FEELINGS - Capitolo 1° -
Lui se ne stava lì, con i gomiti appoggiati al bancone di quel locale, un posto dall’apparenza un po’ squallida e illuminato tenuemente, fissando il bicchiere mezzo vuoto davanti a se con aria annoiata, e perso nei suoi pensieri, chissà quali poi. Ancora lui, imprecò mentalmente Hwoarang. Sempre lui, nella sua testa. Quel tipo assurdo che era Jin Kazama. Lui che era il suo rivale, il suo nemico. Lui che doveva sconfiggere una volta per tutte. Lui che… Era sempre nei suoi pensieri. E tutto era partito da una vendetta, che ora però non aveva più alcun senso. Sconfiggerlo, neanche aveva più un senso. Nulla aveva più un senso logico adesso, per lui. I suoi pensieri così confusi. Cosa c’era che non andava in lui? Cos’aveva sbagliato? Tutte le sbandate le prendeva lui, dannazione! Provava attrazione nei suoi confronti, e allora, che c’era di male, si chiedeva, però nessuna risposta decente gli veniva adesso. Si era innamorato di lui. Innamorato. Che strana parola. Non si era mai innamorato di nessuno in tutti i suoi vent’anni. Appena lo aveva rivisto, dopo quei due lunghi anni, la sola cosa che voleva fare era baciarlo, si, proprio sulle labbra. Ma Jin era un ragazzo, un maschio; come poteva pensare queste cose di lui, come? Non sapeva proprio spiegarlo questo. Non lo sapeva. Era davvero triste tutto ciò. L’ultimo torneo era finito solo da qualche mese, e lui già sentiva la sua mancanza. Non sapeva neanche dove fosse, ora. Accidenti, basta pensare! Hwoarang buttò giù velocemente il resto della sua bevanda, poi lasciò il locale, dopo aver pagato e montò in sella alla sua moto, aveva bisogno di svagarsi, di pensare ad altro, di pensare a qualsiasi cosa tranne che a Jin. Sì,a tutto tranne che a lui… A quel diavolo dalle nere ali, che gli aveva rubato il cuore. Il suo Jin. Solo il suo. Poco dopo Hwoarang fu costretto a fermarsi, perché la benzina della moto era finita. Fantastico, imprecò per l’ennesima volta. Dette un calcio al muro dell’edificio lì accanto. Doveva proprio scordarsi di fare benzina? Si accese una sigaretta. Maledizione, tutta colpa di quel Kazama! E maledizione a se stesso, doveva scordarlo, dimenticarlo, farla finita con questa cavolo di storia. Si guardò intorno. A quell’ora di notte non c’era quasi nessuno in giro. L’aria di fine inverno non era molto calda, ma il cielo era limpido e pieno di stelle. Hwoarang non era mai stato un romantico, ma in questo momento voleva che ‘lui’ fosse qui…
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