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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ATTIMI DI VITA
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Autore: akireru galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/04/2006 18:37:57 (ultimo inserimento: 17/05/06)

l`amore nell`adolescenza... quante volte ci dicono che è ancora presto per innamorarci? comentateeeeee!! ^___^
 
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VITA {CAPITOLO 1}
- Capitolo 1° -

ATTIMI DI VITA
Vita {Capitolo I}
Un silenzio bellissimo, quello della notte. Un silenzio rotto solo dal soffice rumore del vento tra i rami degli alberi. Il cielo era limpido, attraversato da una brezza fredda, segno che l’autunno era arrivato. La Luna splendeva alta nel cielo nero trapuntato di stelle. Le strade erano deserte. Ogni abitante di Daliville dormiva, tranne Akira. Lei era ben sveglia, a sentire il rumore quasi impercettibile del vento che s’insinuava nelle serrande. Erano settimane, forse mesi, che non dormiva più. Ogni notte era sveglia, attenta a tutto ciò che le succedeva intorno, mentre osservava il soffitto bianco sopra il suo letto. Sentiva il rumore di una chiave che girava nella toppa della porta di casa, i passi svelti di due adulti che si dirigevano nella stanza da letto. Non ci sarebbe stato niente di strano se i due adulti in questione fossero stati i suoi genitori. Purtroppo non era così. Meglio, era così solo in parte. Da quando avevano divorziato, le cose non erano più come un tempo. Successe tutto sette anni fa. All’epoca Akira aveva 9 anni. Sua madre scoprì il marito con un'altra. Scoppiò l’inferno, in casa Virianne. Porte sbattute, pianti a tutte le ore. Akira fu lasciata al suo destino. Strano, perché prima c’era sempre qualcuno a coccolarla, a viziarla, a chiamarla "principessa". Soffrì molto, nel vedere i suoi genitori litigare. Quello che la fece star male, fu ciò che accadde dopo. Suo padre si trasferì in Francia, anche se aiutò moltissimo la figlia con il denaro. Sua madre non si riprese più. Quella che era una bella e rispettabile contabile, divenne una donna alcolizzata, che ogni sera portava a casa un uomo diverso, un uomo che la usava solo per fare sesso, poi la lasciava lì, senza dire una parola di più. Ancora adesso Akira si chiedeva com’era possibile che la sua bella famiglia fosse andata in frantumi. Lei aveva 16 anni, era una ragazza con i capelli lunghissimi e biondi, degli splendenti occhi verdi e un carattere sempre allegro, o almeno così amava farsi vedere. Quella notte sua madre tornò a casa con un altro uomo e lei decise che non poteva più andare avanti così. Doveva assolutamente fare qualcosa. Si riaddormentò per poche ore. Si svegliò sentendo che la porta di casa si chiudeva. Fece un respiro profondo e si alzò. A giudicare dalla poca luce che filtrava dalla serranda abbassata, dovevano essere circa le sei del mattino. Sua madre sarebbe uscita a momenti e lei senza perdere tempo si precipitò in cucina, per prepararsi un caffè.
<<Buongiorno>> disse Akira, quando sua madre apparve sulla soglia della cucina, vestita di tutto punto <<E’ bello vederti a casa, di tanto in tanto.>>
<<Ciao>> rispose la donna, sedendosi, davanti al caffè.
<<Come si chiamava lui?>>
<<Lui chi?>>
<<Non fare finta di niente. Ti ho sentita, cosa credi? Ti ho sempre sentito>>
<<Oh...>>
<<Oh. Non dici altro? Non provi neanche a giustificarti? Tanto sarebbe inutile. Non c’è giustificazione che tiene>>
<<Dimmelo tu allora, cosa dovrei dirti?>> esplose la donna <<Che mi dispiace? Che hai ragione? Che sono una madre irresponsabile? E’ questo quel che vuoi sentirti dire?>>
<<Quello che voglio sentirmi dire>> fece Akira, urlando più forte di lei <<E’ che cercherai di venirne fuori, che cercherai di rifarti una vita, perché io non né posso più! Non lo capisci che io non posso più vivere così?!>>.
<<Parla come sarebbe la tua vita? Avanti, sentiamo>>
<<Non ho intenzione di raccontartela. Ti sarebbe bastato stare in casa più a lungo, per conoscerla!!!>>.
<<Vorresti dire che ti ho trascurata?>>
<<Bè, sì. Sappi però che non era questo quel che volevo dirti>>.
<<Ah, no? E cosa sarebbe?>>
<<Smettila di portare uomini a casa. Non ti sto dicendo che non devi più fare sesso con chi vuoi, ma non portarteli a casa nostra>>.
<<Io faccio quello che voglio, ragazzina>>.
<<Fai pure quello che vuoi, ma la troia valla a fare da qualche altra parte>>.
Sciaf. La madre la schiaffeggiò su una guancia, tremante di rabbia, ma ad Akira non importava. Finalmente aveva detto quello che pensava, si era liberata di un peso che portava dentro da sette anni. La donna s’infilò una giacca di pelle, prese le chiavi di casa e uscì, sbattendo la porta. Akira scosse la testa, poi lavò i bicchierini del caffè e andò in bagno a vestirsi. Alle sette era pronta. Prese il casco, le chiavi di casa, lo zaino e uscì. Doveva passare a prendere Lady, una delle sue migliori amiche, ma siccome era ancora un po’ presto andò a fare benzina. Quando arrivò sotto casa di lei, il sole si intravedeva tra le nubi mattiniere. Lady era già fuori ad aspettarla, così che furono a scuola in poco tempo. Appena scese dal motorino, nel cortile della scuola, capì che sarebbe stata una giornata veramente lunga che portava con sè due compiti in classe. Si tolse il casco e lo chiuse nel bauletto, dal quale tolse lo zaino. Si avviarono lungo la scalinata d’ingresso, con aria molto depressa.
<<Ti vedo strana>> disse Lady, mentre salivano le scale, verso la loro aula <<Che hai?>>
<<Niente>> rispose Akira, alzando le spalle con noncuranza <<Ho litigato di nuovo con mia madre. Le solite cose>>
Entrarono in classe. Mia e Josie, le altre loro amiche, erano già arrivate. I loro zaini erano sul loro banco, ma non c’era nessuna traccia delle proprietarie. Probabilmente erano in giro, ma Akira e Lady non avevano voglia di cercarle, così si misero contro il termosifone davanti alla porta della classe, chiacchierando tranquillamente e facendo cenni di saluto di tanto in tanto agli studenti che passavano davanti a loro.
<<Mi è venuta in mente una cosa>> disse Lady, mentre suonava la prima campanella, legandosi i lunghi capelli castani <<Quest’anno Vaans fa il quinto, vero?>>
<<Già>> rispose Akira, sospirando. Non si era certo dimenticata di una cosa del genere. Vaans le piaceva molto, da quando faceva il primo anno. Lui era un ragazzo biondo, dagli occhi azzurrissimi e un fisico niente male, almeno per lei. Sì, perché le sue amiche non lo trovavano affatto attraente. Era una delle poche a considerarlo carino.
<<Hai una sola possibilità per continuare a vederlo>> riprese Lady, interrompendo i pensieri dell’amica.
<<Sarebbe?>>
<<Mettiti con lui>>
<<Simpatica, ma non era affatto divertente>>.
<<Non doveva esserlo. Non ci vuole tanto: vai lì, ti presenti e lo baci>>.
<<Certo, mi pare logico.>>
<<Infatti, lo è>>
Akira la guardò come se stesse delirando. Si chiese come potevano venirle in mente certe idee. Tra tutte le stupidaggini che aveva ascoltato nel corso dei tre anni di scuola, questa era a dir poco pazzesca. Lady si limitò ad alzare le spalle. In effetti, non era così impossibile. Doveva solo farselo presentare. Il problema era che lei non conosceva le persone giuste. Poi le venne in mente un ragazzo del secondo, anche se in teoria doveva fare il terzo. Di solito li vedeva girare assieme per i corridoi. Era un conoscente che avevano in comune ma erano diversi mesi che non veniva a scuola e ormai avevano cominciato a pensare che si fosse ritirato. Scosse la testa. Aveva già abbastanza pensieri, senza dover pensare anche ai ragazzi. Arrivarono Josie e Mia. La prima era una ragazza dai capelli corti, castani chiari e gli occhi verdi lucenti. L’altra invece aveva i capelli castani, che al sole diventavano quasi biondi, li portava lunghi quasi quanto Akira; e i suoi occhi erano scuri. Sfortunatamente erano seguite dalla professoressa della prima ora. Le prime tre ore di lezioni trascorsero senza problemi, poiché i compiti in classe sarebbero stati nelle ore seguenti. A ricreazione, Lady ebbe un'altra idea.
<<Chiediamo a Dan di presentarti Vaans>> disse, mangiando un cornetto
Akira rise, convinta che stesse scherzando, ma non era affatto cosi. Rimasero in silenzio fino alla fine dell'intervallo. Dopo i compiti in classe, che occuparono le restanti tre ore, Akira e Lady si avviarono verso il cortile. Mia e Josie sarebbero rimaste a scuola per i loro allenamenti di pallavolo. Mentre uscivano in giardino, videro Dan intento a togliere la catena al suo motorino, mentre parlava con un ragazzo che non riconobbero subito. Mentre si avvicinavano però, capirono che era Vaans.
<<Ehi!!>> sussurrò Lady, dando una gomitata all’amica <<Vaans è poggiato al tuo motorino!>>
<<Lo vedo da me. Accidenti! Com’è bello...>>
<<Il Piano Presentazione - Vaans può avere inizio>>
<<Non oggi ti prego>>
Mentre si avvicinavano, riuscirono a cogliere un pezzo della loro conversazione.
<<Mi stai dicendo che non puoi venire?>> domandò Dan, posando la sua catena nel bauletto del motorino.
<<Sì>> Vaans si passò una mano nei capelli. Akira si sentì mancare <<Ho da fare quel giorno. Sarà per un'altra volta>>
<<Di questo puoi starne certo. Ti saresti divertito, ma se hai da fare...>> Dan s’infilò il casco e scorse le ragazze.
<<Ciao, raga>> disse, sorridendo.
Vaans si voltò e si tolse dal motorino d’Akira, mentre lei si chinava a togliere la catena. Sembrava improvvisamente diventato nervoso.
<<Allora, Dan>> disse, prendendo il suo casco nero da terra <<Vogliamo andare?>>.
<<Andate da qualche parte?>> s’intromise Lady. Akira capì all’istante quello che aveva in mente e non glielo avrebbe permesso. Non sapeva bene perché, sapeva solo che non voleva.
<<Sì>> rispose Dan, accendendo il motorino <<Da McDonald’s. Venite anche voi?>>
Lady stava aprendo la bocca per rispondere, ma Akira la precedette.
<<No, grazie per l’invito>> disse rapidamente, ignorando lo sguardo allibito di Lady.
<<Avete altri programmi?>> chiese Vaans, curioso.
<<Sì, facciamo un po’ di shopping con le amiche nel pomeriggio>>.
<<Allora sarà per un'altra volta. Ci vediamo domani>> Dan le saluto allegramente con la mano.
<<Ci vediamo>> disse Vaans, rivolgendo un vago sorriso alle ragazze.
Quando furono spariti oltre il cancello, Akira si voltò verso l’amica che lanciava fuoco dagli occhi verdi. Era visibilmente arrabbiata e una piccola parte di Akira non poteva darle torto.
<<Posso sapere cosa ti è saltato in mente?>> chiese Lady, salendo sul motorino.
<<Niente, solo la verità>>
Infatti, era vero in parte. Quel pomeriggio avevano deciso di fare shopping anche se non ci sarebbero state altre amiche.
<<Meglio che non ti risponda.>> disse Lady, scuotendo la testa. Akira accese il motorino e si avviò verso casa di Lady. Fecero abbastanza velocemente poiché c’era poco traffico.
<<Ha detto “ci vediamo”>> fece Akira, distrattamente mentre si fermava sotto casa di Lady.
<<L’ho sentito anch’io>>
<<Cosa significa?>>
<<Che lo rivedrai domani a scuola?>>
<<Non lo so>> Akira alzò gli occhi al cielo, pensierosa <<Nessuno ci capisce niente con la storia del “ci vediamo”>>
<<Scendi dalle nuvole, che è meglio>> Lady prese le chiavi dallo zaino e si diresse verso il portone <<Alle quattro sotto da me>> continuò
<<Ok. A dopo>>
Le ragazze si divisero. Akira aveva ancora in mente la voce e il volto di Vaans. Le piaceva davvero tanto. Arrivò sotto casa e parcheggiò nel posto condominiale assegnato a lei e a sua madre; quest’ultimo era vuoto. Immaginò che il discorso di quella mattina fosse stato solo fiato sprecato. Si disse che avrebbe dovuto aspettarselo. Alzò lo sguardo verso il terzo piano del palazzo, dove era casa sua. Le finestre erano aperte. Strano, eppure era sicura d’averle lasciate chiuse. Sua madre non c’era. La domanda sorgeva spontanea. Chi c’era in casa? Per un piccolo e gioioso istante pensò che suo padre fosse venuto a trovarla, ma dopo una rapida occhiata alla strada, si disse che era impossibile: la mancanza del maggiolino turchese vivo era un segno indiscutibile dell’assenza del padre. Salì precipitosamente le scale e spalancò la porta.
<<Ce l’hai fatta a tornare...>> disse una voce. Il cuore di Akira si fermò per poi riprendere a battere veloce. Conosceva bene quella voce, benché non la sentisse più da un anno. Era una voce maschile, dolce e sensuale; la tipica voce maschile capace di mandare più di cento ragazze in rianimazione. Era Alex, il suo ex. Uscì dalla cucina, le mani bagnate e gocciolanti. Nella mano destra stringeva una chiave inglese.
<<E tu che ci fai qui?>> chiese Akira, meravigliata, seguendolo in cucina. Lui si chinò su un tubo, che perdeva da secoli. Lei non aveva mai trovato il tempo di sistemarlo.
<<Tuo padre>> rispose semplicemente Alex, stringendo il tubo. Quando ebbe finito, posò la chiave inglese sul pavimento e si voltò verso Akira. I capelli castani gli ricadevano morbidi sugli occhi verdi. Sorrise. Sorrise in quel modo che le piaceva tanto.
<<Adesso non ti darà più noie>> disse lui, indicando il tubo.
<<Grazie>>
Si sedettero attorno al tavolo marrone.
<<Chi ti ha dato le chiavi?>> chiese Akira, togliendosi il cappotto
<<Tuo padre. Voleva che venissi a guardare, così per sicurezza. Mi ha mandato le chiavi per posta>> guardò la ragazza <<Non gli hai detto che ci siamo lasciati, vero?>>
Akira abbassò lo sguardo. Si sentiva un po’ agitata. La sua storia con Alex era durata circa sei mesi, poi lui si era trasferito in un'altra città. Si lasciarono e si persero di vista. Non si sarebbe mai aspettata di rivederlo, specialmente in un’occasione simile.
<<Come potevo? Mio padre stravedeva per te...>>
<<Ti trovo bene>> Alex cambiò discorso <<Studi ancora?>>
<<Sì, faccio il terzo anno. Tu? Che combini?>>
<<Lavoro>> il ragazzo alzò le spalle con noncuranza <<Ma non è di me che voglio parlare>>
Nella sua voce c’era un tono di rimprovero che non poté biasimare. Era sempre stato contro la madre di lei, e una piccola parte di Akira era d’accordo con lui.
<<Sai già cosa penso>> la ragazza si alzò, rivolgendo lo sguardo verso la finestra.
<<E cosa vorresti fare? Continuare a vivere con una puttana?>>
<<Oggi le ho parlato.>>
<<Non mi pare che sia servito a molto.>>
<<Non mi sento di lasciarla sola>> Akira lo guardò intensamente <<E se facesse una pazzia?>>
<<Fai come ti pare>>
Alex si alzò e prese il suo casco, il cappotto e le chiavi del motorino.
<<Ci si vede>> disse, avviandosi alla porta
<<Alex>> lo chiamò Akira
Lui si voltò, mentre scendeva le scale.
<<Grazie>>
Lui si limitò a sorridere; lo seguì con lo sguardo finché non sparì tra le scale. Era stato carino a preoccuparsi per lei, anche se non stavano un po’ insieme. Senza sapere perché, si ritrovò a cantare la canzone che era stata la loro colonna sonora, “Ricomincerei”. Era poco conosciuta, ma a loro era piaciuta subito. Mise su il disco e pranzò. Quel pomeriggio si mise un po’a studiare giacché era rimasta indietro. Quando andò da Lady, lei disse che il giorno dopo non sarebbe andata a scuola.
<<Viene Ryan>> fece come scusante <<Andiamo un po’ in giro>>
<<Come vuoi>> Akira mostrò profondo interesse per la pizza che stava mangiando mentre il cielo si tingeva di arancione man mano che il sole tramontava.
 
Continua nel capitolo:


 
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