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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA DAMA E LO STRANIERO
Genere: Sentimentale, Romantico, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: silver-fairy galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/04/2006 16:14:33

E fu così che lo Straniero e la Dama si conobbero, in una notte d’estate, sotto lo sguardo dolce della bianca luna... x linsday^^
 
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LA DAMA E LO STRANIERO
- Capitolo 1° -

Era a dir poco divina.
La luce lunare scivolava sul suo corpo di perla, ne delineava i contorni.
I capelli di tenebra scendevano lungo la schiena, infinitamente morbidi e mossi.
Il diadema che portava sul capo brillava fiocamente, una cosa che lasciava estasiati.
Ma ciò che colpiva veramente erano gli occhi dell’Elfa, profondi, intensi, scuri, neri come la pece e bellissimi.
La pelle diafana, liscia, levigata, era leggermente spruzzata di efelidi.
La bocca rosso-fragola, semiaperta, era come un bocciolo fresco di rosa, quasi a forma di cuore.
Vi usciva una dolce nenia cantata a fior di labbra, appena sussurrata.
Il canto era in una lingua a lui sconosciuta, eppure vi traspariva una tale dolcezza che lasciava intendere si trattasse di parole belle e soavi.
Lei era lì, immersa nelle acque trasparenti del lago, mentre con cura si bagnava ora un braccio, ora l’altro.
Che mani piccole e incantevoli, che viso fine, che incanto…
La bella fanciulla si fermò un momento e poi, come faceva sempre allo scoccare della mezzanotte, si tuffò nell’acqua d’abisso, lasciando dietro di sé alcuni piccoli cerchi concentrici, mentre qualche ninfea si muoveva sulla superficie di specchio.
Non seppe dire per quanto tempo rimase a guardarla in quella posizione, accucciato e nascosto fra gli alberi che delimitavano il bosco.
Ogni notte La spiava, dal suo angolo segreto, e Lei nemmeno se ne accorgeva, o non voleva accorgersene…
Ancora incantato ed emozionato si lasciò andare sull’erba primaverile fiorita, con la testa fra petali di Primule dal delicato profumo.
Distese le gambe, nel tentativo di rilassarsi.
Respirò a fondo ripensando alla sua Elfa incantatrice.
L’Elfa si recava al lago alle undici esatte, mai un secondo più, mai un secondo meno, e ballava nella radura con grazia, offrendo la sua danza ai raggi chiari della luna, che affascinati La ammiravano.
Quando esausta fermava i piedi scalzi, si esibiva in un cerimonioso inchino e coglieva un fiore dal terreno, sempre una Primula bianca, per mettersela fra i capelli nerissimi.
Infine si toglieva la veste e si immergeva nell’acqua intiepidita dal sole durante il giorno.
Che fosse solo un sogno?
Impossibile.
Era così vera che sentiva già di amarla…
Con la sua bellezza di fata, di creatura incantata, aveva conquistato il suo cuore di ragazzo.
Come poteva tanta perfezione essere racchiusa in un corpicino così fragile e delicato?
Se solo avesse potuto sarebbe andato da lei, ma nel timore di spaventarla non aveva mai osato uscire allo scoperto.
Non voleva rovinare quei momenti magici, erano diventati la sua unica ragione di vita.
Viveva di quegli attimi sospirati, ne assaporava ogni istante, gli piaceva guardarla perché gli infondeva calore, felicità e…
Amore.
Si alzò lentamente percorrendo il tratto che lo separava dalla sponda del lago cristallino, cercando un profumo che soltanto lui poteva sentire.
Un leggero venticello gli accarezzò una guancia, e gli bisbigliò nell’orecchio parole incomprensibili, invitandolo a tuffarsi nella grande distesa dai riflessi blu e azzurri.
Lui, il ragazzo, si spogliò, e si lasciò cullare dall’acqua limpida, abbandonandosi ad un piacere che si propagò lungo tutto il corpo, dalla punta del capello più lungo, alle dita dei piedi, una sensazione rinfrescante.
Con le mani raccolse dell’acqua, per sciacquarsi il viso.
Poi, rilasciando la tensione dei muscoli, inspirò a fondo, in modo da restare a galla, immobile.
Stette fermo per un po’.
Come un velo di seta qualcosa gli sfiorò la gamba, ma lui, pensando che fosse soltanto un pesce o una pianta acquatica non ci badò più di tanto.
Successe la stessa cosa un minuto dopo e così sempre più di frequente, così che cominciò ad allarmarsi.
Che cos’era stato?
Poggiò i piedi sul fondale melmoso, e si guardò intorno.
Ma non vide nulla.
Prima che potesse fare qualcosa, però, due mani profumate gli tapparono gli occhi e una risata cristallina ruppe il silenzio della notte.

“Chi sei?!”

Chiese, con il cuore in gola.

“Indovina”

Quella voce…
La sua Elfa!
Era la sua amata, non poteva sbagliarsi!

“Per quanto tempo ti ho osservata, dolce creatura… La tua voce, fammela sentire ancora, te ne prego… Vivo di Te, io, che sono rimasto incantato dai tuoi occhi profondi, permettimi di vederli ancora una volta… e i tuoi soffici capelli… e queste tue mani, che mi tengono chiusi gli occhi…”

“Porta pazienza, ragazzo… Per quanto tempo mi hai osservato, dimmi?”

“Per ore, giorni, mesi, non so nemmeno quanto di preciso”

“E perché, dimmi?”

“Ti ho già detto perché: per la tua bellezza, per la tua grazia, per le tue movenze, per il tuo canto, per…”

“Sshh…”

L’Elfa gli baciò piano la spalla, poi lasciò scivolare le mani giù e gli cinse il petto.
Il ragazzo non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Attese soltanto.

“Sotto questa luna ho danzato per te, straniero, ho cantato per te, ed ora che sei qui… Cosa potrei fare per te?”

“Io…”

Non sapeva cosa risponderle.

“Girati, straniero”

Il ragazzo si voltò piano, con ancora le palpebre socchiuse.
Poi, non appena si accorse di ciò che intravedeva fiocamente, spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta.
Portò una mano sulla sua guancia.
Al tatto era proprio come se l’era immaginata, soffice, morbida, liscia.
L’altra l’affondò fra i suoi boccoli neri e continuò ad accarezzarle il capo.
Inspirò il profumo inebriante della figura sublime.
Un profumo di Primule Bianche.

“Mio fiore di luna, sembri un sogno, da quanto splendi”

Lei, senza preavviso lo baciò, un bacio casto, a fior di labbra, dolce, semplice.

“Come ti chiami, mia dea?”

“Se io te lo dico, mi prometti che mi rivelerai il tuo, straniero?”

“Certo, come potrei rifiutartelo?”

“Il mio nome è Galad. Il tuo, straniero?”

“Io sono… Daniel…”

“Che bel nome hai, straniero”

“Che bella che sei, dolce Elfa…”

E fu così che lo Straniero e la Dama si conobbero, in una notte d’estate.
Ancora oggi, quando la luna bianca sovrasta la superficie d’acqua del lago, i due danzano insieme, al ritmo del canto di Lei…
E si amano, loro, creature di mondi diversi, ma di cuori uguali…























Un’idea che vagava per la mia mente da tempo… Ma non so se la modificherò più avanti… Per il momento la posto così, spero solo che vi piaccia^^
1 Bacio a tutti,
Fay
P.S.: Lizzy, per te ;) Anche se dovresti già conoscerla^^
 
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