piangeva. Zoro pensò che qualcosa non andava. Alex avrebbe potuto atterrare quei due cazzoni in un secondo se lui non l’avesse ridotta così male.
- Ehi cosa state facendo? Lasciatela andare! – esortò lo spadaccino.
I due gli ordinarono di farsi gli affari suoi e di andarsene subito dal club. Lei lanciò un disperato sguardo di aiuto verso Zoro, uno sguardo a cui lui non seppe resistere. Fulmineo, come se non avesse combattuto per niente, si avventò sui due bestioni. Il primo si beccò una gomitata esemplare mentre l’altro venne atterrato da una ginocchiata ai genitali da parte della bionda.
- Mi spieghi cosa volevano da te quelli? – chiese Zoro.
- Non lo sai? E’ la regola! Chiunque sopravvive alla gabbia ma esce sconfitto diventa di proprietà del locale – si asciugò le lacrime dal volto e proseguì. – quei due mi stavano portando dal loro capo che mi avrebbe sicuramente venduto al mercato nero degli schiavi -
Zoro scosse la testa indignato. Come poteva quel bestione di Rand fare una cosa del genere?
Di scatto afferrò la ragazza per il polso e l’aiutò a fuggire dal locale eliminando non poche guardie. Tutte incapaci di svolgere come si deve il loro lavoro. Furono travolte dalle lame dello spadaccino come fragili foglie nel vento. L’unico vero ostacolo fu Rand, il proprietario dl negozio. Alex e Zoro dovettero fare coppia per eliminarlo. Era forte come lui, ma non incazzato quanto lo era lui. Attaccò per primo il bestione ma venne scaraventato contro uno scaffale di bottiglie. Alex roteò su se stessa e affondò la spada nell’avambraccio di Rand. Il bestione la investì con un manrovescio e la scaraventò fuori dal negozio. Zoro si riprese subito e saltò sulle spalle del nemico. La testa di Rand rotolò a terra lontana dal corpo. Fuori dal locale Zoro aiutò la ragazza a rialzarsi. Alex ingraziò il suo salvatore con un bacio proprio all’angolo della bocca. Presero strade opposte. Erano entrambi in condizioni pessime ma sapevano di potercela fare.
Tornato a Tolea Zoro trovò una piccola sorpresa davanti a casa sua. Una ventina di maines erano appostati davanti alla porta, fucili e spade alla mano, pronti a farlo fuori.
- Rolonoa Zoro con il potere datomi dal governo mondiale ti dichiaro in arresto! Metti le mani in alto e arrenditi -
Zoro accennò un sorrisetto e slegò la bandana dal braccio e impugnò le spade.
- Provate a fermarmi -




END




Ecomi! allora cosa ne pensate???
Commentate commentate!! A me piace un casino! almeno qui zoro fa qualcosa!!

Dedico questa fic alla mia migliore amica Yukino86..ti volgio un bene dell'anima!!!Continua a seguire le mie fic!!!

Saluto Shainareth (mammina) e Axia85! siete mitiche!

Saluto soprattutto tuti quelli che amano zoro e che hanno letto anche solo per curiosità la mia fic nuova!!
 
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