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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: IL CASTELLO ERRANTE DI INUYASHA
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sugar92 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/06/2006 18:38:52 (ultimo inserimento: 04/09/07)

ispirata al film ``il castello errante di howl`` con le opportune modifiche a trama e personaggi. commentate please!
 
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L`ANGELO DEI SOGNI
- Capitolo 1° -

cap 1° L'ANGELO DEI SOGNI

Era una calda mattina d’inizio inverno, il vento spirava tranquillo nella nebbia e sui prati verdeggianti, gli steli d’erba s’inclinavano leggermente verso est, spinti dalla piacevole brezza che spandeva nell’aria strani suoni gutturali mentre scorreva lungo la sua casa diretta verso la zona più occidentale delle Lande. Esatto. La sua casa, o per meglio specificare il suo castello era DIRETTO. una fortezza di dimensioni notevoli, di 10 piani, costruita per lo più con legno d’ebano e di quercia, poggiava con facilità le 4 “zampe”, simili a quelle dei gallinacei sul pendio smeraldino e a tratti roccioso. A guardarlo da lontano o da vicino sembrava sempre e comunque la testa di una qualke indeterminata creatura, con enormi orecchie e lebbra di rame, lingua di rame e stagno, con occhi posti all’estremità di 2 tubi lunghi 1 m e mezzo, che sembravano osservare con attenzione il terreno alla ricerca di speroni di roccia invisibili al radar. Ma quel giorno il radar non era neanke stato acceso.
<Tanto di penso io. Starò fuori oggi, non ho voglia di andarmene in giro quando lei ci cerca così attentamente.> La voce strafottente del padrone di casa gli risuonava ancora nelle orecchie. E lui, umile maggiordomo nonkè amico, che poteva fare se non dargli fiducia. “Io comunque non sono tranquillo, andiamo a vedere che sta facendo quel sognatore…” pensò e lasciata la caldaia, risalì veloce come un fulmine le piccole scale che portavano al laboratorio, anke se in realtà era 1po’ il magazzino, dove tenevano le mappe geografiche, le ricerke, il radar, il telescopio e i libri con gli incantesimi proibiti o inutili, ma che potevano sempre servire… all’improvviso ci fu uno scossone dalla fiancata destra, dove c’era la sua stanza, si allarmò non poco, accellerò il passo e arrivò così in una stanza illuminata dalla tiepida luce del sole che a malapena riusciva a penetrare. Il ragazzo incuriosito si avvicinò alla finestra e si potè accorgere che candide nubi le avvolgevano, dovevano essere vicini, l’aria si faceva più calda….quel poco paesaggio che si poteva scorgere cancellò tutti i suoi pensieri immergendolo in un piacevole stato di calma sognatrice. Era fatto così, quando vedeva le montagne ricoperte di verdi prati e avvolte dalle nubi, gli tornavano alla mente tutti i suoi ricordi, e pensare semplicemente alla vita era più facile. I suoi capelli corvini erano legati alla nuca in un piccolo codino, i pantaloni neri e la giacca azzurra, ormai marrone dal grasso e l’olio della caldaia e dei motori… non che al castello servisse un motore…. aveva 18 anni, ed erano ormai 8 anni che viaggiava con il suo migliore ed unico amico in giro per il mondo come meccanico e mancato monaco, mancato perché i suoi genitori erano morti il suo 7° compleanno e lui non venne mai in mente di continuare l’apprendistato per diventare sacerdote esorcista, che al tempo comportava la pratica della magia esorcistica, la più difficile e pericolosa, visto che la sua unica passione erano le macchine, subito dopo le belle donne, ovviamente. E dopo quel giorno, quell’attacco, non aveva più ne famiglia ne casa, vagò per un anno, dopodichè venne catturato e usato come cavia per alcune nuove formule da usare in caso di battaglia, tra cui illusioni e torture, ma il giorno del suo 10° compleanno lo incontrò di nuovo. Lui, amico d’infanzia, compagno di apprendistato, unico amico al mondo. Lo liberò e lo accolse in quel magico castello errante che aveva costruito con i pezzi delle case del villaggio. Già quella era anche casa sua in fondo. E specialmente la sua stanza che per qualke ignoto motivo aveva sbattuto contro chissà checcosa!!!!! Quell’ultimo pensiero lo riportò alla realtà, e, distogliendo lo sguardo dal panorama, lo puntò sui pioli di ferro lungo la parete che sbucavano fuori, sul tetto del laboratorio, dove il padrone di casa se ne stava comodo a guardare il paesaggio mozzafiato senza pensare che casa LORO sta andando addosso a qualcosa!!!!

“aahh, che pace oggi…” pensò il giovane mago, sdraiato comodamente sulle tegole rosse del tetto, perfettamente in tinta con la sua giacca, e completamente contrastante con i suoi lunghi capelli argentati da cui spuntavano due carinissime e buffissime orecchiette canine, segno del suo sangue demoniaco, lasciatogli dal padre, come anche la fida spada che sembrava anch’essa crogiolarsi al sole come il padrone, che, proprio in quel momento cullato dal dolce dondolare del castello e dal pensiero che si stavano avvicinando alle Ande, si stava lentamente avviando lungo il sentiero dei sogni. [frase presa da aquarion. ndcla] non immaginava chi e di che umore stava salendo rapidissimo le scale. Ma lo seppe, quando l’urto della botola di ferro sulle ormai fragili tegole di terracotta gli esplose nelle orecchie e lo fece alzare di botto sfoderando la spada che da semplice satana arrugginita divenne una splendida e grossa zanna, quella di suo padre.
<Bravo, sfodera tessaiga Inuyasha, così avrò una scusa per attaccarti anch’io!> disse alterato il meccanico
<Ah, sei tu Miroku…ma che cavolo ci fai qui?!> rispose seccato rinfoderando la spada
“Sempre il solito scorbutico…” pensò Miroku <Che cavolo ci faccio qui?!!! Sono venuto a controllare che il castello non cada a pezzi per colpa tua!!!> ormai incavolato nero
<Ma ti sei bevuto il cervello? Ma che vuoi?!>
<Come non l’hai sentito??>
<Cosa? Che?> chiese innervosito e preoccupato
<Lo scossone di poco fa! Cos’altro, stupido!>
<Ehi, con calma con le parole! Intanto non mi pare ci siano stati danni, per questo non ti ho detto nulla…>
<Valla a raccontare a qualcun’altro! Abbiamo grattato contro qualcosa, lo avranno sentito anche giù!> esclamò il monaco avvicinandosi all’hanyou. D’improvviso, come in risposta ai due, sbucò dal laboratorio un bambino dalla testolina rossiccia e dalla buffa coda di volpe, anche questa segno indelebile di una discendenza demoniaca, completa però, a differenza di Inuyasha, il piccolo era un demone completo. Saltò con un abile balzo sul tetto e mettendosi in mezzo fra i due si mise ad urlare terrorizzato <Inuyasha, Miroku, ho sentito una scossa tremenda! Ha rimbombato tutto!!! Ma che succede?!!!>
<Non preoccuparti Shippo, non era NULLA!!!> urlò Inuyasha dando un pugno al piccolo perché smettesse di saltellare su e giù in preda al panico e quando vide il suo sguardo accusatorio fece una specie di smorfia nel dire <Mi ero addormentato va bene?!!!>
<Oh! Ci voleva tanto ad ammetterlo? La prossima volta che mi dici che ci pensi tu…> disse Miroku prendendo Shippo per la coda e portandolo giù
<Io controllo se abbiamo subito danni, tu va giù e chiedi dove siamo, poi accenderò radar e planimetrie…>
<Ehi, sono io quello che da gli ordini qui! Sono IO il padrone di casa!>
<Allora?>
<Tu e Shippo controllate che non abbiamo subito danni, accendete il laboratorio, io andrò giù per sapere la nostra esatta posizione.>
<Lo sapevo…> sussurrò Shippo massaggiandosi la testa
<Hai detto qualcosa Shippo?!>
<No no! Bada solo a non addormentarti lungo le scale…>
<Tzè!>
Mentre Miroku e Shippo accendevano il radar e le planimetrie, (mappe di un luogo in cui si può vedere rilievi, nuvole, venti, edifici e tracce di magia) Inuyasha scese piani si scale mentre si dava dello stupido per non essere stato fedele alla parola data, come invece faceva sempre. Passando accanto alla sua camera, vi entrò per prendere la sua giacca preferita, rossa con arabeschi bordeaux, era un prezioso regalo della madre, a cui era molto affezionato, se l’appoggiò sulle spalle senza indossarla, come era suo solito fare, chiuse a chiave la porta e scese le ultime corte scale che portavano direttamente alla cucina/sala da pranzo/ingresso/. Insomma quella era la stanza dove ci si ritrovava per prendere delle decisioni, per discutere, per mangiare, per studiare, per sperimentare nuovi incantesimi e per accogliere ospiti o clienti, anche se questa funzione era la più rara… Già quella era comunque la stanza più animata del castello, li c’era il caminetto. I suoi lo avevano tirato su bene. La sua famiglia si riuniva intorno al caminetto per tutte quelle azioni, e lui voleva continuare la tradizione di famiglia. Inuyasha si fermò ai piedi delle scale guardando la piccola stanza, in sinistra rispetto alle scale c’era il tavolo completamente sommerso di pergamene, libri grossi quanto vocabolari, pacchetti, e altre cianfrusaglie che nessuno aveva avuto voglia di mettere a posto, la parete era piena di armadi e cassetti, pieni anch’essi di vivande o marchingegni strani, nell’angolo a destra c’era il lavabo, naturalmente ricoperto di ogni schifezza ci possa stare in un piatto e sulla parete opposta, la porta. Il caminetto del castello era posto sul lato destro della stanza, dalle scale, con una base in pietra alta un metro e dallo stesso diametro, al centro tra quattro colonne di rame raffiguranti delle figure umane stilizzate in preghiera. Tra la cenere che ormai ricadeva lungo i bordi e i grossi ceppi di legno, un piccolo fuoco scoppiettava lento, spruzzando di quando in quando una notevole quantità di scintille dorate che producevano un rumore molto simile a quello di una saetta. Inuyasha si avvicinò e portando le mani ai fianchi si rivolse al fuocherello <Ehi, Soten, si può sapere dove cavolo siamo?> all’improvviso ci fu una fuga di scintille più numerosa che si raggruppò appena sopra le fiamme fino a formare il corpo di un ragazzo!!!
<Ma non eri tu quello che aveva detto “ci penso io”?!!> rispose la strana creatura mettendosi anch’essa nella stessa posa di Inuyasha.
<Non vi ci mettete anche voi! Ho già chiarito con Miroku, chiedete a lui e sbrigatevi a rispondere!!!>
<Va bene, va bene, come vuole il padrone… umh… siamo entrati ora nella catena delle Ande occidentali, a 10 miglia da Lazu.> [il nome della città l’ho inventato, visto che nel cartone non lo dice, ma se qualcuno lo sa, per favore informatemi di eventuali gaffe…. Ndcla]
<Lazu…. Ok dirigiamo là, fermiamoci a una distanza di sicurezza però..>
<8 miglia?>
<Non sono mica un vigliacco, 5.>
<Ma arriva un temporale, sentiamo i tuoni fin qui…. Ci bagneremo…>
<Ma di che stai parlando?! Voi state sempre qui nel caminetto, com’è giusto che sia, e poi siete un demone del fulmine, di che cavolo ti preoccupi della pioggia?>
<La parte che ci hai affidato è di fuoco, ed è per questo che non abbiamo più un corpo!!!>
<Vuoi che ti getto un secchio d’acqua così ti abitui alla tempesta?!!!> disse Inuyasha crocchiando le nocche e fuminando il demone con lo sguardo… [ahahahaha! …..che battuta pietosa… ndcla]
<Ok, ok, passaci quel ceppo che ci stiamo affievolendo.> disse Soten indicando una catasta di legni accanto al focolare, Inuyasha, obbediente, gliene lanciò un paio di belli grossi, Soten era l’unico a cui obbediva, qualche volta… <E non ci mettere tutto il giorno voglio essere lì per pomeriggio!>
<Ehhh???!!! Ma che devi fare a Lazu di così importante???>
<Saranno cavoli miei no?!!!> concluse Inuyasha aprendo sbattendo la porta della sua stanza lasciando il demone coi suoi dubbi. Entrò in camera sua, andò in terrazzo, si sedette sulla poltrona di velluto e disse <Finalmente ti incontrerò angelo dei miei sogni, non sarai più un’aquila nel cielo. Ti incontrerò. Incontrerò la voce che culla i miei sogni notte dopo notte.> e stupendosi di quelle parole appena sussurrate, ancora rosso in volto, rientrò per schiacciare un pisolino, cosa che capitava sempre più spesso da qualche settimana…



continua...



ecco, fatto!!! commentate in tanti mentre io cerco di fare anche il 2° che vedrete tra 1 mese però.... non è che posso scrivere ff mentre faccio gli esami eh!!!!

 
Continua nel capitolo:


 
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