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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ROCCA CALASCIO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: mika-mika galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/05/2006 00:20:28

mi sono trovata impossibilitata nel mandare questa fic ad un concorso, quindi la pubblico qui!^o^ spero che piaccia, è ambientata in un posto amo!^o^
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Affacciata sul parapetto delle mura, con i lunghi capelli castano scuro che risaltavano oltremodo la pelle candida da nobile, totalmente abbandonati alla forza prompente del vento, Celeste rimaneva a farsi colpire da quelle folate, con le mani sottili appoggiate alle pietre rozze.
Avrebbe dovuto tenerla legata, quella chioma fluente, come si addiceva ad ogni figlia di nobile che si rispettasse.
Avrebbe dovuto evitare che il suo aggraziato vestito di velluto cremisi si sollevasse così, lasciando scoperti i polpacci nudi e le caviglie sottili.
Avrebbe dovuto accontentarsi della sua posizione e dei privilegi di cui godeva in quanto figlia di un signore, invece di desiderare così ardentemente che sulla sua schiena si aprissero all’improvviso gradi ali dai colori dell’arcobaleno come quelle degli angeli di nostro Signore con le quali avrebbe potuto spiccare il volo da quelle mura…
Stanca di essere investita da quelle correnti, la giovane si voltò ad esse di schiena, sedendosi aggraziatamente sul parapetto, con la testa voltata a far annegare lo sguardo nel paesaggio.
Montagne imperturbabili nel loro silenzio…villaggi dietro queste che lei non aveva mai visto e dei quali non conosceva nemmeno il nome…persone la cui vita trascorreva autonoma sebbene lei non li avesse mai incontrati e loro forse non fossero nemmeno consapevoli della sua esistenza…
Avrebbe voluto conoscere il mondo intero, fuori dai domini di suo padre, oltre la Santa Sede, oltre il mare che aveva visto una volta sola…
Essere libera ed autonoma come una farfalla, padrona della sua vita e dei suoi sentimenti.
Dopo essersi mordicchiata il labbro per un po’, si risolse di fare ancora una volta ciò che era la sua sfida più grande dall’età di sette anni: eludere la sorveglianza delle guardie della rocca, per poter semplicemente guardare la propria dimora dall’esterno.
Ed in pochi minuti fu fuori, dove le brezze estendevano il proprio dominio in modo assai più prepotente che da dentro le mura, padrone assolute quanto effimere dei pendii di quel monte.
Stando attenta a non far scivolare le sue delicate scarpette sulle rocce spigolose ed assai poco stabili a causa della notevole pendenza del luogo, stette per qualche tempo a passeggiare tra gli arbusti radi del paesaggio appenninico.
Tirandosi dietro le orecchie una ciocca di quella chioma scura della quale andava tanto orgogliosa, si parò gli occhi chiari con una mano, escludendo il sole dalla sua visuale così da poter osservare indisturbata il castello.
Rocca Calascio, imponente fortilizio dell’Appennino degli Abruzzi, su cui suo padre era il signore assoluto.
Le piaceva quel luogo, sebbene era vivibile nel senso proprio della parola solo in estate, poiché l’alta quota lo rendeva gelido dall’autunno alla primavera.
Aveva una sorta di tranquillità insita, anche di grazia nella sua rozzezza, una forma stagliata direttamente sul cielo terso, che ai suoi occhi di adolescente appariva sicuro ed indistruttibile.
Fermo, come lei avrebbe desiderato di essere, così da poter essere libera da quelle passioni accecanti ma altrettanto volubili tipiche di una sedicenne il cui animo contrastato e pieno di desiderio di libertà sarebbe stato ben presto avvolto dalle spire di qualsivoglia matrimonio d’interesse.
Un pensiero triste, una prospettiva di vita non altrettanto felice, eppure nulla, al momento, le toglieva la forza di vorticare su sé stessa, girando sui piedi sottili.
E nelle sue rotazioni si ritrovò ad abbracciare con lo sguardo tutto il paesaggio circostante che era il suo mondo da sempre e sempre lo sarebbe stato:
i monti coperti di alberi dall’aspetto fragile e semplice da disfare, che pure resistevano a secoli di intemperie, collere divine e guerre umane;
le stradine tracciate con fatica dai pastori del luogo, sulle quali, tra il grigio delle pietre, si potevano sempre vedere le macchie bianche e morbide delle pecore;
le foreste fitte e impenetrabili, che sembravano nascondere chissà quale segreto;
infine il cielo azzurro intenso come altrove lo si sarebbe potuto solo immaginare, sebbene chiunque abitasse lì sapeva fin troppo bene di quale furia fosse capace.
Tutto ciò, tutte queste meraviglie, opere di Dio senza dubbio, dal momento in cui erano entrate per la prima volta nel suo campo visivo erano entrate indissolubilmente nel suo animo, temprandolo ed addolcendolo a seconda delle situazioni.
Ora ne aveva la certezza:
ovunque fosse andata,
ovunque la vita l’avesse condotta,
nonostante tutte le persone che avrebbe potuto incontrare,
nonostante tutti i luoghi che avrebbe potuto vedere,
il suo cuore sarebbe rimasto per sempre lì, a Rocca Calascio.

 
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