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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: LA RABBIA DI HANAMICHI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: jovix galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/11/2002 19:06:03

la storia è in parte introspettiva su hanamichi in parte narra vicende dopo un clamoroso evento allo shohoku...
 
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- Capitolo 1° -

La rabbia di Hanamichi

Primissima fanfiction di Jo Vix 3 liberamente ispirata ovviamente all'immenso insuperabile manga Slam Dunk ! I personaggi appartengono al sig. T.Inoue, ho scritto x puro divertimento! Siate buoni, pubblicatela! La fanfiction è in parte introspettiva sul protagonista Hanamichi, in parte narra vicende che accadono dopo un clamoroso evento... buona lettura!

Correva a perdifiato senza meta per le vie di Kanagawa, senza badare a passanti o auto, in un mondo surreale a contorni sfuocati, avvertendo un frastuono rimbombante al cervello, sensazione dovuta ai molteplici stati d'animo che si alternavano facendo capolino dentro di sé.

Dopo un bel po', del tutto senza fiato, Hanamichi si fermò su una panchina tentando di riacquistare un barlume di raziocinio, oltre che per riposarsi da una fatica che il suo atletico corpo non poteva più reggere.

La scintilla, al mattino, al Liceo Shohoku.
Solito, noioso giorno di scuola per il nostro Hanamichi. Passeggiava distrattamente tra i corridoi, prima dell'inizio delle lezioni, sin quando s'accorse di discorsi di ragazzine spettegolanti a cui non aveva mai dato la minima importanza finora [un po' come me... Nd Jo] poiché arrivò al suo orecchio il nome della sua amata Haruko.

- Questa è la fine! Abbiamo perso ogni speranza!
- La Akagi, quanto la invidio!
- Si è presa il nostro Rukawa! La nuova coppietta dello Shohoku!!!

Hanamichi nell'istante in cui realizzò quanto accaduto si sentì gelare. Non c'era spazio per interpretazioni. L'odiatissimo rivale nel gioco e in amore, Kaede Rukawa, l'aveva sconfitto definitivamente, essendosi preso la sua Haruko.
Noncurante delle sanzioni della severa scuola giapponese a cui sarebbe andato incontro, scappò via dalla scuola.

Si fece sera. I suoi più cari amici Mito, Noma, Okosu e Takamiya erano molto preoccupati non avendolo visto né a scuola né avendolo trovato a casa, soprattutto dopo che anche loro appresero la notizia del giorno allo Shohoku.

Hanamichi era abituato in fatto di scaricamenti, ma ciò che aveva provato per le altre non era lontanamente paragonabile a ciò che provava per Haruko. I suoi amici a ogni scaricamento ridevano e lo prendevano in giro, e lui, dopo una sua iniziale reazione violenta dovuta alla sua impulsività, finiva sempre per riderci sopra. Ma stavolta essi ben sapevano che le cose erano diverse.

Dopo ore di ricerca trovarono l'amico seduto su una panchina, la testa china, i capelli rossi arruffati, una faccia da funerale. Non badò nemmeno alla loro presenza. Yohei Mito dissuase con qualche occhiataccia i suoi amici dalla tentazione di fare qualche commentino fuori luogo, poi cominciò a parlare:
- Hanamichi, eravamo preoccupati per te!
- Per me è la fine. Sto male, mi sento un essere che vive senza alcun senso.
- Non dire così, Hanamichi. So quant'è difficile per te, ci passai anch'io alle medie con Erika [... mia completa invenzione ... Nd Jo]. Ma vedi, ciò che hai provato e che hai fatto per lei è assolutamente ammirevole. Purtroppo puoi farci poco per la sua immaturità, ma lei preferisce così. E' facile dirlo, ma cerca di non fartene una colpa.
- Ci proverò. Per ora sento solo vuoto dentro.
- Lei è una bravissima ragazza, senza dubbio. Ma sbavava per quel ghiacciolo umano di Rukawa, sebbene egli non la degnasse di uno sguardo. E' lei che vuol soffrire. Tu l'avresti trattata come una regina, penso che in fondo non ti avrebbe meritato. Tutte uguali le donne ... Andiamo a casa?
- Sì, e penso che ci resterò. Sarò sospeso per la mia fuga, sarà provvidenziale. Non me la sento proprio di tornare a scuola e rischiare di incontrarli.

Gli amici lo accompagnarono a casa, gli ordinarono la cena a un ristorante vicino e tornarono alle loro abitazioni. Nonostante tutto Hanamichi riuscì a ingoiare qualche boccone. Poi andò a coricarsi per perdersi in un tormentato sonno.

I giorni seguenti Hanamichi li passò, come disse, a casa a meditare. La perdita del padre aveva temprato il suo già forte carattere, e lui riuscì ad andare avanti. Giunse a una conclusione tra rammarico e rassegnazione, ma siccome amava Haruko avrebbe dovuto volere la sua felicità, che Rukawa, e non lui, poteva darle. Però avrebbe fatto di tutto per evitarli, almeno per ora. La ferita bruciava troppo ancora. Tornò a scuola, non senza doversi sorbire la ramanzina del preside. Aveva fatto telefonare Mito a Takenori Akagi (poteva rispondere Haruko ...) facendogli riferire di un'infiammazione alla caviglia, per la quale avrebbe saltato a tempo indeterminato gli allenamenti.
Inoltre a scuola cercava di evitare i fidanzatini. Se li incontrava, si limitava a salutare Haruko e ignorare Rukawa, scappando farfugliando delle scuse.

I giorni passavano. Rukawa non dava certo peso allo scostante atteggiamento di Hanamichi degli ultimi tempi. Seppur tornato ad allenarsi, non cercava più come una volta spunti per azzuffarsi.
- Un problema in meno - pensò, - lui era solo invidioso della mia tecnica di gioco, ma si è rassegnato finalmente all'idea di non potermi mai superare, sebbene io riconosca mio malgrado il suo grande talento - constatò erroneamente.

Per Haruko invece non era così. Lei teneva molto all'amicizia di Hanamichi, voleva vederci chiaro sui motivi del suo atteggiamento.
Decise quindi di parlargli. Lo aspettò fuori la sua classe:
- Ciao, Hanamichi.
- Ciao Haruko. Scusa, il dovere mi chiama!
Fece per andare in classe, ma Haruko lo fermò e disse:
- Hanamichi, si può sapere perché scappi via ogni volta che mi vedi? Se ti ho fatto qualcosa di male parliamone. Io ti voglio bene e tu lo sai.
Egli rimase un attimo interdetto, poi esclamò:
- Oh, no Haruko! E che ho qualche problema con mia madre, quindi sono un po' seccato con tutti ... - mentì.
- Oh capisco! Comunque non voglio più che mi eviti e se posso fare qualcosa conta su di me! - disse sorridendo sollevata Haruko, ben lontana dal comprendere la realtà.
- Ok, grazie! Tu, piuttosto, ho saputo che sei con Rukawa ... - le disse, con scioltezza e quasi distaccato da meravigliarsi con sé stesso.
- Già ... - sospirò e la sua espressione si fece più seria, - oh, arriva il prof! Ciao Hanamichi! - concluse per poi dileguarsi nei corridoi.

Ad Hanamichi non era sfuggita l'espressione e il tono di voce che Haruko assunse quando le parlò del suo rapporto con Rukawa. E se le cose non funzionassero? Era un pensiero che lo tormentò per l'intera lezione, di cui ben poco riuscì a seguire. Si ripromise che avrebbe indagato.

I giorni seguenti Hanamichi era martellato da dubbi e ipotesi sul comportamento di Haruko. Improvvisamente riaffiorarono dentro di sé i suoi sentimenti che gli sembravano oramai destinati ad affievolirsi. Sì, avrebbe ripreso la sua vita, pur continuando ad amarla, ma andando per la sua strada. Ma ora si sentiva spinto più che mai a intervenire, doveva sapere. Cosa stava succedendo? Avvertiva che la sua Haruko aveva bisogno di lui. Ma cosa fare? Essendo troppo timido con lei e poiché poteva apparire scortese, preferì che li avrebbe osservati di nascosto.
In effetti ultimamente faceva di tutto per non fare caso a loro, ma non gli era ad esempio sfuggito che durante gli allenamenti agli sguardi languidi e adoranti di lei corrispondevano poche occhiate tiepide di lui.
Occorreva agire, e subito. - L'infallibile squadra di salvataggio Sakuragi entra in azione! ... - esclamò con una ritrovata allegria e fiducia in sé stesso.

La sera aveva telefonato alla sua "Armata" per parlare del suo "piano di osservazione". Senza difficoltà ottenne l'aiuto dei disponibili amici.
Due giorni dopo, fuori al cortile del liceo Shohoku, Hanamichi vide Mito correre a perdifiato verso di lui, afferrarlo per un braccio e dire: - Corri, non c'è un secondo da perdere! -.
Hanamichi e Mito si accovacciarono dietro un cespuglio poco distante, e Mito gli indicò tre ragazze discutere.

Erano Haruko e le sue due amiche. Ella parlava con lacrime agli occhi maltrattenute:
- Io non so più che pesci prendere! Cos'ho che non va? Perché lui è così distaccato? - disse Haruko.
- Haruko, non affliggerti così, tu non hai nulla che non va! Sii ottimista, vedrai che le cose miglioreranno! - cercava di consolarla l'amica.
- Non è vero, va sempre peggio! Io lo amo con tutto il cuore, voglio stare con lui, ma sebbene stiamo insieme,... - s'interruppe scoppiando a piangere.
Riprese poi:
- ecco, lui non è mai gentile o premuroso con me e mi preferisce sempre il basket! Oh, sto così male... - concluse per poi tornare a piangere.

Non un secondo di più avrebbe atteso. Vedeva solo lui in quel momento, accompagnato dalla voglia di distruggerlo. - Kaede Rukawa, dannato bastardo, come hai potuto! Stavolta è la tua fine, ti ammazzerò, dovessi rimetterci la vita! - pensò Hanamichi. La sua rabbia era implacabile. Ciò che aveva udito gli aveva procurato più male delle mille ferite insieme subite in precedenza per questa storia. L'invidia e la rivalità che nutriva verso Rukawa erano ora odio puro. L'energia infusagli dal suo stato d'animo sprizzava da tutti i pori. In una frazione di secondo, prima che l'amico Mito riuscisse a comprendere tutto, Hanamichi scattò via.

Mito ben sapeva che era del tutto inutile tentare di fermare l'amico. Era deciso e sarebbe andato fino in fondo. Però decise di rincorrerlo per evitare che facesse pazzie. Sapeva dove sarebbe andato Hanamichi. Era appena finita la lezione, quindi Kaede Rukawa si trovava al campo di basket vicino.

- Verme! Distruggerò il tuo sogno come tu hai distrutto il mio! - urlò Hanamichi durante la corsa.
Arrivò al campo, e trovò l'acerrimo nemico solitario allenarsi al canestro. Lentamente, con aria seria, si avvicinò e gli si parò davanti.
- Cosa vuoi idiota? Qui io ho da allenarmi, gira i tacchi e sparisci. -
disse lui, prima di sentirsi colpito da un possente destro alla mascella e subito dopo un calcio allo stomaco d'inaudita violenza che lo scaraventò a terra facendogli sputare sangue.
- E' arrivata la resa dei conti Rukawa! Pagherai per tutte le sofferenze che ho patito a causa tua! - sbraitò Hanamichi.
- Cosa cazzo vuoi bastardo?
- Te lo spiego dopo averti ridotto in pezzi!
Detto ciò si gettò su di lui. Intanto Mito era sopraggiunto ma non aveva osato intervenire.
Rukawa tentava invano di difendersi, ma la ferocia dei colpi dell'esasperato avversario ebbe il sopravvento. Si ritrovò dopo pochi minuti a terra inerme, pesto e sanguinante, quasi incosciente, con Hanamichi che prendeva fiato.
- Come hai osato far soffrire una ragazza dolcissima come Haruko? Bastardo, dì la verità, non te ne frega un cazzo di lei vero?! - urlò Hanamichi, senza accorgersi che alle sue spalle era arrivata Haruko, che era venuta come sempre al campo dal suo ragazzo.
Ella vedendo la scena trasalì e rimase a bocca aperta, ma comprese le parole di Hanamichi.
- Dillo, oppure questo campo sarà la tua tomba!!! - aggiunse Hanamichi.
- Sì, è vero, mi sono messo con lei solo per liberarmi di quelle noiose delle mie fan sempre appiccicate a me! M'importa molto più del basket, di battere Sendoh e andare a giocare in America che di lei! - riuscì a sussurrare Rukawa.
- Oh sincero! Tu lo sai cosa hai fatto? Hai distrutto la mia piccola speranza che un giorno lei potesse ricambiare il mio amore, stufandosi di star dietro a un frocio congelatore umano come te! Tu hai distrutto il mio sogno. Ma bisogna che ti ricambi ti pare? Distruggerò io il tuo. E' importante per te giocare a basket, no? Ti informo che da questo momento non ne sarai più capace, perché sto per spezzarti le braccia! - con queste ultime parole dette in un urlo sovrumano da Hanamichi che cominciava a perdere lucidità. Mito stesso era paralizzato. Non sarebbe potuto intervenire. Hanamichi stava per colpire l'inerme Kaede, quando un urlo stridulo femminile di una conosciuta voce lo arrestò.
- Hanamichi, non lo fare! Ora ho capito di chi mi sono innamorata! - disse Haruko.
- Oh Haruko, io ... perdonami, ma vedi, ti ho sentita piangere fuori la scuola, non ho saputo resistere, ti giuro ...
- Basta così Hanamichi. Non devi scusarti di nulla. - ribatté decisa lei. Poi si avvicinò a Rukawa, gli mollò un sonoro ceffone e:
- Fottiti, tu e il tuo basket, signor Kaede Rukawa. E' finita. Non ripeterò mai più in vita mia un simile errore. - disse freddissima.
Si allontanò da lui, poi corse in lacrime verso Hanamichi e disse:
- Scusami Hana, ma ho bisogno di restare un po' da sola! Starò un po' a casa, non accompagnarmi, ti ringrazio. -
- Come vuoi tu, tesoro mio. - rispose, limitandosi a fissare il suo angelo che si allontanava.
- Tornando a noi, caro Rukawa, - riprese con tono gelido, - ti ordino di sparire da qui. Domani il capitano Akagi saprà tutto e sarà finita per te nello Shohoku. Vuoi andare in America, vero? Allora muovi quel culo e restaci. Bada, se ti parerai di nuovo davanti a me e ai miei amici, non ti salverà ancora un angelo. -

Detto ciò Hanamichi dette un'ultima sprezzante occhiata al nemico, per poi allontanarsi.
Ora Hanamichi si sentiva da un lato sollevato perché, dopo tante cocenti sconfitte subite per colpa del rivale, aveva ottenuto una grande vittoria, e non solo fisica. Ma cominciò a rendersi conto di quale comportamento avesse assunto e in quale stato si presentava davanti alla sua Haruko. Cos'avrebbe pensato di lui?
Era ora di smetterla di avere dubbi. Si decise, e stavolta sul serio, che avrebbe dichiarato i propri sentimenti ad Haruko, dopo ovviamente ch'ella si fosse ripresa dallo shock. A questo punto non aveva più importanza essere rifiutato, lei doveva sapere ciò che lui aveva covato per tanto tempo.

Dopo lo scontro Kaede Rukawa venne portato all'ospedale da Mito. Quest'ultimo non appena arrivato se ne andò. Dopo poco Rukava fu dimesso. Il giorno seguente stesso era sopra un aereo diretto a Los Angeles.

Haruko era arrivata a casa di corsa tristissima. Aveva raccontato tutto al fratello Takenori, il quale cercava di consolarla come poteva. Una volta che ella aveva ritrovato un po' di calma, fece anche una telefonata di ringraziamento ad Hanamichi:
- Pronto, casa Sakuragi? Cerco Hanamichi, sono Takenori Akagi, capitano della sua squadra di basket!
- Ciao, gor... Akagi, sono io!
- Ecco io, beh ... volevo insomma ...
- Ringraziarmi? Di nulla. Sai bene che per lei io farei qualunque cosa. Finché ci saremo noi nessuno alzerà un dito su di lei, giusto?
- Oh, ci puoi giurare! Se ci fossi stato io l'avrei ridotto in poltiglia! Comunque inutile ora riparlarne. Ora che tutto si è sistemato fila di nuovo agli allenamenti, chiaro? Quest'anno dovremo essere campioni nazionali!
- Uff... ok! Haruko come sta?
- E' ancora sconvolta, ma spero le passerà.
- Anch'io. Ciao!
- Ciao, e grazie ancora.

Takenori Akagi è sempre stato geloso della propria sorella, ma non era certo stupido. Non poteva negare che l'amore di Hanamichi fosse vero, e dopo l'episodio accaduto, cominciava vagamente ad accettare un'idea che prima l'avrebbe inquietato...

I giorni seguenti Haruko soffrì molto, pur senza darlo a vedere ai genitori. Non gli andava che si preoccupassero.
"Come ho potuto sprecare tanto tempo?" si diceva continuamente, oltre ad accusare le frustrazioni di chi patisce la sua prima delusione d'amore.
Improvvisamente una sera gli venne in mente una frase detta da Hanamichi nella rissa:
"...tu hai distrutto la mia piccola speranza che lei un giorno potesse ricambiare il mio amore..."
Come? Il suo amore? Piccola speranza di ricambio?
Ma allora Hanamichi l'aveva sempre amata! E lei sempre persa dietro a quello che ora definiva viscido essere! Quanto doveva aver sofferto per causa sua! Perché era stata così cieca?
No, doveva parlargli, subito, chiarire tutto.
In fretta e furia si vestì e uscì diretta a casa di Hanamichi.

Hanamichi stava rientrando dagli allenamenti, era arrivato sotto casa, quando scorse in lontananza una figura che sembrava correre verso di lui. Vi riconobbe poi Haruko. "Siamo alla resa dei conti" pensò lui, "è ora che mi comporti da uomo e mi prenda le mie responsabilità. Coraggio Hanamichi!".
Haruko arrivò sotto casa di Hanamichi.
- Anf ... anf ... Ciao, Hanamichi!
- Ciao, Haruko, come sei corsa! Prego, accomodati dentro. Ti va di bere un succo?
Entrarono in casa, Haruko si riprese dalla corsa fatta, Hanamichi la fissava mentre beveva il suo succo.
Essi erano entrambi timidi. Per alcuni minuti ci fu un silenzio imbarazzante tra loro. Poi Hanamichi esordì:
- Haruko, so cosa sei venuta a dirmi. Ho avuto un brutto comportamento al campo, ho ridotto in fin di vita la persona che amavi...
- No, ti sbagli. Non è affatto per dire questo che sono venuta. Volevo sapere solo se dicevi sul serio.
- Dire che cosa?
- Andiamo Hanamichi, sai a cosa mi riferisco! Perché hai avuto l'impulso di difendermi al campo?
- Be', io non potevo vederti soffrire! Io ti voglio troppo bene!
- Già, è questo il punto. Il punto è come mi vuoi bene.

Hanamichi era stupito. Si era ripromesso che sarebbe stato uomo e che si sarebbe dichiarato, ma era lei ad essere decisa e forte, come mai l'aveva vista prima. Perché non riusciva a sbloccarsi, a parlare? Tante volte aveva sognato questo momento, ed ora che era arrivato era paralizzato...
Haruko interruppe i suoi pensieri:
- Hanamichi, parla ti prego! Ho già sofferto tanto, ho bisogno di sapere cosa rappresento io per te!
- Oh Haruko, non m'importa se mi odierai dopo ciò che sto per dirti, ma tu rappresenti tutto per me! Ho cominciato a giocare a basket solo per il tuo sorriso, ho odiato quella volpe solo perché tu guardavi solo lui! Quando ho saputo che tu e lui... mi sono sentito morire!!! Ti prego perdonami! - disse tutto d'un fiato Hanamichi.

Detto ciò Haruko cominciò a piangere a dirotto. Hanamichi pensò: "Ora non potrai che odiarmi. Addio, amore mio."
- Haruko, dì qualcosa!
- Hanamichi, perché dovrei perdonarti? -
Hanamichi trasalì, rimase ad ascoltare.
- Hanamichi, non sei tu che devi chiedermi perdono! Perché solo ora capisco? Quanto avrai sofferto per causa mia! Sono io che devo chiederti perdono! Perdonerai la mia stupidità?
- Oh, amore mio! - disse Hanamichi commosso, stringendola a sé.
Lei pianse sul suo petto per alcuni minuti, Hanamichi la stringeva a sé così delicatamente come se fosse di cristallo.
- Certo, amore mio, che ti perdono! Farei qualunque cosa io per te!
Si ritrovarono uno di fronte all'altra, s'incontrarono i loro sguardi, e infine le loro labbra per un bacio tanto passionale quanto liberatorio. In quel momento le sofferenze patite che erano sembrate ai due ragazzi infernali diventarono quasi gioia. Il loro primo bacio. L'amore era un sentimento che essi avevano finora solo immaginato, era idilliaco provarlo con tale intensità, purezza e sincerità. La splendida cornice di uno spettacolare tramonto che tingeva il cielo di variegati giochi di luce, che si presentava dal rosso al lilla, dal giallo chiaro all'azzurro limpido, a coronare la nascita di un grande infinito amore, oggi, nella piccola cittadina di Kanagawa, per sempre.

Jo Vix III








 
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