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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: SOLITUDINE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: celebrian galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2006 11:19:03

seguito di rinascita...
 
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- Capitolo 1° -

Il tempo sembrava essersi fermato nello Yorkshire. Ottobre stava per finire, inghiottito da una pioggia torrenziale che nascondeva la landa tutto intorno al Malfoy Manor. Sembrava una fitta tenda d'argento, dove la luce smorzata dal pesante baldacchino di nubi fitte e grigie, non riusciva quasi a penetrare.
Nonostante fossero ormai passati mesi interi dal funerale di Hermione sembrava che un qualche meccanismo si fosse inceppato. Aveva trascorso il tempo chiuso in quella tetra dimora arroccata nella deserta landa, riempiendosi la mente di pensieri tenebrosi e di rancore. Solo, senza parlare mai con nessuno, oppresso dalla noia e dalla solitudine...e tuttavia dal disgusto che provava al solo pensiero di vedere gente.
Quel pomeriggio era lo stesso: guardava la casa, il cielo coperto dalle pesanti nuvole di ottobre, il prato di un verde sporco. Ecco, guardava ogni cosa, ogni dettaglio di quel paesaggio, lo fissava con malevolenza...indagava ogni frammento di luce e sole che era concesso. Tutto sembrava soggetto a mutamento, in quella sconfinata e perfetta natura, fatta di nascite e morti, di meraviglie e limiti...migliaia di limiti che ogni giorno si ripetevano come fossero il ritornello di una nenia. L'equilibrio di quel Divenire seguito dall'inarrestabile Disfarsi restava il punto fermo che manteneva intatto l'universo. Perciò non era nell'infinito Tutto che si era inceppato qualcosa. Un ingranaggio si era fermato per non poter più ripartire. E quel meccanismo era dentro di lui. Era lui l'ingranaggio che non ingranava (gioco di parole_NdHelly^^). Era lui a cozzare contro l'infinito ripetersi di vita e morte. Perchè ad Azkaban, lui stesso era morto. Perchè Hermione era morta. Perchè suo padre era morto.
"PERCHE' SONO TUTTI MORTI, CAZZO!" urlò dalla terrazza del Malfoy Manor, Draco Malfoy. Ultimo discendente di una longeva dinastia macchiata di sangue e fango.
Ecco...ecco dov'era il problema. Eccolo lì, il foro in quella sottilissima e dettagliatissima intelaiatura sfarzosamente elegante nel suo nero intessuto d'oro.
Ma era solo quello.
Era solo nero.
Il nero non è elegante. Non è bello. E' solo nero. E' solo niente. E lui era così, come il mantello nero che indossava sulle spalle. (In verità il nero, insieme al blu, è il mio colore preferito..._NdHelly^^)(Non ce ne frega veramente niente...NdDraco)(T_T)
Ecco quale parte di tutto quel ripetersi si era fermata.
La natura ci fornisce dei limiti perchè essi si ripetano. E lui non li aveva più ripetuti, perchè si era chiuso in un forzato isolamento. Si era fermato a guardare dall'esterno la propria vita, incapace di darle una svolta. Passava le notti a sognare celle buie e le giornate a rimuginare sul passato. E non si sentiva più nè vivo nè morto.
Almeno, sentirsi morto gli avrebbe risparmiato la fatica di darsi delle risposte.
E dopo la stanchezza, dopo il dolore ora provava solo un terribile odio. Un terribile senso di risentimento che non poteva sfogare su nessuno.
Non poteva più dire a suo padre che lo odiava perchè era un bastardo, perchè non gli aveva causato altro che infelicità, perchè lo aveva maledetto.
Non poteva più dire a sua madre che la odiava perchè aveva distolto lo sguardo, perchè era più facile fare finta di niente, fingere di essere una madre premurosa solo nella sicurezza di non poter nuocere a se stessa.
Non poteva dire a Hermione che la odiava, adesso, dopo tanto tempo...che la odiava perchè se n'era andata, privandolo di quel calore che non aveva mai avuto. Perchè gli aveva insegnato quel calore e glielo aveva strappato dalle mani proprio ora che ne aveva più bisogno!
Odiava tutti loro! Non c'era più nessuno su cui far ricadere la colpa di questo o di quello. Non c'era più nessuno cui ricordare che non aveva voluto lui tutto quello! Se n'erano andati, sbattendosene altamente di lui. Parole...parole e parole senza significato, ora che si era fermato a riflettere.
Ora che, non più affannato nel dimenticare, ricordava distintamente che pian piano, tutti loro, gli avevano insegnato qualcosa che però gli avevano anche sottratto.
A chi rivolgersi ora?
Non aveva nessuno, e lo sapeva bene. Tutto quello che aveva seminato era stato odio, commiserazione e falsa gratutidine. Le parole di Hermione, ora, gli sembravano soltanto menzogne, dette solo perchè lei era accecata dal bisogno d'amore.
Per avere un po' d'amore, si potrebbe dire e fare di tutto. Di tutto.
Ma poi gli tornò in mente il suo volto affettuoso e bello, come quello di una madre che accarezza il proprio bambino.
Non si era mai sentito usato quando le sue labbra gli accarezzavano il corpo e non l'aveva mai biasimata, perchè sapeva, in quei brevi attimi d'amore, che i suoi sentimenti erano sinceri.
Ma non aveva esitato ad illuderlo che tutto potesse durare in eterno mentre invece...mentre invece...
Strofinò gli occhi con le mani pallide e affilate, passandole poi tra i sottili capelli biondi. Si chiese perchè...chissà se Hermione sapeva di dover morire.
Quando amiamo qualcuno, chissà perchè, diventiamo egoisti. Lei non gli aveva mai parlato del male che la stava uccidendo. Non gli aveva mai parlato di quel morbo senza nome che neppure la magia poteva sconfiggere. Voleva forse proteggerlo. Non voleva che stesse con lei solo per pietà. Immaginò fosse per questo. Ma invece di setirsi meglio, si sentì malissimo. Era come guardare un campo di battaglia, sentire l'odore del sangue, della morte e della paura e sapere che ti avevano impedito di combattere...di combattere...anche di andare contro alla morte...ma ti avevano impedito di combattere. (Io lo faccio sempre con i miei amici...però capisco Hermione..è più forte di noi far preoccupare gli altri il meno possibile perchè temiamo la pietà come fosse una peste malvagia...poi, ovviamente, qualcosa traspare se i sentimenti nel cuore superano la soglia del consentito..._NdHelly^^)
E lei gli aveva impedito di conoscere e capire. Di chiederle perchè. Di dirle addio. Glielo aveva impedito e adesso la odiava.
E odiava il destino che sembrava pendere sul suo capo come una spada di Damocle (Nel mondo della magia si conosce Damocle?_NdHelly^^)(Chiiiii?!_NdTutti)(Come non detto..._NdHelly^^). Non sarebbe mai stato capace di amare.
Per sentirsi vivo, avrebbe continuato in eterno ad odiare. Perchè un sentimento di odio, un sentimento massacrante come il rancore e l'insicurezza...erano meglio del vuoto assoluto di un'atarassia che, lentamente, uccide, in silenzio...perchè ce ne accorgiamo quando è troppo tardi.
Il vento si alzò improvviso, portando con sè il rombo del tuono e l'odore pungente della novella pioggia. Stava per piovere...di nuovo...come se il cielo avesse fatto altro, quella settimana! Draco raccolse la sua roba per sistemarsi in camera sua ma poi ci ripensò. Andò a prendere il cappotto. Doveva uscire da quella gabbia di pietra, o sarebbe impazzito.

Harry prese il cappotto dall'appendiabiti e lasciò il cubicolo che gli faceva da ufficio al Ministero. Alcune persone lo salutarono allegramente, altre meno e quando fu uscito ed ebbe chiuso la porta alle proprie spalle, sospirò annoiato e si avviò verso l'Atrium.
L'ascensore, la fredda voce feminile che annunciava la destinazione, i memorandum svolazzanti...tutto ormai era routine per lui. Si annoiava, era questa la verità. Forse anni prima la decisione di diventare Auror gli era sembrata la più giusta, la più sensata...la più allettante. Vivere di avventura, dare la caccia ai Death Eaters che per anni avevano reso la sua vita un inferno, insieme a quelle dei suoi amici...sì, poteva sembrare un modo eccitante di disporre del tempo concessogli da chissà quali numi. Ma a lungo andare la gavetta cominciava a stufarlo. Quasi sperava in una bella battaglia, perchè gli tornasse il "Buonumore" con la b maiuscola.
Uscendo all'aria aperta della Londra Babbana, sentì la giornata scivolare via dal suo corpo, come fosse acqua calda e sapone. Si stiracchiò energicamente e si diresse verso casa, in Grimmould Place, numero 12.

Draco pagò il bigliettaio del Knight Bus e si precipitò sul marcipiede, mormorando un "Terra!" carico di sollievo. Si voltò giusto in tempo per vedere l'enorme bus viola investire in pieno la traettoria di una vecchina col soprabito giallo canarino, che inconsapevolmente si scansò di un paio di metri per lasciarlo passare. Si riassettò il cappotto sulla braccia e si guardò intorno. Il Knight Bus lo aveva lasciato davanti al Leaky Cauldron, presumendo che desiderasse recarsi alla Londra magica, Diagon Alley (Abenobashi! il quartiere commerciale di magia-Harry Potter e il quartiere commerciale di magia!!!_NdHelly^^). Ma non aveva voglia di girare per il quartiere commerciale(BINGO!!!_NdHelly^^). Il crepuscolo smorzava la luce sanguigna del sole sulle vetrine dei negozi che stavano chiudendo bottega, il vento era calato e il cielo ora limpido preannunciava una notte particolarente stellata, così diversa da quelle che aveva visto per giorni. Inspirò a fondo e, senza una meta precisa, s'inoltrò nella Londra Babbana.

Harry aprì la complicata serratura di casa, facendo meno rumore possibile. Attraversò l'ingresso e la prima rampa di gradini. Giunto sul secondo pianerottolo sussurrò il nome del licantropo, per vedere se era in casa.
Niente.
Da un po' di tempo Remus aveva preso l'abitudine di sparire di casa frequentemente, senza preavviso. Spariva per ore, giorni e non spiegava il perchè dei suoi spostamenti. Ora non ci tornava praticamente più. Tutto ciò che Harry sapeva di lui era che stava bene ed era in salute..e tutto perchè trovava spesso dei bigliettini da lui firmati. Forse si era innamorato...ma Harry escludeva quest'ipotesi dal momento che l'espressione sul volto del licantropo, quando l'aveva visto l'ultima volta, più che brillare di gioia e felicità, sembrava più cupa. Come se fosse stato oberato da profonde sofferenze. Che fosse ancora il dolore per la perdita di Hermione? no...Remus era forte...più forte di Harry stesso e lui stava affrontando la sua sofferenza come e meglio di come aveva affrontato la prematura scomparsa del suo padrino, Sirius.
Qualunque ne fosse la ragione, Harry era del parere che l'assenza ormai così lunga di Remus da casa avesse un motivo serio ed inoppugnabile, che cioè fosse necessaria all'amico. Non l'avrebbe, quindi, nè ostacolata nè vi avrebbe investigato.
Pochi inuti dopo, entrò nel bagno di marmo grigio e mal curato. Aprì il getto di acqua bollente della doccia e aspettò che la temperatura fosse perfetta. Quindi si tolse i vestiti, lentamente, si tolse gli occhiali e guardò la propria immagine riflessa nello specchio.
Pallido e smunto.
Così Hermione avrebbe sentenziato vedendo la pelle tesa sulle ossa e i capelli ricadere disordinati sulle spalle cascanti. Sembrava un fantasma. Gli sembrò quasi di sentire la sua voce che, allegra, esclamava "Cielo, Harry! dovresti avere più cura dei tuoi muscoli" e le sue mani che tastavano le ossa sporgenti, a mo' di sberleffo. Con sorpresa, constatò che il ricordarlo non era più un'insopportabile sofferenza. Lo sguardo della figura dello specchio non era disperato...era solo tremendamente malinconico. Ma la melanconia è un male insanabile. Tanto vale farci l'abitudine.

La sera scendeva lenta sulla Hight Street londinese. L'aria era umida ed opprimente, carica dell'odore acre del traffico cittadino e dell'odore delle focaccine che un uomo vendeva in un chiosco all'angolo. Era un vecchio curvo che leggeva il giornale alla luce del lampione, mentre le braci scaldavano le focaccine di color giallo miele.
Draco gli si avvicinò per osservarlo meglio, ma di lui vedeva solo i capelli d'argento e le mani rugose.
"Ehi, nonno" chiamò sprezzate. Il vecchio alzò lo sguardo dal giornale e lo posò sul potenziale cliente.
"Di' pure, giovanotto"
"Dammi..." ma si bloccò, ricordando di non avere con sè monetine Babbane. Aveva solo una banconota di grosso taglio. La guardò stretta nel pugno chiuso e poi guardò il vecchio curvo e il suo sguardo stanco. Sembrava solo un pezzetto di carta, inutile...ma per un istante gli passò alla mente la possibilità che potesse essere la chiave per la salvezza di quel vecchio. Solo un inutile pezzo di carta...solo questo...come una semplice carezza oltre le sbarre di una cella buia, su su, nel mare del nord. Un semplice gesto, che poteva significare molto oppure non avere alcun senso. Che a lui era stato negato. Sospirò e distogliendo lo sguardo mollò la banconota sulla superficie del chioschetto, prima di andarsene in fretta e pensare che il suo gesto non aveva alcun senso.
Il vecchio guardò il denaro che gli era stato donato e strabuzzò gli occhi. "Ehi! Ehi, Figliolo!" chiamò, ma Draco era deciso a non voltarsi. Prima di voltare l'angolo sentì solo un flebile "Che tu sia benedetto, figliolo" che lo fece sorridere e mormorare qualcosa come "Spero di esserlo, nonno..." non udibile.

Il contatto dell'acqua calda sulla pelle faceva scivolare via la lordura dei ricordi. La sua giornata sembrava svanire insieme a quel getto bollente che accarezzava il suo viso stanco. Appoggiò le mani contro la parete fredda del bagno, gli occhi chiusi, avvertendo quella piacevolissima sensazione del non pensare assolutamente a nulla. Nella testa vorticava soltanto una bella melodia, una musica dolce e vellutata...violini...violini e la voce di una donna...una voce bianca, candida e pura, non deturpata dalle macchie dell'età. Violini...e un flauto...sì, distingueva quelle note che parlavano di malinconia e lacrime, ma che invece di ferirlo lo cullavano dolcemente, in quell'oblio al di là del tempo e dello spazio. Pensò che sarebbe stato bello ricordare dove aveva già sentito quella musica...alla radio, forse...oppure era la colonna sonora di un film visto da bambino...ghignò amaramente...no, non aveva mai visto film tanto importanti da avere una colonna sonora del genere. Sembrava un canto religioso...ispirava una quieta devozione ed una muta commozione. Le sue labbra s'incurvarono in un leggero sorriso.
(Sto ascoltando il brano "Twlight and Shadow" della colonna sonora originale de "Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re" by Howard Shore...che goduria..._NdHelly)

Le stradine velate dalla nebbia, il profumo della notte su per le narici. Le stelle su, in alto nel cielo, come un canto meravigliosamente antico e bello. Sì, si sentiva perfettamente a suo agio, perfettamente libero sotto quelle stelle. Gli sembrava di ricordare quanto fosse bello il cielo visto dalla sua cella ad Azkaban...come sembrarre pulito, lontano. Una volta suo padre aveva maledetto la loro luce perchè scopriva i loro intenti malvagi, ma ora sembrava che nulla di oscuro potesse celarsi lassù, oltre i tetti delle case, oltre le gelide torri. Oltre tutto ciò che esisteva di umano che, per quanto potesse essere forte, non poteva raggiungere quella sommità, quell'augusto regno di luce. Chissà...magari anche per lui la questione era come quella delle stelle...da qualunque luogo fosse ripartito, avrebbe trovato la via di casa solo guardando in alto. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel pensiero, dondolando il corpo leggermente, come in una nenia. Voleva dimenticare tutto l'odio che lo aveva investito per giorni. Chiuso in quella casa vuota, vedeva dovunque solo ombra e ghigni malefici. Ma com'era bello, ora, allontanarsi da tutto ciò. Gli sembrava di essersi scrollato la tristezza di dosso.
Non riuscì a capire per quanto tempo fosse rimasto in quella posizione, perchè ad un tratto un lampo squarciò il buio tutt'intorno e pochi istanti dopo sentì distintamente il rombo del tuono. Aprì gli occhi e guardò il cielo rannuvolarsi rapidamente, mentre si alzava il vento e tutto diventava tremendamente buio.
"Dannazione...è una persecuzione!" sibilò irato, stringendosi addosso il mantello. Gocce di pioggia gelida gli bagnarono il collo scoperto cadendo giù dal cielo come proiettili. Iniziò un acquazzone che in pochi istanti lo aveva infradiciato al massimo, fin dentro le scarpe. Ora Draco correva a perdifiato lungo il marcipiede, senza seguire un percorso preciso e borbottando furioso "...benedetto un corno...guarda che sfiga...proprio adesso doveva piovere..." Si fermò per orientarsi, ma oltre la grande cortina di pioggia non vedeva nulla, eccetto una luce proveniente da una finestra, alla sua destra. Una casa. Si avvicinò ai gradini e guardò la porta dal battente a forma di serpente. Doveva essere una casa di maghi, a giudicare da quel simbolo...e di una famiglia di maghi purosangue, molto probabilmente. Esitò..non era tanto sciocco da avventurarsi a casa di maghi oscuri dopo essere stato appena scarcerato. Rischiava ad ogni passo falso di rifinire in quella fogna buia e umida.
Ma la tempesta infuriava e fulmini dalla luce accecante squarciavano il velo nero della notte. Doveva trovare un riparo, al più presto...(Potresti pure tornartene a casa..._NdHelly^^)(E' quello che farei in condizioni normali...ma tu mi fai fare cose SCEME!!!_NdDraco)(XP ngheee_NdHelly).
Si fece coraggio e fece trillare il campanello.

Harry girò la manopola dell'acqua e uscì dalla doccia. Di nuovo la sua immagine riflessa lo guardò critica. Anche con la pelle arrossata dalla temperatura del getto, sembrava proprio un cadavere. Sembrava la personificazione del tedio assoluto che lo stava sopraffacendo. Un tedio pesante e putrido che lo rendeva fiacco e dannatamente depresso. Vita piatta, regolare, senza scosse...e guardare allo specchio tutto quell'intorpidimento che rendeva più magro e squallido il suo corpo nudo lo fece star male, pensando che sarebbe morto in quella noia.
Meglio andare in camera...almeno lì non c'erano specchi.
Il bagliore accecante di una folgore illuminò a giorno la stanza. Pochi istanti dopo, il rumore del tuono, del vento e della pioggia battente contro i muri della vecchia casa e contro i vetri malfermi delle finestre. Scosse il capo e afferrò un'asciugamano per levar via tutta quell'acqua dai capelli che ormai gli arrivavano alle spalle. Li legò in una coda disordinata e appena asciutto afferrò dei pantaloni e una camicia scelti a casaccio., con in testa una mezza idea di mandar giù una tazza di cioccolata bollente, come quella che faceva Hermione. Sorrise "Non se ne è andata del tutto..." disse e uscì dalla stanza inforcando gli occhiali. (Oddio...oddio...Harry mi fa venire in mente una certa persona...uhuhuh...sono proprio stracotta..._NdHelly^^)
Non aveva sceso neppure tre gradini che suonò il campanello della porta e tutti i quadri, a cominciare da quello della signora Black, cominciarono a raschiare sulle tele, non potendo da mesi ormai adoperare la bocca per i propri improperi.
"Chi sarà?" domandò alle teste di elfi domestici appese alle pareti. Scese le scale di corsa e si precipitò ad aprire la porta, quasi sicuro di trovarsi davanti un Remus completamente fradicio, dato l'acquazzone che infuriava.

Dall'altra parte sentiva solo un raschiare furioso...forse aveva fatto male a rivolgersi a quella casa dall'aspetto sinistro. Se n'era già pentito amaramente quando la porta si aprì cigolando e una lama di luce sottile lo avvolse.

Per la sorpresa, sobbalzarono.

"Malfoy?!"
"Potter?!"











 
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