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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: HERO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ino-the-demon galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/06/2006 22:13:37

zoro e sanji, quei due attaccabrighe bellissimi, scoprono un segreto terribile e difficile da mantenere per due uomini veri come loro...
 
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- Capitolo 1° -

-E'yaoi...ma niente sesso!chiedo scusa alle amanti di zoro e sanji(di cui xaltro anke io stessa faccio parte) ma questi due schianti sono assolutamente fantastico, e poi fanno morire dalle risate! questa xò è una fic molto dolce,senza personaggi di mia invenzione (finalmente diranno qll ke nn amano il genre invenzioni deliranti!), solo sanji, zoro e il loro segreto..questo x dimostrare qnt sia difficile e incomprensibile l'amore e quanto noi non possiamo farne a meno, xke lontano da lui ci sentima scoperti e senza protezione!
anke questa è un solo capitolo!buona lettura e grazie x i futuri commenti ke spero ci saranno, accetto tutto anke cose ti po ma vaffanc... come hai potuto infancare il nome del mio zoruccio!
thks a tt!
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-Zoro?- Sanji sollevò il mento dello spadaccino- Che hai?-
Il ragazzo dagli strani capelli verdi lo spinse via:-lasciami in pace Sanji, voglio solo dormire- il cuoco gli rispose candido che lui invece non aveva sonno. Lui aveva voglia di ascoltare Zoro. Il vento gonfiava le vele della going merry, le onde sempre più alte sbattevano prepotenti contro la murata. Tra i flutti guizzavano iridescenti code, le voci argentine delle donne pesce risuonavano nell’aria tempestosa, bianca e densa come panna.
Gli occhi del ragazzo splendevano della loro luce allegra, Zoro non aveva voglia di guardarli e perdercisi, non aveva voglia di venire inghiottito dalle profondità del sorriso della persona che amava. Il cuoco sbuffò una nuvoletta di fumo placido che si disperse nell’aria pesante di condensa.
Zoro volse la schiena a sanji e puntò i suoi grandi occhi verdi verso il mare, concentrandosi sul corpo sinuoso di una sirena:la guardava senza vederla, la voglia di girarsi e parlare lo investiva come un’onda gigante, lo privava dell’ossigeno, lo stringeva in una morsa gelida, dentro la quale il calore delle sue membra si disperdeva e moriva lentamente.
Non lui…non Zoro lo spadaccino…
Sanji stava accucciato dietro di lui, aspettando pazientemente che si girasse e lo guardasse negli occhi. Si scostò un ciuffo biondo dal viso, chiedendosi cosa mai avesse il suo miglior nemico.
-dai,parla..stanno tutti mangiando sottocoperta…mica scemi loro!-
Lo spadaccino si voltò con aria infuriata –cuoco palla, stai per caso insinuando che io sono scemo?sai, forse ho anche io dei sentimenti, e magari non ho vaglia di condividerli con un ragazzino invadente e sfumacchiante-
Disse sventolando sgarbatamente una mano davanti al viso dolce del cuoco e cercando di cacciare lontano da lui il fumo del ragazzo e il pensiero di quel bel paio di occhi terribilmente azzurri che lo fissavano ironici.
-Io sono più grande di te, zoro…e sono anche quello grazie al quale ti nutri, quindi fai poche storie e di tutto al tuo ragazzino invadente-
Sanji ebbe un moto di sconforto nel dire queste parole.
Molto tempo prima la situazione era ben diversa... Allora era sanji quello che suonava una canzone dolce sulla sua chitarra scura e guardava il fumo della sua sigaretta scivolare leggero lontano da lui, esattamente come la persona che amava. Aveva spento la sigaretta, irritato, e per tutta la giornata non ne aveva accesa nessun’altra.
Non sarebbe mai stato amato come voleva,non lui..ma come era potuto accadere?Sanji sapeva solo che in quel momento il ragazzo sempre innamorato d una nuova bella donna,impegnato solo a rincorrere il sogno del suo oceano scintillante e a cucinare riversare la sua concentrazione e la passione per la vita che pulsava sotto la sua pelle era sparito. Non riusciva a pensare ad altro che a come accorciare la distanza che lo separava dalla persona che stava seduta accanto a lui.
Aveva posato una mano a terra, e l’altra sulla fronte,tenendo la chitarra tra le gambe. Poi aveva guardato nella direzione di quel impossibile calore accennando un sorriso, a metà tra un ghigno complice e un invito implicito, che purtroppo non era stato raccolto. Era rimasto così tanto tempo ad aspettare che una mano tiepida si posasse sulla sua, che invece era gelida.
Quelle dita rassicuranti non erano ma arrivate e il cuoco, inghiottendo un peso di lacrime vergognose, tropo timorose del contatto coll’aria fredda del mattino per venire allo scoperto, aveva ricominciato a suonare la sua canzone.
Sanji aveva fatto follie per amore, aveva rischiato di morire per esso ed era stato creduto un’idiota per colpa di quella sua passione incontrollabile x il sentimento più imprevedibile dell’universo, ma mai aveva pianto.
Si era costretto ad alzarsi e ad allontanarsi, ad allontanare anche i suoi pensieri , oltre che sé stesso ,dalla mano che aveva cercato ma non aveva mai trovato, dal vago sentimento di confusione e voglia di essere protetto. Era stato così pazzescamente doloroso, pieno di voglia di rifiuto…per una volta avrebbe voluto essere lui quello fragile e senza armi, solo per avere la certezza che quello strano sentimento terribilemente invadente lo avrebbe protetto da qualsiasi percossa, avrebbe leccato via il sangue caldo dalle sue ferite.
Seduto nella nebbia ora il ragazzo si accarezzava il pizzetto leggero, e pensava a quanto tempo aveva impiegato per dimenticare quell’umiliante fatto, quel suo spasmodico bisogno di restare vicino ad una sola persona e lasciare che fosse quella a proteggerlo da ogni pericolo.
Scosse la testa e passò alla mano protesa di Zoro un grosso blocco da disegno, con appuntata sopra una frase che parlava d’amore.
Zoro che parlava d’amore? Un attimo di disappunto lasciò sanji senza parole.
-Mi sei diventato un romanticone, lattughina ?-
La frase, scarabocchiata nella grafia sottile e incomprensibile dello spadaccino diceva solo –have i lost my mind?i don’t care you are here tonight- sotto c’era tracciato a linee confuse e sciolte nell’aria salmastra un bel profilo, di un uomo che portava tre orecchini e un’espressione di disarmante amore.
Sanji ironizzo- sai persino l’inglese!- poi appoggiò il mento nell’incavo della spalla di zoro e lo osservò mentre faceva scorrere la matita sul foglio bianco.
-Sparisci cuoco- sibilò il ragazzo senza voltarsi e scuotendo le spalle muscolose, come per scrollarselo di dosso.Mentiva a sé stesso. Arrossì.
Sanji si strinse nelle spalle e si sedette accanto a lui, per nulla toccato dallo scortese rimbrotto del suo amico.
Posò istintivamente una mano a terra, nella vana speranza che tornasse il calore che aveva tanto faticato a dimenticare, l’umiliazione che aveva accettato con tanta fatica e che ora covava nel profondo del suo cuore pieno di chimere e sogni irrealizzati.
Senza quel calore d’altra parte lui non li avrebbe mai voluti inseguire, quei sogni, li avrebbe lasciati perdere x tornare a cercare un raggio di sole negli occhi di chi amava davvero senza condizione alcuna. Dolorosa ammissione.
Zoro disegnava intento e la matita scorreva senza requie, come posseduta da un dio che tracciava per lei linee dolci e delicate, un volto quasi femminile, tratti di due persone che si incrociavano e si sovrapponevano. L’una senza l’altra quelle linee erano solo punti in balia di un vento crudele che li avrebbe sospinti lontano gli uni dagli altri.
Chissa se quei punti provavano vergogna di stare così uniti l’uno all’altro? Chissà se anche quei lineamenti si sentivano invasi dal calore di una fiamma, quando si sfioravano nel disegno complesso di quella magia incomprensibile?
Lo spadaccino si spostò impercettibilmente nella direzione del vento. Posò una mano a terra,in cerca di quel calore che si aspettava, finalmente, dopo aver gettato in mare ogni vergogna e aver lasciato che le sirene la trasformassero nel desiderio irrequieto di sentire il battito del suo cuore rallentare per congelarsi in un momento, per unirsi al mormorio quieto di un altro cuore con meno cicatrici e più voglia di continuare a battere.
Si voltò piano,senza nascondere il disegno.
Sospirò. Il cuoco se n’era andato. Ancora una volta.
Gettò il disegno in mare: sul foglio le linee si disfecero, sciolte dall’acqua salata.
Dei passi scricchiolarono sul ponte. Un fiato caldo sfiorò l’orecchio di zoro e le note di una chitarra scura che sapeva di mare si propagarono dell’aria.
“Fammi un altro disegno, spadaccino…non avere paura”
Le note di hero si inabissarono tra i flutti,raggiungendo le sirene delle profondità cristalline dei loro antri.
Zoro si voltò arrogante, il viso contratto in una smorfia.
“io non ho paura!”
Poi la sua espressione si distese: Nessuno lo poteva vedere. Prese tra le mani rudi il viso delicato di Sanji e gli soffiò- ti voglio bene- tra le labbra calde del sole che tardava a spuntare.

Una sirena sorrise e disparve con un gorgoglio tra le onde.

 
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