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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Il Signore degli Anelli (The lord of the rings)
Titolo Fanfic: ESTEL, SPERANZA.
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU, Slash
Autore: ithil-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/05/2006 19:13:05 (ultimo inserimento: 26/06/06)

au yaoi su aragorn e legolas! leggete e ditemi cs ne pensate! ^^
 
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PASSATO E PRESENTE
- Capitolo 1° -

Estel

Capitolo 1: Passato e presente
Era una notte senza luna. Bosco Atro era assediato già da quasi sei lune dall'enorme esercito di Isildur, era guerra. Gli Uomini avevano dichiarato guerra al Popolo Immortale per appropriarsi delle loro terre e per renderli schiavi, Re Thranduil non ne comprendeva appieno il motivo, lui ed il suo predecessore non avevano mai infastidito il regno umano. Inizialmente aveva provato a giungere alla pace per via diplomatica ma non c'era stato verso, il messo inviato al Re Isildur era tornato ucciso, legato alla sella del suo cavallo che, terrorizzato, lo aveva trascinato per tutta la via di ritorno.
Thranduil stava percorrendo la stanza con aria assorta, era da quando si era svegliato quella mattina che aveva uno strano presentimento, come un brivido freddo che ti percorre tutta la schiena, per questo motivo aveva fatto rafforzare le schiere appostate alla difesa del reame boscoso.
Improvvisamente bussarono alla porta e un altro Elfo vestito con un armatura dorata fece la sua comparsa sulla soglia.
<< Haldir! Ci sono novità? >> chiese Thranduil fermandosi dietro la sua scrivania.
<< sì, mio signore, e purtroppo non sono buone per noi! >> rispose il capitano delle guardie abbassando lo sguardo.
<< parla. >> ordinò il re di Bosco Atro sospirando amaramente.
<< i Numenoreani sono riusciti a sfondare la nostra difesa in due punti e si stanno dirigendo qui. >> disse Haldir torturandosi nervosamente le mani.
<< quanto tempo abbiamo? >> domandò a bruciapelo il sovrano.
<< non più di due giorni, sono veloci e troppi, durante il tragitto verranno decimati dalle nostre sentinelle nascoste fra gli alberi ma arriveranno comunque... >> rispose il capitano.
Thranduil tacque un istante prima di parlare. << fate fuggire le donne e i bambini a Lothlorien, gli uomini dovranno armarsi all'istante e cercare di rallentare il più possibile l'esercito di Isildur! >>
<< la famiglia reale? >> chiese Haldir.
<< fuggirà assieme agli altri ma prima voglio rivedere mia moglie e mio figlio per l'ultima volta. >> detto questo uscì con passo spedito fuori nel corridoio, diretto agli appartamenti ed entrò. Vide sua moglie che teneva fra le braccia un fagottino e cantava una ninna nanna.
<< sono giunti? >> chiese mentre cullava il bambino.
<< sì, dovete fuggire verso il Bosco d'Oro, quella di domani potrebbe dimostrarsi la battaglia decisiva. >> rispose Thranduil avvicinandosi alla moglie e accarezzandole i capelli biondi, il suo sguardo cadde sul fagottino che la donna teneva tra le braccia.
<< Legolas, la nostra piccola verde foglia. >>
Il bambino, sentendosi chiamato, aprì i suoi occhioni blu e scrutò ridendo il volto del padre.
<< cosa c'è di così divertente, principino, eh? >> sorrise il sovrano dandogli un buffetto sul nasino, il piccolo Legolas afferrò prontamente un dito del padre ridendo nuovamente.
Il clangore delle armi, il sibilo delle veloci frecce, gli ordini degli ufficiali gridati in varie lingue, i gemiti dei feriti e il nitrito dei cavalli imbizzarriti misto allo scrosciare della pioggia. Il terreno antistante al grande palazzo di re Thranduil era una distesa di cadaveri, spade, archi, lance e scudi spezzati. Tutt'intorno aleggiava l'odore aspro del sangue, odore di morte.
Re Thranduil continuava a combattere disperatamente, falciava chiunque cercasse di contrastarlo, continuava a combattere con la morte nel cuore, la consapevolezza che Bosco Atro era preso, i Numenoreani avevano vinto. L'esercito Immortale non poteva battere la ritirata all'interno del palazzo reale perché gli Uomini ne avrebbero subito approfittato per assediarlo e l'irruzione sarebbe stata solo questione di minuti. La reggia dei Verdefoglia sarebbe diventata la tomba di tutto il suo popolo.
L'esercito di Isildur li aveva accerchiati, non c'era via di fuga. L'unica cosa che potevano fare era continuare a combattere e morire da eroi. Sentì distintamente il sibilo di una freccia farsi sempre più vicino e poi una fitta lancinante al petto, cadde da cavallo e subito un gondoriano lo trafisse al ventre con la sua spada già coperta di sangue. Thranduil prima di morire riaprì gli occhi e guardò il viso del suo assassino.
<< Arathor.n.. >> gemette sorpreso e addolorato allo stesso tempo per il ragazzo, il figlio di Isildur.
Arathor nsorrise obliquamente. << è la guerra, maestà. C'è chi vince e c'è chi perde! >> disse con voce tagliente prima di estrarre con un colpo secco la spada dal corpo martoriato del Signore degli Elfi Silvani.
Prima di spirare, Re Thranduil rivolse una preghiera ai Valar poiché proteggessero sua moglie e suo figlio Legolas.
Quella fu la triste fine del più grande sovrano degli Elfi.

Li avevano raggiunti. Le poche guardie che li avevano accompagnati erano morte per guadagnare tempo ma non era servito a nulla. La maggior parte delle persone era stata catturata e, quelli che si erano ribellati, uccisi.
Un cavallo baio stava procedendo al galoppo, il manto color del miele era già ricoperto di sudore e polvere, il respiro era rantolante e affaticato.
<< ti prego Melas, ancora un ultimo sforzo...fino al bosco, ti prego! >> lo supplicò Luth, regina di Bosco Atro.
L'animale accelerò l'andatura e in poco tempo raggiunsero gli alberi. La dama smontò da cavallo e decise di proseguire a piedi per far perdere meglio le tracce e per concedere riposo all'animale.
Iniziò ad inoltrarsi nel fitto del bosco tenendo protetto sotto il mantello il piccolo Legolas e con l'altra mano le briglie dell'animale.
Continuò a camminare ma era ferita e non avrebbe resistito a lungo; udì il lontananza le grida dei soldati: erano già vicini. Rimontò in sella e riprese la folle corsa, non avrebbe permesso a nessuno di toccare il suo bambino!
La vista stava già diventando appannata ma si impose di non cedere, pregò i Valar affinché le concedessero la forza necessaria per mettere in salvo il piccolo principe. Erano giorni che non si fermava per mangiare o bere, si era concessa solo qualche tappa per permettere a Melas di bere e riposare qualche ora.
Si lanciò al galoppo per una stradina fra i campi, Melas era allo strenuo e ben prestò cadette a terra privo di forze. Luth cadde anch'essa ma riuscì ad evitare di farsi schiacciare dall'animale e protesse il figlioletto col proprio corpo.
Alzarsi da terra e continuare a correre le richiese uno sforzo immane, il piccolo iniziò a piangere e la donna iniziò a sussurrare una ninna nanna fra i denti, iniziò a salire il pendio di una montagna, dopo un paio di minuti guardò verso valle e vide i numenoreani all'inizio dei campi. Ricominciò a correre, dei candidi fiocchi di neve iniziarono a cadere da cielo grigio, decise di abbandonare il sentiero e si buttò fra i fitto sottobosco e giunse in una radura in mezzo alla quale si stagliava una piccola capanna di legno, sicuramente proprietà di un qualche pastore. Sorrise. Arrancò lungo il sentiero che conduceva alla porta, quando bussò si sentì l'abbaiare di una cane dall'interno, le forze iniziarono a mancarle e rischiò per un attimo di perdere l'equilibrio ma la porta si aprì e ne uscì un vecchio dal viso gentile e saggio che fu alquanto sorpreso di trovarsi di fronte un Elfo.
<< vi...vi prego... >> sussurrò Luth mettendogli il bambino fra le braccia. << ...prendetevi cura di Legolas... >> e cadde a terra esanime. Ben presto il corpo della donna fu investito da una potente luce bianca e svanì nel nulla sotto gli occhi sorpresi del pastore.
______
<< Legolas! Legolas! Per tutti i Valar, vuoi fermarti? >> continuava a chiamare il vecchio pastore mentre arrancava giù per un pendio del bosco, appoggiandosi di tanto in tanto al suo lungo bastone. << Che Ilùvatar possa fulminarti, piccolo delinquente elfico! >>
Il ragazzino saltava agilmente da una pietra all'altra, veloce e leggero. Il vento gli scompigliava leggermente la lunga chioma bionda, gli uccelli cinguettavano allegri sui rami degli alti alberi e i raggi del sole estivo filtravano attraverso il folto fogliame, finalmente il piccolo elfo terminò la sua corsa in una piccola radura, il terreno profumato era ricoperto ancora di foglie rossastre dell'autunno passato, avanzò di qualche passo sulle foglie scricchiolanti, guardandosi attorno con aria circospetta, come alla ricerca di qualcosa, finalmente lo vide. Si arrampicò velocemente su un albero e balzando da un ramo all'altro lo raggiunse senza permettere alla creatura di percepire la sua presenza.
<< Ti ho preso! >> esclamò trionfante, prendendo in braccio un cagnolino dal folto pelo scuro tranne che per una macchia bianca sul muso. << Aeglos! Dove volevi scappare, eh? >>
Il cagnolino, per tutta risposta, gli leccò una guancia diafana abbaiando ma dopo un istante si liberò dalla presa del ragazzo e corse via per qualche metro, Legolas lo inseguì, ma fu costretto a fermarsi di colpo per evitare di andare addosso ad un grande purosangue nero bardato d'argento che nitrì infastidito.
<< ehi, moccioso, vedi di toglierti dalla strada se non vuoi farti male! >> lo apostrofò il cavaliere.
<< mi scusi signore, stavo inseguendo il mio cane e non ho fatto attenzione. >> rispose Legolas alzando lo sguardo sulla figura che gli stava davanti. Era un uomo dalla struttura corporea imponente: spalle larghe, braccia forti e petto muscoloso, i capelli erano lunghi fino alle spalle e castani, gli occhi erano di un freddo color ghiaccio come la barba curata che cresceva sulla mascella pronunciata. Indossava una veste blu scura sotto l'armatura d'argento e un lungo mantello bordeaux gli ricadeva dalle spalle, una lunga spada dall'impugnatura d'oro gli pendeva al fianco, ma la cosa che sorprese il ragazzino era la massiccia corona alata che risplendeva sul suo capo.
<< Legolas! Ti sei deciso a fermarti, finalmente! >> ansimò il vecchio pastore affiancandosi al ragazzo, il suo sguardo si posò sul re. << S...Sire Aratorn... >>
<< tieni a bada i tuoi garzoni, vecchio, la prossima volta non so se sarò così magnanimo! >> lo interruppe bruscamente il re e, con un colpo secco di speroni, fece avanzare il cavallo al passo.
Legolas notò per la prima volta che il re di Gondor non era solo, lo seguivano altre due persone: uno era un uomo dall'incarnato pallido, il taglio del viso era affilato, le labbra erano una linea esangue, i neri occhi luccicavano di una luce maligna, i capelli unticci, anch'essi color della pece gli erano incollati alla fronte e alle guance, vestiva una semplice tunica nera e montava un cavallo dal manto bruno, mentre l'altro era un ragazzo, circa dell'età di Legolas, i capelli erano castani mossi, il viso era dai lineamenti piacevoli e gli occhi erano azzurri, la carnagione abbronzata, l'abito era verde scuro, mentre li oltrepassava dall'alto del suo meraviglioso stallone sauro li guardò con espressione curiosa, molto differente dallo sguardo altezzoso dell'uomo che gli cavalcava affianco.
Legolas e Aragorn, principe di Gondor, si incontrarono la prima volta.
_____
Era una calda giornata estiva, il sole risplendeva rosso all'orizzonte, apprestandosi a tramontare, un fresco venticello accarezzava con reverenza il prato del pascolo screziato di margherite e papaveri. Aeglos correva abbaiando verso il suo giovane padrone che se ne stava seduto su di una sporgenza della scarpata a suonare una dolce melodia con un flauto traverso d'argento. Chi l'avesse potuto vedere in quel momento l'avrebbe sicuramente paragonato ad una creatura celestiale, i lunghissimi capelli d'oro che scintillavano al sole mossi dal vento, la pelle diafana e vellutata, le gote leggermente rosate, le lunghe ciglia nere, le dita sottili che con tocco esperto e delicato scivolavano sul flauto. Una voce in lontananza interruppe quella magia.
<< Legolas! >> gridò. << raccogli il gregge e vieni in casa! >>
Il giovane aprì gli occhi blu come il mare e li posò un istante sul panorama che poteva vedere da quell'altezza, Minas Thirith, la Città Bianca, il simbolo del potere degli Uomini. Non ci era mai stato e non aveva la minima idea di come potesse essere la cittadella che si nascondeva all'interno delle austere mura bianche, volse lo sguardo verso il palazzo reale, maestoso ed elegante come un re, l'Albero Bianco che innalzava i suoi rami al cielo come una madre che prega i Supremi di concedere la loro benedizione al figlio appena nato.
<< Legolas! >> gridò ancora la voce dalla sua capanna. << muoviti e smetti di oziare! >>
L'interpellato sospirò e si alzò dal masso su cui era seduto, si volse verso Aeglos che lo guardava con i suoi occhietti neri e scodinzolava.
<< Và a radunare le pecore, piccolo amico, sennò il vecchio Turgon ci lascia senza cena tutti e due! >> disse e il cagnolino nero corse attorno alle pecore che, belando si radunarono e iniziarono a muoversi verso il recinto seguendo Legolas.
_____
Nella grande sala da pranzo la famiglia reale stava cenando al lungo tavolo di mogano. Il primo a parlare fu il re Anathor.
<< Sai Aragorn... >> disse. << ...mi domandavo quale regalo potresti desiderare per il tuo diciottesimo compleanno. Il cavallo te lo abbiamo già regalato l'anno scorso, per la spada si dovrà attendere ancora qualche tempo, dunque dimmi tu, parla pure liberamente, figlio mio! >>
Aragorn rimase in silenzio per qualche istante a contemplare il contenuto del suo piatto. << In verità, padre, non saprei proprio, voi non mi avete mai fatto mancare nulla... >>
<< posso permettermi di suggerire qualcosa? >> intervenne la regina Niphrendil appoggiandosi con cura il tovagliolo in grembo e proseguendo al cenno di assenso del marito. << io credo che potremmo regalare a nostro figlio un nuovo servo! >>
<< un servo? Ma mia cara, non credo che un servo sia un dono adatto al figlio del re! >> la interruppe Arathorn.
<< sono assolutamente d'accordo con voi, nobile consorte, ma io non intendevo un servo qualunque, intendevo un servo elfico, Kitos è già vecchio e non può più svolgere il suo compito come una volta! >> replicò Niphrendil sorridendo.
<< mh... sai mia cara che credo tu abbia ragione! Un servo elfico sarà il dono perfetto per nostro figlio! Tu che ne pensi Aragorn? >> chiese poi in direzione del principe.
<< oh... magnifico! Grazie padre! >> rispose sorridendo forzatamente.
<< bene! Allora domani andremo a sceglierlo! >> annunciò il re.
<< sceglierlo? >> domandò sorpreso Aragorn.
<< certo! Desidero che sia tu personalmente a scegliere il tuo dono! >> rispose tranquillamente il sovrano e, con un cenno della testa, si congedò da tutti i presenti, dirigendosi nel suo studio alle sue faccende.
_____
Era appena l'alba quando un araldo del re giunse alla porta della capanna di Turgon. Il vecchio pastore aprì la porta all'araldo per sentire cosa volesse il re da loro.
<< il re ordina a tutti gli schiavi Elfi del villaggio di recarsi subitaneamente ai piedi del colle perché il principe Aragorn sceglierà il suo dono per il suo diciottesimo compleanno. Chiunque osi disubbidire agli ordini del sovrano sarà punito! >> annunciò l'araldo con voce cantilenante, come se quella fosse stata l'ennesima volta che pronunciava quelle parole.
<< eseguiremo gli ordini di Sua altezza. >> disse solo Turgon richiudendosi la porta alle spalle. Si volse verso Legolas che si stava pettinando i lunghi capelli.
<< che voleva l'araldo? >> domandò il giovane senza voltarsi.
<< devi recarti ai piedi del colle immediatamente. Il principe vuole scegliere il suo regalo di compleanno! >> rispose con stizza. << manco fossimo degli animali! >>
<< tu non verrai? >> chiese nuovamente, questa volta deponendo il pettine e sistemandosi la chioma di sole dietro le spalle.
<< no, vuole solo gli Elfi. >> sospirò lasciandosi andare stancamente su una grezza panca e prendendosi la testa tra le mani.
Legolas gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla magra. << se non dovessi tornare, sappi che ti ringrazio immensamente per tutto quello che hai fatto per me. Sei stato il padre che non ho mai avuto, amico fedele e grande insegnante di vita. Se tu non mi avessi preso con te, ora non sarei quello che sono ma sopratutto non so se sarei qui! >> disse inginocchiandosi di fronte al vecchio e prendendogli le mani ossute tra le sue.
Turgon fissò lo sguardo stanco nei meravigliosi occhi blu del giovane Elfo, ora lucidi di lacrime. << Non tutti avrebbero accolto nella loro casa un Elfo, ma tu l'hai fatto, questo ti rende una persona ancora più meravigliosa di quanto tu non lo sia già! >> la voce melodica di Legolas fu scossa da un leggero tremore.
Turgon sorrise, un sorriso commosso e dolce; abbracciò con slancio Legolas, accarezzandogli i capelli di seta. << ti voglio bene, piccolo delinquente elfico. >> Legolas ridacchiò a quel nomignolo detto con affetto. << Non riesco ad immaginare la mia vita derubata della tua compagnia, senza le tue risate, senza le tue proteste, senza di te... d'ora in poi chi sgriderò più? >> Il vecchio pastore, dall'aria severa e impenetrabile, non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a rigargli le guance scarne.
Legolas si scostò lentamente per guardarlo negli occhi. << ehi, vecchio, sono forse lacrime quelle che vedo? No, non devi versare lacrime per me, non ne vale la pena perché sappi che qui... >> si appoggiò una mano di Turgon sul petto, proprio dove batteva il cuore. << ...tu ci sarai sempre. >>
Allora Turgon prese una mano dell'Elfo e fece la stessa cosa. << e tu sarai sempre qui. >> gli diede un bacio sulla fronte. << ed ora affrettati se non vuoi che le guardie vengano a prelevarti! >> aggiunse frettolosamente accompagnandolo alla porta.
<< saluta Aeglos e và! >> disse poi indicando il cagnolino che scodinzolava nella loro direzione con la lingua a penzoloni.
Legolas si inginocchiò di fronte al cane e lo grattò dietro le orecchie. << prenditi cura del vecchio Turgon, ora che io debbo andare via e continua a badare al gregge come hai sempre fatto! >> si alzò e fece qualche passo lungo il selciato, poi si voltò verso il vecchio. << namarie a hannon le Turgon! >> sussurrò prima abbassarsi il cappuccio del mantello sugli occhi e voltarsi e verso il sentiero che passava per il bosco.
CONTINUA......
Ciao a tutti!!! Vorrei fare una piccola premessa riguardo questa ff, i nomi non sono miei ma sono presi da un dizionario etimologico e ognuno ha un suo significato ben preciso e sono tutti elfici (tranne Arathorn, Aragorn e quei pochi che già conosciamo dal Signore degli Anelli). Per esempio Aeglos significa punta di neve ed io l'ho associato al cagnolino che ha una macchia bianca sul muso! E ho fatto in modo che Isildur sia il nonno di Aragorn per un'esigenza di copione ma in realtà sarebbe il suo bis-bis-nonno ed anche Haldir, che in realtà e di Lothlorien l'ho messo al comando dell'esercito degli Elfi di Bosco Atro! Per altre delucidazioni o curiosità contattatemi!
Spero che la storia sia di vostro gradimento e commentate numerosi, mi raccomando!
Ithil-chan

 
Continua nel capitolo:


 
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