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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA GENESI DELL`ANGELO NERO
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: v-ayumi-v galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/05/2006 21:30:03

questo è il prologo di una fanfic molto più vasta non ancora finita, che si chiama l`angelo nero. commentate, please.
 
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LA GENESI
- Capitolo 1° -

Se avesse dovuto esprimere un giudizio da uno a dieci su quanto odiava l'ora di educazione fisica, probabilmente avrebbe scelto 10 al cubo.
Sospirò, raccogliendo i capelli in una coda alta davanti allo specchio dello spogliatoio.
Morgana Thompson, 17 anni, era alta poco più di 1.65m ed era un tantino soprappeso. Aveva la pelle chiara, i tratti del viso stranamente aristocratici, grandi occhi castani, screziati di riflessi dorati, le labbra semipiene, il naso leggermente pronunciato e...un gran bel cervello.
Eh, sì, era brava in tutte le materie, nessuna esclusa, eccetto, appunto, educazione fisica.
Non che avesse il debito o un sei stiracchiato, no, arrivava abbastanza tranquillamente al sette, ma...ma era comunque una media incredibilmente inferiore a quella delle altre materie.
Senza contare che non riusciva mai ad impegnarsi al massimo; ogni volta partiva sempre con il piede giusto, si convinceva di voler dare tutta se stessa nell'esercizio, poi si guardava attorno, scorgeva i suoi compagni e tutti i suoi buoni propositi sfumavano semplicemente nel nulla.
Richiudendosi lentamente la porta dello spogliatoio alle spalle pensò che non era affatto soddisfatta della sua esistenza. I suoi genitori non sembravano neanche essere suoi consanguinei, non la capivano e soprattutto non la appoggiavano in niente, a scuola non aveva amici e neanche conoscenti simpatici, forse a causa dell'inevitabile gelosia dei suoi coetanei per i suoi risultati scolastici, come se non fosse abbastanza, non si trovava neanche questa gran bellezza, non aveva mai avuto uno straccio di ragazzo e l'impossibilità che sembrava aver acquistato di non riuscire buttare giù quei 3 o 4 chiletti di troppo le faceva spesso venire quasi un attacco di nervi. Dalla sua parte, considerò, stava il fatto che tutti questi traumi interiori all'esterno non apparivano minimamente e che era dotata di una personalità forte e capace di distaccarsi dal gruppo, di una vena d'ironia e di una cultura non comune. <<Un carattere da leader>> sì, l'aveva spesso letto nei resoconti stilati dai suoi insegnanti all'interno delle pagelle dell'anno, ma lei non aveva un gruppo da guidare...
-Thompson! Thompson, tocca a te! -la voce imperiosa della professoressa la richiamò all'esercizio di salto in alto.
-Arrivo, professoressa! -esclamò, raggiungendo il punto di partenza per la rincorsa.
La professoressa fece un sospiro di rassegnazione fin troppo udibile...quella ragazza non era mai riuscita ad arrivare oltre il metro e 75, quell'asta arrivava ai 2.10 metri, non ce l'avrebbe mai fatta.
-Professoressa, non si potrebbe evitare di farla provare? -domandò un suo compagno -Tanto lo sappiamo tutti che non ce la farà mai, quindi andiamo avanti con le valutazioni, così se ci sbrighiamo possiamo fare una partita a calcio...
Non furono tanto le parole di quello stronzo del suo compagno quanto il cenno bonario della sua insegnante a farla arrabbiare. Giurò a se stessa che l'avrebbe fatta vedere a tutti quanti, poi partì, senza pensare più a niente.
Si ritrovò dopo pochi secondi sul materasso, e voltandosi verso i suoi compagni li vide tutti quanti, professoressa compresa, pallidi come cenci lavati e con la bocca spalancata.
-Thompson, quel salto deve aver superato i 3 metri... -cominciò l'insegnante, con un filo di voce
-Cosa?! -fece lei -Ma non è possibile! Si sarà sbagliata lei, prof.
-Sì, certo, hai ragione... -mugugnò, scribacchiando quello che aveva tutta l'aria di assomigliare ad un 10 sul registro. -Per oggi tu hai finito, puoi andare a casa.
Morgana sorrise e corse in spogliatoio, si cambiò in tutta fretta e sfrecciò fuori dall'istituto di istruzione superiore, dove stava passando il suo quarto anno di inferno.
Invece di dirigersi a casa come una brava bambina, entrò nella grande biblioteca comunale, fece vedere la tessera di abbonamento alla segretaria e si addentrò tra i corridoi.
Quel giorno si sentiva particolarmente allegra, quindi decise di dedicarsi al reparto di storia antica. Prese dunque un volume gigantesco da uno scaffale e si sedette sulla comoda poltrona di pelle bordeaux della sala, aprendolo.
Non passò un quarto d'ora che sulla pagina piena di scritture sottilissime che stava leggendo si venne a disegnare una sagoma scura.
-Mi scusi signore -disse, senza alzare il volto dal pesante tomo -potrebbe spostarsi? Mi sta adombrando la pagina...
-Señorita Morgana! -disse con deferenza una voce spagnoleggiante.
Dalla sagoma sul foglio candido la ragazza si accorse che l'estraneo aveva chinato il capo in segno di rispetto. Lei alzò il volto.
Vide un uomo mediamente alto, sulla quarantina, la pelle quasi olivastra, il volto affilato, capelli ebanini lunghi fino a toccargli le spalle, baffetti curatissimi, come il pizzetto.
Benché il tipo indossasse un lungo cappotto slacciato, si vedeva subito che aveva un fisico molto potente.
-Non sapete quanto ho penato per riuscire a trovarla! -si sedette su una sedia affianco alla sua poltrona
-Come sa il mio nome? Chi è lei?
-Mi nombre es Juan de Riviera y sono stato la guardia del corpo personale de suo padre, el señor Adam Le Fay en persona.
-Si sbaglia, non è quello il nome di mio padre...
-Lei non lo sa ancora señorita, ma è proprio questo. Vogliate guardare questi documenti, por favor.
Il primo istinto di Morgana era quello di sbattere in faccia a quell'uomo il libro di storia antica e scappare a gambe levate, ma c'era qualcosa in quel tono, in quella pronuncia che sapeva di Spagna a farla rimanere esattamente dov'era e per di più a prestargli attenzione.
Si sporse così verso la cartelletta che lo spagnolo le aveva aperto davanti. C'erano delle foto, e alcuni certificati.
La prima foto era quella di una villa di proporzioni gigantesche e di gusto impeccabile, che era sicura di non aver mai visto prima ma che le pareva così dannatamente familiare...
-Questa è la casa in cui siete nata, Le Fay Manor. E questi -disse, mostrandole un'altra foto -Sono i suoi genitori, Adam e Anya Le Fay, con lei stessa, vede?
Morgana sgranò gli occhi: quella bambina era proprio identica a lei! O almeno, alle foto che aveva di lei a quell'età.
-Non può essere!
-Oh, sì che può! Guardi, prego...
Le mostrò un certificato di nascita, che recava il suo nome, Morgana Le Fay, la paternità di quei signori Le Fay di cui aveva sentito parlare solo pochi secondi prima e poi il suo gruppo sanguigno e, quello che la convinse più di tutto, alla voce <<segni particolari>> era elencata una piccola striatura più chiara alla base del suo polso destro.
Si voltò lentamente verso Juan
-Che cosa significa tutto questo? -domandò, spaventata.
-Non c'è tempo per spiegarle ora, señorita, venite con me, parleremo strada facendo.
-Ma...venire con lei dove? E poi io...non posso, devo tornare a casa dalla mia famiglia...
-Quale famiglia? -le domandò gentilmente lo spagnolo -Non vuole conoscere la verità sulla sua storia, señorita?
Seguirono pochi minuti di silenzio, poi Morgana si alzò, si mise la cartella a tracolla e seguì la presunta guardia del corpo del suo vero padre dentro una Audi nera lucidata a specchio che attendeva fuori dalla biblioteca.

Dopo mezz'ora di viaggio silenzioso per le strade trafficate della grande metropoli, Morgana si spazientì
-Non avremmo dovuto parlare? -domandò, voltandosi verso l'uomo, che le si rivolse con un sorriso gentile.
-Probabilmente lei non ha idea di cosa sia la Olimpus, non è vero? -dopo aver ricevuto un cenno d'assenso della ragazza continuò -Ebbene, è un'organizzazione a livello internazionale di origine mafiosa di cui suo padre era il capo indiscusso.
La ragazza rimase inizialmente immobile, in silenzio, poi scoppiò in una risatina isterica
-Ma stiamo scherzando?
-No, señorita, estoy serissimo. -rispose Juan, gravemente -Esattamente 16 anni fa il dominio di suo padre crollò a causa...ehm, quella ve la spiegherò più tardi. Ciò che mi preme voi sappiate es el motivo per cui yo l'ho cercata per tutto questo tempo.
-A me interessa il motivo per cui i miei genitori mi hanno abbandonata -replicò lei, acidamente
-No! I suoi genitori non avevano alcuna intenzione di fare questo! Non sono stati loro a portarla qui. -sospirò -Quanto gli avversari de suo padre. Ma ci sono cose più importanti. -fece una breve pausa -Le è mai capitato de fare cose strane, señorita? De riuscire a fare qualcosa che gli altri non concepiscono nemmeno?
-Beh, proprio oggi a scuola, in palestra...
-El salto, claro que sì! -esclamò.-Ma quello es nada a confronto de quello che verdederamente potete fare! -sorrise -Ma anche de questo parleremo in seguito. Ora la stiamo portando a Le Fay Manor, a casa.
-Ma...E la scuola? La mia famiglia, cioè, quella adottiva...?
-Ho pensato io a tutto! Esta mañana ho parlato con i suoi, ehm...genitori, y luego con la escuela para cancellare la sua iscrizione. Ora per lei è cominciata l'esistenza che avrebbe sempre dovuto vivere, señorita.
Morgana pensò che tutto ciò doveva essere solo uno splendido, meraviglioso sogno e smise di farsi domande.
-D'accordo, dov'è questa Le Fay Manor?
-Pochi chilometri fuera de Londres, siamo quasi arrivati.
Arrivarono alle porte di quella magione gigantesca quando già faceva buio e, come uno zombie, Morgana si fece solo mostrare la sua stanza e si coricò subito sul letto, addormentandosi di botto.

Quando aprì gli occhi, il giorno seguente, per un attimo le parve di vedere la sua piccola stanzetta di sempre, che pareva ancora quella di una bambina, tutta rosa e bianca, ma dopo un breve battito di ciglia, ecco che la prima cosa che notò furono due sottili colonne tortili in ebano che reggevano il baldacchino sopra il suo gigantesco letto a due piazze, con lenzuola di seta e coperte di velluto...
Saltò giù, vestita esattamente come il giorno precedente, e si guardò attorno.
La stanza era più grande del salotto della casa in cui aveva abitato nei suoi primi 17 anni di vita, il pavimento era di marmo niveo, qua e là coperto da tappeti dai toni bordeaux che avevano l'aria di essere costosissimi, gigantesche finestre si aprivano su tutti i quattro lati, inondando la camera della luce mattutina. Alla destra del letto, incassata fra due di queste gigantesche aperture, stava una scrivania in ebano finemente intarsiata, accompagnata da una sedia nello stesso materiale e probabilmente sfornata dallo stesso mirabile artista. Esattamente di fronte al tavolo, alla sinistra del letto, stava un armadio gigantesco, in ebano anche quello che, una volta aperto, si rivelò pieno zeppo di vestiti stupendi. Fu così che una porta scura, leggermente più piccola di quella d'ingresso che aveva notato subito di fronte al baldacchino, attirò la sua attenzione. Morgana la spalancò e si trovò all'interno della sua personalissima sala da bagno, con tanto di doccia, piccola sauna, vasca gigantesca e morbidi asciugamani di tutte le lunghezze. Morgana sospirò, si strappò quasi i vestiti di dosso e si infilò sotto la doccia bollente. Dopo un buon quarto d'ora, si avvolse nell'asciugamano, recuperò il pantalone di una tuta e un maglione scuro dall'armadio, si vestì e uscì dalla camera.
Si trovava al terzo piano dell'abitazione, su un lunghissimo corridoio coperto da un tappeto rosso scuro. Davanti a lei, le scale di armo bianco. Notò che ogni elemento fatto di legno che vedeva era d'ebano, ogni tappeto, ogni tenda, ogni arazzo erano sui toni del bordeaux, e il tutto conferiva alla magione una classe e un'eleganza incredibile.
Arrivò a piano terra e si diresse immediatamente in quella che la sera prima si ricordava le avessero indicato come un piccola sala da colazione.
Vi entrò e vi trovò una ragazza alta e magra, dai lunghi capelli ramati leggermente mossi, la carnagione ambrata e gli occhi verde acqua. Le sorrise
-Tu chi sei?
La ragazza si alzò, rivelando il fisico perfetto, fasciato da un completo in tessuto elasticizzato, attillatissimo, rosso fuoco.
-Buongiorno, miss Le Fay. -rispose lei, con un leggero inchino -Il mio nome è Angela. Angela Darwin.
-E che cosa...
Morgana non finì mai la domanda, perché da un'altra porta entrò Juan
-Angela è la mia allieva, señorita. -si inchinò, compunto. -Ha dormito bene?
-Sì... -rispose lei, incerta
-Bene, allora, dopo una buona colazione, non credo che le dispiacerà seguirmi in biblioteca.
Entrò una cameriera, con un vassoio argenteo su cui erano posati alcuni piatti, una tazza, una teiera, il bricco del latte e il quotidiano del giorno. Morgana non sembrò farci neanche caso, tanto era eccitata dalla notizia
-Questa villa ha una biblioteca?! -esclamò
-Naturalmente! Ed è molto grande tambien, señorita.
La ragazza ingollò una tazza di te e prese un croissant dal piatto
-Mi ci porti, allora, adesso!
Lo spagnolo sorrise
-Certamente. Ho delle cose da mostrarle.

La biblioteca era al primo piano, anzi, a dirla tutta, equivaleva a metà del primo piano.
Entrarono dapprima in una stanza enorme, circolare, con solo quattro alti scaffali alle pareti e una scrivania al centro, su cui era posato un computer a schermo piatto. Juan glielo indicò
-Ese es el ordenador centrale. Contiene exclusivamente l'archivio di tutti i libri contenuti nella biblioteca, le loro posizioni, l'anno, lo stato eccetera. Mi segua, prego.
C'erano almeno cinque aperture, tutte uguali, ma Juan ne imboccò con sicurezza subito una.
-La biblioteca è formata da175 stanze, tutte di dimensioni più o meno identiche a questa e di uguale arredamento.
Morgana si guardò attorno, a bocca aperta.
La stanza di forma quadrangolare era altissima e molto luminosa, grazie a quattro grandi finestre che si aprivano ognuna su una parete. Il resto delle mura era ricoperto, fino al soffitto, da colossali scaffali in ebano pieni zeppi di libri. Al centro della sala stavano alcune poltrone di velluto, una scrivania ebenina elegantemente intagliata, un divanetto alla greca, tutto rigorosamente sui toni bordeaux, alcune statue marmoree di gusto classico e numerosi bracieri in oro massiccio, che si intonavano con il lampadario che, immenso, pendeva dal soffitto.
Lo spagnolo le fece segno di sedersi alla scrivania, mentre si recava a prendere un grosso tomo dall'aria particolarmente antica.
-Si intende di astrologia, señorita?
-Un pochino. -diede uno sguardo alla prima pagina del libro e indicò la figura alata che vi era dipinta -Ma cosa c'entra con gli angeli?
Juan sorrise
-No. Quello è solo un simbolo. Che cosa sa di Hekemiah?
-È un angelo custode, no? Simboleggia il potere.
-Questo è quello di cui i più sono a conoscenza. Vede, il nome ebraico viene dal modo in cui erano definiti alcuni umani che possedevano poteri speciali.
-Poteri? Di che tipo?
-Istinto spiccato, grande agilità e velocità, attitudine al combattimento. Grazie a queste doti, si procuravano tutto il potere che desideravano, da qui l'apposizione del nome all'angelo. -voltò la pagina -Aquì està il tema natale tipico di tutti gli Hekemiah. Vede, Sono tutti dei gemelli, vale a dire hanno il Sole in questo segno, si presentano Nettuno in Capricorno e Plutone in Scorpione, inoltre il oro ascendente deve essere un segno d'aria e come riconoscimento fisico presentano tutti la linea del destino (mastica anche un poco di chiromanzia, sì?) perfettamente dritta, come una lancia. -l'uomo si fermò, girandosi verso la ragazza, che era talmente stupita da non riuscire neanche a muoversi. -Avrà già capito che lei è una di queste persone. Tutti i suoi antenati lo sono stati, sia da parte di sua madre che di suo padre. Ma lei, señorita, presenta anche una variazione interessante al tema... -così dicendo, tirò fuori un foglio decisamente più nuovo, stampato al computer -Come nota dal suo tema astrale, oltre alle caratteristiche astrologiche di un normale Hekemiah, lei presenta Mercurio e Venere in Gemelli, Luna e Giove in Toro, Saturno ed Urano in Sagittario e infine Marte in Pesci.
-E questo è un bene o un male per me? -ebbe la forza di domandare Morgana con un filo di voce
-Un bene! E non solo per lei, señorita. Vede, lei è molto dotata, molto più di tutti i suoi parenti messi assieme.
-Si sbaglia, non sono dotata affatto, non riesco neanche a fare una capriola decente...
-È perché il suo istinto è assopito, señorita! E io la aiuterò a risvegliarlo, se lo desidera, ma io credo che lo esigerà quando le avrò raccontato dei suoi genitori.
-Perché? Anzi, loro dove sono?
-Ecco, credo che sia necessario empezar dall'inizio. -sospirò -Suo padre, Adam Le Fay, era un uomo molto potente, capo della più potente associazione internazionale a livello mafioso, mentre sua madre, Anya Overture, era un killer di fama mondiale. Le volevano molto bene entrambi, ma quando lei aveva poco più di un anno, alcuni traditori fecero irruzione in questa magione, uccisero suo padre e sua madre, che aspettava suo fratello John, mai nato. -Juan scosse piano la testa -Il capo di questi rivoltosi prese il posto di suo padre e tuttora governa al posto del legittimo erede della famiglia Le Fay: voi.
Solo in quel momento la guardia del corpo alzò lo sguardo su Morgana, e quasi non cadde dalla sedia dove si era accomodato. Il volto della ragazza era leggermente pallido, senza espressione, gli occhi castano-dorati completamente vitrei.
-Chi. Voglio sapere chi è stato.
Lo spagnolo le mostrò alcuni fascicoli.
Sanzo Tsuname, 40 anni, killer per la mafia giapponese; Jacques de Bleu, 31, Ambasciatore presso la Sede Internazionale per la Francia; Danielle Poison, 38, governante di casa Le Fay e futura guardia del corpo di John; Licia Luterani, 42, attrice, modella, puttana, estetista.
Aprì l'ultimo fascicolo e si trovò di fronte la foto di un bambino di 10 anni. Ares Alexander Kouros, 27, enfant prodige. La ragazza guardò Juan, incerta.
-Queste foto, così come le professioni, risalgono a 17 anni fa. Il signor Kouros è il capo del gruppo. Non sappiamo ancora el por què, però 17 anni fa, dopo aver ordinato il massacro di una famiglia intera a 10 anni, ha deciso di risparmiare lei e farla semplicemente deportare. Secondo ciò che ho scoperto, ogni mese pagava una somma abbastanza ingente ai Thompson perché ti crescessero nella più assoluta ignoranza, assieme ai loro figli.
Morgana guardò l'uomo negli occhi e disse a voce bassa, ma scandendo bene tutte le parole
-Voglio trovarli e ucciderli uno ad uno con le mie stesse mani. E tu mi renderai in grado di farlo.
Juan sorrise, soddisfatto
-Questa è l'erede della famiglia Le Fay.
-Non è tutto, assolda dei precettori fidati, mi servono lezioni di tutte le lingue europee, cinese, russo e giapponese, storia, informatica, politica strategia...tutto e a livello impeccabile! non mi importa quanto ci vorrà -disse alzandosi, le mani appoggiate al banco -Non mi importa se non dormirò più che un'ora per notte, ma voglio la mia vendetta e l'avrò!


 
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