PROLOGO
- Capitolo 1° -
E' la fine ormai. Tutto è buio e silenzioso intorno a me. Non c'è nessuno accanto che mi parla. I miei buoni amici sono morti: adesso sono solo, non ho nessuno di cui fidarmi qui. Fumo la mia ultima sigaretta, mentre i loschi sbirri vengono a prendermi.
Vogliono uccidermi. Se ci penso, ne ho combinate tante durante la mia vita. Non ero mai stato preso; un errore, un grave errore che mi costerà la vita. E' così che deve finire un ladro? No, non avevo mai sognato o pensato ad una fine del genere. E' così triste saper di dover morire presto, tra pochissimi minuti; un attimo per spirare, non ti accorgi che stai abbandonando la vita, mentre gli altri, guardandoti, ti deridono per la lurida morte in cui sei crollato.
E ora che vengo preso e portato dinanzi alla sedia della morte, ricordo tutte le esperienze belle che ho vissuto. Quel maledetto giorno...
"Lupin! Lupin, alzati muoviti!"
Mi sveglia d'improvviso, in una qualunque mattinata d'inverno.
"Che succede?" Esclamai ancora intontito; e appena alzai lo sguardo, vidi che era tutto buio innanzi a me. Ma che ore erano? Le tre, le quattro di notte? No, era giorno: una lieve luce soffusa penetrava dallo spiraglio di una finestra. Evidentemente avevano chiuso le persiane. Ma perchè? Presi violentemente la pistola, non capendo neancora cosa stesse accadendo. Forse avevano scoperto il nostro nascondiglio e quando alludo a questo significa che in giro c'è sempre quello scansafatiche di Zenigata; non è mai riuscito a prendere mio zio, Lupin III, e certamente non sarebbe riuscito a prendere me.
Quando feci il primo passo, ecco che improvvisamente si accese la luce.
"Sorpresa!! Buon compleanno!" Rimasi intontito e spaventato, quegl'idioti dei miei compagni mi avevano svegliato di soprassalto solo per festeggiare il mio compleanno? Ehi! Ma era davvero la mia festa? Non so, ho sempre pensato ad altre cose e mi ero dimenticato in che giorno ricorresse l'anniversario della mia nascita.
Ma che importa, tanto non vale più a niente per me, ma continuavo a riportare alla luce i ricordi.
"Accidenti! Ma che vi è saltato in mente?"
"Ah, ah, ah! Calmati Lupin! Sembra che tu abbia visto un fantasma!" Esclamò il mio fedele Simon.
Mi apparvero davanti anche gli altri due: Pekino e Pocoia. Mi sembra strano: sono passati tanti mesi eppure mi ricordo ancora le loro immagini, i loro volti ancora pieni di vivacità, ma che ora sono spenti, pallidi, bianchi, molto bianchi. -Maledetti poliziotti!!- Pensai.
Portavano in mano una torta, una grande e appetitosa torta. Con quante candeline poi? Bah, non mi ricordo neanche più quanti anni porto.
Mi si avvicinarono, dicendo:
"Spengi le candeline e esprimi un desiderio!"
Non avrei mai pensato che il mio desiderio non si sarebbe mai avverato.
Dopo aver mangiato e brindato, ci occupammo del nostro lavoro quotidiano: pensare al nostro prossimo obiettivo.
"Guarda qua, Lupin! E' appena arrivato al museo nazionale di New York un diamante di 128 carati, preziosissimo e dal valore inestimabile! Che voglia di averlo fra le mani!" Disse Pocoia.
Non mi interessava ascoltare le vaghe opinioni dei miei compagni: ormai il mio unico pensiero era al diamante e rimuginavo nella mia testa su ciò che avrei fatto con questo. Sarebbe stato uno dei colpi più importanti della vita.
Nel tardo pomeriggio trovammo i biglietti, necessari per raggiungere New York via aerea, ancora ignari di ciò che ci stava aspettando nella città della malavita.
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